[1973]
Scritta da Peter Leopold
Nell’album del gruppo krautrock intitolato “Vive la Trance”
Basterebbe il verso “Meglio morire da uomo libero che vivere da schiavo” per accogliere fra le CCG/AWS questo brano che parla di vendetta delle vittime verso i loro carnefici e che è intitolato alla lotta per l’indipendenza del paese africano, lotta che durò 12 lunghi anni e che contribuì non poco anche alla fine della dittatura di Salazar in Portogallo nel 1974...
Ma c’è una ragione ulteriore: nelle note sul retro copertina gli Amon Düül II dedicarono la canzone ad una certa Monika Ertl, una giovane di origine tedesca, guerrigliera guevarista, che proprio nel maggio del 1973 - sei anni dopo il Che - era stata uccisa dall’esercito boliviano nei pressi di El Alto, non lontano da La Paz.
Monika Ertl era figlia di Hans Ertl (1908-2000), nato a Monaco di Baviera, fotografo e cameraman assai noto negli... (continuer)
Bravo Roberto, suggestiva la tua ipotesi sul titolo.
E hai fatto bene a contattare gli Amon Düül: a me non era nemmeno venuto in mente.
Grazie per tutto il tuo lavoro.
Saluti
... Anche se "La belva bianca è nel villaggio" deputerebbe proprio per un'ambientazione africana... Forse la canzone è sulla guerra in Mozambico, putrida di mercenari, e la dedica alla Ertl è solo, appunto, una dedica, visto che fu uccisa proprio quell'anno...
Che dici, Roberto?
Si B.B., ci stavo ripensando proprio poco fa, prima di leggerti. La mia ipotesi è un pò contorta: chi scrive in un tipìtolo "Mozambico", normalmente si riferisce al paese africano, non ad altre cose che hanno lo stesso nome. La musica all'inizio poi ha sonorità africane. Quindi, adesso dopo qualche ripensamento, mi concentrerei meno sulla storia (straordinaria) di Monica Ertl. E la mia nota la cancellerei senz'altro, se potessi. Grazie Bernart :)
Segnalo, per chi fosse interessato, che il libro di Jürgen Schreiber su Monika Ertl è tradotto fin dal 2011 in italiano: La ragazza che vendicò Che Guevara, trad. di V. Gallico e F. Lucaferri, editore Nutrimenti. A Monika Ertl è dedicato anche un capitolo intero dell'opera di Paola Staccioli, Non per odio ma per amore, storie di donne e femministe internazionaliste, ed. Derive/Approdi 2012, con prefazione di Silvia Baraldini e Haidi Gaggio Giuliani (una delle donne di cui si raccontano le storie è Maria Elena Angeloni: "Nel 1970 partecipa a un’azione in sostegno alla resistenza greca. Lo scopo è duplice: denunciare la dittatura dei colonnelli e denunciare la responsabilità degli Usa. Il meccanismo a orologeria della bomba artigianale confezionata si inceppa e l’auto salta in aria… Lascia un bambino di nove anni, Federico, che ha avuto con Veniero, fratello di Haidi, la mamma di Carlo Giuliani").
Ma ti pare, Roberto! Tra l'altro sono stato molto contento di trovare qua dentro Monika Ertl: per quel che riguarda il libro della Staccioli, ho assistito ad una sua presentazione (al CPA Firenze Sud) con la presenza dell'autrice e di Silvia Baraldini (Haidi Giuliani era collegata in videoconferenza), mentre la traduzione del libro di Schreiber l'avevo trovata a suo tempo nella biblioteca del mio quartiere. Entrambe, letture che raccomando davvero.
Vi mando questa "stramberia", cantata in inglese, tedesco, francese e italiano. E' del 1975 (dall'album "Made in Germany") e non so veramente se sia degna di entrare nel sito. Ciao, Renato
Wilhelm, Wilhelm, the nation needs you (continuer)
envoyé par Renato Stecca 10/9/2011 - 17:51
Invece è molto degna. anzi, questo album diciamo che fu l'ultimo canto del cigno dei Amon Duul II e di un intera stagione per il Krautrock. Mi pare fosse del 1975 questa canzone Wilhelm Wilhelm, inserita dentro il concept album Made in Germany.
da tradurre dal tedesco, o meglio solo da spiegare, mi pare ci sia solo l'ultimo verso della terza strofa: Wilhelmshöhe im Wald, Wilhelmshöhe nel bosco, è il castello in cui nel 1870 fu temporaneamente tenuto Napoleone III dopo la sconfitta di Sédan nella guerra franco-prussiana
Scritta da Peter Leopold
Nell’album del gruppo krautrock intitolato “Vive la Trance”
Basterebbe il verso “Meglio morire da uomo libero che vivere da schiavo” per accogliere fra le CCG/AWS questo brano che parla di vendetta delle vittime verso i loro carnefici e che è intitolato alla lotta per l’indipendenza del paese africano, lotta che durò 12 lunghi anni e che contribuì non poco anche alla fine della dittatura di Salazar in Portogallo nel 1974...
Ma c’è una ragione ulteriore: nelle note sul retro copertina gli Amon Düül II dedicarono la canzone ad una certa Monika Ertl, una giovane di origine tedesca, guerrigliera guevarista, che proprio nel maggio del 1973 - sei anni dopo il Che - era stata uccisa dall’esercito boliviano nei pressi di El Alto, non lontano da La Paz.
Monika Ertl era figlia di Hans Ertl (1908-2000), nato a Monaco di Baviera, fotografo e cameraman assai noto negli... (continuer)