Mah, leggendo la più comprensibile traduzione italiana mi viene un dubbio, che la canzone non parli di una donna russa così generosa con gli occupanti da dar loro degna sepoltura ma di una ragazza russa e della sua intera famiglia che vengono, come gli Alpini, spazzati via dalla guerra, o uccisi dai nostri nonostante che vi avessero fraternizzato oppure sterminati dai russi come collaborazionisti... Voi che dite?
Bartleby 23/6/2011 - 11:59
La ragazza potrebbe essere una qualunque. Anche una figura ideale che salti il muro di neve per andare a trovarli a casa loro. La canzone è molto bella. Non avrei tradotto "baldi alpini" con "valorosi alpini". Piuttosto, con "allegri alpini".
ricu 9/10/2012 - 16:52
bombaso è la bambagia cotone
pelle de bombaso è liscia e soffice come la bambagia
ovattata non suona bene
pelle de bombaso è liscia e soffice come la bambagia
ovattata non suona bene
Mauro da Romano d'Ezzelino 5/7/2014 - 17:45
io la storia non la so precisamente, ma secondo me è piu' una figura ideale che altro. Perchè è gran fatica che una famiglia russa sia arrivata in italia... Poi essendo in dialetto parla di guerra, di bambini, diciamo che la canzone racconta la situazione allora
nina 29/3/2015 - 17:54
Nina, la canzone parla della campagna russa, è facile trovare una famiglia russa in Russia :).
Concordo sul punto primo, ossia è una figura ideale.
Ciao.
Concordo sul punto primo, ossia è una figura ideale.
Ciao.
alessandro 2/5/2015 - 14:58
sono solo stasera, come sempre...ho ascoltato questa canzone, che mi ricorda momenti felici e commoventi e anche stavolta mi sono commosso. Certo, ho bevuto un po' e quando hai un po' do alcool in corpo ti commuovi facilmente.
Ma a me questa canzone fa venire i brividi, mi ricorda la solitudine dell'anima, soldati, campagna desolata e bellissima...nebbia....neve...freddo...alberi rinsecchiti dall'inverno. Mi parta a tempi lontani che io non ho vissuto, a uomini che darebbero l'anima per un po' di calore e di dolcezza, ormai abituati, ma non rassegnati, al freddo che entra nella pelle e nel cuore.
Uomini. Semplicemente uomini.
Che darebbero l'anima per un po' di calore....per assaporare il tepore della pelle vellutata di una ragazza. Josca era un angelo. Era la consolazione di quei ragazzi spaventati e rassegnati, era il calore della pelle, il fiato caldo, la voce amica, madre, sorella...era... (continuer)
Ma a me questa canzone fa venire i brividi, mi ricorda la solitudine dell'anima, soldati, campagna desolata e bellissima...nebbia....neve...freddo...alberi rinsecchiti dall'inverno. Mi parta a tempi lontani che io non ho vissuto, a uomini che darebbero l'anima per un po' di calore e di dolcezza, ormai abituati, ma non rassegnati, al freddo che entra nella pelle e nel cuore.
Uomini. Semplicemente uomini.
Che darebbero l'anima per un po' di calore....per assaporare il tepore della pelle vellutata di una ragazza. Josca era un angelo. Era la consolazione di quei ragazzi spaventati e rassegnati, era il calore della pelle, il fiato caldo, la voce amica, madre, sorella...era... (continuer)
Leggo ora queste riflessioni.
Mi viene una sola parola ed e' per tutti :
GRAZIE !
Mi viene una sola parola ed e' per tutti :
GRAZIE !
Luigi 7/9/2022 - 19:08
Anch'io scopro solo oggi che esiste questo sito, dopo tanti anni che Joska mi accompagna, lei e tutti i giovani uomini che ha incontrato. Soprattutto mi accompagna a provare compassione per i giovani russi mandati a combattere, per i curdi combattuti in Siria dai Turchi, per gli africani arrivati con i barconi. Grazie per le vostre parole, che mi hanno fatto fare un passo in più, provando compassione per me stesso, e aaiutandomi a essere più umano nel mio incontro quotidiano con Josca. Grazie, Marco
Quarant'anni che la canto e non ho mai capito l'ultima strofa. A chi si rivolge? A un commilitone? Quindi parla di tutti i fratelli che dormono, morti,fermi impalati? O sta ancora rivolgendosi, come nelle altre strofe, a Joska? E allora sono i suoi fratelli che sono stati uccisi? Da chi? Perché? Cos'è successo? Cosa dice questa bellissima canzone più di quello che sembra... Mah. Solo Bepi lo sa...
Giorgio - Genova 29/5/2023 - 16:50
Bedeschi stracensurato, con qualche ragione: fascistissimo e repubblichino, feroce combattente dei partigiani... certo non un pacifista né un vero democratico
Luca 12/9/2023 - 23:25
I putei non sono i bambini. Sono i ragazzi, probabilmente i commilitoni. E pelle de bombasa vuol dire di bambagia, vellutata, serica come solo una ragazza giovane può avere.
Immedesimarsi nella situazione non può che farci commuovere.
E' bellissima. E' come il vino buono. Più passano gli anni e più migliora.
Grazie Bepi
Immedesimarsi nella situazione non può che farci commuovere.
E' bellissima. E' come il vino buono. Più passano gli anni e più migliora.
Grazie Bepi
Enrico 7/11/2024 - 09:16
Grazie Enrico per le osservazioni e correzioni che abbiamo inserito nella traduzione.
CCG/AWS Staff 7/11/2024 - 09:52
L'ultima notte
Testo di Carlo Geminiani sulla base degli scritti di Giulio Bedeschi
Musica del maestro Bepi De Marzi
Nel 1943, dopo giorni di marcia nella steppa gelata, il 26 gennaio, gli alpini riuscirono finalmente a sfondare le linee russe al ponte della ferrovia di Nikolajewka e ad uscire dalla sacca nella quale erano rinchiusi. Era la strada verso la libertà, ma anche una durissima battaglia contro il gelo, la mancanza di mezzi e il nemico. L’approssimativa preparazione e l’inadeguatezza degli equipaggiamenti per quell’entrata baldanzosa in guerra dell’Italia anche sul fronte russo, sbandierata con i molteplici mezzi della propaganda governativa, venivano ora pagate a duro prezzo dagli alpini che iniziarono una tremenda marcia verso casa, armati solo del loro coraggio e della loro resistenza contro quel Generale Inverno che nel passato aveva già crudelmente piegato anche le truppe militari di... (continuer)
Musica del maestro Bepi De Marzi
Nel 1943, dopo giorni di marcia nella steppa gelata, il 26 gennaio, gli alpini riuscirono finalmente a sfondare le linee russe al ponte della ferrovia di Nikolajewka e ad uscire dalla sacca nella quale erano rinchiusi. Era la strada verso la libertà, ma anche una durissima battaglia contro il gelo, la mancanza di mezzi e il nemico. L’approssimativa preparazione e l’inadeguatezza degli equipaggiamenti per quell’entrata baldanzosa in guerra dell’Italia anche sul fronte russo, sbandierata con i molteplici mezzi della propaganda governativa, venivano ora pagate a duro prezzo dagli alpini che iniziarono una tremenda marcia verso casa, armati solo del loro coraggio e della loro resistenza contro quel Generale Inverno che nel passato aveva già crudelmente piegato anche le truppe militari di... (continuer)
Era la notte bianca di Natale
(continuer)
(continuer)
envoyé par terresulconfine 28/12/2010 - 12:16
Buongiorno,
parole e musica struggenti. Complimenti agli autori. Ci si sente coinvolti e molto addolorati. Il video è "spaventoso"
Non si può certo immaginare il dolore imperante. Mi chiedo sempre come la vita abbia potuto continuare con la disperazione che si stava vivendo. Una cosa terribile!
Grazie per avermi dato la possibilità di conoscere bene il testo anche se la canzone la conoscevo per averla ascoltata più volte nei vari concerti.
Buona giornata
parole e musica struggenti. Complimenti agli autori. Ci si sente coinvolti e molto addolorati. Il video è "spaventoso"
Non si può certo immaginare il dolore imperante. Mi chiedo sempre come la vita abbia potuto continuare con la disperazione che si stava vivendo. Una cosa terribile!
Grazie per avermi dato la possibilità di conoscere bene il testo anche se la canzone la conoscevo per averla ascoltata più volte nei vari concerti.
Buona giornata
BRUNA CALLIGARO 28/8/2018 - 13:18
La versione del tutto originale dei Dish-Is-Nein, nuovo progetto industrial neofolk che psosegue il lavoro dei mitici Disciplinatha.
Nell'album "Dish-Is-Nein", uscito all'inizio del 2018.
Con il Coro Alpino di Monte Calisio.
Con il Coro Alpino di Monte Calisio.
“L’ultima notte”, in cui torna il coro a intonare l’omonimo canto alpino, è invece una spettrale ballata neofolk, snocciolata da due voci sovrapposte/contrapposte a creare un gioco che non sarebbe dispiaciuto a Douglas Pierce, la cui immota desolazione viene sferzata dal teso crescendo reznoriano del finale. E’ una fiera ode alla sconfitta per manifesta superiorità del nemico, ma anche una sconsolata riflessione sulla vischiosità della violenza che genera altra violenza. (Ondarock)
L’ULTIMA NOTTE
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 4/10/2018 - 22:20
Ricordiamo che gli alpini italiani sono gli unici a essere considerati IMBARTUTI in terra di Russia anche dall’esercito sovietico
Rober 4/2/2024 - 14:30
Imbartuti? Io penso che invece siano stati bartuti ben bene e per fortuna perché erano alleati dei nazisti, senza niente togliere al dramma dei singoli soldati mandati a combattere per le mire di potenti criminali.
Leonardo 4/2/2024 - 15:12
La Bomba Imbriaga
La dura vita di trincea ha ispirato a Bepi de Marzi questo canto di grande effetto: ironicamente, si immagina gli alpini che tra i continui bombardamenti aspettano con ansia l’arrivo di una botte ripiena di vino.
Quarantatre giorni ca semo in trincea
(continuer)
(continuer)
envoyé par DonQuijote82 20/1/2009 - 12:49
Parcours:
La Grande Guerre (1914-1918)
Bechi è traducibile anche in un più probabile "cornuti"
E s-giantizi son le scintille/faville/lampi a seconda del contesto
E s-giantizi son le scintille/faville/lampi a seconda del contesto
Fausto 29/3/2016 - 14:56
I bambini del mare
Ho ripreso il testo da questa pagina
I bambini del mare hanno gli occhi di conchiglia,
(continuer)
(continuer)
envoyé par Silva 4/11/2018 - 14:02
Ho già scritto a Bepi, che conosco da tanto tempo in quanto
fondatore dell'Ottetto vocale di Trieste che, come mi dice,
e stato molto influenzato dalla nostra maestria. Ma è lui che
mi commuove, ed è il lento ma inesorabile odio che si sta propagando a farmi paura.
fondatore dell'Ottetto vocale di Trieste che, come mi dice,
e stato molto influenzato dalla nostra maestria. Ma è lui che
mi commuove, ed è il lento ma inesorabile odio che si sta propagando a farmi paura.
Rodolfo Zagar 24/2/2020 - 23:27
Il Golico
[1981]
Dall’album “Voci della montagna Vol.2”
Le parole (scritte con l’apporto del paroliere Carlo Geminiani) sono ispirate alla testimonianza di Giulio Bedeschi, medico e alpino, sopravvissuto alle campagne di Grecia e di Russia ed in seguito autore del celebre “Centomila gavette di ghiaccio”, stracensurato nel dopoguerra e pubblicato per la prima volta solo nel 1963.
Musica di Bepi De Marzi.
[Nell’autunno del 1940] “Gli Alpini, soprattutto quelli della Divisione Julia, erano partiti per il fronte greco, per una guerra che i governanti di allora si illudevano fosse poco più di una passeggiata: “Spezzeremo le reni alla Grecia …”, era lo slogan dei capi fascisti.
La Julia, che già era stanziata in Albania, iniziò la sua tragedia il 26 ottobre 1940 con l’attacco ordinato dal Comando Supremo in una stagione autunnale che, per l’arrivo delle piogge e delle prime nevi, non era quella opportuna... (continuer)
Dall’album “Voci della montagna Vol.2”
Le parole (scritte con l’apporto del paroliere Carlo Geminiani) sono ispirate alla testimonianza di Giulio Bedeschi, medico e alpino, sopravvissuto alle campagne di Grecia e di Russia ed in seguito autore del celebre “Centomila gavette di ghiaccio”, stracensurato nel dopoguerra e pubblicato per la prima volta solo nel 1963.
Musica di Bepi De Marzi.
[Nell’autunno del 1940] “Gli Alpini, soprattutto quelli della Divisione Julia, erano partiti per il fronte greco, per una guerra che i governanti di allora si illudevano fosse poco più di una passeggiata: “Spezzeremo le reni alla Grecia …”, era lo slogan dei capi fascisti.
La Julia, che già era stanziata in Albania, iniziò la sua tragedia il 26 ottobre 1940 con l’attacco ordinato dal Comando Supremo in una stagione autunnale che, per l’arrivo delle piogge e delle prime nevi, non era quella opportuna... (continuer)
Se la Julia non fesse ritorno,
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 23/6/2011 - 11:43
the third man seated from the left is TOMASINO MIANI , soldier of the 8th Cividale Regiment , Btg Cividale .
On 18th March 1941 for resistence in front of enemy was awarded of the Silver Medal .
On 18th March 1941 for resistence in front of enemy was awarded of the Silver Medal .
Tomasino Giorgio 4/1/2018 - 13:01
Monte Pasubio
Canto alpino della prima guerra mondiale; il testo è ripreso da questa pagina.
Sulla Battaglia del Monte Pasubio si veda questa pagina.
Il canto appare inserito nel primo CD del coro dei Crodaioli di Arzignano (VI) (forse all'epoca era un LP) datato 1968, Voci della montagna vol. I.
Sulla Battaglia del Monte Pasubio si veda questa pagina.
Il canto appare inserito nel primo CD del coro dei Crodaioli di Arzignano (VI) (forse all'epoca era un LP) datato 1968, Voci della montagna vol. I.
Sulla strada del Monte Pasubio
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 26/2/2006 - 23:17
Parcours:
La Grande Guerre (1914-1918)
Come precisato da Sergio Neddi, non si tratta di un canto anonimo ma di un canto scritto da Giuseppe (detto Bepi) De Marzi, direttore del coro dei Crodaioli di Arzignano (VI).
Grazie per questa informazione.
Grazie per questa informazione.
C'è una precisazione doverosa le parole NON appartengono al m. De Marzi bensì a Carlo Gemignani
M.Paolo Pasini Odolo Bs
M.Paolo Pasini Odolo Bs
paolo pasini 8/10/2006 - 20:16
Devo dire una cosa a riguardo dell'ultimo ritornello: non dice "ma gli alpini non hanno paura", bensì "ma gli alpini non tornano indietro"...ancora più terribile come finale.
vorrei segnalare che nella seconda strofa "sotto i enti" è errato, dovrebbe essere "sotto i denti" i famosi denti del monte Pasubio, nell'altra strofa il vento non "bacia i fior" ma "basa i fior"
giorgio 17/6/2010 - 15:24
valutando bene, anche molte altre parole non sono corrette, forse varrebbe la pena copiare alla lettera il testo, attingendo dalla copertina del disco.
giorgio 17/6/2010 - 15:28
qualcuno si è inventato che gli alpini non tornano indietro.
Andate ad ascoltarvi su You tube cosa cantano i crodaioli.
Se volete vi mando lo spartito (fotocopia dell'originale). Lorenzo1943
Andate ad ascoltarvi su You tube cosa cantano i crodaioli.
Se volete vi mando lo spartito (fotocopia dell'originale). Lorenzo1943
Su la strada del Monte Pasubio
(continuer)
(continuer)
envoyé par Lorenzo Damini 1/10/2012 - 00:00
Sarebbe interessante capire se effettivamente la definizione di "Canto alpino della prima guerra mondiale" sia corretta.
Io non sono stato in grado di trovare nulla, ma forse qualcuno è a conoscenza del fatto che l'autore del testo e della musica, si siano effettivamente ispirati ad un qualche canto nato durante la prima guerra mondiale per comporre "Monte Pasubio"?
Ovunque viene definito "Canto della prima guerra mondiale", ma al di là del contesto, non sono stato in grado di trovare nessun altro indizio che possa far pensare che questo canto sia effettivamente nato durante la Prima Guerra Mondiale.
Sembrerebbe, essere una felice ed ispirata intuizione e nulla più, forse, a meno di successive smentite, sarebbe più corretto definirlo un "Canto d'autore" o semmai "Canto di ispirazione alpina" ma, assolutamente NON della Prima Guerra Mondiale.
Cosa ne pensate?
Io non sono stato in grado di trovare nulla, ma forse qualcuno è a conoscenza del fatto che l'autore del testo e della musica, si siano effettivamente ispirati ad un qualche canto nato durante la prima guerra mondiale per comporre "Monte Pasubio"?
Ovunque viene definito "Canto della prima guerra mondiale", ma al di là del contesto, non sono stato in grado di trovare nessun altro indizio che possa far pensare che questo canto sia effettivamente nato durante la Prima Guerra Mondiale.
Sembrerebbe, essere una felice ed ispirata intuizione e nulla più, forse, a meno di successive smentite, sarebbe più corretto definirlo un "Canto d'autore" o semmai "Canto di ispirazione alpina" ma, assolutamente NON della Prima Guerra Mondiale.
Cosa ne pensate?
Ivan Fozzer 17/10/2012 - 15:53
Penso che quello che hai scritto sia definibile solo con una parola che io stesso mi vergogno a scrivere. Questa E' una canzone nata nel periodo della ritirata (anzi, susseguirsi di disfatte per colpa di quel SOMARO di Cadorna), e non poteva essere cantata in presenza degli Ufficiali... Vedi tu!!!!
Nipote di reduce Alpino 20/12/2014 - 08:38
@Nipote di un reduce Alpino: Il canto "Monte Pasubio" è un canto d'autore, parole di Carlo Gemignani e musica di Bepi de Marzi, con questo non voglio dire che non sia un canto ispirato al periodo della ritirata dal Pasubio. E anzi è uno dei pochissimi canti che si sono ispirati alle vicende del Pasubio.
Ma quello che tendo a sottolineare è che essendo d'autore, e l'autore nato nel 1935, non può essere considerato un Canto della Prima Guerra Mondiale (e neppure della seconda)... ovvero nato tra i soldati (alpini) in quel periodo.
Senza dubbio un gran bel canto "ispirato" alla Grande Guerra, inciso nel 1968 da "I Crodaioli" di De Marzi.
Non mi risulta quindi non potesse essere cantata in presenza di ufficiali, tanto che il Coro della Brigata Alpina Julia lo ha sempre avuto in repertorio fin dal 1979...
Vedo! :-)
Ma quello che tendo a sottolineare è che essendo d'autore, e l'autore nato nel 1935, non può essere considerato un Canto della Prima Guerra Mondiale (e neppure della seconda)... ovvero nato tra i soldati (alpini) in quel periodo.
Senza dubbio un gran bel canto "ispirato" alla Grande Guerra, inciso nel 1968 da "I Crodaioli" di De Marzi.
Non mi risulta quindi non potesse essere cantata in presenza di ufficiali, tanto che il Coro della Brigata Alpina Julia lo ha sempre avuto in repertorio fin dal 1979...
Vedo! :-)
Ivan Fozzer 22/5/2015 - 16:43
#Montagnecontrolaguerra.
Una campagna di disinfezione dalla retorica patriottarda
su Alpinismo Molotov
Una campagna di disinfezione dalla retorica patriottarda
su Alpinismo Molotov
...Per Alpinismo Molotov le montagne rappresentano un punto di vista privilegiato da cui osservare la superficie terrestre, calpestarne i sentieri e spostarsi lungo pendii e creste un’occasione per dotarsi di nuovi strumenti per affrontare le contraddizioni della quotidianità; odioso è che siano violate con trincee e linee di confine, ieri come oggi.
Nell’anno delle celebrazioni per il centenario dell’inizio di una guerra, noi vogliamo ricordare gli ignari mandati al macello, i disertori e i fucilati per insubordinazione, il dolore, la disperazione e la fame di chi patì la guerra nelle trincee, ma anche lontano da queste, nelle case dalle dispense svuotate dall’economia di guerra. Indifferentemente dalla parte del confine in cui albergarono queste sofferenze.
Nell’anno delle celebrazioni per il centenario dell’inizio di una guerra, noi vogliamo ricordare gli ignari mandati al macello, i disertori e i fucilati per insubordinazione, il dolore, la disperazione e la fame di chi patì la guerra nelle trincee, ma anche lontano da queste, nelle case dalle dispense svuotate dall’economia di guerra. Indifferentemente dalla parte del confine in cui albergarono queste sofferenze.
Nikolajewka
Verso la fine degli anni ’60, all’apparire nel mondo corale di Bepi De Marzi, anche il Coro Marmolada, fra i primi, volle sperimentare la nuova coralità che esprimeva quest’autore che rappresentava, in quel momento, la novità, e quindi lo svecchiamento, nel nostro modo di cantare.
Ed ecco, allora, dopo il più famoso Signore delle cime, il gruppo di "poesie in musica" ispirate all’epopea alpina della seconda guerra mondiale: Il Golico (campagna di Grecia), L’ultima notte, Joska e Le voci di Nikolajewka (campagna di Russia); le ultime tre trovarono sollecitazione dal libro di Giulio Bedeschi "Centomila gavette di ghiaccio", uscito proprio in quegli anni, che portava a conoscenza del grande pubblico le vicende ed i drammi umani degli alpini a seguito della sciagurata avventura bellica voluta dal governo fascista di allora.
Nikolajewka è la località spersa nella vasta pianura russa, dove scorre... (continuer)
Ed ecco, allora, dopo il più famoso Signore delle cime, il gruppo di "poesie in musica" ispirate all’epopea alpina della seconda guerra mondiale: Il Golico (campagna di Grecia), L’ultima notte, Joska e Le voci di Nikolajewka (campagna di Russia); le ultime tre trovarono sollecitazione dal libro di Giulio Bedeschi "Centomila gavette di ghiaccio", uscito proprio in quegli anni, che portava a conoscenza del grande pubblico le vicende ed i drammi umani degli alpini a seguito della sciagurata avventura bellica voluta dal governo fascista di allora.
Nikolajewka è la località spersa nella vasta pianura russa, dove scorre... (continuer)
Nikolajewka
(continuer)
(continuer)
envoyé par DonQuijote82 20/1/2009 - 12:56
Grande armonia ed admosfera che ci trasportano nel mondo e nel luogo dove i nostri nonni ed i nostri padri hanno sofferto per qualcosa in cui credevano
Riccardo 12/11/2014 - 14:04
Tornavamo dai lager (Salmo dei deportati)
[1985]
Versi di padre David Maria Turoldo
Non sono certo che siano stati messi musica, anche se molta della produzione poetica di Turoldo è stata effettivamente musicata da Bepi De Marzi... Comunque, si tratta di u vero e proprio canto, come il suo autore stesso afferma:
David Maria Turoldo, “O sensi miei... (Poesie 1948-1988)”, Rizzoli, 1990.
Versi di padre David Maria Turoldo
Non sono certo che siano stati messi musica, anche se molta della produzione poetica di Turoldo è stata effettivamente musicata da Bepi De Marzi... Comunque, si tratta di u vero e proprio canto, come il suo autore stesso afferma:
“[...] «E l'Angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco che non si consumava.» Così il roveto della libertà non si spegnerà più. E perciò l’Esodo sarà il libro di tutti e di sempre. Oltre che una realtà, esso è una perenne profezia. Solo la voce che parla da quel roveto è voce di liberazione. Il nome del Dio dell'Esodo è «colui che libera». E solo quando Mosè ritorna dai fratelli, nella forza di quel nome, sarà un vero Liberatore.
Ma tutti i nostri Mosè di oggi si chiamano Dayan e per di più hanno un occhio solo: mancano precisamente dell'occhio della fede. E allora mi sono messo a cantare così: non mi restava altro da fare.”
Ma tutti i nostri Mosè di oggi si chiamano Dayan e per di più hanno un occhio solo: mancano precisamente dell'occhio della fede. E allora mi sono messo a cantare così: non mi restava altro da fare.”
David Maria Turoldo, “O sensi miei... (Poesie 1948-1988)”, Rizzoli, 1990.
Tornavamo dai lager
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 21/5/2014 - 22:38
Parcours:
Camps d'extermination, L'Holocauste palestinien
Quando il Signore le nostre catene (Salmo 125)
In “Salmi di padre David Maria Turoldo”, pubblicato nel 2006
Parole di David Maria Turoldo
Musiche di Ismaele Passoni e Bepi De Marzi
Esecuzione del coro I Crodaioli con l'accompagnamento all'organo di Francesco Finotti.
Reinterpretazione turoldiana di una preghiera tratta dal Libro dei Salmi e risalente al VI secolo a. C. quando, alla sconfitta dei babilonesi da parte dei persiani, i Giudei, che dai babilonesi erano stati a loro volta sconfitti anni addietro e deportati in Babilonia, poterono tornare in Palestina. In realtà, l’esilio babilonese toccò soltanto all’élite politico-religiosa del Regno di Giuda, mentre tutta la popolazione rurale rimase in Palestina e proseguì i propri culti anche in assenza dei “dirigenti”. Quando questi tornarono, il popolo fu ovviamente felice – come ben è descritto nel salmo – e propose loro di riedificare insieme il tempio, ma i sacerdoti ed i potenti... (continuer)
Parole di David Maria Turoldo
Musiche di Ismaele Passoni e Bepi De Marzi
Esecuzione del coro I Crodaioli con l'accompagnamento all'organo di Francesco Finotti.
Reinterpretazione turoldiana di una preghiera tratta dal Libro dei Salmi e risalente al VI secolo a. C. quando, alla sconfitta dei babilonesi da parte dei persiani, i Giudei, che dai babilonesi erano stati a loro volta sconfitti anni addietro e deportati in Babilonia, poterono tornare in Palestina. In realtà, l’esilio babilonese toccò soltanto all’élite politico-religiosa del Regno di Giuda, mentre tutta la popolazione rurale rimase in Palestina e proseguì i propri culti anche in assenza dei “dirigenti”. Quando questi tornarono, il popolo fu ovviamente felice – come ben è descritto nel salmo – e propose loro di riedificare insieme il tempio, ma i sacerdoti ed i potenti... (continuer)
Quando il Signore le nostre catene
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bartleby 23/6/2011 - 11:15
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Dall’album “Voci della montagna Vol.1”
Le parole (scritte con l’apporto del paroliere Carlo Geminiani) sono ispirate alla testimonianza di Giulio Bedeschi, medico e alpino, sopravvissuto alle campagne di Grecia e di Russia ed in seguito autore del celebre “Centomila gavette di ghiaccio”, stracensurato nel dopoguerra e pubblicato per la prima volta solo nel 1963. Musica di Bepi De Marzi.
“Seconda guerra mondiale. Gli alpini non avevano fatto a tempo a tornare dalla Grecia che l’anno dopo si trovarono in partenza per un altro fronte a rinforzo di altre truppe del nostro esercito, già su quel fronte dal 1941. Siamo nell’estate del 1942 ed il paese invaso è la Russia che, fin dai tempi di Napoleone, ha un famoso generale, “il generale inverno”. E saranno anche il grande gelo dell’inverno russo e l’equipaggiamento non adatto dei nostri soldati che faranno soccombere gli alpini.
Il canto... (continuer)