[1993?]
Parole e musica di Stefano Giaccone.
In molti dischi delle diverse creature artistico-politiche che Stefano Giaccone ha contribuito a creare nel tempo, dagli Howth Castle, alla Banda di Tirofisso, agli Ishi. Ripresa nel 1998 da Lalli nel suo splendido esordio solista “Tempo di vento”.
Non so esattamente quali pensieri avesse in testa Stefano Giaccone quando scrisse questa che è una delle sue canzoni più belle e ricorrenti... Ma sono anch’io di Torino (anch’io, che pure lui lo è, benchè sia nato a Los Angeles) e in questi versi riconosco la mia città di un tempo: il freddo, la solitudine delle periferie operaie, i cancelli della FIAT... E quell’uomo morente che forse è stato vittima di un incidente sul lavoro, o forse ha cercato di lottare, di sabotare la macchina, e ci ha rimesso la vita perchè è stato lasciato solo...
Spero che Stefano Giaccone capiti da queste parti e possa confutare, correggere o dare corpo a questo mio abbozzo di interpretazione...
Ti alzerai e crederai d'essere un altro (Continues)
[1994]
Testo e musica di Marco Ciari, Stefano Giaccone, Lalli
"Verso la fine degli anni settanta, un gruppo di compagni torinesi accende la scintilla che prende il nome di Franti: …il cattivo del libro "Cuore", quello che rompe i vetri a fiondate e non ascolta il maestro, quello che ride quando il re d'italia muore.
Un manifesto, più che un nome. fanno musica semplice, che sa pensare di testa propria e non cavalca le tendenze di mercato. Per questo, e per il vizio bastardo di non prostituirsi, di essere comunque diversi, si trovano tagliati fuori da tutti i circuiti: quello tradizionale non li vuole perchè gli sputano addosso ridendo tutte le sue contraddizioni, quello alternativo neanche, in fondo per gli stessi motivi.
Solo, per la strada, Franti è cantante e pittore, saltimbanco e scrittore, sognatore e poeta. La poesia di franti è poesia da strada: canta frasi raccolte dai manifesti... (Continues)
Tre streghe volando di ritorno dal sabba (Continues)
"Verso la fine degli anni settanta, un gruppo di compagni torinesi accende la scintilla che prende il nome di Franti: …il cattivo del libro "Cuore", quello che rompe i vetri a fiondate e non ascolta il maestro, quello che ride quando il re d'italia muore.
Un manifesto, più che un nome. fanno musica semplice, che sa pensare di testa propria e non cavalca le tendenze di mercato. Per questo, e per il vizio bastardo di non prostituirsi, di essere comunque diversi, si trovano tagliati fuori da tutti i circuiti: quello tradizionale non li vuole perchè gli sputano addosso ridendo tutte le sue contraddizioni, quello alternativo neanche, in fondo per gli stessi motivi.
Solo, per la strada, Franti è cantante e pittore, saltimbanco e scrittore, sognatore e poeta. La poesia di franti è poesia da strada: canta frasi raccolte dai manifesti e dalle scritte sui muri, le parole della gente sull’autobus,... (Continues)
Una bandiera di carta porterò alla festa dei pupazzi animati (Continues)
Parole e musica di Stefano Giaccone.
In molti dischi delle diverse creature artistico-politiche che Stefano Giaccone ha contribuito a creare nel tempo, dagli Howth Castle, alla Banda di Tirofisso, agli Ishi. Ripresa nel 1998 da Lalli nel suo splendido esordio solista “Tempo di vento”.
Non so esattamente quali pensieri avesse in testa Stefano Giaccone quando scrisse questa che è una delle sue canzoni più belle e ricorrenti... Ma sono anch’io di Torino (anch’io, che pure lui lo è, benchè sia nato a Los Angeles) e in questi versi riconosco la mia città di un tempo: il freddo, la solitudine delle periferie operaie, i cancelli della FIAT... E quell’uomo morente che forse è stato vittima di un incidente sul lavoro, o forse ha cercato di lottare, di sabotare la macchina, e ci ha rimesso la vita perchè è stato lasciato solo...
Spero che Stefano Giaccone capiti da queste parti e possa confutare, correggere o dare corpo a questo mio abbozzo di interpretazione...