Il 3-11-2015 la nota di qualcuno corregge Krzyś per avere definito il canto marinaresco con la parola "chanty" invece di "shanty".
Ma risultano entrambe corrette: soprattutto dalla seconda metà del XX° secolo semplicemente "shanty" venne adoperata dagli inglesi del Commonwealth e "chanty" (o "chantey") rimase più diffusa negli Stati Uniti.
Non si sa l’origine precisa del termine americano “chantey” che non ha un equivalente francese pur significando ugualmente “canto marinaro utilizzato per ritmare il lavoro a bordo delle navi”. E’ un termine apparso a metà del XIX° secolo, all’inizio ortograficamente scritto “chaunt” e quindi facilmente associabile al verbo “cantare” ma gli Inglesi rifiutarono decisamente questa ipotesi di origine francofona, adottando la scrittura “shanty” e sostenendo piuttosto derivasse dalle capanne in legno dei pescatori antillesi e caraibici chiamate appunto “shanties”.... (continuer)
Flavio Poltronieri 3/5/2023 - 20:29
A questo punto ritengo d'obbligo brindare con un ottimo Chianty, sulla cui grafia non credo sussista alcun dubbio. Alla salute della povera Marion (o Isabeau)!
Non posso per ovvi motivi indirizzare proprio a te un prosit, comune sì nel mondo del vino ma comunque di cristiana liturgia originario (anche perchè la formuletta ti inviterebbe a rispondere qualcosa tipo vobis quoque ma...sacerdote Venturi non ti si addice proprio e poi suona pure male). Anche se va aggiunto che il Venturi germanista potrebbe obbiettarmi che storicamente è proprio la Germania il paese che più ama questa formula a causa delle invasioni delle antiche legioni romaniche. Mi limito quindi ad una fraterna vicinanza di pensiero puramente ciampiano, seguendo così anche alla lettera i dettami del galateo che lo evita rigorosamente al momento di brindare. Nell'occasione abbi la gentilezza di portare a Marion (o Isabeau che dir si voglia) un baciamano da parte mia.
Isabeau s'y promène: La versione franco-canadese (québecoise)
Isabeau s'y promène: La version québecoise
Isabeau s'y promène: The Canadian French version
Interpretata da / Performed by: Joseph Saucier, DAHR 1907
Quanto segue intende integrare l’introduzione generale alla canzone (q.v.). La provenienza antica della ballata continua ad essere “fluida”: in generale si può dire che le sue origini vadano ricercate nella Francia nordoccidentale marittima (Cattia Salto parla tout court della Normandia); l’Île-de-France, dove essa si è diffusa, è geograficamente il suo quasi immediato entroterra. Ad ogni modo, le sue versioni sembrano dividersi in due filoni: quello (forse più antico) “piratesco”, dal finale tragico per la ragazza (Marion) che preferisce trafiggersi con la spada piuttosto che perdere la verginità, finendo gettata in mare (il che è un castigo divino, dato che così non avrà nessuna... (continuer)
Isabeau se promène le long de son jardin, (continuer)
Dunque, per Mongolo Anonimo:
1) Sarà forse stato dichiarato lo stato di guerra tra i contendenti ma non c'è stata nessuna dichiarazione di guerra tra i due paesi.
2) Dichiari una zona di esclusione e affondi un incrociatore in acque subartiche al di fuori e in allontanamento dalla stessa. Si possono trovare tutti gli appigli legali di questo mondo ma, viste le capacità operative di un sommergibile nucleare di classe Churchill e le limitate capacità antisom dell'ARA, l'affondamento poteva essere rimandato quando le intenzioni del Belgrano fossero state palesi, quando cioè il Belgrano fosse entrato nella zona di esclusione puntando la prua verso la zona dove stazionava la flotta inglese.
3) per quanto riguarda il fatto che i Pink Floyd debbano fare solo i musicisti, ricordo che una canzone è completa solo se ci aggiungi un testo, se poi questo testo non parla di banalità, tanto meglio.
Interpretata da / Performed by: Ensemble Mare Balticum
La canzone alla rovescia (continuer)
4/5/2023 - 11:29
Den bakvendte visa: La versione in neonorvegese (Nynorsk)
Den bakvendte visa: Norwegian Nynorsk version
Interpretata da / performed by Lillebjørn Nilsen
La versione norvegese è pure antica: tutte le versioni scandinave sembrano affiorare alle testimonianze scritte durante il XVI secolo e trovano posto nel monumentale TSB-katalogen redatto da Bengt R. Jonsson, Svale Solheim, Eva Danielson, Mortan Nolsøe e W. Edson Richmond (Universitetsforlaget, 1978). La versione danese si trova stampata per la prima volta in Danske skæmteviser di H. Grüner Nielsen (København 1927-1928, p. 262); questa versione in neonorvegese (probabilmente la più completa) proviene invece dal volume Gode gamle viser frem fra glemselen (“Buone vecchie canzoni tirate fuori dal dimenticatoio”) di Per Johan Skjærstad (Gyldendal, 1982). Ma la prima stampa di una versione norvegese (tutte le versioni sono perlopiù nei dialetti... (continuer)
Eg beisla min støvel, eg sala mitt sverd (continuer)