d’après la traduction italienne - UNA CANZONE ROM – Riccardo Gullotta – 2023
d’une chanson russe Цыганская песня (Tsyganskaja pesnja) - Vladimir Semënovič Vysotskij / Владимир Семёнович Высоцкий - 1968
Paroles et musique : Vladimir Semënovič Vysotskij
Io ho iniziato ad acquistare gli album di Lucio Dalla da Henna. Da lì in poi li ho trovati fantastici, pieni di armonie e arrangiamenti originali. Dalla si è innavato, scriveva musica moderna, intrecciava musicalità e ritmica stando al passo coi tempi e addolcendo il proprio stile per dare più spazio alle emozioni, soprattutto dell'individuo che si trova in un contesto assolutamente violento e ingiusto come quello dei tempi attuali. Aveva un cervello musicale sinfonico e giovane. Chi ritiene tutto ciò 'decadente' dovrebbe riascoltare meglio ciò che è rispetto a rimpiangere un passato che comunque rimane e non ce lo toglie nessuno.
Questa è la traduzione attribuita ad un certo Eugenio (di cui non conosco il cognome) risalemnte al 2021. E' incompleta in quanto manca il ritornello traducibile con:
"Eh, ancora una volta, ancora una volta,
molte, molte altre volte...
Eh, ancora una volta, ancora una volta,
molte, molte altre volte..."
che vedo non essere però neppure nel testo originale di Vysotskij.
Ne esistono altre versioni complete in italiano (nel sito https://wysotsky.com/index.htm in cui in molti traduttori lo proponiamo in tutte le lingue da moltissimi anni), questa in particolare (nella traduzione di Sergio Secondiano Sacchi) è stata anche ufficialmente cantata (da Ligabue) in una ottima interpretazione nel cd Il volo di Volodja" (1993).
La canzone proviene da una cassetta ben precedente al disco a cui viene attribuita qui sopra, che risulta (come tutte quelle che vi sono inserite) musicalmente "normalizzata"... (continuer)
Flavio Poltronieri 28/9/2023 - 12:26
@ Flavio
Sì, certo che puoi permetterti, ma non ho inteso apporre una caricatura. Anche se non si conoscessero i fatti occorsi all’autore, l'irriverenza di una caricatura non sarebbe stata consona. Va letta invece come una nota di relativa levità, un tentativo di sorriso impotente, un respiro smarrito, come avviene spesso a tutti noi quando tra accadimenti recenti ed eventi contemporanei non riusciamo ad intravedere una via di uscita. Un modo, forse poco leggibile, di interporre un sottile diaframma nel quotidiano, per evitare di attraversare con rigore logico e lucida coerenza alcune scelte vissute dai Vysotskij come punto di rottura sulla propria pelle: l’alcol, gli oppiacei e talvolta il suicidio.