Poiché GPT ha manifestato un giusto interesse per le canzoni di Degenhardt, ho pensato di cominciare le traduzioni mancanti proprio da questa canzone dedicata a una figura centrale nella cultura, nella storia e nella resistenza recente greca. E' probabile che la figura di Mikis Theodorakis sia, come nell'antichità, davvero assurta a un valore universale; non oso nemmeno immaginare che cosa sarà la Grecia senza Theodorakis, ma tutti noi ne saremo davvero diminuiti. Speriamo naturalmente che ciò avvenga il più tardi possibile. Oltre alla traduzione italiana, si imponeva anche una traduzione greca.
Carissimo Riccardo, intanto ti ringrazio per avermi avviato a conoscere Degenhardt, di cui non sapevo nulla. E subito "girerò" la sua canzone su Mikis al mio amico Claudio, il quale, quando ancora era operaio alla Falck di Dongo, già conosceva il grande greco, e poi lo fece conoscere a me che, quanto a musica greca, ero al livello di un qualsiasi turista. Fu proprio per tradurre a lui alcuni testi di canzoni di Theodorakis, che cominciai a compitare il greco e piano piano scoprii un grande mare poetico e musicale, nel quale ancora cerco di nuotare.
Ho notato che, dopo averci così bene illustrato le differenze di aspetto nella coniugazione dei verbi greci, traduci "ballerà" e "balleremo" θα χορέυει e θα χορεύουμε, anziché θα χορέψει e θα χορέψουμε, come se quelle azioni tu le volessi vedere in atto non per una sera, ma per un futuro intero: idea che a me non dispiace affatto, anche perché... (Continues)
Traducción al castellano: Gustavo Sierra – Dr. Karlos Cid Abasolo
Una vez más agradecer a mi profesor y amigo Karlos la inestimable ayuda prestada en mi rudimentaria traducción del poema, corrigiendo y enmendando mis fallos y mis ignorancias.
"... Perlomeno lei, Quangel, ha resistito al male. Non è diventato malvagio insieme con gli altri. Lei ed io e i molti che sono qui in questa casa e molti, moltissimi in altre case simili e le decine di migliaia nei campi di concentramento continuano a resistere ancora oggi, domani…
– Sì, e poi ci ammazzeranno, e a cosa sarà servita la nostra resistenza?
– A noi sarà servita molto perché sentiremo di esserci comportati fino alla fine in modo decente. E più ancora sarà servita al popolo che sarà salvato per amore dei giusti, come sta scritto nella Bibbia. Vede, Quangel, sarebbe stato naturalmente mille volte meglio se avessimo avuto un uomo che ci avesse detto: dovete agire così e così, questo o quello è il nostro piano. Ma se ci fosse stato un uomo simile in Germania, non avremmo mai avuto un 1933. Così abbiamo dovuto agire ognuno per conto suo, e siamo stati presi uno per uno, e ognuno... (Continues)
Sei veramente tornato in splendida forma, Riccardo. Non dire di no. Hasta la victoria siempre !
giorgio 2011/11/16 - 09:35
In forma sí, ma mi accorgo sempre di più che tale miglioramento non è dovuto soltanto alla vita più "regolata" che devo fare e alle cure, ma anche (e forse soprattutto) al fatto che non vado a lavorare, e non ci andrò ancora per un pezzetto. Negli ultimi tempi mi ero ridotto davvero a uno straccio, anche perché non potevo più dedicarmi alle cose cui veramente tengo. L'influenza del lavoro sulla vita umana è assolutamente nefasta, tanto più in frangenti come questo. Triste che, per liberarsene almeno per un po', si debba farsi prendere un colpo...
No no no, Riccardo: il lavoro fa benissimo, anche alla salute. Ma deve coincidere con quello che amiamo fare. Nel mio mondo ideale ciascuno lavora secondo le proprie inclinazioni, negli orari che desidera - i quali saranno sempre infinitamente più ampi e pesanti di quelli sindacali. O che tu non lavori, quando passi giorni e notti nelle tue ricerche poetiche, musicali, iconografiche, storiche e filologiche? E' lavoro - e ti fa bene - ma non puoi chiamarlo così perché nessuno ti paga e nessuno ti comanda. La tragedia umana si concentra qui: ed ecco allora che il nostro fare lo chiamiamo "travaglio", "fatica", o, come i Greci, "schiavitù", perché da loro il lavoro si chiama "doulià", e il "doulos" altri non è che lo schiavo.
Forse, Gian Piero, quel che tu chiami "lavoro" io lo chiamo "otium" nel senso più classico del termine. Non lo considero un "lavoro", e me me guardo bene; se un giorno dovessi considerarlo tale, smetterei di farlo (ma non accadrà). Certo, nell'antichità classica è pur vero che l' "otium" era riservato a chi poteva permetterselo, e che poteva demandare lo sgobbo di tutti i giorni agli schiavi o comunque ad altri; parli della "doulià" e del "doulos", ma il nostro "lavoro" deriva dal verbo "labor" ("vacillo sotto un peso gravoso") e "travaglio, travail, trabajo" eccetera derivano da "tripalium", una forma crudele di tortura che consisteva nell'attaccare il condannato a tre pali disposti a stella. Potrei essere d'accordo con te, ma la realtà dei fatti è che quasi mai possiamo fare quel che più ci piace e nella quantità desiderata e opportuna. La tragedia umana si concentra nel prevalere di forme sociali, ideologie e religioni che hanno santificato lo sgobbo per servire in realtà gli interessi di pochi e l'accumulo delle ricchezze.
Martin Niemoeller's poem inscribed on a stone in New England Holocaust Memorial
The version inscribed at the New England Holocaust Memorial in Boston, Massachusetts reads:
Franz Josef Degenhardt era nato il 3 dicembre 1931 a Schwelm, in Westfalia; è morto il 14 novembre scorso a Quickborn, nello Schleswig-Holstein, dove abitava. Curioso il fatto che il nome della località dove è morto suoni in inglese come "nato velocemente". Le famose ironie del destino. Degenhardt apparteneva ad una categoria assai presente nel cantautorato europeo: quella degli uomini di legge (si pensi ad esempio a Paolo Conte e allo svizzero Mani Matter). Era infatti un avvocato penalista di professione, e non dei minori. In Germania era particolarmente noto per avere difeso, nel 1972/73, alcuni membri della banda Baader-Meinhof che poi furono "suicidati" nel 1977 nel tristemente noto carcere di Stammheim, dopo la vicenda del rapimento e dell'uccisione del presidente della Confindustria tedesca occidentale, l'ex nazista Hanns-Martin Schleyer. Cantautore per passione e per tensione ideale... (Continues)
Ho appena saputo che a Waterloo (cittadina vallone di 29.000 abitanti, attualmente) si trova la sede europea della Master Card. Come dire: Battaglie? Napoleone? Cambronne? Tutto questo non ha prezzo, per tutto il resto c'è...
cosa dire di questa canzone che esalta un pezzo di storia del nostro paese in guerra, con questa canzone di poche e semplici parole ,fiumi di lacrime sono scorse nelle nostre guance lasciandoci un nodo in gola...che ancora non si è asciugato al pensiero di altre Angelite che ci sono nel mondo...altre storie altre canzoni altre lacrime
michele