Al sesto capoverso, al decimo rigo, avete messo due punti interrogativi fra parentesi (??)in corrispondenza della Vostra traduzione che, a mio modesto parere, sembrerebbe non perfettamente corretta. Infatti sarei quasi certo che la traduzione non sia "è proprio una tabaccaia" ma bensì "le prude la figa". Infatti è oltremodo noto, anche nei testi di altre canzoni, che la tabacchera (per intenderci, quella in metallo dalla quale si estrae il tabacco da fiuto)non sia altro che l'organo genitale femminile. Come ripeto, vi sono altri testi di musica napoletana che fanno esplicito riferimento alla tabacchera in tal senso. In ogni caso, complimenti per il vostro lavoro.
Cordiali saluti
Dott. Sergio Masula
sergio.masula@teletu.it 2017/3/10 - 08:47
Che orrore, signor Masula.
Che allocuzione sessista e patriarcale ha osato tirar fuori, irrispettosa della dignità e della libertà di tuttasterisco!
Che metafora odiosa!
Si vergogni, femminicida, e si vergognino con lei gli ignoti autori napoletani sciovinisti!
Tsk tsk, caro INSCO. Invece di capitare periodicamente qua dentro con bojate varie, nelle quali è peraltro riconosciuto maëstro, ancora staremmo aspettando (da anni, direi!) un Suo prezïoso contributo consistente in una bella canzone khomeinista de' tempi della vittoria della Repùbbrïa 'Slàmïa, con testo fârsi e traduzioni in urdu, arabo classico (rigorosamente coranico e vocalizzato) e pisano di campagna. Invece di molestare l'incolpevole dott. Masula, si dìa da fare una buona volta e illustri questo sito con un contributo alquanto originale, dato che gli argomenti non mancherebbero di certo (a partire dal "Venerdì Nero" del 1978, quando la polizia dello scià sparò sulla folla, 58 morti ufficiali ma probabilmente centinaja in realtà). E non si scordi neppure di convolare a breve a giuste nozze, invece di vivere oramai da anni nel più infernale peccato di concubinaggio che La condurrà a ardere (o a congelarsi) per l'eternità nei più profondi pozzi ove non ebbe neppure a metter piede padre Dante!
Tranquillo, i centoottanta abbondanti chilometri da pendolare percorsi ogni giorno, assommati alle nove ore di permanenza lavorativa interrotte da una parca mensa di riso integrale e verdure crude, sono un ottimo deterrente alla fornicazione perché si arriva a casa anelando il mero guanciale...
L'anima ringrazia, e tira un sospiro di sollievo.
Il problema è che la canzone, reperibilissima senz'altro perché il signor Ruhullah Musavi non rifuggiva certo dall'uso dei mass media più moderni (spalloni volenterosi hanno contrabbandato per anni dall'Iraq le musicassette con i suoi discorsi, e i previdentissimi francesi dotarono la sua casa a Neauphle Le Chateau di quattro linee telefoniche) sarebbe tutt'altro che una Antiwar song.
Ciò premesso, rilevo indignatissimo e costernato che il signor Masula ha usato una allocuzione sessista e patriarcale irrispettosa della dignità e della libertà di... (Continues)
Il signor Masula ha usato un'espressione filologicamente esatta, cosa per la quale non lo ringrazieremo mai abbastanza perché questo è, notoriamente, un sito di storia e di memoria attraverso lo strumento della canzone e della musica in genere, e non una collezione di politically correct. Altrimenti, che so io, si dovrebbe estendere tutto questo a tutte le canzoni in cui l'anarchico Georges Brassens, fautore del libero amore, anticlericale e quant'altro, fa il machista omofobo (si veda ad esempio Le mécréant, solo per dirne una). Salud!
La trascrizione "tedeschizzante" originale, ripresa poi da Berti Glaubach nella sua trascrizione integrale del canzoniere.
DER DRITER POGROM (Continues)
Contributed by Riccardo Venturi 2017/3/10 - 02:16
Trascrizione secondo criteri correnti
(di Riccardo Venturi, 10-3-2017)
Nota. Come già specificato nell'introduzione, è una trascrizione secondo i criteri correnti, ma che segue fedelmente il testo originale in tutte le sue caratteristiche. Per alcuni termini sono però indicate le forme unificate, o "sovradialettali", correnti.
La ricerca per il testo originale non è terminata, ho quindi provato a chiedere direttamente a Roberto Billi, che è l'autore di questa canzone. Mi ha detto di averla trovata tempo addietro in un libro di canti curdi in biblioteca.
L'unico libro che risulta abbastanza facile da reperire è "Biancamaria e Gianroberto Scarcia. Un destino in versi. Lirici curdi. Chieti, Vecchio Faggio, 1990 (168 p.)"
Purtroppo la raccolta non presenta i testi originali. Però fornisce notizie sull'autore e sul traduttore
Scelta e traduzione sono perlopiù risultato di lunghe piacevoli ore di lettura trascorse insieme da chi scrive (Gianroberto Scarcia ndr) (iranista, quindi solo "orecchiante" di curdo, incapace di afferrar bene, da solo, un testo, soprattutto contemporaneo) e dell'amico curdo Hinir Salim, pittore e cultore d'arte, cui dobbiamo anche la copertina di questo libro
Trascrizione in caratteri latini
(di Riccardo Venturi, 9-3-2017 12:02)
Il video girato per le strade di Białystok da Karolina Cicha accompagnata dal gruppo Spółka e dal violinista Bart Pałyga. Nel video compaiono alcune immagini originali di Yitskhok Perlov e della moglie Lola Folman.
BYALISTOK, MAYN HEYM (Continues)
Contributed by Riccardo Venturi 2017/3/9 - 11:11
Nemmeno il campo di concentramento ha fermato la musica. Il "violino della Shoa" o "violino del mistero" fu rinvenuto da Carlo Alberto Carutti a Torino, da un liutaio. Aveva intarsiata una stella di David in madreperla e celava al suo interno, in fondo alla cassa armonica, un cartiglio con il pentagramma, le note di una melodia e una breve, incredibile scritta: "Der Musik Macht Frei"......tra queste note c'era poi una serie di cifre, corrispondenti al numero di matricola di Enzo Levy, violinista poco più che ventenne, deportato insieme alla sorella Eva Maria, suicida, lanciatasi contro il filo spinato ad alta tensione. E sopra il pentagramma, è disegnato proprio un filo spinato. Quel violino oggi è al Museo Civico di Cremona. L'anno scorso ad aprile ero a Mantova, al teatro Bibiena, dove il maestro Francesco Lotoro, Ute Lemper, Moni Ovadia e amici hanno messo in scena "Songs for Eternity: Musiche dai lager" e quel violino è tornato a suonare.
Due parole del traduttore. La traduzione è stata condotta sul testo yiddish, anche se per qualche termine, durante l'ascolto diretto, la traduzione polacca è stata di aiuto.
Originariamente contribuita da Krzysiek Wrona. E' stata però risistemata seguendo l'andamento della canzone, con eliminazione di un termine (drzwami, alberi) che nel testo yiddish proprio non c'è. [RV]
Bisogna anche aggiungere che esiste un'altra canzone con lo stesso titolo, Byalistok mayn heym. E' attribuita a Mordechai Gebirtig, ma è un'incongruenza perché Gebirtig era di Cracovia. Secondo il Freedman Catalogue l'autore è Avrom Shevakh, mentre il compositore è J[oseph] Ciganari. Della canzone esiste un video YouTube con immagini della città prima della guerra e una traduzione inglese nei sottotitoli:
La canzone avrebbe pieno titolo per essere inserita, ma purtroppo il Freedman Catalogue (che è un catalogo, non un sito di testi...) riporta soltanto i primi due versi della canzone; è non sembra esserci altro, da nessuna parte. Si dovrà cercare di procedere all'ascolto, sebbene non sia semplice da una voce tenorile.
Cordiali saluti
Dott. Sergio Masula