Ah, maintenant je comprends. Ah ça ira, ça ira....tous les bourgeois on les pendra. La rose a aussi toujours représenté La Mère de Dieu. Donc, c'est Marie mère de Gésu.
Due parole del traduttore. La traduzione che segue non tenta neppure di striscio di essere "in versi" o qualcosa che pur di lontano gli rassomigli: è semplicemente un'interpretazione. Le note presenti esprimono, in massima parte, incertezze, dubbi e ipotesi.
LA BAMBINA CIECA (Continues)
2018/9/3 - 08:15
Grazie Rick,
ti faccio soltanto notare che secondo Internazionale questa canzone entra a pieno titolo nel filone delle canzoni legate alla primavera di Praga. Loro la propongono nell'esecuzione di Hana Ulrychová & The Bluesmen. Così, di consequenza, credo che la tua interpretazione in quel senso sia al cento per cento azzeccata.
Stanislava (La Santa! :) lo saprebbe sicuramente meglio, ma secondo me la tua ipotesi su Giùsquiamo nero, per quanto attraente, sia però fuoriviante. Fai caso che interno di un fiore di papavero è nero e una bambina può pure immaginera che siano tanti cavalieri neri su cavalli neri circondati di grandi petali rossi. La cultura popolare ceca (e non solo) ha usato spesso il fiore di papavero come un simbolo nelle fiabe e racconti vari. Giùsquiamo nero, molto meno appariscente e meno comune non faceva parte della diffusa tradizione orale.
Anche se non è vero che sia così raro. È una pianta che cresce spesso in zone ruderali, vicino agli cantieri, per esempio, ma non la trovi mai nelle quantità di papavero campestre mezza i cereali. Solo pochi esemplari, ma un anno ci sono e un altro anno chi sa dove si spostano. E poi, certo, per una bambina bendata tutti i fiori sono neri.
quelli che si spacciano garanti della democrazia garantisti della libertà non sono che guerrafondai e dove ci sono degli interessi propri anche se fuori dai confini nazionali non ci pensano due volte a dichiarare guerra a paesi il più delle volte poveri. La storia ci insegna che la grandezza di una nazione il più delle volte è sporca di sangue.
Spero che una critica sia accolta. Della versione più famosa del IL SIRIO ho sempre detestato il finale, che veniva cantato in tono di scherno (?!): "E fra loro - lerì- un vescovo c'era - lerà - dando a tutti - lerì - la sua benedizion"... Spuntano dei lerì lerà totalmente immotivati; evidente presa in giro del vescovo e della benedizione... Come ascoltatrice e come musicologa contesto questa strumentalizzazione della disgrazia e della bella canzone, che ne esce rovinata.
Carissima Marina Valmaggi, sempre che sia tu l'autrice del commento critico (che ci è pervenuto anonimo e che abbiamo comunque pubblicato), permettici prima di tutto di dire che il diritto di critica è sacrosanto, e che non siamo certo adusi a conculcarlo ancorché rivolto verso un componimento popolare. La cosiddetta “Musa popolare”, come senz'altro ben saprai, non si cura granché dei riempitivi che debbono adattarsi alle melodie e alla struttura del verso in musica, tanto più che la quasi totalità delle melodie sulle quali sono cantati tali componimenti è di derivazione precedente, che va a formare come un sostrato nel quale, sovente, trasmigrano anche i “lerì lerà”, i “trallallà” o quant'altro. Ferma restando la tua critica, in tutta sincerità non crediamo che si tratti affatto di una forma di scherno, di presa in giro o quant'altro; se ti qualifichi come musicologa, dovrebbe peraltro trattarsi... (Continues)