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?װער קלאַפּט עס

Anonymous
Language: Yiddish


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16 ottobre 1943
(Gianni Nebbiosi)
קאַלט: אַ לידל פֿון לאָדזשער געטאָ 1945
(Miriam Goldberg Harel / מרים גאָלדבערג האַרעל)
די װראָנע [אױף די גרינע פעלדער, װעלדער]
(Mordkhe Gebirtig [Mordechai Gebirtig] / מרדכי געבירטיג)


Ver klapt es?
[1942?]
Trovato sul programma 2006 delle celebrazioni per il Yom HaShoah presso la Duke University di Durham, North Carolina.

Dal ghetto di Łódź, una canzone che nelle prime tre strofe è una comune filastrocca d’amore, spensierata, ma nelle ultime tre offre un drammatico sguardo sulla vita nel ghetto assediato, affamato, disperato.
Il “vecchio” indicato nella penultima strofa, quello di cui tutti hanno paura come del genitore dell’amata corteggiata di nascosto, è Chaim Rumkowski, il controverso capo del Judenrat nel ghetto di Łódź. “Re Chaim” – così era chiamato per via dell’autorità assoluta che esercitava – organizzò il ghetto come un’efficientissima macchina produttiva in favore dei nazisti, forse sperando in questo modo di riuscire a barattare l’altissima produttività con la salvezza del maggior numero di ebrei… Fu un grave errore di valutazione, quando non un completo abbaglio: la linea di Rumkowski impedì l’organizzazione della resistenza all’interno del ghetto mentre non impedì affatto la morte per fame e malattia di decine di migliaia di suoi correligionari, né la deportazione nel 1942 di tutti i bambini sotto i dieci anni e dei vecchi sopra i 65 (tutti sterminati al loro arrivo nel campo di Chelmno), né la liquidazione completa del ghetto nel 1944. Degli ebrei di Łódź intrappolati nel ghetto quasi nessuno sopravvisse alla guerra… Lo stesso “Re Chaim” fu ucciso ad Auschwitz con tutta la sua famiglia.

Chaim Rumkowski
Chaim Rumkowski


Drammaticamente celebre resta il discorso – passato alla storia con il titolo “Datemi i vostri figli!” - che Rumkowski pronunciò il 4 settembre del 1942, quando obbligò la consegna dei bambini e degli anziani per la deportazione, convinto che così almeno i più forti sarebbero sopravvissuti:

1941. Bambini del ghetto di Łódź
1941. Bambini del ghetto di Łódź


“Un atroce colpo si è abbattuto sul ghetto. Ci viene chiesto di consegnare quello che di più prezioso possediamo - gli anziani ed i bambini. Sono stato giudicato indegno di avere un figlio mio e per questo ho dedicato i migliori anni della mia vita ai bambini [prima della guerra Rumkowski fu direttore di un orfanotrofio, ndr]. Ho vissuto e respirato con i bambini e mai avrei immaginato che sarei stato obbligato a compiere questo sacrificio portandoli all'altare con le mie stesse mani. Nella mia vecchiaia, stendo le mie mani ed imploro: Fratelli e sorelle! Passatemeli! Padri e madri! Datemi i vostri figli!”

Assolutamente terribile. L’ho letto cento volte questo discorso agghiacciante e ancora non riesco a capacitarmi – ne mai ci riuscirò – del male che l’uomo può fare all’uomo e di ciò che un uomo può arrivare a fare quando è intrappolato, senza possibilità di salvezza…


Sia i KlezRoym che i Brave Old World attribuiscono questo brano a Max Nurenberg, ma sembrerebbe, anche dal libro di Gila Flam, che questi sia solo l'informatore. Di Max Nurenberg sono riuscito comunque a trovare solo le date di nascita (Polonia nel 1892) e morte (California nel 1979).
Il brano sembrerebbe preso da un brano preesistente intitolato Brontshele



Klezroym
Yankele nel ghetto (2009)


Yankele nel ghetto


Yankele nel Ghetto è l'elaborazione originale in forma di suite delle Canzoni del Ghetto di Łódź raccolte nel libro di Gila Flam: "Singing for survival, Songs of the Łódź Ghetto,1940-45", University of Illinois Press.

L’album dei KlezRoym raccoglie e rielabora le canzoni che Gila Flam, direttrice del Dipartimento di Musica e della Fonoteca di Stato dell’Università di Gerusalemme, ha ricostruito insieme ai superstiti, intervistandoli, accogliendo i loro ricordi, riannodando liriche e note preservate nella memoria di chi le ha cantate per sopravvivere. Molte di queste canzoni erano inedite, altre erano già state eseguite in pubblico.

I KlezRoym hanno così lavorato sulle liriche e le melodie di Yankele Hershkowitz, cantore di strada, di Miriam Harel, membro di un’organizzazione giovanile, e di David Beygelman, direttore musicale del teatro della Casa della Cultura. La popolazione del ghetto di Łòdź, tra i primi a essere istituiti, e l'ultimo a essere smantellato, tenuta a lavorare per l’esercito tedesco, privata di qualsiasi rapporto con il mondo esterno, di cibo e libertà, nelle strade, presso le riunioni dei movimenti giovanili, sul lavoro, nella Casa della Cultura, ha trovato nella musica un modo per esprimersi, per eludere le censure, per mantenersi libera creando un mondo e un tempo che trascendesse e al contempo parlasse della realtà. Le canzoni, molte delle quali composte da Hershkowitz (lo Yankele cui fa riferimento il titolo dell'album), erano frutto di creazioni originali o rielaborazioni di fonti prebelliche, attingevano alla tradizione klezmer, alla cultura ebraica dell’Europa dell’Est, accogliendo le influenze della musica zigana… erano proprio per questo famigliari, con i loro testi spesso in yiddish mantenevano un legame con le tradizioni, con le abitudini che riportavano ai giorni precedenti la guerra, anche se le liriche non rinunciavano a raccontare il presente.
losthighways.it

Intro (from "װײַל איך בין אָ ייִדעלע/Vayl ikh bin a yidale")
עס איז אַ קלאָג/Es iz a klug
Yankele nel ghetto
רומקאָװסקי חײם/Rumkovski khaym
Yankele nel ghetto #2
איך פֿור אין קעלצער קאַנט/Ikh fur in keltser kant
קאַלט: אַ לידל פֿון לאָדזשער געטאָ 1945/Kalt: a lid fin lodzger getto, 1945
Sakharin finf a marek
ציגײַנערליד/Tsigayner lid
Vayl ikh bin a yidale
פּאַפּיראָסן/Papirosn/nishtu kain przydziel
Kalt #2
?װער קלאַפּט עס/Ver klapt dos azoy shpet bay nakht?
ניט קײן ראָזשינקעס, ניט קײן מאַנדלען/Nit kayn rozhinkes, nit kayn mandlen
Finale (from "Vayl ikh bin a yidale,")



װער קלאַפּט דאָ אַזױ שפּעט בײַנאַכט?
בערעלע וואָלינטשיק.
עפֿן, עפֿן, בראָנטשעלע,
איך בין דאָך דײַן קאָכאַנטשיק.

װי קען איך דיר עפֿענען?
כ'האָב מורא פֿאַר דעם טאַטן!
עפֿן, עפֿן, בראָנטשעלע,
ס'װעט דיר גאָר נישט שאַטן.

װי קען איך דיר עפֿענען?
כ'האָב מורא פֿאַר דעם מאַמען!
עפֿן, עפֿן, בראָנטשעלע
און לאָמיר זײַן צוזאַמען.

װער קלאַפּט דאָ אַזױ שפּעט בײַנאַכט?
עס קלאַפּט די געטאָ־הונגער.
עפֿן, עפֿן אַ פּראָװיסאָציעלע,
ס'װעט מיר װערן גרינגער.

װי קען איך דיר עפֿענען?
כ'האָב מורא פֿאַר דעם אַלטן!
עפֿן, עפֿן אַ פּראָװיסאָציעלע,
איך װעט עס גוט באַהאַלטן.

װער קלאַפּט דאָ אַזױ שפּעט בײַנאַכט?
עס קלאַפּט די געטאָ־לײַדן.
דרײַ יאָר אין געטאָ,
איצט מוז מען זיך צעשײדן.

Contributed by Bartleby + CCG/AWS Staff - 2011/2/25 - 08:38




Language: Yiddish

La trascrizione in caratteri latini.
Ver klapt do azoy shpet banakht?
Berele bulantshik.
Efn, efn, Brontshele,
Ikh bin dokh dayn kokhantshik.

Vi ken ikh dir efenen?
Kh'hob moyre far dem tatn!
Efn, efn, Brontshele,
S'vet dir gor nisht shatn.

Vi ken ikh dir efenen?
Kh'ob moyre far der mamen!
Efn, efn, Brontshele,
Un lomir zayn tsuzamen.

Ver klapt do azoy shpet banakht?
Es klapt di geto-hunger.
Efn, efn, a provisatsyele
S'vet mir vern gringer.

Vi ken ikh dir efenen?
Kh'ob moyre far dem altn!
Efn, efn a provisatsyele
Ikh vel es gut bahaltn.

Ver klapt do azoy shpet banakht?
Es klapt di geto-laydn.
Dray yor in geto,
Itst muz men zikh tsesheydn.

Contributed by Bartleby - 2013/5/28 - 15:14




Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
28 maggio 2013

Si vedano le Note alla traduzione
CHI È CHE BUSSA?

Chi è che bussa così tardi di notte?
Berele, il tuo ragazzo. 1
Apri, apri, Brontshele,
Sono il tuo innamorato. 2

E come posso aprirti?
Ho paura del babbo!
Apri, apri, Brontshele,
non ti succederà nulla.

E come posso aprirti?
Ho paura della mamma!
Apri, apri, Brontshele,
e stiamo io e te insieme.

Chi è che bussa così tardi di notte?
E' la fame del ghetto.
Apri, apri un negozietto
ché mi sentirò meglio.

E come posso aprirti?
Ho paura del vecchio!
Apri, apri un negozietto, 3
sarò bravo a nasconderlo.

Chi è che bussa così tardi di notte?
Sono le pene del ghetto.
Tre anni qui nel ghetto,
ora ci dobbiamo separare.
NOTE alla traduzione

[1] La grafia yiddish di questa parola, ואָלינטשיק , sembra riprodurre il verbo polacco woleć (presente: wolę, wolisz) “amare, preferire”, da cui deriva. La traslitterazione sarebbe propriamente [volintshik], ma nelle trascrizioni si trova regolarmente [bulantshik] e così è stato mantenuto. Si tratta probabilmente di una pronuncia locale.

[2] Altra derivazione dal polacco: kochać “amare”.

[3] Diminutivo di provisatsye “negozio di alimentari, spaccio”, a sua volta dal polacco prowizacja.

2013/5/28 - 15:23




Language: English

WHO'S KNOCKING?

Who's knocking so late at night?
Berele, my boyfriend.
Open up, Brontshele,
I'm your lover.

How can I open up?
I'm afraid of my father.
Open up, Brontshele,
No harm will come to you.

How can I open up?
I'm afraid of my mother.
Open up, Brontshele,
Let's be together.

Who's knocking so late at night?
It's hunger striking the ghetto,
Open up a food storehouse,
I'll feel easier.

How can I open up?
I'm afraid of the old man.
Open a storehouse,
I'll hide it well.

Who's knocking so late at night?
It's suffering striking the ghetto,
Three years in the ghetto,
Now we must part.

Contributed by Bartleby - 2011/2/25 - 08:38




Language: French

Version française - QUI FRAPPE ? – Marco Valdo M.I. – 2011
Chanson Yiddish - Ver Klapt Es? – Anonyme – 1942

Voici venue du ghetto de Łódź, une chanson dont les premières strophes sont une comptine d'amour, rêveuse, mais dont les trois dernières offrent une vue dramatique sur la vie dans le ghetto assiégé, affamé et désespéré.
Le « vieux » de l'avant-dernière strophe, celui dont tous ont peur comme du géniteur de l'amoureuse courtisée en cachette, est Chaïm Rumkowski, le chef controversé du Judenrat du ghetto de Łódź. « Roi Chaïm », ainsi appelé en raison de l'autorité absolue qu'il exerçait, organisa le ghetto comme une machine efficiente de productivité en faveur des nazis, en espérant peut-être de cette manière réussir à troquer la très haute productivité contre le sauvetage du plus grand nombre de Juifs... Ce fut une grave erreur de jugement , sinon un complet errement; la ligne de Rumkowski empêcha l'organisation de la résistance à l'intérieur du ghetto tout en n'empêchant pas la mort par la faim de dizaines de milliers de ses coreligionnaires, ni la déportation en 1942 de tous les enfants en dessous de dix ans et des vieux au-dessus de soixante-cinq ans (tous exterminés à leur arrivée au camp de Chelmno), ni la liquidation complète du ghetto en 1944. Des Juifs de Łódź , piégés dans le ghetto presque aucun ne survécut à la guerre... Le « Roi Chaïm » lui-même fut tué avec toute sa famille à Auschwitz.

Dramatiquement célèbre est resté le discours – passé à l'histoire sous le titre « Donnez-moi vos enfants! » que Rumkowski prononça le 4 septembre 1942, quand il imposa la remise des enfants et des vieux pour la déportation, convaincu qu'ainsi au moins les plus forts auraient survécu.

« Un coup atroce s'est abattu sur le ghetto. Il nous est demandé de remettre ce que nous possédons de plus précieux – les vieux et les enfants. J'ai été jugé indigne d'avoir un enfant et c'est pour cela que j'ai consacré les meilleures années de ma vie aux enfants [ avant la guerre Rumkowski fut directeur d'un orphelinat]. J'ai vécu et respiré avec les enfants et je ne me serais jamais imaginé que je serais obligé à accomplir ce sacrifice en les portant à l'autel de mes propres mains. Dans ma vieillesse, j'étends les mains et j'implore : Frères et sœurs! Passez-les moi ! Pères et mères ! Donnez-moi vos enfants ! »
Discours absolument terrible. Je l'ai lu cent fois ce discours glaçant et je n'arrive pas encore à me convaincre – et je n'y réussira jamais – du mal que l'homme peut faire à l'homme et de ce qu'un homme peut arriver à faire quand il est piégé, sans possibilité de sauvegarde...


Deux mots à propos de la traduction française : Je ne connais pas le yiddish, je ne connais pas des masses l'anglais ... Il est donc possible qu'il y ait certaines erreurs d'interprétation... Si tel est le cas, qu'on le dise...

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
QUI FRAPPE ?

Qui frappe si tard ce soir ?
Berele, mon ami
Ouvre, ouvre, Brontshele
C'est moi, ton ami.

Comment puis-je t'ouvrir ?
J'ai peur pour mon père !
Ouvre, ouvre, Brontshele
Il ne t'arrivera rien.

Comment puis-je t'ouvrir ?
J'ai peur pour ma mère !
Ouvre, ouvre, Brontshele,
Et restons ensemble.

Qui frappe si tard ce soir ?
C'est la faim du ghetto
Ouvre, ouvre, le cellier
J'y serai mieux.

Comment puis-je t'ouvrir ?
J'ai peur pour le vieux !
Ouvre, ouvre, le cellier
J'y serai bien caché.

Qui frappe si tard ce soir ?
C'est la douleur du ghetto
Trois ans dans le ghetto
Maintenant on doit se séparer.

Contributed by Marco Valdo M.I. - 2011/3/28 - 22:21




Language: Yiddish

Il brano originale tratto da Mlotek, E. & J. Songs of Generations, p.21
Ver klapt dos azoy shpet bay nakht?
Yankele Volyantshik?
Efn, efn, Brontshele,
Ikh bin dayn kokhantshik!

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far mayn mamen.
Efn, efn, Brontshele,
Kh'vel zikh gornisht zamen!

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far dem tatn.
Efn, efn, Brontshele,
S'vet dir gornisht shatn.

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far mayn shvester.
Efn, efn, Brontshele,
S'vet zayn far dir beser!

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far mayn bruder.
Efn, efn, Brontshele,
Makh nisht keyn geruder.

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far mayn feter.
Efn, efn, Brontshele,
Kh'vel nisht kumen shpeter.

Vi kon ikh dir den efenen,
Kh'hob moyre far mayn mumen.
Efn, efn, Brontshele,
Anit vel ikh mer nisht kumen.

Contributed by Dq82 - 2016/8/24 - 11:40




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