Aggiungo una nota linguistica che il nostro Riccardo saprà sicuramente confortare meglio.
Il verbo "sciosciare" (consigliare caldamente e/o indurre qualcheduno ad andarsene di corsa prima di pigliare mazzate, dal dizionario Duccani), benchè d'uso non frequente e in contesti piuttosto popolari e periferici, deriva proprio dalle radici persiane Shōh (la nostra esclamazione “sciò!”) e Shāh (da cui il nostro “Scià”). E infatti espressioni nostrane come “Aò, scioscia che nun è cosa!”, o “Aò, vedi de scioscià subbito prima che te corco!” derivano direttamente da analoghe espressioni nate in Iran nel 1979 quando toccò allo Scià di sciosciare. E anche di corsa!
Forse è qui, in queste incredibili assonanze linguistiche, che Gil Scott-Heron aveva visto una similitudine tra la lotta degli iraniani con quelle de' coatti, neri o bianchi, de tutto er monno...
Bernart Bartleby 14/11/2017 - 16:22
A conforto dell'interpretazione linguistica di cui sopra, si vedano su questo sito le canzoni Scioscia Popolo di Domenico Modugno e Scioscie viento degli Almamegretta.
Attendo solo che Riccardo dia la sua autorevole conferma, per fugare ogni residuo dubbio.
Dolente deluderti un po', e contraddire il dizionario Duccani, ma -dalle fonti consultate- il verbo sciosciare sembrerebbe di origine dialettale meridionale (in primis napoletana, ma lo si ritrova anche in area salentina) e sembrerebbe omologo all'italiano soffiare. Si veda ad esempio qui oppure qui. Ho qualche dubbio "intuitivo" che pure l'esclamazione sciò abbia a che fare qualcosa con lo scià e anche con il verbo sciosciare, la sua origine mi sembra onomatopeica. In generale sono abbastanza poco propenso a credere che si trattino di espressioni nate soltanto una quarantina d'anni fa, e perdipiù in Iran. Il verbo sciosciare è attestato da secoli. Nessun dubbio invece sullo šāh māt "il re è morto", da cui lo "scatto matto" e il nome stesso del gioco degli scacchi. Così a titolo di curiosità, il termine šāh "re" è di antica origine iranica (già nei testi Achemenidi è usata l'espressione xšayāθiya xšayāθiyānām "re dei re", da cui anche xšaça "regno"). Il termine māt "morto" è invece di origine araba. Saluti.
Riccardo, che notizia che mi dai!
Questa volta pensavo proprio di averci azzeccato con la mia "linguistica creativa"! E invece, come al solito e pur senza infierire, mi hai riportato alla dura realtà...
Eppure il Duccani... credevo fosse attendibbolo... mah?!?
Mi ricorda di una mia conoscente che da bambina era solita uscirsene con frasi profonde e ad effetto, solo che pronunciava ancora male certe consonanti, sicchè: "Siamo tutti pettatori, chi petta di più, chi petta di meno, ma pettiamo tutti quanti!"
(Il racconto ti dice anche qualcosa sull'ambiente cacco-tomunisca in cui sono cresciuto, mio malgrado...)
Non so davvero che cosa dirti, perché in effetti il Quattrocani (bau!) è attendibile; ma questa mi sembra davvero una cosa poco attendibile, e piuttosto sorprendente per un'opera di tale serietà. A questo punto, ti ricorderei anche il famoso personaggio napoletano di Felice Sciosciammocca, creato da Edoardo Scarpetta e immortalato anche da Totò nel film Miseria e nobiltà. Ma non ti sentire proprio né mortifigatto e né mortifiguana, l'origine delle parole è per definizione materia dibattuta assai, e qualche volta anche oggetto di guerre e duelli all'arma bianca tra chi se ne occupa. Ho in mente certi scambi di articoli tra paludati professori, che mi è capitato di leggere e che rasentavano gli insulti ad personam e considerazioni non propriamente leggiadre sulle rispettive mogli, famiglie e genitrici.
Bellissimo però il tuo ricordo della bambina e dei suoi pettatori. Io, invece, all'età... (continuer)
Caro Bernard, dubito assai che Dylan sia destinatario di questa feroce satira che per quel che ne sò era indirizzata ai liberals da salotto inglesi che avrebbero dovuto essere piuttosto imbarazzati da Sir Vidiadhar Surajprasad Naipaul, lo scrittore indiano originario di Trinidad e dal suo ostentato disprezzo nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, di cui molti invece lo ritenevano un rappresentante ideale...chi in Inghilterra rinunciava a battaglie fondamentali come quelle contro l'apartheid, solo perchè appoggiate anche dai comunisti, meritava senz'altro la collera di un autore sensibile come Robert Wyatt. Dylan tra l'altro è richiamato in seguito, nel 1997, nell'autoironico "Blues in Bob minor" presente in Shleep. Mi sembrano suggestioni anche quelle aggiunte dall'anonimo che interviene qui sopra: i vocalizzi nonsense di Wyatt sono un suo marchio di fabbrica dadaista fin dall'inizio della carriera, quando non li sopportavano neppure i suoi compagni d'avventura sul palco....
Flavio Poltronieri 13/11/2017 - 18:14
Ciao Flavio, credo proprio tu abbia ragione, la mia era un'interpretazione abbastanza campata in aria.
Approfitto per segnalare la versione degli Almamegretta intitolata "Re-Born Again Cretin", in una raccolta in omaggio a Robert Wyatt ("Robert Wyatt e Noi - The Different You") risalente al 1998.
Non sò se sia cosa "buona e giusta" segnalare questo interessantissimo tributo italiano ad opera del Consorzio Produttori Indipendenti, in quanto è diventato di una rarità purtroppo ed è un peccato perchè suona proprio bene.
Visto che non ci sentiamo da un po', caro Occitano Bernard o Dead End o che dir si voglia e visto che Wyatt lo cita all'inizio della canzone ed è pure inerente al sito, ti dedico “Peace”, parola che andrebbe bandita dai vocabolari in quanto sulla bocca di tutti ma che giace eternamente inascoltata sotto le scarpe. Terza traccia del terzo disco/capolavoro “The Shape Of Jazz To Come” di Ornette Coleman uscito per la Atlantic nel 1959, quello di questo quartetto è stato l'unico jazz capace di arrivarmi quanto le canzoni di Cohen, Brel o Vysotsky.
Audio link to the song performed by Cornelis Vreeswijk on his 1978 album »Cornelis sjunger Victor Jara«:
PLOGEN (continuer)
envoyé par Juha Rämö 14/11/2017 - 10:03
Victor compose la canzone circa tre anni prima dell'incisione, quando la vittoria presidenziale del 3 novembre 1964 di Eduardo Frei Montalva sembrò dare speranza alla battaglia dei campesinos per la Riforma Agraria in Cile.
Here are a couple of remaks to the footnotes above:
I don't think the songtext refers to Folke Bernadotte and his American born wife but to the House of Bernadotte in general and especially the present king of Sweden, Charles XVI Gustaf, and his spouse Silvia who was born in German Heidelberg.
To an extent, the Swedish word kärring or käring is indeed degrading. On the other hand, it's a rather innocent colloquial word for wife, spouse or old woman, comparable to English missis / missus.
It's Fänrik, not Fånrik, Ståls sägner.
Juha Rämö 14/11/2017 - 00:49
Thank you. It may be rather curious that I have always made the same mistake with Fänrik Stål's name, even in my remote university years when I was obliged to read and translate a good deal of Runeberg's poem. Something "fixed" wrongly in my mind, maybe due to the "å" of "Stål", who knows.
Your remarks on the House of Bernadotte and on the word "kärring" have been duly linked to my Italian footnotes.
I'm glad that this isn't a Swedish web page, because if it was, I would have been lynched for what I wrote about kärring. I'm definitely against any degrading notions. However, words do have meanings, not just connotations. Therefore, I'm convinced, that in most contexts the word kärring as well as its Finnish equivalents, akka, eukko and ämmä, are being used in their old traditional meaning without any intention to harm or insult anyone.
I'm in favor of equality between the sexes, but I detest sexlessness, something well on its way to become an official philosophy in Sweden, and yes, in Finland, too, for that matter, because many Finns are misled by the delusion that everything good comes from Sweden. There have always been men and women, males and females, and I would be completely devastated if they didn't exist until the end of my life.
Rieccoci. Modlitba pro Martu è di nuovo oggetto di repressione.
Mercoledì scorso, l'8 novembre, c’è stato a Lipník nad Bečvou (in Moravia) un incontro del presidente della Repubblica Ceca Miloš Zeman con la cittadinanza; uno dei tanti meeting che il presidente fa finanziare alle regioni e usa spudoratamente per la propria campagna elettorale – le elezioni presidenziali sono in vista, si voterà a gennaio. Un gruppo di cittadini della zona ha organizzato una protesta pacifica: si sono presentati in piazza con uno striscione e con dei cartellini rossi (per porre fine in modo simbolico alla “partita” di Zeman nella politica). Mentre qualcuno dei presentatori si accingeva a parlare sul podio, da una finestra affacciata sulla piazza s’è sentito il nastro con la canzone Modlitba pro Martu. Una canzone non a caso: un simbolo vero e proprio per il popolo ceco, una canzone che è molto di più di quel... (continuer)
Chanson italienne – Attenzione all’estinzione – Il Parto delle Nuvole Pesanti – 2004
Texte de Salvatore De Siena et Peppe Voltarelli
Musique de Salvatore De Siena, Amerigo Sirianni et Peppe Voltarelli
« Attention à l’Extinction ! », voilà un titre qui parle. Cette fois, Marco Valdo M.I. mon ami, je n’aurai pas trop à me poser de questions à propos du titre de la canzone, ni de peine à imaginer ce que peut raconter la chanson. Disons qu’à mon avis, avec un titre pareil, et sans l’avoir entendue, ni lue, elle devrait parler de la pollution et des dangers qu’elle fait courir à la vie sur Terre.
Eh bien, c’est parfait, Lucien l’âne mon ami, tu as résumé l’affaire. Dès lors, il n’y a pas lieu d’épiloguer longuement. Cependant, deux ou trois choses doivent être remarquées. La première est que la chanson commence déjà à dater – elle est de 2004.
Mais enfin, Marco Valdo M.I. mon ami, 2004,... (continuer)