
La paroisse de Prêchi-Prêcha

Un dimanche que je me reposais
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envoyé par Riccardo Venturi 3/4/2025 - 11:12
Riccardo Venturi, 3-4-2025 11:19
La parrocchia di Predica-Bla-Bla
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Che piacere sottile quando vedo che Riccardo s'adopra a tradurre una canzone dell'oramai ottuagenario Servat...che come il narratore della canzone in questione, in questo suo ultimo disco sembra lontano dalla Bretagna. Almeno dallo stile musicale armoricano, poichè siamo in un territorio piuttosto neo-classico, rigorosamente acustico, senza elettronica alcuna e impreziosito dagli arrangiamenti impressionisti di Mathilde Chevrel. Quando lo incisero, affittarono per un'intera settimana il teatro all'italiana di Morlaix tra Rue de Brest e Rue Gambetta. Un luogo incantevole che si deve alla generosità del Conte Paul Ange de Guernisac, che aveva lasciato a questo scopo la cospiqua somma di 320.000 franchi d'oro in eredità alla città. I lavori durarono dodici mesi e sarà inaugurato il 14 aprile 1888 dalla Comédie Française. Da 27 anni è classificato "monumento storico" francese. Una sola piccola precisazione: la canzone di Servat era già apparsa nel disco "Ailes et Iles" del 2011.
Flavio Poltronieri 7/4/2025 - 11:03


Le Pays Basque

PAESE BASCO: POLEMICHE E DIVISIONI (ANCHE TRA GLI INDIPENDENTISTI) PER L’ULTIMO ONGI ETORRI
Gianni Sartori
Occuparsi della questione basca senza entrare nel merito di quella dei prigionieri (gli etarras ancora in carcere) non consente di comprendere alcune delle innegabili contraddizioni dell’attuale situazione in Euskal Herria. Diversamente da altre realtà in cui si era adottata una “soluzione politica” del conflitto (Sudafrica, Irlanda…), la deposizione delle armi da parte di ETA non ha comportato la liberazione dei militanti incarcerati. Tutt’altro.
Eppure, se pur timidamente, qualche apertura sembrerebbe all’opera. Al punto che per facilitare il superamento della contrapposizione muro contro muro (ormai forse sterile, inutile…) tra movimento basco e istituzioni, sia regionali che statali, il collettivo dei prigionieri (EPPK), allineandosi alle richieste di Sortu, nel novembre 2021... (continuer)
Gianni Sartori
Occuparsi della questione basca senza entrare nel merito di quella dei prigionieri (gli etarras ancora in carcere) non consente di comprendere alcune delle innegabili contraddizioni dell’attuale situazione in Euskal Herria. Diversamente da altre realtà in cui si era adottata una “soluzione politica” del conflitto (Sudafrica, Irlanda…), la deposizione delle armi da parte di ETA non ha comportato la liberazione dei militanti incarcerati. Tutt’altro.
Eppure, se pur timidamente, qualche apertura sembrerebbe all’opera. Al punto che per facilitare il superamento della contrapposizione muro contro muro (ormai forse sterile, inutile…) tra movimento basco e istituzioni, sia regionali che statali, il collettivo dei prigionieri (EPPK), allineandosi alle richieste di Sortu, nel novembre 2021... (continuer)
Gianni Sartori 15/3/2022 - 00:23
SCUSATE SE VI PARLO ANCORA DI PERTUR
Gianni Sartori
Con la scomparsa di Concutelli scompare anche la possibilità di far chiarezza (o meglio, ulteriore chiarezza perché sulla sostanza ne sappiamo quanto basta) sia in generale sulla “guerra sucia” operata da Madrid nei confronti dei rifugiati baschi in Ipar Euskal Herria (Paese Basco sotto amministrazione francese) siain particolare sulla scomparsa di Pertur. Avevo sempre che prima o poi, almeno per la Storia se non per la Giustizia, Concutelli avrebbe sollevato il velo impietoso delle complicità, depistaggi, reticenze, bugie, falsità etc sulla questione. Invece siete, fino alla fine.Pace all’anima sua e pazienza. Resto comunque del parere che i neofascisti italiani ospitati in Spagna furono anche braccio armato del regime franchista e post-franchista
.
Il tutto era nato parecchio tempo fa dalla perplessità per una dichiarazione (di un... (continuer)
Gianni Sartori 17/3/2023 - 11:51
Dimenticavo un'altra "coincidenza" (questa del tutto casuale naturalmente). All'evasione di Segovia del 1976 prese parte anche Angel Amigo, l'autore di “El caso Calore. Asesinado de un testigo protegido”.
GS
GS
Gianni Sartori 18/3/2023 - 09:29
Mentre i ghiacciai del "Terzo Polo" (in Pakistan) rimangono meta privilegiata dei nostrani e scanzonati turisti d'alta quota, nella galere pakistane c'è chi rischia la pena di morte per l'assurdo reato di "blasfemia"
Shagufta Kiran in carcere per “blasfemia” ormai da 19 mesi
Gianni Sartori
Forse abbacinati dal riverbero delle nevi del “Terzo Polo” i nostrani turisti d’alta quota, tra l'elargizione di una manciata di medicinali (sostitutivi delle banali caramelle) e la costruzione di qualche albergo (spacciato per “rifugio”), evidentemente quando viaggiano in Pakistan non ne colgono alcuni aspetti.
Già qualche mese fa ne avevo accennato. Quando in Pakistan una donna cristiana accusata di blasfemia (ma per gli attivisti dei diritti umani di Voice for Justice si tratterebbe di un “caso inventato”) aveva dovuto trascorrere il Natale tutta sola, lontano dai suoi figli, in una piccola cella.... (continuer)
Shagufta Kiran in carcere per “blasfemia” ormai da 19 mesi
Gianni Sartori
Forse abbacinati dal riverbero delle nevi del “Terzo Polo” i nostrani turisti d’alta quota, tra l'elargizione di una manciata di medicinali (sostitutivi delle banali caramelle) e la costruzione di qualche albergo (spacciato per “rifugio”), evidentemente quando viaggiano in Pakistan non ne colgono alcuni aspetti.
Già qualche mese fa ne avevo accennato. Quando in Pakistan una donna cristiana accusata di blasfemia (ma per gli attivisti dei diritti umani di Voice for Justice si tratterebbe di un “caso inventato”) aveva dovuto trascorrere il Natale tutta sola, lontano dai suoi figli, in una piccola cella.... (continuer)
Gianni Sartori 29/3/2023 - 19:30
INQUIETUDINI IRRISOLTE IN EUSKAL HERRIA E CORSICA
Gianni Sartori
Domenica scorsa, 3 marzo 2024, cadeva il 48° anniversario del massacro operato dalla polizia spagnola a Vitoria-Gasteiz e costato al vita a cinque operai: Pedro Martínez, Francisco Aznar, Romualdo Barroso, José Castillo e Bienvenido Pereda.
Indetta dai sindacati ELA, LAB, ESK e Steilas (con lo slogan “Atzo eta gaur borrokan. Hacia un futuro justo’, ha raccolto la partecipazione di migliaia di persone davanti al monumento in memoria delle vittime presso la chiesa di San Francisco de Asis , il luogo in cui avvenne l’eccidio.
Quel giorno (Franco era deceduto da circa tre mesi), dopo mesi di sciopero, i lavoratori di molte fabbriche si erano riuniti nella chiesa in assemblea. La polizia prima sparò lacrimogeni in gran quantità anche dentro la chiesa, costringendoli a uscire, poi aprì il fuoco (fuego real) causando appunto cinque... (continuer)
Gianni Sartori
Domenica scorsa, 3 marzo 2024, cadeva il 48° anniversario del massacro operato dalla polizia spagnola a Vitoria-Gasteiz e costato al vita a cinque operai: Pedro Martínez, Francisco Aznar, Romualdo Barroso, José Castillo e Bienvenido Pereda.
Indetta dai sindacati ELA, LAB, ESK e Steilas (con lo slogan “Atzo eta gaur borrokan. Hacia un futuro justo’, ha raccolto la partecipazione di migliaia di persone davanti al monumento in memoria delle vittime presso la chiesa di San Francisco de Asis , il luogo in cui avvenne l’eccidio.
Quel giorno (Franco era deceduto da circa tre mesi), dopo mesi di sciopero, i lavoratori di molte fabbriche si erano riuniti nella chiesa in assemblea. La polizia prima sparò lacrimogeni in gran quantità anche dentro la chiesa, costringendoli a uscire, poi aprì il fuoco (fuego real) causando appunto cinque... (continuer)
Gianni Sartori 4/3/2024 - 20:16

La Blanche Hermine et Le départ du partisan

PAGINA IN ALLESTIMENTO
PAGE UNDER CONSTRUCTION
PAGE EN PRÉPARATION
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PAGE EN PRÉPARATION
[1970]
Paroles et musique: Gilles Servat
Parole e musica di Gilles Servat
Album: Gilles Servat [inclus: La Blanche Hermine] [1971]
E una caterva d'altri
Le départ du partisan:
[1976]
Paroles et musique: Gilles Servat
Parole e musica di Gilles Servat
Album: Le pouvoir des mots
J'ai rencontré ce matin
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envoyé par Bernart Bartleby + CCG/AWS Staff 3/7/2017 - 22:26
BB, questa è la Blanche Hermine del 1970, che è sia la canzone più famosa di Gilles Servat, sia la più controversa. Sai quante volte ho ondeggiato se metterla o no nel sito....e non ce l'ho mai messa. Nel 1998 Gilles Servat venne a sapere che la si cantava in senso nazional-fascista e razzista negli ambientini del Front National, e s'incazzò di brutto: scrisse allora un monologo che recitava in concerto prima di attaccare la canzone, monologo che è divenuto pure famosissimo, Touche pas à la blanche hermine. Comunque a questo punto la pagina, ma a livello scheletrico e che obbligherà ad un'introduzione pressoché mostruosa con tanto di inserimento del monologo del 1998. Però ti pregherei con tanta amicizia e stima di non inserire testi "alla voilé" come si dice: sei andato a beccare, ti ripeto, la canzone più controversa di Servat, che va "maneggiata con cura" come si suol dire, anzi con molta... (continuer)
Riccardo Venturi 5/7/2017 - 22:32
Per Flavio Poltronieri. Kadorvrec'her, mi sa che per questa pagina ci avrò parecchio bisogno di te. In particolare per tuoi (sicuri) ricordi personali su che cosa è stata ed è la Blanche Hermine in Bretagna. Prepàrati...Salud!
Riccardo Venturi 5/7/2017 - 22:40
Cazz', est-ce que je me suis trompè?!?
Io, molto semplicemente, l'ho intesa nella signification che c'è un manipolo di nazionalisti para-leghisti bretoni che vogliono fare scarmazzo e uno di loro invece n'est pas d'accord e agli incazzusi gli dice che la lotta non sono i fucili ma un'altra cosa, le parole d'amour e semer le blé... ainsi je l'ai reçu, si je ne dis pas de bêtise...
Io, molto semplicemente, l'ho intesa nella signification che c'è un manipolo di nazionalisti para-leghisti bretoni che vogliono fare scarmazzo e uno di loro invece n'est pas d'accord e agli incazzusi gli dice che la lotta non sono i fucili ma un'altra cosa, le parole d'amour e semer le blé... ainsi je l'ai reçu, si je ne dis pas de bêtise...
B.B. 5/7/2017 - 23:06
Non è questione di essersi trompé o non trompé, è questiòn di situer trebièn questa sciansòn, BB. Anche perché tu hai messo una versione "ingentilita" della canzone, quella che più propriamente si chiama "Le départ du partisan"; forse nel '76 anche Servat s'era accorto che la sua canzone aveva già avuto certe "derive" non volute, mettiamola così. Ma a questo punto altro non posso dirti che seguire l'evoluzione di questa pagina...dove si racconterà tutto. Comincio ora con metterne il testo originale, per nulla "gentile", e vedrai da solo. Saluti cari!
Riccardo Venturi 5/7/2017 - 23:22
Non hai fatto aucun bordel: semplicemente hai visto il testo di una versione "posteriore" e "ingentilita" di un'altra, e ce la hai messa senza conoscere quel che "c'era dietro", e è tanta roba. Sepagràv monviè. Solo per raccontartene una: nel 2003, quando stavo anfràns e c'era la "raccolta primitiva" delle Canzoni Contro la Guerra, io ce la volevo mettere (nelle prime 603, dico). La Joëlle me lo sconsigliò, perché in realtà è una canzone di guerra, altro che "contro"; insomma, questa canzone gira attorno al sito fin dai suoi inizi, anzi da addirittura prima. Ma bando alle ciance; ora caffeino, tabacco Pueblo, cartine Bravo e otravàil. Salud!
Riccardo Venturi 5/7/2017 - 23:43

Le départ du partisan
La versione "ingentilita" (o "femministizzata" ?) del 1976, quindi modificata sostanzialmente rispetto all'originale. Proviene dall'album Le pouvoir des mots. [RV]
La versione "ingentilita" (o "femministizzata" ?) del 1976, quindi modificata sostanzialmente rispetto all'originale. Proviene dall'album Le pouvoir des mots. [RV]
LE DÉPART DU PARTISAN
(continuer)
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envoyé par Bernart Bartleby 5/7/2017 - 23:50

6-7-2017 00:34
IL BIANCO ERMELLINO
(continuer)
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6-7-2017 19:55
L'ADDIO DEL PARTIGIANO
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Ricordo è che questa che Riccardo chiama "versione ingentilita" nasce da numerose critiche (assolutamente condivisibili) provenute all'epoca a Gilles dal mondo femminista. In effetti la figura femminile che esce dall'originale Blanche Hermine, non è un granchè (non capisce le ragioni di lui, può solo caricarsi sulle spalle la famiglia e aspettare il ritorno del suo eroe!!!)mentre qui condivide le scelte, autorizza la partenza e combatte educando i figli ad essere addirittura migliori dei propri genitori.
Flavio Poltronieri 6/7/2017 - 20:17

Touche pas à la Blanche Hermine [1998]
Il monologo che Gilles Servat pronunciava attorno al 1998/2000 prima di eseguire “La Blanche Hermine”, quando era venuto a sapere che la canzone veniva spesso fatta passare ai meeting e iniziative del Fronte Nazionale, allora saldamente in mano a Jean-Marie Le Pen, è che era diventata piuttosto “gettonata” tra gli adepti del FN. Probabilmente, con “La Blanche Hermine”, i fascisti tricolorati intendevano toccare le corde della “Bretagna profonda” o qualcosa del genere (Le Pen è bretone di nascita); Gilles Servat ci andò giù parecchio chiaro e duro, come si può vedere, e non risulta che “La Blanche Hermine” sia stata più utilizzata. Nel 1998, Gilles Servat pubblico l'album dal vivo intitolato proprio Touche pas à la Blanche Hermine (il suo secondo live), interamente registrato al Centre Culturel Athéna di Auray; è la registrazione ufficiale anche di... (continuer)
Il monologo che Gilles Servat pronunciava attorno al 1998/2000 prima di eseguire “La Blanche Hermine”, quando era venuto a sapere che la canzone veniva spesso fatta passare ai meeting e iniziative del Fronte Nazionale, allora saldamente in mano a Jean-Marie Le Pen, è che era diventata piuttosto “gettonata” tra gli adepti del FN. Probabilmente, con “La Blanche Hermine”, i fascisti tricolorati intendevano toccare le corde della “Bretagna profonda” o qualcosa del genere (Le Pen è bretone di nascita); Gilles Servat ci andò giù parecchio chiaro e duro, come si può vedere, e non risulta che “La Blanche Hermine” sia stata più utilizzata. Nel 1998, Gilles Servat pubblico l'album dal vivo intitolato proprio Touche pas à la Blanche Hermine (il suo secondo live), interamente registrato al Centre Culturel Athéna di Auray; è la registrazione ufficiale anche di... (continuer)
Qu'est-ce que j'apprends? Il paraît que dans les arrières cuisines du partis des aveugles que domine un führer borgne, on beugle la Blanche Hermine! Qu'est-ce qui vous prend, les fafs? Je ne vois pas comment on peut chanter ça sous votre flamme tricolore! Ou alors vous ne chantez pas tous les couplets! Ou si vous les chantez tous, c'est qu'en plus d'être aveugles vous êtes sourds! Je suppose que ce qui vous attire dans cette hermine c'est sa blancheur. Mais elle est blanche seulement! Ni bleue, ni rouge! Pas de quoi en faire un étendard pour ce qui vous tient lieu d'idées. Et si, comme c'est probable, cette couleur vous plaît à cause d'une race que vous dites moins inégale que les autres, je vous signale que l'hermine à la queue noire! De quoi horrifier la femme de paille qui joue les mariolles... (continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 6/7/2017 - 20:21
E fai oltremodo bene a ricordarlo, Flavio; è una cosa che, naturalmente, andrà nella lunga introduzione che sto scrivendo per questa canzone "da maneggiare con cura", come la ho chiamato. Le critiche ricevute dal mondo femminista furono assolutamente giuste, ma bisogna a questo punto essere onesti e ricordare che questa era nelle origini e nelle intenzioni di Servat una "canzone partigiana", e non poche canzoni partigiane (italiane e di altri paesi) presentano un'immagine femminile del tutto simile. Nessuna canzone partigiana si distingue per femminismo, mettiamola così. Altra cosa che va detta, è che la "versione ingentilita", come l'ho chiamata io, vale a dire Le départ du partisan, non la conosce praticamente nessuno, o pochi. Gilles Servat continua imperterrito a cantare la versione originale!
Riccardo Venturi 6/7/2017 - 20:49

6-7-2017 21:20
NON TOCCATE LA BLANCHE HERMINE!
(continuer)
(continuer)
Si, però negli anni 70 nessuno poteva permettersi di ignorare come era mutata la visione della figura femminile nel mondo occidentale, quello era un peccato grave e difficilmente perdonabile a chicchessia, nel mondo dell'allora sinistra, ora lui può permettersi di cantare l'originale e sono certo che nessuno si sognerebbe mai di muovere una critica tale al testo, anzi mi stupirei non poco se qualcuno storcesse il naso, ma forse sono io che................ cambiando discorso: ti è servita l'introduzione recitata? Hai apprezzato Zugan? Conoscevi Blind Uncle Gaspard - Sur Le Borde de L'Eau?
Saluti da una bagnarola che non mi porta da nessuna parte.
Saluti da una bagnarola che non mi porta da nessuna parte.
Flavio Poltronieri 6/7/2017 - 21:28
L'introduzione recitata non solo mi è servita: l'ho anche tradotta e fornita di note, sennò ci si capirebbe poco. Direi che è fondamentale! Ovviamente, per tutte le altre domande la risposta è "sì" (sono sempre tentato di dire "42" con la guida galattica per gli autostoppisti, però). Ad ogni modo, essere su una bagnarola che non porta da nessuna parte lo ritengo un privilegio e ti invidio: ora tocca a me fare il convalescente, però almeno gnisenedà di ermellini e d'altre cose! A proposito: tu l'hai vista la pagina rifatta su Scarborough Fair? E' nata fondamentalmente da una tua svista, quando ti eri sbagliato di "Bonny Moorhen" mettendo al posto di quella giusta un'omonima canzone giacobita. Come dire: qui non si butta via nulla, nemmeno gli sbagli :-) Saluti cari a te Kadorvrec'her, et aussi à ta bagnole!
Riccardo Venturi 6/7/2017 - 22:24
La bagnarola di cui sopra in realtà non solo non porta in nessun luogo, non trasporta nessuno. E non ci sono stelle a guidarla nè una scia si lascia dietro. Non la illumina la poesia di Cadou e neppure la finta poesia di Guccini ("per le mie navi son quasi chiusi i porti"). Tu dici che è un privilegio salirci sopra, bene, vedo che te ne intendi e sai riconoscere.....e così che una volta sono finito su Enès Aganton (in francese Ile Canton) dove ci sono due croci di granito che distano 150 passi l'una dall'altra e che ogni sette anni si avvicinano della stessa lunghezza di un chicco di grano. Un leggenda dice che quando si incontreranno finirà il mondo. Ma anche la Croaz Al Lew-Drez, grande croce monolitica che si erge dalla sabbia, ad ogni marea viene sommersa dal mare e così facendo ogni 100 anni sprofonda della lunghezza di un chicco di frumento e dunque un'altra leggenda di laggiù profetizza... (continuer)
Flavio Poltronieri 7/7/2017 - 18:10
Caro Riccardo, a corollario vorrei precisare che il testo recitato subiva ogni volta piccole modifiche tipo: il partito dei ciechi diretto invece che dominato da un führer guercio oppure quel che vi piace invece che vi attira in quest'ermellino...e via dicendo. A ripensarci devo ammettere che ero piuttosto deluso in generale dalla situazione perchè dopo essere entrato a far parte dell'Héritage des Celtes di Dan Ar Braz, per Servat, alcune porte si erano aperte. Non era una cosa indolore passare da Keltia Musique a Columbia Records. Essere introdotti a grandi figure della musica irlandese, usufruire di studi di registrazione moderni e tecnologici, di una grossa produzione, mi stonava parecchio per un personaggio intimo come Servat e temevo per il dopo A Raok Mont Kuit. L'ultima volta che l'ho ascoltato dal vivo l'8 agosto del 1999 era la vigilia del mio compleanno, a Lorient all'Espace Kergroise,... (continuer)
Flavio Poltronieri 16/7/2017 - 20:53
Un tardivo intervento - buttato giù come viene - da NON addetto ai lavori (ho girato la Bretagna in bici, ma non me ne sono occupato "politicamente", peccato mortale).
Nella canzone di Servat non vedo particolari richiami alle "vandee". Non solo per ragioni geografiche (anche se la "Vandea militare" arrivò sicuramente fino a Nantes), ma proprio ideologiche.
Caso mai si richiama alla rivolta dei "Berretti rossi" che insorsero contro Luigi XIV, ossia contro la monarchia assoluta e per questo vennero duramente repressi (impiccati a centinaia, campanili abbattuti per rappresaglia...). Mi risulta che quando Servat la scrisse c'era in Bretagna una forte mobilitazione popolare (e contadina in particolare) per esempio contro la distruzione del bocage, una lotta a cui hanno fatto esplicito riferimento i resistenti di Notre Dame des Landes (contro la costruzione di un - devastante - nuovo aeroporto... (continuer)
Nella canzone di Servat non vedo particolari richiami alle "vandee". Non solo per ragioni geografiche (anche se la "Vandea militare" arrivò sicuramente fino a Nantes), ma proprio ideologiche.
Caso mai si richiama alla rivolta dei "Berretti rossi" che insorsero contro Luigi XIV, ossia contro la monarchia assoluta e per questo vennero duramente repressi (impiccati a centinaia, campanili abbattuti per rappresaglia...). Mi risulta che quando Servat la scrisse c'era in Bretagna una forte mobilitazione popolare (e contadina in particolare) per esempio contro la distruzione del bocage, una lotta a cui hanno fatto esplicito riferimento i resistenti di Notre Dame des Landes (contro la costruzione di un - devastante - nuovo aeroporto... (continuer)
Gianni Sartori 12/11/2018 - 17:00
Solidarietà bretone per i curdi del campo autogestito di Lavrio in Grecia
(Gianni Sartori)
Curdi e Bretoni: due popoli che in epoche diverse e con metodi talvolta simili, hanno lottato per difendere la propria dignità e libertà.
Si era parlato recentemente di militanti bretoni antifascisti andati a combattere con le YPG contro Isis. Meno noto invece l'impegno solidale e umanitario che la popolazione di Breizh ha indirizzato verso un campo di rifugiati greco dove migliaia di donne, uomini e bambini curdi hanno trovato asilo. Gran parte di loro proviene dal Nord della Siria, in fuga dalle persecuzioni di Isis e dagli attacchi dell'esercito turco e delle milizie sue alleate. Soprattutto dopo l'attacco contro Afrin - poi invasa - avviato da Ankara nel gennaio del 2018.
Recentemente – tra il 21 e il 30 ottobre 2018 - un convoglio stipato di medicinali e apparecchiature sanitarie ha raggiunto... (continuer)
(Gianni Sartori)
Curdi e Bretoni: due popoli che in epoche diverse e con metodi talvolta simili, hanno lottato per difendere la propria dignità e libertà.
Si era parlato recentemente di militanti bretoni antifascisti andati a combattere con le YPG contro Isis. Meno noto invece l'impegno solidale e umanitario che la popolazione di Breizh ha indirizzato verso un campo di rifugiati greco dove migliaia di donne, uomini e bambini curdi hanno trovato asilo. Gran parte di loro proviene dal Nord della Siria, in fuga dalle persecuzioni di Isis e dagli attacchi dell'esercito turco e delle milizie sue alleate. Soprattutto dopo l'attacco contro Afrin - poi invasa - avviato da Ankara nel gennaio del 2018.
Recentemente – tra il 21 e il 30 ottobre 2018 - un convoglio stipato di medicinali e apparecchiature sanitarie ha raggiunto... (continuer)
Gianni Sartori 12/11/2018 - 17:02
La Bretagna conferma la sua vicinanza al popolo curdo, martoriato sia da Ankara che da Teheran. Con diverse manifestazioni in varie località della mai domata nazione celtica.
BRETAGNA SOLIDALE CON IL POPOLO CURDO
Gianni Sartori
Tra le manifestazione che recentemente si sono svolte in Bretagna a sostegno del popolo curdo, la più partecipata è stata sicuramente quella di Rennes del 3 dicembre.
Varie e numerose le organizzazioni che l’avevano indetta:
“Douar ha Frankiz, Amitiés Kurdes de Bretagne, Brest Insoumise, UDB Bro-Brest, UDB Jeunes – UDB Yaouank, Collectif des Iranien-nes de Brest, Communauté Kurde de Brest, Solidaires 29, CNT Interpro-Brest, NPA BREST, PCF Pays de Brest, Union Communiste Libertaire Finistère, Union Locale CGT BREST, Collectif des brestoises pour les droits des femmes, Union Pirate…
Scopo dell’iniziativa, protestare contro gli attacchi, ormai congiunti, sincronici,... (continuer)
BRETAGNA SOLIDALE CON IL POPOLO CURDO
Gianni Sartori
Tra le manifestazione che recentemente si sono svolte in Bretagna a sostegno del popolo curdo, la più partecipata è stata sicuramente quella di Rennes del 3 dicembre.
Varie e numerose le organizzazioni che l’avevano indetta:
“Douar ha Frankiz, Amitiés Kurdes de Bretagne, Brest Insoumise, UDB Bro-Brest, UDB Jeunes – UDB Yaouank, Collectif des Iranien-nes de Brest, Communauté Kurde de Brest, Solidaires 29, CNT Interpro-Brest, NPA BREST, PCF Pays de Brest, Union Communiste Libertaire Finistère, Union Locale CGT BREST, Collectif des brestoises pour les droits des femmes, Union Pirate…
Scopo dell’iniziativa, protestare contro gli attacchi, ormai congiunti, sincronici,... (continuer)
Gianni Sartori 6/12/2022 - 12:27


Erika, Erika

Anche il brano "Mordu" dell'arpista bretone Myrdhin (in coppia con Zil) inciso nel cd "Duo Ars Celtica: Fréhel Feeries" nel 2000 è ispirato a questa catastrofe.
Flavio Poltronieri 28/8/2017 - 20:04
Un'altra canzone dopo quella di Servat, con stesso titolo (e ovviamente tema) narra la cronaca del disastro; è stata composta dal cantante Francis Blanqué e incisa nel 2010 nel cd "Vent De Noroise - On nous attend au Bar.." (...l'oceano non fa regali, al largo di Point' de Penmarc'h si prepara la tempesta...Erika nave pattumiera, Erika carico mortale, Erika imbarcazione maledetta, Erika ci hai sporcato, Erika hai messo il nero sulle nostre coste e nelle nostre memorie..."
Flavio Poltronieri 23/5/2023 - 13:51

Enfants noirs

[1991]
Paroles: Alain Kervern
Musique: Pol Quefféléant
Album: L'albatros fou
Il testo è stato composto in Africa ed è stato dedicato dall'autore a Madame I...In seguito Pol Quefféléant l'ha musicato e inserito nel 1984 in apertura dell'LP Trisman: Somewhere Inside, registrato assieme al gemello Hervé, Morman Stansall e Jean-Pierre Le Dréau a Londra. Purtroppo un errore nei crediti di copertina ripetuto nell'etichetta interna del disco inserisce una L al posto di N, creando un titolo senza senso. Nel 1991 la canzone è stata nuovamente incisa per il cd L'Albatros Fou realizzato assieme a Gilles Servat dall'Ensemble Triskell al completo, più numerosi ospiti. Nell'occasione Servat l'ha cantata modificando la parola originale "toujours" con "encore".
Paroles: Alain Kervern
Musique: Pol Quefféléant
Album: L'albatros fou
Il testo è stato composto in Africa ed è stato dedicato dall'autore a Madame I...In seguito Pol Quefféléant l'ha musicato e inserito nel 1984 in apertura dell'LP Trisman: Somewhere Inside, registrato assieme al gemello Hervé, Morman Stansall e Jean-Pierre Le Dréau a Londra. Purtroppo un errore nei crediti di copertina ripetuto nell'etichetta interna del disco inserisce una L al posto di N, creando un titolo senza senso. Nel 1991 la canzone è stata nuovamente incisa per il cd L'Albatros Fou realizzato assieme a Gilles Servat dall'Ensemble Triskell al completo, più numerosi ospiti. Nell'occasione Servat l'ha cantata modificando la parola originale "toujours" con "encore".
Ces gens que vous dites sauvages
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envoyé par Flavio Poltronieri 26/10/2021 - 20:19
BAMBINI NERI
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Je ne hurlerai pas avec les loups

Stasera tornando a casa, ho sentito alla radio un economista dire che questa emergenza Coronavirus è un “cigno nero” che si abbatterà con grave violenza sul nostro paese. Ora, sono al corrente della teoria coniata da Nassim Nicholas Taleb, però questa terminologia a me ricorda invece le parole di Gilles Servat in un'altra canzone dello stesso disco che contiene Je Ne Hurlerai...
"...O Naoned desket 'c'h eus din da larout kaoc'h du d'ar galloud, ez parlenn 'm eus klevet kanou brav ar banniel du, kanaouennou liv a garan Naoned porzh an alarc'h du"
"...Oh Nantes, tu mi hai insegnato la diffidenza del potere, nel tuo grembo ho inteso i bei canti dell'Anarchia, i canti del colore che amo, Nantes Porto del Cigno Nero"
"...O Naoned desket 'c'h eus din da larout kaoc'h du d'ar galloud, ez parlenn 'm eus klevet kanou brav ar banniel du, kanaouennou liv a garan Naoned porzh an alarc'h du"
"...Oh Nantes, tu mi hai insegnato la diffidenza del potere, nel tuo grembo ho inteso i bei canti dell'Anarchia, i canti del colore che amo, Nantes Porto del Cigno Nero"
Flavio Poltronieri 1/3/2020 - 23:31


À la musique

Cari Riccardo e Flavio,
vi segnalo questa pagina dedicata "Que la fête commence…", film diretto nel 1975 da Bertrand Tavernier.
Come certo voi già sapete - io è la prima volta che ne leggo e non ho nemmeno mia visto il film - la pellicola è dedicata alla conspiration de Pontcallec del 1718-20.
Nella pagina ci sono i link al brano "Gwerz marv Pontkallek (complainte de la mort de Pontcallec)", interpretato da Gilles Servat, dalla colonna sonora del film, e quello al testo in bretone e in francese.
A voi valutare se possa essere contribuito sulle CCG/AWS.
Saluti
vi segnalo questa pagina dedicata "Que la fête commence…", film diretto nel 1975 da Bertrand Tavernier.
Come certo voi già sapete - io è la prima volta che ne leggo e non ho nemmeno mia visto il film - la pellicola è dedicata alla conspiration de Pontcallec del 1718-20.
Nella pagina ci sono i link al brano "Gwerz marv Pontkallek (complainte de la mort de Pontcallec)", interpretato da Gilles Servat, dalla colonna sonora del film, e quello al testo in bretone e in francese.
A voi valutare se possa essere contribuito sulle CCG/AWS.
Saluti
B.B. 27/2/2020 - 17:40

Chili TT

[1975]
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel : Gilles Servat
Album: La Liberté brille dans la nuit
1975, due anni dopo il golpe di Pinochet: Gilles Servat, l'anno prima, aveva scritto una canzone in bretone, Gwerz Victor C'hara, dedicata all'assassinio di Víctor Jara e incisa nell'album L'Hirondelle. Nel '75, per l'album La Liberté brille dans la nuit, scrive un brano assolutamente unico nella sua produzione e dalla fattura rara anche per l'intera canzone d'autore in lingua francese: questo Chili TT. Ne abbiamo ricevuto il testo originale grazie a Flavio Poltronieri, che ce lo ha letteralmente fotografato dal suo “Librone delle Meraviglie”; nel ricopiarlo, ne abbiamo approfittato per correggere qualche lieve imprecisione nel dattiloscritto. Ma come mai “Chili TT”? Il testo è composto esclusivamente di parole e espressioni isolate, che evocano uno scenario,... (continuer)
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel : Gilles Servat
Album: La Liberté brille dans la nuit
1975, due anni dopo il golpe di Pinochet: Gilles Servat, l'anno prima, aveva scritto una canzone in bretone, Gwerz Victor C'hara, dedicata all'assassinio di Víctor Jara e incisa nell'album L'Hirondelle. Nel '75, per l'album La Liberté brille dans la nuit, scrive un brano assolutamente unico nella sua produzione e dalla fattura rara anche per l'intera canzone d'autore in lingua francese: questo Chili TT. Ne abbiamo ricevuto il testo originale grazie a Flavio Poltronieri, che ce lo ha letteralmente fotografato dal suo “Librone delle Meraviglie”; nel ricopiarlo, ne abbiamo approfittato per correggere qualche lieve imprecisione nel dattiloscritto. Ma come mai “Chili TT”? Il testo è composto esclusivamente di parole e espressioni isolate, che evocano uno scenario,... (continuer)
Influence
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi e Flavio Poltronieri 22/11/2018 - 21:02

Riscrittura italiana / Ré-écriture en italien / Italian reworking / Italiankielinen uudelleenkirjoittaminen:
Riccardo Venturi, 22-11-2018 21:12
Sulla base di una traduzione di Flavio Poltronieri
Based on Flavio Poltronieri's translation
Sur la base d'une traduction de Flavio Poltronieri
Perustuu Flavio Poltronierin käännös
Nel suo “Librone”, Flavio Poltronieri aveva a suo tempo eseguito una traduzione italiana del brano, che naturalmente e prontamente ha inviato in fotografia. Da vecchio e avido goditore degli Esercizi di Stile queneliani, mi sono detto: e perché non accettare il gioco? E', del resto, la medesima considerazione che si fece, a suo tempo, chi rese in italiano gli Exercices, tale Umberto Eco, un giovane alessandrino di cui sentiremo senz'altro parlare in futuro specie quando si deciderà a scrivere un suo giallo su certi omicidi di monaci. Accettare il gioco significa, ovviamente,... (continuer)
Riccardo Venturi, 22-11-2018 21:12
Sulla base di una traduzione di Flavio Poltronieri
Based on Flavio Poltronieri's translation
Sur la base d'une traduction de Flavio Poltronieri
Perustuu Flavio Poltronierin käännös
Nel suo “Librone”, Flavio Poltronieri aveva a suo tempo eseguito una traduzione italiana del brano, che naturalmente e prontamente ha inviato in fotografia. Da vecchio e avido goditore degli Esercizi di Stile queneliani, mi sono detto: e perché non accettare il gioco? E', del resto, la medesima considerazione che si fece, a suo tempo, chi rese in italiano gli Exercices, tale Umberto Eco, un giovane alessandrino di cui sentiremo senz'altro parlare in futuro specie quando si deciderà a scrivere un suo giallo su certi omicidi di monaci. Accettare il gioco significa, ovviamente,... (continuer)
CILE TT
(continuer)
(continuer)
Non bastava evidentemente una banale denunzia degli orrendi misfatti compiuti dall'imperialismo. Qui ci si mette a confronto con le responsabilità politiche. Eppure niente è enunciato distintamente. Nessuna frase reca un senso compiuto. E' il rapporto stesso tra sigla e parole a creare il significato. Come autore a mia volta, affermo che ci troviamo al cospetto della massima forma di concisione possibile nella scrittura del testo di una canzone. Le associazioni sparse che svolazzano in apparentemente casualità, invece che la confusione, suscitano l'angoscia ed evocano gli spettri dell'orrore come non avrebbero saputo fare delle frasi sapientemente elaborate da logiche e grammatiche. La poesia qui espressa, per i suoi collegamenti con la storia e la lotta del popolo, colpisce duro quel che censuriamo in noi stessi e non osiamo dire, nulla viene analizzato o discusso, in questo testo la poesia si impregna della più nefanda realtà che l'uomo possa creare: l'esercizio della forza, della violenza, della sopraffazione.
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri
Flavio Poltronieri 22/11/2018 - 22:43
Caro Riccardo, nell'introduzione tu (ti) poni questa domanda:
Ma come mai “Chili TT”?
Poi però non dai una risposta...
Allora la risposta (te) la do io, visto che mi ronzava per la testa a mia volta quest'altra domanda: "Ma perchè mai fui costretto a trascrivere questo testo ad orecchio ai tempi di Koroll Ar C'Hleze?"
E la risposta al mio e al tuo quesito si trova contenuta all'interno di una delle lettere da Gilles mi indirizzò qualche vita fa o migliaia di canzoni fa. Di suo pugno letteralmente mi scriveva a tal proposito (traduco!):
"....non ti ho inserito i testi di "C'est la faute au pétrole" e "Chili T.T." perchè non li amo troppo. Volevo intitolare il secondo I.T.T. ma la casa discografica si oppose, dicendo che il disco sarebbe stato sequestrato. Avevo composto questo testo dopo il colpo di stato di Pinochet e la rivelazione della partecipazione di I.T.T. ad esso. Abbiamo deciso... (continuer)
Ma come mai “Chili TT”?
Poi però non dai una risposta...
Allora la risposta (te) la do io, visto che mi ronzava per la testa a mia volta quest'altra domanda: "Ma perchè mai fui costretto a trascrivere questo testo ad orecchio ai tempi di Koroll Ar C'Hleze?"
E la risposta al mio e al tuo quesito si trova contenuta all'interno di una delle lettere da Gilles mi indirizzò qualche vita fa o migliaia di canzoni fa. Di suo pugno letteralmente mi scriveva a tal proposito (traduco!):
"....non ti ho inserito i testi di "C'est la faute au pétrole" e "Chili T.T." perchè non li amo troppo. Volevo intitolare il secondo I.T.T. ma la casa discografica si oppose, dicendo che il disco sarebbe stato sequestrato. Avevo composto questo testo dopo il colpo di stato di Pinochet e la rivelazione della partecipazione di I.T.T. ad esso. Abbiamo deciso... (continuer)
Flavio Poltronieri 28/11/2018 - 18:23

Crachat

[1974]
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Gilles Servat
Album / Pladenn / Albumi: L'Hirondelle
Esistono due concetti antitetici di globalizzazione. Se ne è imposto uno, che è una globalizzazione di mercato, di soldi, di interessi, di repressione, di sterminio fisico e culturale, di obnubilazione tecnologica delle menti, di razzismo istituzionalizzato; la sua lingua è l'inglese. Attenzione: non l'inglese, o meglio le innumerevoli varietà dell'inglese, legato a storie, a culture, a idee, a utopie e a umanità specifiche e uniche, ma una sorta di Newspeak orwelliana veicolo di servitù standardizzata e vuota, e finalizzato esclusivamente al profitto. L'altro concetto ha perso, o quantomeno vive una vita grama. La coscienza di essere tutti sul medesimo pianeta, assieme a tutti gli esseri viventi e non viventi che lo abitano, con le nostre mille, mille,... (continuer)
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Gilles Servat
Album / Pladenn / Albumi: L'Hirondelle
Esistono due concetti antitetici di globalizzazione. Se ne è imposto uno, che è una globalizzazione di mercato, di soldi, di interessi, di repressione, di sterminio fisico e culturale, di obnubilazione tecnologica delle menti, di razzismo istituzionalizzato; la sua lingua è l'inglese. Attenzione: non l'inglese, o meglio le innumerevoli varietà dell'inglese, legato a storie, a culture, a idee, a utopie e a umanità specifiche e uniche, ma una sorta di Newspeak orwelliana veicolo di servitù standardizzata e vuota, e finalizzato esclusivamente al profitto. L'altro concetto ha perso, o quantomeno vive una vita grama. La coscienza di essere tutti sul medesimo pianeta, assieme a tutti gli esseri viventi e non viventi che lo abitano, con le nostre mille, mille,... (continuer)
La langue bretonne est en voie de disparition comme les tigres et les baleines. Ils disparaissent dépecés et on ne dépèce que par intérêt d'argent. Les parents qui n'apprennent plus le breton à leurs enfants sont comme l'hirondelle dont les œufs stériles n'éclosent plus. La transmission de la langue bretonne n'est pas stérilisée par les pesticides mais par la francophonie standard et impériale. Le breton est une langue de cendre, c'est aussi une langue phénix qui renaît sans cesse d'un meurtre de 500 ans.
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 23/11/2018 - 11:04
Riccardo Venturi, 23-11-2018 11:06
SPUTO
(continuer)
(continuer)
Infatti quello di Servat non era un problema personale, si trattava dela distruzione di una cultura, di una comunità, di una lingua.Il bretone lui non lo aveva mai parlato, non lo conosceva e giorno dopo giorno gli stava sparendo davanti agli occhi, irriso nei bar e nelle scuole e calpestato con precisa e implacabile volontà dalle suole dell'educazione francese. Lui si riconobbe il questa lingua, nel suo modo di approciarsi alla realtà e, con una specie di rispetto lontano, non smetterà mai di farlo. Ci si rende ben conto di ciò già nel suo disco d'esordio nel 1972, nel passaggio più tenero e malinconico della "leucémie bretonne" quando dice"....la mia lingua, mamma, pietà per lei, ogni parola bretone pronunciata singhiozza di miserere..." Servat ha compreso immediatamente la dimensione universale della repressione a cui accenna Riccardo qui sopra: cancro del sangue o delle coscienze? "...Ecco... (continuer)
Flavio Poltronieri 23/11/2018 - 11:49

Chanson de François Quenechou

[1975]
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Gilles Servat
Album: La Liberté qui brille dans la nuit
Altra interpretazione / Autre interprétation / Also performed by /Laulun teki myös: Anne Vanderlove
Album: La Sirène, 1978
Una breve notizia letta sul giornale Le peuple Breton: un anziano bracciante agricolo, François Quenechou, ritrovato morto di fame e di freddo in un campo nella piana della Beauce, una gelida mattina d'inverno. Su questa notizia, e sulle scarne notizie lette su quel pover'uomo crepato di stenti e solo come un cane, Gilles Servat costruì nel 1975 la Chanson de François Quenechou, un'emozionante ballata di esilio, solitudine e miseria. Il brano, inserito nell'album La Liberté brille dans la nuit, è una vera e propria requisitoria orchestrata su vari strumenti, in modo da evocare lo screpolarsi del ghiaccio e la caduta inesorabile... (continuer)
Parole e musica / Paroles et musique / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Gilles Servat
Album: La Liberté qui brille dans la nuit
Altra interpretazione / Autre interprétation / Also performed by /Laulun teki myös: Anne Vanderlove
Album: La Sirène, 1978
Una breve notizia letta sul giornale Le peuple Breton: un anziano bracciante agricolo, François Quenechou, ritrovato morto di fame e di freddo in un campo nella piana della Beauce, una gelida mattina d'inverno. Su questa notizia, e sulle scarne notizie lette su quel pover'uomo crepato di stenti e solo come un cane, Gilles Servat costruì nel 1975 la Chanson de François Quenechou, un'emozionante ballata di esilio, solitudine e miseria. Il brano, inserito nell'album La Liberté brille dans la nuit, è una vera e propria requisitoria orchestrata su vari strumenti, in modo da evocare lo screpolarsi del ghiaccio e la caduta inesorabile... (continuer)
Son front bleu et glacé sous les flocons s'efface
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 19/11/2018 - 19:42
Riccardo Venturi, 19 - 11- 2018 19:52
Anne Vanderlove, "La Sirène", 1978
Anne Vanderlove, "La Sirène", 1978
CANZONE PER FRANÇOIS QUENECHOU
(continuer)
(continuer)
Riccardo Venturi, 19-11-2018 21:40
(The version may be singable)
A short news once read in the newspaper Le peuple Breton: an elderly farmhand laborer, François Quenechou, was found dead of hunger and cold in a field in the Beauce plain , one cold winter morning. On this news, and on the scant news read about that poor man who had died of hardships in complete destitution, Gilles Servat built in 1975 this Ballad of François Quenechou, a moving song of exile, loneliness and poverty. The song, included in the album La Liberté brille dans la nuit (“Freedom shines in the night”), is a true song of public indictment set to various instruments so as to evoke the cracking of ice and the inexorable snowfalling; it is rightly considered among Gilles Servat's best pieces. Three years later, the song was also performed by Anne Vanderlove (under the title La ballade de François Quenechou, in the album... (continuer)
(The version may be singable)
A short news once read in the newspaper Le peuple Breton: an elderly farmhand laborer, François Quenechou, was found dead of hunger and cold in a field in the Beauce plain , one cold winter morning. On this news, and on the scant news read about that poor man who had died of hardships in complete destitution, Gilles Servat built in 1975 this Ballad of François Quenechou, a moving song of exile, loneliness and poverty. The song, included in the album La Liberté brille dans la nuit (“Freedom shines in the night”), is a true song of public indictment set to various instruments so as to evoke the cracking of ice and the inexorable snowfalling; it is rightly considered among Gilles Servat's best pieces. Three years later, the song was also performed by Anne Vanderlove (under the title La ballade de François Quenechou, in the album... (continuer)
BALLAD OF FRANÇOIS QUENECHOU
(continuer)
(continuer)
Siccome la canzone mi emozionò non poco all'epoca, ricordo che fu una delle prime di Gilles che tradussi, anche per l'irresistibile linea melodica e la terrificante sintonia tra la parte musicale e quella testuale. Oserei affermare addirittura che nessun'altra del suo vasto repertorio riesce come questa a comunicare la sensazione angosciosa di una fine ineluttabile che arriva. La sua scrittura deve molto alla pittura, come parecchie altre canzoni del periodo. Non è un testo ascrivibile ad una situazione localizzata, come ha affermato Ricccardo, ma aggiungo io, nemmeno la sua musica lo è: la mano di Michel Devy ha contribuito in modo fondamentale con il suo arrangiamento: questi suoni da sitar allucinato nel dialogo che li lega all'arpa di Marielle Normann, sono quanto di più lontano possa esserci dalla musica tradizionale, avvicinandosi piuttosto alla contemporaea (fatto decisamente insolito... (continuer)
Flavio Poltronieri 20/11/2018 - 12:24
Ovviamente speravo, anzi speravo parecchio, in un intervento da parte tua, Flavio. Immaginavo, e a ragione, che tu ne sapessi infinitamente più di me su questa canzone che ritengo straordinaria (anche nell'interpretazione della Vanderlove). Di questo ti ringrazio in modo enorme, cosí come mi entusiasma il fatto di avere ricevuto ben tre "c" e di essere finalmente diventato "Ricccardo", un vecchio sogno che si avvera. Mi chiedo se, a questo punto, tu non abbia sottomano il testo di "Chili TT", che non si trova, e che sta nel medesimo album; cosí come mi piacerebbe vedere la tua traduzione di questa canzone, che in italiano ho tradotto un po' "a mo' di servizio". Mi è venuta infinitamente meglio la traduzione inglese. Saluti cari e un abbraccio.
Ricccardo Venturi, quello con tre "c" 20/11/2018 - 14:05
Caro Riccardo 3C, non voglio meriti non miei, rinuncio ai diritti d'autore sul nuovo epiteto. Ho terminato a casa l'intervento iniziato su un treno, devi evidentemente ringraziare la strada ferrata italiana che corre nella pianura padana e i suoi sobbalzi per l'errore ortografico.
Mi stupisce la tua richiesta perchè sai che ho scritto "Koroll Ar C'hleze" a metà anni '80 che conteneva centinaia di testi bretoni antichi e contemporanei tradotti e che al suo interno contemplava pure il canzoniere completo di Servat. Quelli che non possedevo me li fornì lui medesimo in fotocopie dattiloscritte con talvolta annotazioni di suo pugno. Era un secolo fa. Quello di Chili T.T però l'avevo trascritto assieme alla mia donna di allora M.P. Non riesco ora a ricopiare originale e traduzione, parola per parola, potrei farti una foto con il cellulare e inviartela ma tu non hai WhatsApp....mandami sul telefonino... (continuer)
Mi stupisce la tua richiesta perchè sai che ho scritto "Koroll Ar C'hleze" a metà anni '80 che conteneva centinaia di testi bretoni antichi e contemporanei tradotti e che al suo interno contemplava pure il canzoniere completo di Servat. Quelli che non possedevo me li fornì lui medesimo in fotocopie dattiloscritte con talvolta annotazioni di suo pugno. Era un secolo fa. Quello di Chili T.T però l'avevo trascritto assieme alla mia donna di allora M.P. Non riesco ora a ricopiare originale e traduzione, parola per parola, potrei farti una foto con il cellulare e inviartela ma tu non hai WhatsApp....mandami sul telefonino... (continuer)
Flavio Poltronieri 20/11/2018 - 16:06
Oltremodo caro Flav Kadorvrec'her, parto dal fondo, cioè da Carlo Ferrari e dal suo Brassens cremonese. Davvero, non so più che pisces piscare. Te l'ho mandato due volte e non so che fine abbia fatto, e cosí anche a te tocca purtroppo sperimentare il mio abbonamento con l'assurdo, che ho fin dalla nascita e non di rado con esiti ben più gravi. Mi dispiace immensamente; a questo punto non resterà che pigliare e portartelo a mano a Verona, a Quimper, a San Donato Milanese, a Lecce dei Marsi o dove ti pare, sperando ovviamente che non dirottino il treno o l'autobus, perché quando si ha a che fare con il Venturi R., con due o tre C, è una maledetta costante con la quale devo convivere da sempre, nelle piccole nelle grandi cose, e a volte pure melle medie.
Ovviamente la mia osservazione sulle 3 "c" era e voleva essere scherzosa, e frequento a sufficienza i treni per conoscere i loro sobbalzi... (continuer)
Ovviamente la mia osservazione sulle 3 "c" era e voleva essere scherzosa, e frequento a sufficienza i treni per conoscere i loro sobbalzi... (continuer)
Riccardo Venturi 20/11/2018 - 17:50
Ho notato che c'è un errore all'inizio della seconda riga della sesta quartina dell'originale francese: "des maux" al posto di "des mots". La pronuncia è la stessa solo che quelli che hai tradotto come "mali" in realtà sono "parole" e la frase suonerebbe così:
"Des mots de son enfance, à son cou le symbole"
ovvero:
"Delle parole della sua infanzia, al collo il simbolo"
Ne approfitto per spiegarne il significato (scusandomi, in quanto non è mia abitudine intervenire sul lavoro altrui, solo che in questo caso mi sembra indispensabile ai fini della corretta interpretazione): quello che Gilles chiama "symbole" era una palla di legno che pendeva dal collo dei bambini che parlavano bretone a scuola, appesa loro per farli vergognare e punirli di questo.
Flavio Poltonieri
"Des mots de son enfance, à son cou le symbole"
ovvero:
"Delle parole della sua infanzia, al collo il simbolo"
Ne approfitto per spiegarne il significato (scusandomi, in quanto non è mia abitudine intervenire sul lavoro altrui, solo che in questo caso mi sembra indispensabile ai fini della corretta interpretazione): quello che Gilles chiama "symbole" era una palla di legno che pendeva dal collo dei bambini che parlavano bretone a scuola, appesa loro per farli vergognare e punirli di questo.
Flavio Poltonieri
Flavio Poltronieri 21/11/2018 - 11:42
Questo purtroppo succede quando, ahimè, ci si fida dei testi che si reperiscono in rete (e già è piuttosto difficile trovare i testi più antichi di Gilles Servat, sembra impossibile ma è così). I siti di "lyrics" e le altre fonti inesatte fanno il resto. Purtroppo, nelle traduzioni, sono stato fuorviato proprio da quel "maux" al posto di "mots"; e dire che conoscevo bene la storia del "symbole", autentica ignominia del sistema scolastico francese. Ad ogni modo, Flavio, non devi assolutamente avere remore nell'intervenire sul lavoro altrui, né tantomeno sul mio: nessuno di noi è Dio in terra. Personalmente, anzi, ti ringrazio: quel che conta davvero è avere testi corretti e traduzioni che li seguono altrettanto correttamente. Oltreché, naturalmente, a ulteriori precisazioni sul brano in questione; a tale riguardo, importantissime sono quelle che hai fornito su François Quenechou. Grazie ancora, un grazie infinito.
Riccardo Venturi 22/11/2018 - 09:36


An eostig toullbac’het

All'inizio di questo link si può ascoltarla.
An eostig toullbac'het - mp3
E' la sera di sabato otto giugno millenovecentottantacinque, St. Brieuc, decima edizione della Fête du Peuple Breton, “Gouel Pobl Vreizh” come dicono da queste parti, qualcuno richiama la “collera bretone” nel presentare dal palco Gilles Servat, che tutti amano smisuratamente. Domani, ho appuntamento a pranzo a casa sua a Nantes, dall'altra parte della Bretagna. Intanto stasera mi sono divorato una quantità impressionante di sidro e di flan alle prugne (Far Breton), una torta di crema densa di latte, panna, farina e zucchero con sul fondo prugne secche. Mai sentito niente di più delizioso! La fest-noz continua e nella confusione di biniou e bombarde ho dietro le spalle sei sikus che suonano tutti insieme (i Bolivia Manta, in cartellone domani) e davanti i Kornog, reduci da un trionfo americano e tutti a danzare gavotte,... (continuer)
An eostig toullbac'het - mp3
E' la sera di sabato otto giugno millenovecentottantacinque, St. Brieuc, decima edizione della Fête du Peuple Breton, “Gouel Pobl Vreizh” come dicono da queste parti, qualcuno richiama la “collera bretone” nel presentare dal palco Gilles Servat, che tutti amano smisuratamente. Domani, ho appuntamento a pranzo a casa sua a Nantes, dall'altra parte della Bretagna. Intanto stasera mi sono divorato una quantità impressionante di sidro e di flan alle prugne (Far Breton), una torta di crema densa di latte, panna, farina e zucchero con sul fondo prugne secche. Mai sentito niente di più delizioso! La fest-noz continua e nella confusione di biniou e bombarde ho dietro le spalle sei sikus che suonano tutti insieme (i Bolivia Manta, in cartellone domani) e davanti i Kornog, reduci da un trionfo americano e tutti a danzare gavotte,... (continuer)
Flavio Poltronieri 23/7/2018 - 20:28


Nel pozu María Luisa [En el pozo María Luisa, o Santa Bárbara bendita]
anonyme
![Nel pozu María Luisa [En el pozo María Luisa, <i>o</i> Santa Bárbara bendita]](img/thumb/c36509_130x140.jpeg?1523307138)
Versión de Gilles Servat
Una splendida versione del Gilles Servat dei “Prolétaires”, per la quale gli si perdona volentieri la sua agghiacciante pronuncia spagnola (e dire che è nato a Tarbes, quindi ben più vicino alle Asturie che alla Bretagna...). Il testo di questa versione è senz'altro ripreso da versioni militanti, particolarmente per una strofa; Gilles Servat vi inserisce un assolo al biniou, che non è fuori luogo in questo canto di origine anticamente galiziana (quindi di area celtica). [RV]
Una splendida versione del Gilles Servat dei “Prolétaires”, per la quale gli si perdona volentieri la sua agghiacciante pronuncia spagnola (e dire che è nato a Tarbes, quindi ben più vicino alle Asturie che alla Bretagna...). Il testo di questa versione è senz'altro ripreso da versioni militanti, particolarmente per una strofa; Gilles Servat vi inserisce un assolo al biniou, che non è fuori luogo in questo canto di origine anticamente galiziana (quindi di area celtica). [RV]
SANTA BÁRBARA BENDITA
(continuer)
(continuer)
envoyé par Riccardo Venturi 19/6/2018 - 02:52


Classes

[1976]
Parole e musica di Gilles Servat
Nel suo album intitolato “Le pouvoir des mots”
Testo trovato su Kalondour
La città bretone di Fougères ha avuto una tradizione nell'industria calzaturiera: fin dagli inizi del XX secolo diviene infatti come la “capitale” dell'industria calzaturiera femminile in Francia. In realtà, la “vocazione calzaturiera” di Fougères risale a molto prima, ma in un settore particolare: quello della produzione di ciabatte e pantofole. Verso il 1850, tale produzione ha una crisi, e allora il settore si riorienta verso la produzione di calzature vere e proprie; una produzione che ha talmente successo (specialmente nel comparto femminile), che Fougères diviene una città operaia aumentando del 124% la sua popolazione (9344 abitanti nel 1856, 20952 nel 1901, vale a dire la popolazione che all'incirca ha ancora oggi). Circa dodicimila operaie e operai vi lavorano in... (continuer)
Parole e musica di Gilles Servat
Nel suo album intitolato “Le pouvoir des mots”
Testo trovato su Kalondour
La città bretone di Fougères ha avuto una tradizione nell'industria calzaturiera: fin dagli inizi del XX secolo diviene infatti come la “capitale” dell'industria calzaturiera femminile in Francia. In realtà, la “vocazione calzaturiera” di Fougères risale a molto prima, ma in un settore particolare: quello della produzione di ciabatte e pantofole. Verso il 1850, tale produzione ha una crisi, e allora il settore si riorienta verso la produzione di calzature vere e proprie; una produzione che ha talmente successo (specialmente nel comparto femminile), che Fougères diviene una città operaia aumentando del 124% la sua popolazione (9344 abitanti nel 1856, 20952 nel 1901, vale a dire la popolazione che all'incirca ha ancora oggi). Circa dodicimila operaie e operai vi lavorano in... (continuer)
Aujourd'hui le travail à cessé
(continuer)
(continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 3/7/2017 - 22:24

5-7-2017 20:33
CLASSI
(continuer)
(continuer)
Ho aggiunto un'introduzione storica (per quanto mi è stato possibile) relativa a questa canzone che riporta alle lotte operaie a Fougères alla metà degli anni '70. Mi riprometto di cercare altro, sempre per quanto sarà possibile: si tratta di episodi di cui in Rete ci sono tracce molto scarse. Se ne occupò molto il Quotidien du Peuple (quotidiano evidentemente maoista) che ha un corposo archivio in rete, ma che deve essere "spulciato" numero per numero). E' stato reperito anche un arcaico mp3 della canzone: sembra essere l'unica traccia audio presente in rete.
Un piccolo appunto testuale. Nei vari testi della canzone presenti in rete vi è un errore "fisso" (mérpisait) che si è tramandato. Qui è stato ovviamente corretto (méprisait).
Un piccolo appunto testuale. Nei vari testi della canzone presenti in rete vi è un errore "fisso" (mérpisait) che si è tramandato. Qui è stato ovviamente corretto (méprisait).
L'Anonimo Toscano del XXI Secolo 5/7/2017 - 22:05

Zugan

dal cd "Zara" (H.K. Records - 2014)
Peio Serbielle
Gilles Servat
Karen Matheson
Avevo già citato questa canzone in un commento precedente. Purtroppo il testo in rete sembra non esserci, quindi tocca arrangiarsi. La attribuisco impropriamente a Gilles Servat, ma sarebbe più corretto considerarla una canzone "collegata a Gilles Servat" in quanto è scritta in basco da Peio Serbielle, adattata in francese e in bretone da Gilles Servat e cantata da Gilles e Peio assieme ai ragazzi del Collège Diwan di Vannes e dell'Ikastola Zurriola di Saint-Sébastien.
Il cd "Zara" (che significa "Tu sei") contiene anche una splendida versione in gaelico di The Tigrean Woman Prayer cantata da Karen Matheson, sul testo della poetessa scozzese Catriona Montgomery che evoca la terribile carestia in Etiopia durante gli anni 1984-5. Canzone inizialmente apparsa nel 1987 ad opera dei Capercaille col titolo Urnaigh A 'Bhan Thigreach.
Peio Serbielle
Gilles Servat
Karen Matheson
Avevo già citato questa canzone in un commento precedente. Purtroppo il testo in rete sembra non esserci, quindi tocca arrangiarsi. La attribuisco impropriamente a Gilles Servat, ma sarebbe più corretto considerarla una canzone "collegata a Gilles Servat" in quanto è scritta in basco da Peio Serbielle, adattata in francese e in bretone da Gilles Servat e cantata da Gilles e Peio assieme ai ragazzi del Collège Diwan di Vannes e dell'Ikastola Zurriola di Saint-Sébastien.
Il cd "Zara" (che significa "Tu sei") contiene anche una splendida versione in gaelico di The Tigrean Woman Prayer cantata da Karen Matheson, sul testo della poetessa scozzese Catriona Montgomery che evoca la terribile carestia in Etiopia durante gli anni 1984-5. Canzone inizialmente apparsa nel 1987 ad opera dei Capercaille col titolo Urnaigh A 'Bhan Thigreach.
Chantons maintenant les couleurs de la terre
(continuer)
(continuer)
envoyé par Flavio Poltronieri 3/7/2017 - 13:03

La neige rouge

Versi di René Guy Cadou
Testo trovato nella raccolta “Poésie la vie entière: Oeuvres poétiques complètes” pubblicata nel 1976 (riedita nel 2001).
Musica di Gilles Servat, nel suo album “Hommage à René-Guy Cadou” pubblicato nel 1981.
Una poesia cui Flavio Poltronieri accennava a commento di Jeune homme à la médaille.
Testo trovato nella raccolta “Poésie la vie entière: Oeuvres poétiques complètes” pubblicata nel 1976 (riedita nel 2001).
Musica di Gilles Servat, nel suo album “Hommage à René-Guy Cadou” pubblicato nel 1981.
Una poesia cui Flavio Poltronieri accennava a commento di Jeune homme à la médaille.
Noël précoce encor le sang
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envoyé par Bernart Bartleby 2/7/2017 - 23:37


Liberté couleur des feuilles

[1944-45]
Versi di René Guy Cadou
Originariamente nella raccolta “Pleine poitrine” pubblicata nel 1946.
Una splendida poesia messa in musica da molti: Gilles Servat, Manu Lann Huel, Robert Duguet, Jean Christophe Rosaz, Luc Guilloré e altri.
Trovo il brano per esempio in “En Public” di Gilles Servat (1981) e in “La Fleur Rouge - Vol. 1” di Manu Lann Huel (1986), un disco quest'ultimo interamente dedicato alla poesia di Cadou.
Versi di René Guy Cadou
Originariamente nella raccolta “Pleine poitrine” pubblicata nel 1946.
Una splendida poesia messa in musica da molti: Gilles Servat, Manu Lann Huel, Robert Duguet, Jean Christophe Rosaz, Luc Guilloré e altri.
Trovo il brano per esempio in “En Public” di Gilles Servat (1981) e in “La Fleur Rouge - Vol. 1” di Manu Lann Huel (1986), un disco quest'ultimo interamente dedicato alla poesia di Cadou.
Liberté couleur des feuilles
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envoyé par Bernart Bartleby 22/6/2017 - 09:45


Les fusillés de Châteaubriant

Sui fucilati di Châteaubriant si veda anche, naturalmente, Jeune homme à la médaille dello stesso René Guy Cadou (e interpretata da Gilles Servat in un album del 1980 interamente dedicato a Cadou).
Riccardo Venturi 20/6/2017 - 02:18


Son al louarn kounnaret

Già; non solo Jean-Marie Le Pen è nativo del Morbihan, ma ha anche un cognome che più bretone non si può: "Le Pen" è la trasposizione francese di "Ar Penn" = "la testa, il capo". Verrebbe sicuramente la voglia di estendere l'espressione a piacere...
Richard Gwenndour 23/1/2016 - 19:52
Come no! : D
Propongo di fare la colletta e compragli una bella grossa Testarossa.
Che schianto formidabile alla fine carriera né uscirebbe, ah, ah... :)
Sàluton
Propongo di fare la colletta e compragli una bella grossa Testarossa.
Che schianto formidabile alla fine carriera né uscirebbe, ah, ah... :)
Sàluton
krzyś 23/1/2016 - 21:30
Tra l'altro, visto che a tutti sarà venuto (penso) in mente, quella famosa "estensione" di cui parlavo in bretone sarebbe, alla lettera, "penn-kalc'h". Però in realtà non si usa minimamente. Si usa però "mab gast" = figlio di una brava donna che fa il mestiere più antico del mondo; direi che potrebbe andare....
Richard Gwenndour 23/1/2016 - 22:33
Come no???!
Per far diventar la cerimonia ancor più "solenne" e "commovente", ci si potrebbe riunire noialtri tutti insieme e cantarli in coro a squarciagola: "Jean è un bravo ragazzo..." :)
In "bretogno" magari!
Yecʼhed mat
Per far diventar la cerimonia ancor più "solenne" e "commovente", ci si potrebbe riunire noialtri tutti insieme e cantarli in coro a squarciagola: "Jean è un bravo ragazzo..." :)
In "bretogno" magari!
Yecʼhed mat
Kristof Bran 23/1/2016 - 22:51
"Un paotr brav eo Yannig, un paotr brav eo Yannig..."; beh comunque avresti dovuto vedere quando stavo in Francia e dicevo come suonava "le pen" in italiano....sguardi indimenticabili! :-P
Richard Gwenndour 24/1/2016 - 00:50
O "bretognolo" ?
rosso, please
(inBran)
rosso, please
(inBran)
Rosso sì! Mi sarò fatto una bottiglia di Chianti a 13 gradi mangiando pasta gorgonzola e acciughe...

Komzit brezhoneg gant ho pugale

3 gennaio 2016
Due parole del traduttore. Si tratta di una canzone bilingue, ma la parte bretone non corrisponde esattamente a quella francese. Si è quindi scelto di tradurre alla lettera entrambe le parti; quella francese è in corsivo.
Due parole del traduttore. Si tratta di una canzone bilingue, ma la parte bretone non corrisponde esattamente a quella francese. Si è quindi scelto di tradurre alla lettera entrambe le parti; quella francese è in corsivo.
PARLATE BRETONE COI VOSTRI FIGLI
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3/1/2016 - 17:13
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Paroles et musique / Testo e musica / Lyrics and music / Sanat ja sävel: Gilles Servat
Album / Albumi: 1. Ailes et îles (2011)
2. A cordes déployées (2020)
Gilles Servat, come si sa, è uno degli “ospiti” più antichi di questo sito, et pour cause. E’ del ‘45; il primo di febbraio (2025) ha compiuto ottant’anni, e ci eravamo un po’ lasciati senza quasi più voce (l’età è quella che è) e nel suo buen retiro dell’isola di Groix; solo che, nel 2020 del Covid, il nostro bretone pirenaico preferito ha fatto uscire un album di canzoni, intitolato À cordes déployées (qualcosa come “A corde spiegate”), con la voce magicamente ricuperata. Un capolavoro di album dal quale, per tramite di Chants de Lutte (sito di canzoni che non ha mai cessato di essere nostro compagno di strada), riprendiamo questo autentico gioiello di rabbia e d’ironia. (PS: la canzone è del 2011, si veda la precisazione... (continuer)