trovare in un sito contro la guerra la canzone simbolo dell'esercito tedesco è quantomeno singolare spero che quei maiali la cantassero anche mentre crepavano davanti ai plotoni di esecuzioni dei nostri partigiani ...ma penso che li si pisciassero addosso dalla paura....
Sagittario1962 5/8/2014 - 20:38
Scusa Sagittario, Lili Marleen sarà anche come tu dici la canzone simbolo dell'esercito tedesco, ma non è per niente una canzone nazista, anzi fu una canzone trasversale molto amata anche dall'esercito alleato, senza contare che la sua più grande interprete ,che la incise sia in tedesco che in inglese, fu una fervente antinazista, Marlene Dietrich. Leggi l'introduzione dove tutto questo è spiegato molto bene.
Chanson italienne – È primavera – Modena City Ramblers – 2013
Avant de parler de la chanson elle-même, avais-tu remarqué, Lucien l'âne mon ami, que l'album d'où elle est tirée porte un titre (Niente di nuovo sul fronte occidentale : Rien de nouveau sur le front occidental) qui semble inspiré du titre d'un roman d'un des personnages-clés de nos Histoires d'Allemagne, l'écrivain Erich Maria Remarque Boue, bombe, bruit et brouillard qui écrivit « À l'Ouest, rien de nouveau »... Je dis ça, car cette Guerre-là commençait il y a tout juste cent ans... Maintenant, la chanson s'intitule « È primavera », que j'ai traduit par « C'est le printemps »... Elle parle du Printemps arabe... Le printemps arabe ? Selon Wiki, en langue française, l'origine du terme « printemps arabe » renverrait aux épisodes relativement comparables que connut l’Europe en 1848. On sait ce qui s'en suivit...
Lolli: "La mia canzone per le vittime dell'Italicus suonerà in memoria del 2 agosto"
di Ilaria Venturi da Repubblica - Bologna
LOLLI, che effetto le fa la sua canzone in piazza Maggiore per il 2 Agosto?
"E' una grande emozione, come se fossi riuscito a dare un piccolo contributo alla memoria in questa città".
C'era stata piazza Fontana, arrivò l'Italicus, il 4 agosto 1974.
"Ero lì, il 9 agosto in piazza Maggiore, il giorno dei funerali: quelle dieci bare in fila, impossibile dimenticare. Avevo 25 anni".
E molta rabbia dentro?
"Tanta rabbia e anche un sentimento di impotenza, che però non doveva diventare sconfitta".
E lo è diventato?
"No, sconfitta no".
"Eravamo in tanti, davvero forti, una sola contraddizione: quella fila, quei dieci morti", chiude la sua canzone. Poi arrivarono quegli 85, di morti...
"Ai funerali dell'Italicus mi sembrava già un punto di non ritorno, insopportabile,... (continuer)
Non mi pare proprio che "Canzone urgente" sia del 2003.
Le parole sono certamente di Stefano Giaccone, che però le scrisse nel 1994. E' infatti la canzone che apre l'unico album (se si esclude una musicassetta del 1992 intitolata "Troppo silenzio") degli Ishi, uno dei tanti progetti di Giaccone e compagni. Il disco è intitolato "Sotto la pioggia" (1995) - bellissimo! - e negli Ishi c'erano - oltre a Stefano - gli immancabili Lalli e Vanni Picciuolo, insieme a Walter Daziano, Fabrizio Mirra, Toni Ciavarra e Claudio Villiot.
Il nome del gruppo era un omaggio all'ultimo dei nativi Yahi della California, un uomo noto col nome di Ishi (1860? – 25 marzo 1916) che dopo aver perso tutto il suo popolo, rimasto solo, si consegnò ai bianchi e trascorse i suoi ultimi anni raccontando la sua cultura e la sua lingua, ormai estinte. La parola "Ishi" significa semplicemente "uomo" nella lingua yahi. Mi... (continuer)
Bernart Bartleby 4/8/2014 - 22:27
Solo una spiegazione sul nome scelto da questa formazione, perchè la storia che ci sta dietro mi pare molto interessante... “Ishi” fu infatti scelto da Lalli e compagni come omaggio all’ultimo nativo Yana della California, un’etnia oggi estinta, sterminata dai bianchi nei primi anni del 900.
Nel 1911, un nativo selvaggio gravemente debilitato emerse dalla foresta intorno ad Oroville e si consegnò al mondo dei bianchi. Aveva 49 anni e tre anni prima sua madre e sua sorella erano morte di stenti in seguito ad una razzia dei bianchi. Lui era rimasto solo, ultimo del suo popolo, ed era sopravvissuto nascondendosi. Quando l’antropologo Alfred Kroeber - che era molto interessato a quel selvaggio che parlava una lingua indiana ormai sconosciuta - chiese a quell’uomo come si chiamasse, lui rispose: «Non ho un nome, perchè non ho più nessuno che possa chiamarmi».
Venne chiamato «Ishi», che nella... (continuer)