[1999]
Nell'album intitolato "Ágætis byrjun", poi estratto come singolo
Non so esattamente il significato di questa canzone... Parla di un prigioniero, forse un animale in una gabbia, forse un essere umano, poi costretto dai suoi aguzzini alla guerra, o a sopraffarre altri animali, altri esseri umani... O forse parla della violenza insita nell'uomo, nelle società umane, forse nel nucleo basilare di ogni società umana, la famiglia, dove nel silenzio si consumano indicibili violenze, il più delle volte a danno dei più deboli, delle donne, dei bambini...
Non so. Nel dubbio la inserisco in diversi percorsi sulla violenza... Vedete poi voi...
Heftur með gaddavír (Continues)
Contributed by Bernart Bartleby 2018/10/16 - 22:46
Non possiamo inserire il testo di questa canzone perché è in Vonlenska, una lingua o piuttosto un insieme di suoni inventanto dal cantante dei Sigur Rós. Il nome della lingua deriva da "Von" (speranza), la canzone dell'omonimo album che è stata la prima ad essere cantata in vonlenska. In inglese la lingua è stata tradotta in hopelandic, in italiano potremmo dire "speranzese".
La canzone si può considerare contro la guerra per il video diretto da Floria Sigismondi. Il video mostra un mondo post apocalittico nel quale dei bambini si preparano ad uscire dalla scuola per giocare. I bambini vengono sottoposti a un controllo delle orecchie e della bocca, poi si mettono diversi strati di vestiti ed delle inquietanti maschere anti gas, quindi escono dalla scuola per ritrovarsi in un cortile tutto coperto di cenere nera, che cade dal cielo come neve. I bambini giocano nella... (Continues)
C'è un'altra bellissima canzone dei Sigur Rós che deve avere un contenuto molto simile a questa.
Si tratta di "Lagið Í Gær" ("The Song From Yesterday"), o semplicemente "Í Gær", un inedito dall'album "Hvarf-Heim" del 2007.
Solo che anche quel testo è in "hopelandic"...
Qui mi becchi in un mio...punto debole, vale a dire che mi piace immensamente parlare di queste cose. Sì, è vero, l'invenzione linguistica (che tutti, e ribadisco tutti, abbiamo, specialmente da bambini) in me si è manifestata fin da subito con la creazione di un sistema linguistico del tutto diverso da quello della mia lingua materna. Quando, molto tempo dopo, ho letto "Le lingue inventate" di Alessandro Bausani, mi ci sono ritrovato completamente, praticamente affratellato. L'autore, uno dei più grandi orientalisti italiani, all'età di undici anni, per gioco, aveva inventato la "sua" lingua, il markuska, che usava con gli amichetti ai quali la insegnava. La lingua era nata strutturata in una certa maniera, e si era poi "evoluta" via via che le conoscenze linguistiche del ragazzo erano aumentate, fino ad assumere una "sintassi alla turca" (per la quale, ad esempio, "io dico che Carlo è venuto"... (Continues)
Una canzone particolare -e francamente stupenda- del gruppo islandese, dal loro secondo album "Ágætis byrjun" ("Eccellente inizio") del 1999, noto anche per la copertina scioccante con il feto. E' sicuramente una delle canzoni dei Sigur Rós più note, essendo anche stata considerata (nel particolare stile della band islandese) quasi "premonitrice" degli attentati dell'11 settembre ("Volavamo cercando dei grattacieli altissimi, ma quelli esplodevano dopo..."). Il titolo stesso, che significa "E' tempo buono per gli attacchi aerei", sembra essere stato ripreso da un sarcastico annuncio di uno speaker del bollettino meteorologico radiofonico islandese durante la guerra del Kosovo.
Alla fama di "Viðrar vel til loftárása" ha senz'altro contribuito anche il controverso ma splendido videoclip, girato nel 2001 dai registi islandesi Stefán Arni e Siggi Kinski. Ambientato... (Continues)
Nell'album intitolato "Ágætis byrjun", poi estratto come singolo
Non so esattamente il significato di questa canzone... Parla di un prigioniero, forse un animale in una gabbia, forse un essere umano, poi costretto dai suoi aguzzini alla guerra, o a sopraffarre altri animali, altri esseri umani... O forse parla della violenza insita nell'uomo, nelle società umane, forse nel nucleo basilare di ogni società umana, la famiglia, dove nel silenzio si consumano indicibili violenze, il più delle volte a danno dei più deboli, delle donne, dei bambini...
Non so. Nel dubbio la inserisco in diversi percorsi sulla violenza... Vedete poi voi...