[1214]
Proposta anche da Claude Marti nel disco “L'agonie du Languedoc” del 1976.
Un “sirventès”, un’invettiva con cui il grande trovatore gioisce della morte di Baldovino, fratellastro di Raimondo VI di Tolosa, che il 17 febbraio 1214, per ordine dello stesso conte, fu prelevato dal suo castello ed impiccato come traditore per avere partecipato ad una decisiva battaglia dalla parte dei baroni francesi e dei crociati che stavano aggredendo la Linguadoca con la scusa della repressione dell’eresia albigese.
Baldovino - che il potente Raimondo per molti anni non aveva voluto riconoscere e al quale non aveva poi accordato che le briciole della sua eredità – era stato convinto a passare al campo nemico da Simon di Monfort, capo dei crociati, con la promessa di terre e ricchezze.
Era stato anche grazie al tradimento di Baldovino che il 12 settembre 1213 nei pressi di Muret gli... (continuer)
Nell'Europa tra il XII e il XIII secolo ebbe breve vita un movimento religioso pauperista chiamato catarismo. I càtari erano anche chiamati albigesi perchè è nella città di Albi, in Francia, che il movimento ebbe inizio. Gli albigesi erano un po' manichei, un po' fissati; pensavano che solo ciò che era spirituale, ciò che promanava da Dio, fosse ascrivibile al Bene, mentre, gioco forza, tutto ciò che era terreno costituisse il Male. Pazienza l'Eucarestia, il battesimo e il matrimonio, ma pure il sesso! Al tempo stesso i càtari vivevano seguendo una regola di povertà, umiltà e carità a quei tempi rivoluzionaria, che certo li avvicinava alla massa dei diseredati più di quanto non riuscissero a fare i grassi e opulenti prelatoni cattolici... Quindi, tra le loro eresie dottrinarie ed il loro rigore... (continuer)
Un interessante scritto sulla persecuzione contro i càtari francesi (albigesi)...
Un altro scritto sul dimenticato assedio di Sirmione, nel 1276, quando Mastino della Scala catturò tutti i càtari lombardi che lì si erano rifugiati per sfuggire alle persecuzioni. Gli "eretici" furono fatti marcire per due anni nelle prigioni di Verona e poi, nel 1278, in 200 furono bruciati nell'Arena, in un solo gigantesco rogo...
Molto interessante questa notizia riguardante la drammatica fine dei Catari di Sirmione; mi chiedo però perchè non venga indicato lo scritto dal quale Alessandro ha tratto l'informazione che lui fornisce; deve rimanere un segreto? Non credo. Saluti
Dr. Andreozzi, lo scritto a cui lei si riferisce era indicato con tanto di link... Il fatto è che, passati tre anni, quel collegamento non è più disponibile e io forse non sono più in grado di reperirlo... Comunque ora ci provo, se il ricordo mi assiste...
In ogni caso, cerco sempre di citare le fonti su cui mi documento...
Dr Andreozzi, credo di aver nuovamente reperito l'indirizzo dello scritto citato...
Si tratta di "Regni il Silenzio nell'Arena! Il funesto rogo di Verona" a firma di Antares666, pubblicato in data 13.02.2009 sul blog Il Volto Oscuro della Storia.
Se le interessa il tema del catarismo, le suggerisco anche la lettura del libro di Francesco Zambon "La cena segreta. Trattati e rituali catari" pubblicato da Adelphi. Mi è stato regalato qualche giorno fa, ho appena iniziato a leggerlo ma lo trovo molto interessante.
Comme quoi, le massacre de Vérone et plus généralement des cathares et des Vaudois se poursuit aujourd'hui avec la même logique... dans les formes nouvelles de la Guerre de Cent Mille Ans - par exemple, la chasse au terroristes... et on trouve toujours au centre du jeu la figure du grand Inquisiteur (l'actuel Benoît XVI) et les grandes figures des puisances temporelles...
Ce qu'on a voulu détruire (vers 1200) en persécutant Valdo et ses amis, ce n'est pas tellement la transmission de l'évangile en langue vernaculaire, mais bien la Fraternité des Pauvres. Toujours cette Guerre que les riches font aux pauvres afin d'assurer meiux leur prise, d'accroître leur butin et l'exploitation des populations...
Voici ce qu'en dit le grand musicien catalan Jordi Savall, parlant des Cathares :
"La terrible amnésie des hommes est certainement l’une des principales causes de leur incapacité
à apprendre... (continuer)
"Claude Marti est un paysan de l'âme...
Que ses mots, lancés à la volée, continuent à ensemencer la glèbe de nos consciences, le terreau de nos insatisfactions.
-Claude Nougaro-
Nell'album "Montsegur"