Forse sti KUD Idijoti ce l'avevano con tutti quelli che gli passavano sotto il naso, in questo senso una "canzone di guerra", però mica ci vedo una CCG...
Però stava lì da così tanto tempo che alla fine, ma sì, teniamocela!
Caro BB, sarò sincero del tutto. Quando ho messo qua dentro questa canzone, era un periodo in cui a volte non stavo molto attento. Avevo visto un titolo "Ratna pjesma" di un gruppo croato, anzi jugoslavo, e una cosa del genere, probabilmente, nella mia testolina veniva associato automaticamente alle guerre jugoslave. Probabilmente avrò messo il testo senza nemmeno guardare cosa dicesse in realtà, con la famosa frasetta della "traduzione al più presto possibile" (e dodici anni sono un discreto "presto possibile, non c'è che dire!). Però or ora mi sono posto un quesito: come mai questa canzone, in realtà dedicata a tale Vesna, si chiama "canzone di guerra"? Un motivo ci dovrà pur essere, e mi sto facendo una mia idea al riguardo. Magari, tra un po' (tipo dodici anni, se la salute mi assiste), la dirò. Saluzzi!
Tout part d’une anecdote sur Léo Ferré. Il fut arrêté à la frontière, entre la France et l’Italie, à l’époque des Brigades Rouges. Et pendant que les policiers fouillaient dans la voiture et ne trouvaient rien, il dit : « Cons ! », « Les bombes ne sont pas où vous les cherchez, elles sont là, dans la tête ! ».
La chanson fondamentalement développe l’idée qu’il ne suffit pas d’attendre que le rêve vienne à toi. Il faut le chercher, travailler, vraiment te casser le cul pour n’importe quoi, n’importe quelle idée. Pour avoir raison, il faut se démener… c’est une souffrance immense, surtout pour celui qui n’est aidé par personne, même au niveau psychologique. L’idée que nos parents n’ont pas dû nous soutenir jusqu’ici. Nous ne devons remercier personne. Nous avons travaillé davantage lorsque ça allait mal,... (Continues)
MONSIEUR LE POLICIER (Continues)
Contributed by Marco Valdo M.I. 2018/11/20 - 19:39
Riccardo Venturi, 19-11-2018 21:40
(The version may be singable)
A short news once read in the newspaper Le peuple Breton: an elderly farmhand laborer, François Quenechou, was found dead of hunger and cold in a field in the Beauce plain , one cold winter morning. On this news, and on the scant news read about that poor man who had died of hardships in complete destitution, Gilles Servat built in 1975 this Ballad of François Quenechou, a moving song of exile, loneliness and poverty. The song, included in the album La Liberté brille dans la nuit (“Freedom shines in the night”), is a true song of public indictment set to various instruments so as to evoke the cracking of ice and the inexorable snowfalling; it is rightly considered among Gilles Servat's best pieces. Three years later, the song was also performed by Anne Vanderlove (under the title La ballade de François Quenechou, in the album... (Continues)
Siccome la canzone mi emozionò non poco all'epoca, ricordo che fu una delle prime di Gilles che tradussi, anche per l'irresistibile linea melodica e la terrificante sintonia tra la parte musicale e quella testuale. Oserei affermare addirittura che nessun'altra del suo vasto repertorio riesce come questa a comunicare la sensazione angosciosa di una fine ineluttabile che arriva. La sua scrittura deve molto alla pittura, come parecchie altre canzoni del periodo. Non è un testo ascrivibile ad una situazione localizzata, come ha affermato Ricccardo, ma aggiungo io, nemmeno la sua musica lo è: la mano di Michel Devy ha contribuito in modo fondamentale con il suo arrangiamento: questi suoni da sitar allucinato nel dialogo che li lega all'arpa di Marielle Normann, sono quanto di più lontano possa esserci dalla musica tradizionale, avvicinandosi piuttosto alla contemporaea (fatto decisamente insolito... (Continues)
Ovviamente speravo, anzi speravo parecchio, in un intervento da parte tua, Flavio. Immaginavo, e a ragione, che tu ne sapessi infinitamente più di me su questa canzone che ritengo straordinaria (anche nell'interpretazione della Vanderlove). Di questo ti ringrazio in modo enorme, cosí come mi entusiasma il fatto di avere ricevuto ben tre "c" e di essere finalmente diventato "Ricccardo", un vecchio sogno che si avvera. Mi chiedo se, a questo punto, tu non abbia sottomano il testo di "Chili TT", che non si trova, e che sta nel medesimo album; cosí come mi piacerebbe vedere la tua traduzione di questa canzone, che in italiano ho tradotto un po' "a mo' di servizio". Mi è venuta infinitamente meglio la traduzione inglese. Saluti cari e un abbraccio.
Caro Riccardo 3C, non voglio meriti non miei, rinuncio ai diritti d'autore sul nuovo epiteto. Ho terminato a casa l'intervento iniziato su un treno, devi evidentemente ringraziare la strada ferrata italiana che corre nella pianura padana e i suoi sobbalzi per l'errore ortografico.
Mi stupisce la tua richiesta perchè sai che ho scritto "Koroll Ar C'hleze" a metà anni '80 che conteneva centinaia di testi bretoni antichi e contemporanei tradotti e che al suo interno contemplava pure il canzoniere completo di Servat. Quelli che non possedevo me li fornì lui medesimo in fotocopie dattiloscritte con talvolta annotazioni di suo pugno. Era un secolo fa. Quello di Chili T.T però l'avevo trascritto assieme alla mia donna di allora M.P. Non riesco ora a ricopiare originale e traduzione, parola per parola, potrei farti una foto con il cellulare e inviartela ma tu non hai WhatsApp....mandami sul telefonino... (Continues)
Oltremodo caro Flav Kadorvrec'her, parto dal fondo, cioè da Carlo Ferrari e dal suo Brassens cremonese. Davvero, non so più che pisces piscare. Te l'ho mandato due volte e non so che fine abbia fatto, e cosí anche a te tocca purtroppo sperimentare il mio abbonamento con l'assurdo, che ho fin dalla nascita e non di rado con esiti ben più gravi. Mi dispiace immensamente; a questo punto non resterà che pigliare e portartelo a mano a Verona, a Quimper, a San Donato Milanese, a Lecce dei Marsi o dove ti pare, sperando ovviamente che non dirottino il treno o l'autobus, perché quando si ha a che fare con il Venturi R., con due o tre C, è una maledetta costante con la quale devo convivere da sempre, nelle piccole nelle grandi cose, e a volte pure melle medie.
Ovviamente la mia osservazione sulle 3 "c" era e voleva essere scherzosa, e frequento a sufficienza i treni per conoscere i loro sobbalzi... (Continues)
La traduzione è stata fatta appena possibile. NB. Il "polako polako" dello Staff non è un appello a Krzysiek Wrona: in croato significa "pian pianino". Salud.
Ringrazio per aver trovato (casualmente) su codesto sito internet i miei versi relativi al brano musicale dal titolo SICILIA CANTA, SICILIA FRANA inserito nell'Album omonimo registrato in LP e Musicassette nelo 1978.
Con un cordiale saluto
Giuseppe Nicola Ciliberto