Strana sorte quella dei Pondii (i Greci che abitavano le rive del Mar Nero, il Ponto Euxino). Non ne so molto, ma dico quello che so. Come in generale gli altri Greci dell'Asia Minore, erano una comunità alacre, abbastanza colta e non miserevole: ma anche loro dovettero lasciare i loro antichissimi insediamenti, quando il nazionalismo turco si sostituì all'imperialismo ottomano. Giunti nella sconosciuta madrepatria, probabilmente perché parlavano una strana lingua greca e avevano abitudini un po' diverse da quelle dei residenti, furono considerati alla stregua di tonti e divennero - e lo sono ancora - i protagonisti di quel filone di barzellette che da noi si attribuiscono ai carabinieri. Quando frequentavo la Grecia più di quanto non faccia adesso, presso i rivenditori di giornali si trovava sempre qualche fascicolo di "Pondiakà anékdota", le barzellette dei Pondii. Cominciavano tutte così:... (continuer)
Gian Piero Testa 13/11/2011 - 22:44
Interessante davvero questa storia dei Pondii-carabinieri (o cuneesi; famose sono anche le storielle sugli abitanti di Cuneo, se non mi sbaglio, ma ogni regione ha i suoi sempliciotti presunti, qui in Toscana sono generalmente gli aretini). Certo che il trattamento riservato dai greci della Madrepatria ai poveri profughi del Ponto non è molto "panellenico", per così dire; ma sono, credo, cose che accadono comunemente. La solidarietà si prova sempre quando i suoi oggetti se ne stanno ben lontani. Mi ricordo quando ci fu nel 1989 la rivoluzione in Romania, tutti facevano a gara di solidarietà nei confronti dei "fratelli latini"...finché i rumeni non cominciarono ad arrivare in massa da queste parti.
Piuttosto, la pagina che ho trovato sull'Internazionale in greco continua a rivelarsi una miniera anche "indiretta" (e, a questo punto, sono particolarmente contento che abbia voluto riportare... (continuer)
La versione greca di Yankos Kanonidis ufficiale nelle scuole greche dell'Unione Sovietica.
The Greek version by Yankos Kanonidis that had official status in the Greek schools of Soviet Union.
Ο Γιάγκος Κανονίδης ήταν ένας σημαντικός διανοούμενος του σοβιετικού ελληνισμού. Γεννημένος στον Πόντο, ήταν απ’ αυτούς που εξέφρασαν τις νέες ιδεολογικές αναζητήσεις και συγκρούστηκαν με την παραδοσιακή ελληνική διανόηση της Τραπεζούντας στις αρχές του 20 αιώνα. Με αφορμή τη συγγραφή ενός σκληρού άρθρου κατά του μητροπολίτη Χρύσανθου με τον τίτλο “Οι χουλιγκάνοι του Χλωμού Άστεως”, αναγκάστηκε να καταφύγει στη Ρωσία και να αναζητήσει δουλειά ως δάσκαλος στο κοινοτικό ελληνικό σχολείο της Ανάπα.
Ο Γιάγκος Κανονίδης, εντάχθηκε νωρίς στο ρωσικό κομμουνιστικό κίνημα και δραστηριοποιήθηκε πολιτικά εντός των ελληνικών κομματικών οργανώσεων. Ήταν αδελφός του Κώστα Τοπχαρά (Κανονίδη),... (continuer)
Per ora ho trovato questa nota su Rigas Gòlfis .
Rigas Gòlfis (Ρήγας Γκόλφης) fu poeta, critico e collaboratore del periodico "O Numàs" e fu uno dei più combattivi sostenitori del suo tempo della lingua "dimotikì" pur senza consegnare la sua poesia alla retorica politica.
Dimitris Dimitriadìs, questo fu il suo vero nome , nacque nel 1866 a Missolungi, ma suo padre era originario di Karpenissi. Avendo compiuto studi giuridici ad Atene, diventò notaio come il padre. Nel 1908 pubblicò su "Numà" l'atto unico " Ο Γήταυρος / O Ghìtavros" (credo significhi il "Toro della Terra" -NdT) il quale aveva una forte caratterizzazione sociale e si ascrive alla produzione drammaturgica sociale. Si dedicò tuttavia soprattutto alla poesia e pubblicò le seguenti raccolte:
Τραγούδια του Απρίλη/ Canzoni d'Aprile (1909)
Ύμνοι/ Inni(1921)
Στο γύρισμα της ρίμας / Al ritorno dellarima (1924)
Λυρικά Χρώματα... (continuer)
Grazie, Gian Piero; sulla pagina dell'Internazionale in greco ho messo qualche altra notizia su Rigas Golfis trovata qua e là (ad esempio che morì nel 1957 alla bella età di 91 anni). Sembra che anche la Διεθνής sia stata dedicata al socialista anarchico spagnolo Ferrer (non "Ferrero", come riportato nella Wikipedia greca; si vede che l'autore dell'articolo era reduce da una fetta di pane e Nutella...). Ho trovato anche un ritratto; per il resto, poche righe. Certo che qui siamo oramai specializzati nel (ri)trovare greci dimenticati...
Tanto che ci sono, colgo l'occasione per una cosa che non c'entra nulla, ma alla quale tengo particolarmente. Devono essere giorni di "trovaglie" per questa pagina; dopo il gotico e il greco pontico, dopo anni e anni sono riuscito a trovare il testo esatto dell'Internazionale in lingua tuvana. Per chi non la conoscesse, consiglio di ascoltarla: è un'Internazionale... (continuer)
Chanson italienne – Inno della rivolta – Luigi Molinari – 1893
Écrit en 1893 par Luigi Molinari (Crema, 1866 - Milano, 1918), avocat, pédagogue libertaire et militant anarchiste.
Ce texte fut publié l'année suivante dans le journal anarchiste « La Favilla » de Mantoue comme poème sous le titre « Dies Irae ».
Luigi Molinari écrivit cet hymne au moment des désordres fomentés par les socialistes et les anarchistes en Lunigiana en solidarité avec les paysans et les ouvriers siciliens qui ces semaines-là subissaient els attaques des soldats envoyés par le gouvernement Crispi pour réprimer les Fasci dei Lavoratori (Faisceaux des Travailleurs), mouvement qui s'était progressivement renforcé au fur et à mesure que renforçait la crise financière du Royaume et les mesures ( l'augmentation des impôts, du prix du sel et de la taxe sur le blé), mises en place par le ministre de l'économie Tremonti –... (continuer)
Se otto ore vi sembran poche è un canto popolare politico italiano, di autore anonimo, originario dei primi anni del XX secolo. Nasce come canto di protesta delle mondine, teso a rivendicare "le otto ore" come massimo orario di lavoro giornaliero ed è riferibile all’iniziativa del deputato socialista Modesto Cugnolio[1], che presentò un progetto di legge in tal senso (1906).
Divenne popolare nel periodo del biennio rosso (1919-'20). È stato riproposto da Giovanna Daffini prima e da Giovanna Marini dopo.
Venne anche cantata nel secondo dopoguerra dagli operai e dai lavoratori in generale legati al Partito Comunista Italiano in una versione leggermente modificata, e indirizzata contro la politica di Mario Scelba. Venne nuovamente cantata durante le contestazioni del 1968 e 1977.
La canzone è conosciuta anche con titoli diversi come Se otto ore son troppo poche, Se otto ore o Le otto ore.
Secondo me è una critica ai radical-chic di sinistra. I ricchi contestatori 68ni.... quelli che sobillavano gli anni di piombo chiusi nel loro castello di ricchi figli di papà.
Le dimissioni valgono come caduta? Perché se è così ora aspetto con ansia di poter leggere la tua "è caduto il governo" :)
Jacopo Capurri 13/11/2011 - 16:12
L'avevo messa troppo in anticipo: ma ora è legittima. Leggila qui: Έπεσε η κυβέρνηση, e noterai che davvero sta succedendo quello che vi si legge. I quartieri alti (vedi i bocconiani, la confindustria, la BCE, la Merkel, Obama, ecc.) guardano compiaciuti la bella festa.