There was a whispering in my hearth,
A sigh of the coal,
Grown wistful of a former earth
It might recall.
I listened for a tale of leaves
And smothered ferns,
Frond-forests, and the low sly lives
Before the fauns.
My fire might show steam-phantoms simmer
From Time's old cauldron,
Before the birds made nests in summer,
Or men had children.
But the coals were murmuring of their mine,
And moans down there
Of boys that slept wry sleep, and men
Writhing for air.
And I saw white bones in the cinder-shard,
Bones without number.
Many the muscled bodies charred,
And few remember.
I thought of all that worked dark pits
Of war, and died
Digging the rock where Death reputes
Peace lies indeed.
Comforted years will sit soft-chaired,
In rooms of amber;
The years will stretch their hands, well-cheered
By our life's ember;
The centuries will burn rich loads
With which we groaned,
Whose warmth shall lull their dreaming lids,
While songs are crooned;
But they will not dream of us poor lads,
Left in the ground.
A sigh of the coal,
Grown wistful of a former earth
It might recall.
I listened for a tale of leaves
And smothered ferns,
Frond-forests, and the low sly lives
Before the fauns.
My fire might show steam-phantoms simmer
From Time's old cauldron,
Before the birds made nests in summer,
Or men had children.
But the coals were murmuring of their mine,
And moans down there
Of boys that slept wry sleep, and men
Writhing for air.
And I saw white bones in the cinder-shard,
Bones without number.
Many the muscled bodies charred,
And few remember.
I thought of all that worked dark pits
Of war, and died
Digging the rock where Death reputes
Peace lies indeed.
Comforted years will sit soft-chaired,
In rooms of amber;
The years will stretch their hands, well-cheered
By our life's ember;
The centuries will burn rich loads
With which we groaned,
Whose warmth shall lull their dreaming lids,
While songs are crooned;
But they will not dream of us poor lads,
Left in the ground.
inviata da Bernart Bartleby - 30/11/2017 - 11:57
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
(Che ha preso quasi tutta la giornata del 30 novembre 2017)
(Che ha preso quasi tutta la giornata del 30 novembre 2017)
MINATORI
(COME IL FUTURO SCORDERÀ I MORTI IN GUERRA)
S'ebbe un sussurro nel mio focolare,
un sospiro del carbone
fattosi malinconico, forse nel ricordo
d'una terra d'antiche ere.
Ascoltai raccontare di foglie
e di felci sepolte e soffocate,
di foreste frondose, delle furtive forme
di vita sotterranea prima dei fauni.
Forse il mio fuoco mostra fantasmi di vapore
sobbollenti dall'antico calderone del Tempo,
prima che gli uccelli nidificassero in estate,
o prima che gli uomini si riproducessero.
Ma il carbone mormorava della sua miniera,
e i gemiti laggiù sotto, di ragazzi
che dormivano contorti, e d'uomini
che si torcevano per avere aria.
E vidi bianche ossa nel tizzone di brace
ardente, ossa innumere.
Tanti corpi carbonizzati coi loro muscoli;
pochi ricordano.
Pensai a chi costruiva le buie trincee
di guerra, e morì
scavando la roccia ove la Morte reputa
che in ogni caso stia la Pace.
Su sedie soffici comodi anni staran seduti
in stanze ambrate,
e gli anni tenderan le mani, ben accolti
dal calore ardente della nostra vita;
I secoli bruceranno i ricchi carichi
coi quali noi soffrimmo gemendo,
e il cui calore cullerà loro le palpebre sognanti
mentre s'intoneran canzoni a bassa voce;
Però non sogneranno, loro, di noi poveri ragazzi
lasciati sottoterra.
(COME IL FUTURO SCORDERÀ I MORTI IN GUERRA)
S'ebbe un sussurro nel mio focolare,
un sospiro del carbone
fattosi malinconico, forse nel ricordo
d'una terra d'antiche ere.
Ascoltai raccontare di foglie
e di felci sepolte e soffocate,
di foreste frondose, delle furtive forme
di vita sotterranea prima dei fauni.
Forse il mio fuoco mostra fantasmi di vapore
sobbollenti dall'antico calderone del Tempo,
prima che gli uccelli nidificassero in estate,
o prima che gli uomini si riproducessero.
Ma il carbone mormorava della sua miniera,
e i gemiti laggiù sotto, di ragazzi
che dormivano contorti, e d'uomini
che si torcevano per avere aria.
E vidi bianche ossa nel tizzone di brace
ardente, ossa innumere.
Tanti corpi carbonizzati coi loro muscoli;
pochi ricordano.
Pensai a chi costruiva le buie trincee
di guerra, e morì
scavando la roccia ove la Morte reputa
che in ogni caso stia la Pace.
Su sedie soffici comodi anni staran seduti
in stanze ambrate,
e gli anni tenderan le mani, ben accolti
dal calore ardente della nostra vita;
I secoli bruceranno i ricchi carichi
coi quali noi soffrimmo gemendo,
e il cui calore cullerà loro le palpebre sognanti
mentre s'intoneran canzoni a bassa voce;
Però non sogneranno, loro, di noi poveri ragazzi
lasciati sottoterra.
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Versi del poeta inglese Wilfred Owen (1893-1918), killed in action mentre attraversava il Canal de la Sambre à l'Oise il 4 novembre 1918, solo pochi giorni prima della fine della Grande Guerra.
La poesia fu pubblicata su The Nation il 26 gennaio 1918, ed è una delle pochissime poesie che Owen vide pubblicate in vita.
La trovo – ma forse solo in lettura musicale - nel IX° volume nella poderosa raccolta di poesia e musica folk inglese intitolata “Poetry and Song” (14 LP), pubblicata nel 1967.
Wilfred Owen scrisse questa poesia mentre si trovava a Scarborough, North Yorkshire, convalescente dopo essere stato investito da un’esplosione sul fronte francese. E’ lì che il 12 gennaio 1918 lo raggiunse la notizia del gravissimo disastro nella miniera Minnie di Halmer End, Staffordshire, dove trovarono la morte 156 minatori, tra di loro decine di ragazzini sotto i 16 anni.
Owen scrisse di getto questa poesia in cui vengono accumunati i minatori travolti dalla terra e i soldati travolti dalla guerra. D’altra parte, molti dei commilitoni di Owen erano minatori da civili e così lui li descriveva, con grande rispetto ed ammirazione: “Hard-handed, hard-headed miners, dogged, loutish, ugly - but I would trust them to advance under fire and to hold their trench - blond, coarse, ungainly, strong, unfatiguable, unlovely, Lancashire soldiers, Saxons to the bone.” (en.wikipedia)