Matteo non era un intellettuale, anzi era un semi analfabeta e da certi suoi versi appaiono talvolta delle conoscenze abbastanza inspiegabili.....mi piacerebbe fosse inserito fra i precursori della moderna canzone d'autore, comunque tutto quello che ha cantato l'ha vissuto in prima persona:una sua sorellina è davvero morta di denutrizione in casa quando lui era ancora bambino....a questo proposito lascia senza parole il racconto che ne fa quando si sofferma sulla scena di un sacchetto di confetti portati dai paesani per essere messi fra le mani della piccola e che lui si tolse letteralmente dalla bocca solo perchè lo sguardo della madre lo fulminò
Flavio Poltronieri 2015/9/29 - 17:25
Grazie Flavio, credo che anche su queste pagine ci sia molto da dire, da scrivere ancora su Matteo Salvatore. Davvero, come hai detto bene, è stato il nostro Atahualpa Yupanqui. E infatti l'ascolto di questa e di altre sue canzoni mi fa venire i brividi come per Coplas del payador perseguido, o Preguntitas sobre Dios, o El poeta (Te dicen poeta), o El primer verso (o Nada más).
Senz'altro, per storia e cultura, sono stati diversi, ma molto simili per ternura y furor...
Un abbraccio
Pasta nera è anche il titolo di una canzone dei Modena City Ramblers e parla appunto dei "viaggi della speranza" dei bambini del Sud verso il Nord, di cui tratta il documentario di Alessandro Piva
Anche per integrare il mio precedente intervento su Lu Furastiero segnalo un ulteriore notevole tributo a Matteo: lo spettacolo teatrale "Il bene mio" nella ripresa delle serate del 13 settembre 2011 a Manfredonia in Piazza Giovanni XXIII e del 10 febbraio 2012 al Teatro Petruzzelli di Bari da cui trae origine "Prapatapumpapumpapà" di Cosimo Damiano Damato con Moni Ovadia, Renzo Arbore, Teresa De Sio, Lucio Dalla (una delle sue ultime apparizzioni), Marco Alemanno, H.E.R.e tanti altri
E se Caradonna figlio fu implicato nella morte di Paolo Rossi nel 1966, Caradonna padre fu tra i responsabili del primo assassinio "eccellente" del fascismo, prima ancora di Matteotti, quello del deputato socialista Giuseppe Di Vagno, pugliese, ucciso nel 1921 a Mola di Bari con tre colpi di pistola alla schiena...
Si veda al proposito Bandiera rossa.
Poi in “La memoria che resta. Vita quotidiana mito e storia dei braccianti nel Tavoliere di Puglia”, degli stessi Rinaldi e Sobrero, 1981 (ripubblicato nel 2004)
In “Testimonio I” (registrazione dal vivo in Germania nel 1984) e in “La guitarra (Grabaciones inéditas)” (registrazione dal vivo a Parigi nel 1988).
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