Il sito "YIDLID - Chansons Yiddish" è veramente benemerito e fatto oltremodo bene; riporta regolarmente i testi in alfabeto ebraico (a volte quasi si tende a scordare che lo yiddish non si scrive con l'alfabeto latino...) e le trascrizioni sono fatte perfettamente e secondo i criteri YIVO. Ha un solo "difetto": è un sito di lingua francese. Indi per cui vi si trovano traslitterazioni alla francese come "Kichinev", "Irgoun Zvaï Leoumi" e persino "Likoud". Il francese è quella lingua dove bisogna scrivere "Lenine", "Pouchkine" e "Pougatchoff", che Iddio li stramaledica; quando vedo cose del genere divento un misogallo. Indi per cui mi sono permesso di riportare le franciosate di questa pagina a una sana traslitterazione internazionale.
Una traduzione condotta il più possibile alla lettera dal testo originale yiddish. Laddove necessario, sono state inserite delle note esplicative. Il nome della città è stato riportato nella sua forma russa, dato che è quello che ha dato la forma yiddish (Keshenev). Curiosamente, ma forse non è un caso, è molto simile al termine yiddish per "tasca", keshene, pure presente nel testo. [RV]
Chiedo venia. Non si tratta di Umberto Tozzi bensì del cantante di nome Umberto Tabbi, un esponente del genere Italo Disco. Lascio agli amministratori la decisione di ospitare o meno il brano nel sito. Se dovesse rimanere bisognerebbe però cambiare l'attribuzione. Magari, accompagnata con un segno "Bleuuuh", ci potrebbe anche rimanere, visto che comunque si iscrive a sufficenza nel percorso su emigrazione? Che ne dite?
Grazie a Francesco Brazzale per il suo contributo storico; naturalmente nessuno di noi pensa che che occuparsi della Prima guerra mondiale significhi automaticamente essere un guerrafondaio; tutt'altro.
Mi dispiaceva parecchio che di questa "canzoncina" che parla di un'esemplare "casetta" e di una "famigliuola" operaia di Vilnius negli anni '20, non ci fosse una traduzione italiana; così mi ci sono messo con grande piacere, dal testo yiddish, cercando di rendere un po' il "flavour" dell'originale. La lingua yiddish, come si sa, ha un carattere di "umanità a stretto contatto" (leggasi: gli shtetl, i ghetti urbani...) assolutamente unico, espresso princcipalmente con l'uso spaventosamente intraducibile dei diminutivi. Bene potrebbe essere resa, una cosa del genere, nell'unica lingua che in questo gli si avvicina molto: il greco. Ce li vedrei bene qui, lo σπιτάκι e i παιδάκια con la μανούλα a prendere i poliziotti a sassate. Accidenti se ce li vedrei bene! Ma anche in italiano si può fare qualcosa. [RV]
Per Bernart Bartleby: Ho cominciato a dare un'occhiata a questa pagina. Il testo in alfabeto ebraico mi sembra perfetto, casomai c'è qualche lieve imperfezione nella traslitterazione e in qualche traduzione (a livello di errori di digitazione, come "Avrelm" per "Avreml" o "Avreyml"). Comunque ora mi ci dedico. Ti potrei chiedere un favore? Quando inserisci una canzone in yiddish, non riportare la traslitterazione in caratteri latini a fianco del titolo in caratteri ebraici. La traslitterazione sta sopra le note autoriali (come accade per le canzoni in alfabeto greco, cirillico ecc.). Salud!
Riccardo Venturi 16/2/2014 - 20:12
Data un'occhiata migliore e confermo che il testo in alfabeto ebraico è perfetto. Anche la traslitterazione lo è, e secondo i criteri YIVO: sembrava avere però degli strani problemi di interspazi, con parole intere che sono state separate ("aroysget r ibn" per "aroysgetribn", "har ts" per "harts", "b in" per "bin" ecc.). La cosa è stata ovviamente corretta con un avvertimento. (NB: Ho appena letto della copiatura da un PDF, e che la cosa è probabilmente dovuta a questo).
Colgo l'occasione per ricordare che Flavio Poltronieri, che da qualche tempo abbiamo la fortuna di annoverare tra i nostri contributori, è un importante autore di testi e traduttore. Veronese, lavora spesso assieme a Marco Ongaro; è autore, ad esempio, di traduzioni da Leonard Cohen. Naturalmente, se lo desidera, Flavio può integrare a suo piacimento queste brevissime note biografiche; per l'intanto ci limitiamo a ringraziarlo parecchio per i suoi contributi.
In margine: il nome femminile qui espresso come Shifre (nella sua forma diminutiva, Shifrele) è, nella forma biblica, Shifra (שִׁפְרָה). Nella Bibbia, Shifra era una delle levatrici che sfidarono, ai tempi della cattività egiziana degli Ebrei, il decreto del Faraone e continuarono a far nascere bambini in Egitto e a mantenerli in vita.