Canción muy republicana, en la que el cantante se pregunta por qué él no puede ser rey, con todas las facilidades que eso conllevaría. Predomina la ironía, y la letra está bien trabajada.
Come viene precisato su Cancioneros.com, la parte introduttiva di questa canzone è il testo di una poesia, rinvenuto su di una cartina da tabacco, scritta verosimilmente alla fine degli anni '70 da un anonimo prigioniero politico uruguayo, detenuto in un carcere di massima sicurezza che sorge (ancora operativo, nonostante la sua estrema pericolosità) in una cittadina del dipartimento di San José, a una cinquantina di km da Montevideo.
Ironia vuole che quel posto si chiami “Libertad”.
La poesia venne raccolta insieme a molte altre nel 1980 dal Grupo de Madres y Familiares de Procesados por la Justicia Militar.
La poesia venne messa in musica per primo dall'oggi compiantoDaniel Viglietti, che la inserì ne “La canción de los prisioneros", un recital scritto insieme all'amico Eduardo Galeano e presentato a Madrid nel 1983.
L'anno seguente fu lo stesso Galeano a scrivere la prefazione al volumetto “La canción de los presos”, realizzato dal gruppo di familiari dei prigionieri politici di cui sopra.
Mentre sono in Austria a cantare Bella Ciao, mi sveglio incongruamente presto e vengo a sapere che Daniel Viglietti è morto.
Gigante della canzone di ispirazione popolare, ma di realizzazione colta - Daniel era un fenomenale chitarrista classico imprestato all’urgenza della testimonianza - i suoi quasi ottanta anni passati per il mondo, l’ultimo concerto solo pochi giorni fa. Daniel era un bengala nel buio, una risorsa, una memoria del futuro, quando questa parola ancora suonava più come speranza che come paura.
Daniel era radicalissimo nei contenuti ed estremamente complesso nei modi - i suoi accompagnamenti sono un manuale di raffinatezza e sperimentazione - uno di quelli che ha sempre pensato che i proletari meritano il massimo.
Uruguaiano fiero e rivendicativo, come solo chi ha presente le catene del colonialismo, era in realtà un patriota... (Continues)
La Fontaine, Fables (verse translation, 2 vols. 8vo, Boston, 1841; 2nd ed., New York, 1859)
THE BIRD WOUNDED BY AN ARROW (Continues)
Contributed by Juha Rämö 2017/10/30 - 00:03
Quasi tutte le favole di La Fontaine sono state messe in musica. In particolare, come precisa Emily Ezust su Lieder.net, "L'oiseau blessé d'une flèche" ha ricevuto l'attenzione dei compositori Heitor Villa-Lobos, nel 1913, e Marcelle de Manziarly, nel 1935. Aggiungo anche Kryštof Mařatka, compositore e pianista ceco, nel 1996.