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I catturati

Frankie HI-NRG MC
Lingua: Italiano


Frankie HI-NRG MC

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Имала майка едно ми чедо
(Nikola Parapunov / Никола Парапунов)
Für Recht und Freiheit bin ich gefangen
(anonimo)


[1944/2011]
Parole di condannati a morte della Resistenza italiana.
Base musicale e voce recitante di Frankie Hi-Nrg Mc



"I catturati" è una performance che Frankie Hi-Nrg Mc ha realizzato in occasione dell'evento "Per libertà e non per odio" tenuto il 26 aprile 2011 presso il Circolo degli Artisti di Roma.
Le lettere sono tratte dai libri di Malvezzi e Pirelli ("Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana", Einaudi, Torino 1994, quindicesima edizione) e di Avagliano e Le Moli ("Muoio innocente. Lettere di caduti della Resistenza a Roma", Mursia, Milano 1999).

Gli autori:

Orlando Orlandi Posti, soprannominato Lallo (Roma, 14 marzo 1926 – Roma, 24 marzo 1944), è stato un antifascista e partigiano italiano, martire nell'Eccidio delle Fosse Ardeatine e Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana

Pietro Benedetti, nato ad Atessa (Chieti) il 29 giugno 1902, ebanista, militante socialista, più volte arrestato come antifascista. Condannato a 15 anni e poi a morte, fucilato a Roma il 29 aprile 1944.



Fabrizio Vassalli, nato a Roma nel 1908, capitano d'artiglieria, dopo l’armistizio si mise a disposizione del comando alleato e svolse pericolose missioni a Roma. Catturato, fu torturato ferocemente e poi condannato a morte. Fucilato a Roma il 24 maggio 1944. Medaglia d'oro al Valor militare alla memoria.


Oggi, 14, brutta giornata, ma brutta, per me. L'inizio del mio 18° anno di vita è stato disastroso. Questa mattina sono stato svegliato per gli urli potenti del maresciallo che monta di guardia in questa settimana; è un essere indescrivibile per la sua malignità e il suo odio che manifesta verso di noi che siamo inermi nei suoi confronti. Dopo due ore che sono rimasto sdraiato sullo steccato fra il dottore e il maresciallo, viene ad aprirci per la pulizia, e trovandoci a letto e in disordine, incomincia ad inveire specie contro di me; sembra che abbia un'antipatia personale, perché basta una piccola disattenzione nella cella che si scatena verso di me, come se io più piccolo ne fossi responsabile; pazienza, passerà! Dunque dopo quella strillata che è finita con le parole: "oggi non ti darò da mangiare", naturalmente dette in tedesco, la porta si chiude e noi tutti ci mettiamo ad aspettare il benedetto pasto quotidiano, chi parlando di politica, chi raccontando qualche fatto della sua vita; io che questa mattina ho il morale abbastanza basso, mi sono tenuto in disparte, e dato che facendo una passeggiatina attraverso il ristretto spazio mi ero stancato, non per il lungo cammino, perché avrò fatto in tutto duecento metri, ma per l'avanzato stato di esaurimento fisico, mi sono seduto e lì sono rimasto per diverso tempo e sono rimasto tutto quel tempo con la mente che vagava nel nulla, perché ho avuto paura che fossi colto da nostalgia; solo di tanto in tanto seguivo il ragionamento dei miei amici.
L'alba del mio diciottesimo anno di vita l'ho passata in carcere, morendo di fame

Orlando Orlandi Posti (detto Lallo), 14 marzo 1944.


***

Mia cara Enrichetta,
ho voluto tacerti fino ad oggi la triste realtà nella speranza di ottenere una impossibile grazia. Purtroppo è la fine. Sono straziato di non poter rivedere i miei figli. Ora tu sei tutto per loro. Sii forte per loro. Tu sai che al mondo ho fatto solo il bene e perciò morirò tranquillo. Bacia per me i miei figli ed educali nell'amore e nel lavoro.
Addio, mia diletta e sfortunata compagna, bacia per me mio padre, i tuoi cari genitori, i cugini e gli zii. Salutami tutti gli amici e ringrazia coloro che hanno tentato purtroppo inutilmente di salvarmi.
Un ultimo abbraccio e un bacio per tutta la vita,
Tuo Pietro

Pietro Benedetti, 11 aprile 1944.


***

Carissima Amelia,
sono al braccio italiano ed ho consegnato la roba che ti daranno.
Sii buona e pensa che ti ho voluto tanto bene. La roba verrà a te: tu sostieni i miei. Te li affido e di' loro che mi perdonino il grande dolore che reco loro.
Sono sereno e mi dolgo solo di non aver visto i nostri entrare a Roma.
Spero che finanziariamente non resterai male e che con la pensione ed altro che ti verrà da me non debba essere dipendente da nessuno né lavorare per vivere. Ciò mi era stato promesso.
Risposati pure e ricordami. Sii però ugualmente una figlia per i miei.
Rammentati della Bice che tanto era affezionata ai miei ed a me.
Ti bacio con tutta l'anima.
Fabrizio tuo

Carissimi papone e mammina,
perdonatemi il dolore che vi reco che è veramente una angoscia per me. Pensate che tanti sono morti per la Patria ed io sono uno di quelli. La mia coscienza è a posto: ho fatto tutto il mio dovere e ne sono fiero. Questo deve essere per voi vero conforto.
[Vi abbraccio con tutta l'anima
Fabrizio vostro]
La spilletta regalatela a Bice e così un altro ricordino anche ai miei nipotini.
Saluto e abbraccio tutti [Enrico, Gina, ecc.]
Non fate storie per il cadavere od altro. Dove mi buttano mi buttano. Quando potrete mettete l'inserzione sui giornali.
Viva l'Italia.

Fabrizio Vassalli, 24 maggio 1944.

inviata da Bernart Bartleby - 30/7/2014 - 22:36




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