[1878]
Sapevamo già che Giovanni Pascoli compose un'ode all'anarchico Passannante, sfortunato attentatore di Umberto I nel 1878, la cui missione fu portata a termine da Gaetano Bresci una ventina d'anni dopo... Quel sentimento di solidarietà con il mancato regicida, poi fatto marcire in carcere, costò a Pascoli qualche settimana di galera ma il suo componimento non sopravvisse se non nel verso «Con la berretta d'un cuoco faremo una bandiera», con riferimento ad uno dei mestieri praticati dal Passannante...
Ignoravo però completamente che il Pascoli in quello stesso 1878 compose per l'Internazionale anarchica un inno che invece ci è giunto. Lo ha scoperto una decina d'anni fa Elisabetta Graziosi, studiosa dell'Università di Bologna, scartabellando tra i volumi della biblioteca di palazzo Filomarino a Napoli, dove visse quel Benedetto Croce che di Pascoli era stato un detrattore e che in... (continuer)
Soffriamo! Ne’ giorni che il popolo langue (continuer)
envoyé par Bernart Bartleby 23/2/2017 - 22:46
Guarda che il Croce nel saggio, poi raccolto nel volumetto "Giovanni Pascoli, studio critico" lodó l'Inno del poeta; nel passo andava rassegnando certe poesiuole, tra queste l'Inno, che reputava positive; la critica a Pascoli verteva sul fatto che questa e le altre poesie erano state espunte dal poeta nelle edizioni posteriori della raccolta!
Mah, non so, certo ne sai più tu, caro frequentatore che non ti firmi. Resta il fatto che Croce proprio in quello studio definì Pascoli un “piccolo-grande poeta” e la poesia in questione appartenente al Pascoli "preistorico"... Non so se fossero proprio giudizi di apprezzamento.
Nei giorni dell'ira nei giorni del fato è stata messa in musica da Francesco Benozzo e Fabio Bonvicini nel loro album Libertà l'è morta.
E' stata trasmessa domenica 25 marzo ne La sacca del diavolo del grande Giancarlo Nostrini, in onda su Radio Popolare alla domenica sera. Qui dal minuto 50 circa.
Peraltro, male non farebbe l'ascolto integrale della trasmissione, che merita assolutamente.
L'ultima strofa cantata è Presto anarchici accorriamo
A pugnar per la vittoria od il morire
Con petrolio e dinamite
Ogni classe ed il governo a disfar e debellar,
dalla versione italiana di Arroja la bomba
[1909]
Canto sulla melodia del Va, pensiero (dal “Nabucco”) di Giuseppe Verdi (già ripresa da Pietro Gori per il suo Inno del primo maggio). Diffusosi nel novarese subito dopo l'assassinio avvenuto a Barcellona del grande libero pensatore pacifista e anticlericale e pedagogista libertario Francisco Ferrer.
Testo contenuto in un articolo a firma di Cesare Bermani e intitolato “Esperienze politiche di un ricercatore di canzoni nel Novarese”, pubblicato ne “Il nuovo canzoniere italiano”, IV, aprile 1964, pp. 39-53.
Il catalano Francesc Ferrer i Guàrdia (1859-1909) è stato un libero pensatore pacifista e anticlericale e un pedagogista libertario. Fondò a Barcellona la cosiddetta “Escuela Moderna” per l’educazione razionale che - in un sistema educativo allora saldamente in mano alla retriva e oscurantista chiesa cattolica - nel 1906 arrivò a contare un paio di migliaia di allievi. Ma nel... (continuer)
Sapevamo già che Giovanni Pascoli compose un'ode all'anarchico Passannante, sfortunato attentatore di Umberto I nel 1878, la cui missione fu portata a termine da Gaetano Bresci una ventina d'anni dopo... Quel sentimento di solidarietà con il mancato regicida, poi fatto marcire in carcere, costò a Pascoli qualche settimana di galera ma il suo componimento non sopravvisse se non nel verso «Con la berretta d'un cuoco faremo una bandiera», con riferimento ad uno dei mestieri praticati dal Passannante...
Ignoravo però completamente che il Pascoli in quello stesso 1878 compose per l'Internazionale anarchica un inno che invece ci è giunto. Lo ha scoperto una decina d'anni fa Elisabetta Graziosi, studiosa dell'Università di Bologna, scartabellando tra i volumi della biblioteca di palazzo Filomarino a Napoli, dove visse quel Benedetto Croce che di Pascoli era stato un detrattore e che in... (continuer)