[1943]
Warszawa-Wielkanoc
Varsavia-Pasqua
Nell'interpretazione di Roman Kołakowski
Da Poezjaa.info
Campo de; Fiori
Czesław Miłosz
“…Sabato 25 aprile era Pasqua. Nella piazza confinante con il ghetto si era riunita una folla di persone spensierate, vestite con gli abiti della festa. In prossimità del muro del ghetto, delle nuvole di fumo, dell’odore acre e penetrante, mentre giravano le giostre e si stava in allegria. Helena Balicka-Kozlowska, una polacca che aiutava gli ebrei e la resistenza, scrisse nelle sue memorie “Il muro aveva due lati”:
“La piazza sembrava un mercato: c’erano venditori d’acqua, di dolci e di sigarette. La piazza risuonava di grida e di risate. Vicino alla giostra con la sua orchestrina rumorosa c’era l’artiglieria da campagna, i cui serventi non ritenevano necessario allontanare la massa di curiosi. Evidentemente, stando in mezzo ai polacchi si sentivano più... (Continues)
da "The Collected Poems: 1931-1987" (The Ecco Press, 1988)
Translated by Louis Iribarne and David Brooks
Testo trovato qui http://www.poetryfoundation.org/
[1943]
Versi di Czesław Miłosz, nel ciclo “Głosy biednych ludzi” [Voci di povera gente] contenuto nella raccolta “Ocalenie” [Salvezza] pubblicata nel 1945.
Musica di Paweł Mykietyn (1971-), compositore polacco, da “Dwa wiersze Miłosza” [Due poesie di Miłosz], per due attori, cinque musicisti, strumenti elettronici e live video, composizione presentata nel 2011 al Festival di musica contemporanea “Sacrum Profanum” di Cracovia.
Una poesia scritta nell’immediatezza della repressione della rivolta nel ghetto di Varsavia e della sua totale distruzione da parte dei nazisti nell’aprile del 1943.
“[…] Qui non si contemplano da lontano esecuzioni individuali o di massa, non si distoglie lo sguardo dai mattoni del muro né si presta distrattamente orecchio al rotolare di certi vagoni merci... L’io lirico viene catapultato direttamente dentro la scena, non è più solo testimone, ma vittima della guerra... (Continues)
A proposito della responsabilità morale dei polacchi nella persecuzione dei loro connazionali di fede ebraica, il tema di questa non facile (in tutti i sensi) poesia di Czesław Miłosz...
Rimando anche alla canzone Jedwabne di Gary Lucas, che racconta di quando nell’estate del 1941, in un paese del distretto di Łomża, i “carnefici della porta accanto” massacrarono gran parte dei loro vicini di casa ebrei sotto gli sguardi compiaciuti degli occupanti nazisti...
Ebrei e polacchi di fronte alla guerra: una memoria divisa
Nel suo lavoro intitolato Shtetl, l’autrice Eva Hoffman compie un magistrale esercizio di micro-storia, ricostruendo le principali vicende storiche di Bransk, una cittadina polacca che contava, prima della guerra, circa 4 600 abitanti (la metà dei quali ebrei). Nel 1939, Bransk fu occupata dai sovietici; nel 1941, fu uno dei primi centri ad essere conquistati dai tedeschi.
Nel 1943 Karski poté incontrare il ministro degli esteri britannico Anthony Eden ed il presidente degli Stati Uniti Roosevelt, come pure i principali esponenti delle comunità ebraiche dei due paesi. Ai suoi racconti gran parte di loro ebbero una reazione di incredulità, simile a quella di Felix Frankfurter, giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, egli stesso ebreo, che gli disse:
(EN)
«Mr. Karski, a man like me talking to a man like you must be totally frank. So I must say: I am unable to believe you.»
(IT)
«Signor Karski, un uomo come me che parla con un uomo come lei deve essere del tutto sincero. Così io devo ammettere: non riesco proprio a crederle.»
(E. Thomas Wood e Stanislaw M. Jankowski, Karski: How One Man Tried to Stop the Holocaust, John Wiley & Sons, Inc., 1994)
[2008]
Poesia / שירה/ Wiersz /شعر / A Poem by / Poésie / Runo :
Czesław Miłosz
Film / סרט / Film / فيلم /Movie / Film / Elokuva :
Valzer con Bashir / ואלס עם באשיר / Walc z Baszirem /فالس مع بشير / Waltz with Bashir / Valse avec Bachir
Ari Folman / ארי פולמן
Musica/ מוזיק / Muzyka /موسيقى / Music / Musique / Sävel :
Max Richter
Voce /קול מדקלם / Recytatora /الممثلة أداء / Reciting voice / Récitant / Näyttelijätär :
Tilda Swinton
Shadow Journal
Shadow Journal è la traccia #4 dell’album The Blue Notebooks pubblicato nel 2004. Lo stesso brano è la OST 05 della colonna sonora del film Valzer con Bashir. Il testo recitato dall’attrice inglese Tilda Swinton è la versione inglese della poesia “O świcie” del polacco Czesław Miłosz, Nobel per la letteratura. La poesia fa parte della raccolta Nieobjęta ziemia [Terra irragiungibile] del 1984.
Tra le composizioni di Richter Shadow... (Continues)
O, jakże trwałe. O, jak potrzebujemy trwałości. (Continues)
[1994]
Adattamento di una poesia del poeta polacco Czesław Miłosz (1911-2004)
dall'album "Temporale"
E adesso che sarebbe necessaria la Rivoluzione (Continues)
La poesia scritta da Czesław Miłosz nell'agosto del 1993 a Berkeley.
Dalla raccolta che contiene le poesie scritte negli anni 1991–1994, intitolata "Na brzegu rzeki" (Sulla riva di fiume) Znak (1994)
Il testo trovato qui
[1940]
Versi di Czesław Miłosz, nel ciclo “Głosy biednych ludzi” [Voci di povera gente] contenuto nella raccolta “Ocalenie” [Salvezza] pubblicata nel 1945.
Poesia messa in musica da artisti come Jarek Kordaczuk, Nad Porami Roku, Lawenda e molti altri.
“Benché ispirata dall’improvviso arrivo dei carrarmati sovietici nel centro di Vilna nel 1940, cui l’autore aveva assistito, la poesia non narra alcun evento storico: si tende piuttosto a riflettere più generalmente sulla cieca pulsione vitale della natura e degli uomini, indifferenti alle «fini dei mondi» e alle altrui tragedie. È una sorta di «distillazione» del motivo ispiratore in un «preparato» di immagini in assoluto contrasto con il titolo. Sono scene di maniera di cui si potrebbe agevolmente ricercare l’origine o accostare una specifica iconografia: api su fiori, gai delfini e passeri, serpenti, pescatori, signore a passeggio per... (Continues)
“Nei ricordi di bambino, ho una traccia rimasta nitida: sentivo dire più o meno una volta all’anno, che stava per sopraggiungere la fine del mondo. Allora, correvo da mio padre per chiedere spiegazioni e lui sorridendo, mi passava la mano tra i capelli e mi diceva di non pensarci e di tornare a giocare. Però ero insistente e lo perseguitavo con la mia paura così, la sera durante la cena, riproponevo il quesito.
Una volta mi disse: “La fine del mondo è l’ape che muore dopo il suo ciclo vitale, l’albero che secca per la pioggia che non cade. La fine del mondo è un vecchio che spegne il suo giorno piego tra le ossa consumate, è un giovane che cade al fronte. La fine del mondo è anche il fiore che cede lo stelo al vento, la mosca che rimane schiacciata tra il tavolo e la mano nervosa di un uomo. La fine del mondo è un perseguitato che cade sotto tortura o una madre che spira nel parto. La fine... (Continues)
Ho spostato questa poesia molto bella - sicuramente in tema con il nostro sito - tra gli extra perché non sembra che sia stata musicata (anche se è vero che altre volte abbiamo fatto eccezioni...).
At times wind from the burning / /ould drift dark kites along/ and riders on the carousel /caught petals in midair./ That same hot wind /blew open the skirts of the girls /and the crowds were laughing /on that beautiful Warsaw Sunday.
Someone will read as moral/that the people of Rome or Warsaw /haggle, laugh, make love /as they pass by the martyrs' pyres. /Someone else will read
of the passing of things human, /of the oblivion /born before the flames have died.
Warszawa-Wielkanoc
Varsavia-Pasqua
Nell'interpretazione di Roman Kołakowski
Da Poezjaa.info
Campo de; Fiori
Czesław Miłosz
“…Sabato 25 aprile era Pasqua. Nella piazza confinante con il ghetto si era riunita una folla di persone spensierate, vestite con gli abiti della festa. In prossimità del muro del ghetto, delle nuvole di fumo, dell’odore acre e penetrante, mentre giravano le giostre e si stava in allegria. Helena Balicka-Kozlowska, una polacca che aiutava gli ebrei e la resistenza, scrisse nelle sue memorie “Il muro aveva due lati”:
“La piazza sembrava un mercato: c’erano venditori d’acqua, di dolci e di sigarette. La piazza risuonava di grida e di risate. Vicino alla giostra con la sua orchestrina rumorosa c’era l’artiglieria da campagna, i cui serventi non ritenevano necessario allontanare la massa di curiosi. Evidentemente, stando in mezzo ai polacchi si sentivano più... (Continues)