Catastrofi naturali...Brindisi, naufraga barca carica di migranti Due morti e 33 dispersi sulla scogliera..
Mancavano solo pochi metri alla riva. Era quasi fatta. La terra promessa era davanti agli occhi. È bastata una forte raffica di vento però a rovinare il sogno europeo.
Beh quella non credo che c'entri coi barconi dei nostri giorni. Pare fosse una satira, dicono. http://italiasempre.com/verita/ceunuom...
Chissà.. cambiandone le parole, però si potrebbe..
Quella canzone è del 1936...il "capitano" italiano di quegli anni non aveva tempo da sprecare nelle operazioni di salvataggio, era troppo impegnato a profumare di gas nervini le terre d'Abissinia e di Etiopia. Se avesse visto una "faccetta nera" in mare l'avrebbe salutata alla romana...altro che salvarla.
Riporto il commento dell'autore (Gianni Vico dei Cantacunti) contenuto nel libretto del CD:
Si chiamava Elisa Springer.
Il ricordo più lontano che ho di lei è quello della sua elegante figura che passeggia sulla via principale della mia città, portando al guinzaglio uno splendido cane.
La mia città è Manduria, il luogo dove Elisa ha vissuto cinquant’anni di silenzio…
…IL SILENZIO DEI VIVI
Un giorno quel silenzio fu interrotto; con un gesto piccolo fatto di dolore, di amore e di speranza, Elisa strappò un cerotto dal suo braccio sinistro denudando così la ferita sanguinante della sua anima
A24020
Il suo numero di ingresso ad Auschwitz.
Il rumore di quello strappo si fece voce di vite passate nel camino, si fece mano che da allora scuote e percuote la nostra disattenzione, la nostra indifferenza, i nostri ignobili silenzi di vivi.
Ho voluto comporre una... (continuer)
Per Cabiria, se ci legge: molto bella questa canzone, ci potresti mandare anche il testo di "Capitano uomini a mare", una bella ballata che rientrerebbe nella sezione sull'immigrazione?
Giorgio è stato velocissimo...grazie per lo spazio che date alla voce dei cantastorie.
Grazie anche per Elisa.
Trascrivo un brano del "Silenzio dei Vivi"... perchè sia Memoria.
“Io ho vissuto per non dimenticare quella parte di me, rimasta nei lager, con i miei vent’anni.
Ho vissuto per difendere e raccontare l’odore dei morti che bruciavano nei crematori, per difendere la memoria di tutti i miei cari e di tanti innocenti, memoria che oggi si tenta ancora di infangare.
Ho vissuto per raccontare che le ferite del corpo si rimarginano col tempo, ma quelle dello spirito mai.
Le mie sanguinano ancora.”
I Cantacunti, in concerto, presentano con queste parole la storia della brigantessa:
"Sulla montagna scura ho seguito l'uomo mio.
Ci chiamavano Briganti, assassini, senza Dio!
In una guerra che non aveva bandiera ho seguito un sogno, un'illusione, una chimera.
Non chiedo perdono e di nulla mi pento.
La mia storia e il mio nome se li porti via il vento!
...ma al vento li ha rubati il cantastorie insieme ai ricordi e alle memorie di una brigante ragazzina chiamata Ciminelli Zarafina"
Grazie a Maria Rosaria Coppola dei Cantacunti che ci ha fatto avere le parole e la traduzione italiana di questa canzone tratta da "Il martirio di Otranto", dov'è raccontata la sanguinosa presa di Otranto da parte dei Turchi nel 1480.
I soldati spagnoli presidiari invece di difendere Otranto preferirono fuggire: non era loro quella terra, non erano loro quelle case, non erano loro quelle donne e quei bambini.
A difendere la città restano gli Otrantini.
Pescatori, gente di mare che mai aveva usato un'arma, unita combatte: per il Regno, per il proprio paese, per la Fede in Dio.
E quando il Regno li abbandona alla loro sorte, Dio li dimentica e il paese è distrutto dal fuoco e dalle palle di cannone, quando ormai tutto è perduto...
combatte ancora.
Combatte per un sogno, un sogno semplice di pescatori: una vita serena fatta di partenze e ritorni; nell'immensità del mare o nella piccola case, tra gli schizzi salati o nelle calde braccia delle mogli. Una vita in PACE attendendo la fine.
(dalle note del disco)
Grazie a Maria Rosaria Coppola dei Cantacunti che ci ha fatto avere le parole e la traduzione italiana di questa bellissima Ninna Nanna tratta da "Il martirio di Otranto", dov'è raccontata la sanguinosa presa di Otranto da parte dei Turchi nel 1480.
Anche prima della caduta della città, le campagne di Otranto ed il borgo sono saccheggiati e la popolazione giovane e sana viene deportata in Turchia.
Forse tra quei bimbi deportati c'è il vecchio rematore che nel suo sogno meridiano ancora ricorda il canto disperato di sua madre che, sola per le strade insaguinate, ricerca la sua "pecorella".
(dalle note del disco)