Christmas Eve in 1914, stars were gleaming, gleaming bright
And all along the Western front guns were lying still and quiet
Men lay dozing in the trenches, in the cold and in the dark
As far away behind the lines a village dog began tae bark
Some lay thinking of their families, some sang songs to others quiet
Playing brag and rolling fags to pass away the Christmas night
As we watched the German trenches, something moved in no man's land
Through the dark there came a soldier carrying a white flag in his hand
Then from both sides men came running, crossing into no man's land
Through the barbed wire, mud and shell-holes, shyly stood there shaking hands
Fritz he brought cigars and brandy, Tommy brought corned beef and fags
And as they stood there quietly talking, the moon shone down on no man's land
Then Christmas Day we all played football in the mud of no man's land
Tommy brought some Christmas pudding, Fritz brought out a German band
And when they beat us at the football we shared all our grub and drink
Then Fritz showed me a tattered photo of a brown-haired girl back in Berlin
For four days after no side fired, not one shot disturbed the night
For old Fritz and Tommy Atkins, they'd both lost their will to fight
So they withdrew us from the trenches, sent us back behind the lines
They brought fresh troops to take our places and told the guns, Prepare to fire
The next night in 1914, flak was beaming, beaming bright
The orders came, Prepare offensive! Over the top we go tonight
And men stood waiting in the trenches, gazed out across our football park
As all along the Western front the Christmas guns began tae bark
And all along the Western front guns were lying still and quiet
Men lay dozing in the trenches, in the cold and in the dark
As far away behind the lines a village dog began tae bark
Some lay thinking of their families, some sang songs to others quiet
Playing brag and rolling fags to pass away the Christmas night
As we watched the German trenches, something moved in no man's land
Through the dark there came a soldier carrying a white flag in his hand
Then from both sides men came running, crossing into no man's land
Through the barbed wire, mud and shell-holes, shyly stood there shaking hands
Fritz he brought cigars and brandy, Tommy brought corned beef and fags
And as they stood there quietly talking, the moon shone down on no man's land
Then Christmas Day we all played football in the mud of no man's land
Tommy brought some Christmas pudding, Fritz brought out a German band
And when they beat us at the football we shared all our grub and drink
Then Fritz showed me a tattered photo of a brown-haired girl back in Berlin
For four days after no side fired, not one shot disturbed the night
For old Fritz and Tommy Atkins, they'd both lost their will to fight
So they withdrew us from the trenches, sent us back behind the lines
They brought fresh troops to take our places and told the guns, Prepare to fire
The next night in 1914, flak was beaming, beaming bright
The orders came, Prepare offensive! Over the top we go tonight
And men stood waiting in the trenches, gazed out across our football park
As all along the Western front the Christmas guns began tae bark
inviata da Riccardo Venturi - 16/11/2005 - 01:58
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
16 novembre 2005
16 novembre 2005
NATALE 1914
Vigilia di Natale, 1914. Le stelle brillavano, brillavano luminose
e su tutto il fronte occidentale le armi tacevano, tranquille.
Gli uomini sonnecchiavano nelle trincee, nel freddo e nel buio ;
lontano, dietro le linee, un cane in un villaggio si mise a abbaiare
Chi pensava alla famiglia, chi cantava una canzone ad altri che stavano lì,
calmi, a giocare a carte o a rollare cicche per passare la notte di Natale.
Guardammo le trincee tedesche, qualcuno si mosse nella terra di nessuno
e nel buio arrivò un soldato con in mano una bandiera bianca.
Arrivarono allora, da entrambe le parti, degli uomini di corsa per la terra di nessuno,
passando i reticolati, il fango e le postazioni di artiglieria ; timidamente ci stringemmo le mani,
Fritz (*) portò sigari e acquavite, Tommy (**) carne in scatola e sigarette,
e mentre stavan tranquilli lì a parlare, la luna splendeva sulla terra di nessuno.
E così, il giorno di Natale, tutti facemmo una partita di calcio nella terra di nessuno,
Tommy portò un po’ di pudding natalizio, Fritz mise su una squadra di tedeschi
e anche se ci batterono a calcio, tutti ci dividemmo la trincea e bevemmo
e poi Fritz mi fece vedere una foto sgualcita di una ragazza mora lassù a Berlino
Per i quattro giorni dopo nessuno sparò né disturbò la notte,
Perché sia il vecchio Fritz, sia Tommy Atkins avevano perso la voglia di combattere.
Così ci mandarono via dalle trincee, e ci rimandarono nelle retrovie
sostituendoci con truppe fresche e ordinando alle armi di fare fuoco
La notte dopo del 1914, il fuoco di sbarramento sfavillava luminoso,
arrivarono gli ordini : Preparare offensiva ! Stanotte si va all’assalto !
E gli uomini aspettavano nelle trincee lanciando sguardi al campo di calcio
mentre su tutto il fronte occidentale le armi di Natale cominciarono a latrare.
Vigilia di Natale, 1914. Le stelle brillavano, brillavano luminose
e su tutto il fronte occidentale le armi tacevano, tranquille.
Gli uomini sonnecchiavano nelle trincee, nel freddo e nel buio ;
lontano, dietro le linee, un cane in un villaggio si mise a abbaiare
Chi pensava alla famiglia, chi cantava una canzone ad altri che stavano lì,
calmi, a giocare a carte o a rollare cicche per passare la notte di Natale.
Guardammo le trincee tedesche, qualcuno si mosse nella terra di nessuno
e nel buio arrivò un soldato con in mano una bandiera bianca.
Arrivarono allora, da entrambe le parti, degli uomini di corsa per la terra di nessuno,
passando i reticolati, il fango e le postazioni di artiglieria ; timidamente ci stringemmo le mani,
Fritz (*) portò sigari e acquavite, Tommy (**) carne in scatola e sigarette,
e mentre stavan tranquilli lì a parlare, la luna splendeva sulla terra di nessuno.
E così, il giorno di Natale, tutti facemmo una partita di calcio nella terra di nessuno,
Tommy portò un po’ di pudding natalizio, Fritz mise su una squadra di tedeschi
e anche se ci batterono a calcio, tutti ci dividemmo la trincea e bevemmo
e poi Fritz mi fece vedere una foto sgualcita di una ragazza mora lassù a Berlino
Per i quattro giorni dopo nessuno sparò né disturbò la notte,
Perché sia il vecchio Fritz, sia Tommy Atkins avevano perso la voglia di combattere.
Così ci mandarono via dalle trincee, e ci rimandarono nelle retrovie
sostituendoci con truppe fresche e ordinando alle armi di fare fuoco
La notte dopo del 1914, il fuoco di sbarramento sfavillava luminoso,
arrivarono gli ordini : Preparare offensiva ! Stanotte si va all’assalto !
E gli uomini aspettavano nelle trincee lanciando sguardi al campo di calcio
mentre su tutto il fronte occidentale le armi di Natale cominciarono a latrare.
NOTE
(*) e (**)
Come è noto, "Fritz" e "Tommy" (o "Tommy Atkins") sono le tradizionali denominazioni dei soldati tedesche e inglesi.
(*) e (**)
Come è noto, "Fritz" e "Tommy" (o "Tommy Atkins") sono le tradizionali denominazioni dei soldati tedesche e inglesi.
L'IMMAGINE DEDICATA ALLA CCG N. 3000
È un collage di foto, in gran parte delle manifestazioni svoltesi in tutto il mondo il 15 febbraio 2003 contro le minacce di guerra in Iraq. Poco più di un mese dopo, il 20 marzo, sarebbero cominciati i bombardamenti.
È un collage di foto, in gran parte delle manifestazioni svoltesi in tutto il mondo il 15 febbraio 2003 contro le minacce di guerra in Iraq. Poco più di un mese dopo, il 20 marzo, sarebbero cominciati i bombardamenti.
La tregua di Natale
Il giorno di Natale del 1914, nel primo anno della prima guerra mondiale, i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono con “il nemico” lungo due terzi del fronte occidentale. Le truppe tedesche innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale.” “Voi non sparate, noi non spariamo.” A migliaia, le truppe attraversarono la terra di nessuno su cui giacevano sparsi corpi in decomposizione. Cantarono i canti di Natale, si scambiarono le foto dei cari rimasti a casa, condivisero le razioni, giocarono a calcio, arrostirono persino alcuni maiali. I soldati abbracciarono gli uomini che solo poche ore innanzi cercavano di uccidere. Si misero d'accordo per avvertirsi se i superiori li avessero obbligati a imbracciare le loro armi e di mirare in alto.
Agli alti comandi, di entrambe le parti, vennero i brividi. Stava succedendo il disastro: soldati che dichiarano la loro fratellanza e che rifiutano di combattere. I generali, da tutte e due le parti, dichiararono questo pacificarsi spontaneo come tradimento e pertanto conforme alla corte marziale. Entro marzo 1915 il movimento di fraternizzazione era stato sradicato e la macchina di morte rimessa completamente all'opera. Al momento dell'armistizio nel 1918, quindici milioni di persone erano state massacrate.
Poche persone sanno la storia della tregua di Natale. I capi militari non hanno infranto le loro regole per renderla pubblica. Il giorno di Natale del 1988, una cronaca nel Boston Globe accennava che una radio FM locale aveva mandato in onda “Natale nelle trincee,” una ballata sulla tregua di Natale, parecchie volte e c'era stato un effetto stupefacente. A Boston, la canzone era diventata il pezzo più richiesto durante le feste su parecchie stazioni FM. “Ancor più stupefacente del numero di richieste avute è la reazione seguente alla ballata degli ascoltatori che non l'avevano mai sentita prima,” ha detto il conduttore. “Mi telefonavano profondamente commossi, a volte in lacrime, chiedendo, 'Cosa diavolo ho appena ascoltato?'”
Penso di sapere perché gli ascoltatori si erano commossi. La storia della tregua di Natale va contro la maggior parte delle cose che ci hanno insegnato circa la gente. Ci fa dare un'occhiata di un mondo come vorremmo che fosse e dice, “Questo, una volta, è veramente accaduto.” Ci ricorda di quei pensieri che manteniamo celati, fuori della portata della TV e degli articoli di giornale che ci dicono come la vita umana sia insignificante e meschina. È come sentire che i nostri desideri più profondi in verità sono giusti: realmente il mondo potrebbe essere differente.
Dal sito di Forza Nuova
*Non è una provocazione ma qualcosa che riguarda questo sito. Buon 2007!
(Willy)
Il giorno di Natale del 1914, nel primo anno della prima guerra mondiale, i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono con “il nemico” lungo due terzi del fronte occidentale. Le truppe tedesche innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale.” “Voi non sparate, noi non spariamo.” A migliaia, le truppe attraversarono la terra di nessuno su cui giacevano sparsi corpi in decomposizione. Cantarono i canti di Natale, si scambiarono le foto dei cari rimasti a casa, condivisero le razioni, giocarono a calcio, arrostirono persino alcuni maiali. I soldati abbracciarono gli uomini che solo poche ore innanzi cercavano di uccidere. Si misero d'accordo per avvertirsi se i superiori li avessero obbligati a imbracciare le loro armi e di mirare in alto.
Agli alti comandi, di entrambe le parti, vennero i brividi. Stava succedendo il disastro: soldati che dichiarano la loro fratellanza e che rifiutano di combattere. I generali, da tutte e due le parti, dichiararono questo pacificarsi spontaneo come tradimento e pertanto conforme alla corte marziale. Entro marzo 1915 il movimento di fraternizzazione era stato sradicato e la macchina di morte rimessa completamente all'opera. Al momento dell'armistizio nel 1918, quindici milioni di persone erano state massacrate.
Poche persone sanno la storia della tregua di Natale. I capi militari non hanno infranto le loro regole per renderla pubblica. Il giorno di Natale del 1988, una cronaca nel Boston Globe accennava che una radio FM locale aveva mandato in onda “Natale nelle trincee,” una ballata sulla tregua di Natale, parecchie volte e c'era stato un effetto stupefacente. A Boston, la canzone era diventata il pezzo più richiesto durante le feste su parecchie stazioni FM. “Ancor più stupefacente del numero di richieste avute è la reazione seguente alla ballata degli ascoltatori che non l'avevano mai sentita prima,” ha detto il conduttore. “Mi telefonavano profondamente commossi, a volte in lacrime, chiedendo, 'Cosa diavolo ho appena ascoltato?'”
Penso di sapere perché gli ascoltatori si erano commossi. La storia della tregua di Natale va contro la maggior parte delle cose che ci hanno insegnato circa la gente. Ci fa dare un'occhiata di un mondo come vorremmo che fosse e dice, “Questo, una volta, è veramente accaduto.” Ci ricorda di quei pensieri che manteniamo celati, fuori della portata della TV e degli articoli di giornale che ci dicono come la vita umana sia insignificante e meschina. È come sentire che i nostri desideri più profondi in verità sono giusti: realmente il mondo potrebbe essere differente.
Dal sito di Forza Nuova
*Non è una provocazione ma qualcosa che riguarda questo sito. Buon 2007!
(Willy)
Certo che riguarda questo sito, infatti la ballata in questione ha avuto addirittura l'onore di essere la CCG numero 3000.
Quello che mi rimane più difficile capire è perché questo dovrebbe riguardare Forza Nuova...
Buon 2007 anche a te Willy, e complimenti: visto che riesci addirittura a trovare una notizia pacifista sul sito di Forza Nuova in mezzo a deliranti proclami contro i PACS e a difesa della famiglia tradizionale, vuol dire che hai davvero un buon fiuto...
(Lorenzo)
Quello che mi rimane più difficile capire è perché questo dovrebbe riguardare Forza Nuova...
Buon 2007 anche a te Willy, e complimenti: visto che riesci addirittura a trovare una notizia pacifista sul sito di Forza Nuova in mezzo a deliranti proclami contro i PACS e a difesa della famiglia tradizionale, vuol dire che hai davvero un buon fiuto...
(Lorenzo)
Last survivor of a famous first world Christmas Truce: soldier Bertie Felstead - born October 28 1894, died July 22 2001.
The Guardian, 3 August 2001
by Diana Condell
In 1998, some 80 years after the armistice that ended the first world war, the French government, in a gracious and imaginative gesture, awarded the small band of British survivors the Légion d'Honneur. Among the recipients was Bertie Felstead, then a lively centenarian living in a Gloucestershire nursing home, and the last surviving participant in the famous Christmas truce of 1915, when British and German forces laid down their weapons and fraternised in no-man's land.
By his own admission, Felstead, who has died aged 106, was an "average" man. Born in London, he was 20 when war broke in August 1914. He had no idea what horrors the next four years would bring, nor could he have foreseen the extent to which the enterprise on which he had embarked would change, irrevocably, the world into which he had been born.
Having no particular preference as to regiment, Felstead made his choice by walking through the first door he came to inside the London recruiting office. So he found himself in the 15th (London Welsh) Battalion, Royal Welsh Fusiliers, which eventually numbered 42 battalions, mostly recruited from rural areas, and was to lose nearly 10,000 men in the conflict.
Felstead went to France in 1915, and, on Christmas Eve that year, found himself in a freezing trench near the village of Laventie in northern France.
Much has been written about Christmas Day 1914, and the unofficial truce that took place at various points along the frontline. During the course of the day, officers and men from both sides climbed out of their trenches and crossed into no-man's land to exchange greetings. The writer Henry Williamson, then serving as a private in the London Rifle Brigade, recorded that gifts were passed across as well.
Many years later, talking about his own experience of a similar truce in 1915, Felstead recalled that the sound of German soldiers singing Silent Night, barely 100 yards away, encouraged the British to respond with Good King Wenceslas. The following day, there was an impromptu kick-about with a football.
This seasonal fraternisation apparently went on for about half an hour, until brought to an abrupt end by a furious British officer, who ordered his men back to the trenches, telling them, in no uncertain terms, the brutal truth of their situation, namely that they were there "to kill the Hun, not make friends with him".
There were other spontaneous truces along the frontline, but, after 1915, they did not reoccur because, by the following Christmas, few British soldiers had the stomach for them. In the intervening period, the British army suffered its worst casualties in a single day, losing nearly 60,000 men on the opening day of the Battle of the Somme on July 1 1916.
Felstead was seriously wounded during that battle, and was eventually shipped home to England. The following year, he was posted to Salonika, from where he was eventually invalided home with a serious bout of malaria. Demobilised in 1919, he went to work as a civilian at RAF Uxbridge, later moving to a job with the General Electric Company.
In an interview two years before his death, Felstead made a telling comment which explained why the military authorities reacted so strongly against friendly contact with the enemy. Recalling the carols sung in the trenches on Christmas Eve, he said: "You couldn't hear each other sing like that without it affecting your feelings for the other side."
Felstead's wife, Alice, to whom he was married for 65 years, died in 1983. He is survived by two of his three daughters and by 18 grandchildren, great grandchildren and great great grandchildren.
The Guardian, 3 August 2001
by Diana Condell
In 1998, some 80 years after the armistice that ended the first world war, the French government, in a gracious and imaginative gesture, awarded the small band of British survivors the Légion d'Honneur. Among the recipients was Bertie Felstead, then a lively centenarian living in a Gloucestershire nursing home, and the last surviving participant in the famous Christmas truce of 1915, when British and German forces laid down their weapons and fraternised in no-man's land.
By his own admission, Felstead, who has died aged 106, was an "average" man. Born in London, he was 20 when war broke in August 1914. He had no idea what horrors the next four years would bring, nor could he have foreseen the extent to which the enterprise on which he had embarked would change, irrevocably, the world into which he had been born.
Having no particular preference as to regiment, Felstead made his choice by walking through the first door he came to inside the London recruiting office. So he found himself in the 15th (London Welsh) Battalion, Royal Welsh Fusiliers, which eventually numbered 42 battalions, mostly recruited from rural areas, and was to lose nearly 10,000 men in the conflict.
Felstead went to France in 1915, and, on Christmas Eve that year, found himself in a freezing trench near the village of Laventie in northern France.
Much has been written about Christmas Day 1914, and the unofficial truce that took place at various points along the frontline. During the course of the day, officers and men from both sides climbed out of their trenches and crossed into no-man's land to exchange greetings. The writer Henry Williamson, then serving as a private in the London Rifle Brigade, recorded that gifts were passed across as well.
Many years later, talking about his own experience of a similar truce in 1915, Felstead recalled that the sound of German soldiers singing Silent Night, barely 100 yards away, encouraged the British to respond with Good King Wenceslas. The following day, there was an impromptu kick-about with a football.
This seasonal fraternisation apparently went on for about half an hour, until brought to an abrupt end by a furious British officer, who ordered his men back to the trenches, telling them, in no uncertain terms, the brutal truth of their situation, namely that they were there "to kill the Hun, not make friends with him".
There were other spontaneous truces along the frontline, but, after 1915, they did not reoccur because, by the following Christmas, few British soldiers had the stomach for them. In the intervening period, the British army suffered its worst casualties in a single day, losing nearly 60,000 men on the opening day of the Battle of the Somme on July 1 1916.
Felstead was seriously wounded during that battle, and was eventually shipped home to England. The following year, he was posted to Salonika, from where he was eventually invalided home with a serious bout of malaria. Demobilised in 1919, he went to work as a civilian at RAF Uxbridge, later moving to a job with the General Electric Company.
In an interview two years before his death, Felstead made a telling comment which explained why the military authorities reacted so strongly against friendly contact with the enemy. Recalling the carols sung in the trenches on Christmas Eve, he said: "You couldn't hear each other sing like that without it affecting your feelings for the other side."
Felstead's wife, Alice, to whom he was married for 65 years, died in 1983. He is survived by two of his three daughters and by 18 grandchildren, great grandchildren and great great grandchildren.
Alessandro - 20/11/2008 - 10:18
“Era Pasqua, era primavera e c’era la guerra: italiani e austriaci si fronteggiavano sul Carso, rintanati nelle opposte trincee, attenti ad ogni mossa del nemico. Tutta la notte l’artiglieria e la fucileria avevano crepitato e ora, alba del giorno di Pasqua, tutto taceva: sembrava che, per un segreto accordo, italiani e austriaci intendessero festeggiare la ricorrenza.
Durante tutta la mattinata durò il silenzio; i soldati avrebbero potuto mettersi a cavalcioni sull’orlo della trincea a fumare le sigaretta, sicuri di arrivare indisturbati fino alla cicca.
In quel silenzio un soldato italiano, Molòn, salì sopra i sacchetti a terra della trincea e incominciò a fare degli strani gesti verso gli austriaci: con le segnalazioni che si fanno a braccia usando l’alfabeto internazionale augurava la Buona Pasqua ai nemici.
Quasi subito uscì dalla trincea austriaca un soldato che si mise a fare gesti convulsi e, poco dopo, chiamò il soldato italiano per nome: “Molòn! Molòn!”.
L’austriaco aveva riconosciuto in Molòn un suo amico di prima della guerra. Si vide allora una cosa stupefacente: Molòn saltò fuori dalla trincea e si mise a correre verso gli austriaci; dalla trincea nemica venne fuori l’austriaco e corse incontro a Molòn. I due si abbracciarono stretti, mentre dalle due trincee altri soldati, italiani e austriaci, saltarono fuori alla loro volta e si corsero incontro per abbracciarsi.
Gli ufficiali, intanto, dalle due trincee, urlavano comandi secchi per far rientrare i soldati; ma visto che essi non rientravano, finirono per uscire anche loro.
In quella dolce mattinata di primavera e di Pasqua, la guerra, per quei due opposti gruppi di combattenti, era sospesa… Ma ecco un rombo lontano, un fischio… un altro fischio e poi uno schianto dopo l’altro: l’artiglieria, da lontano, aveva visto quel confuso mescolarsi di soldati e aveva aperto il fuoco. Tra gli scoppi delle granate i soldati italiani e austriaci tornarono di corsa nelle loro trincee.
Ma Molòn e il suo amico non si mossero: chiacchieravano ancora fra loro, le mani nelle mani. Quando stavano per separarsi, l’austriaco si voltò ancora verso di lui:
“Molòn, qua un altro baso!”. E si riabbracciarono.
In quel momento il vento di un’esplosione li fece crollare così, abbracciati, come due tronchi abbattuti da una raffica di uragano.”
Da “Trincee, confidenze di un fante”, di Carlo Salsa, Sonzogno 1924 (Mursia 1995)
Durante tutta la mattinata durò il silenzio; i soldati avrebbero potuto mettersi a cavalcioni sull’orlo della trincea a fumare le sigaretta, sicuri di arrivare indisturbati fino alla cicca.
In quel silenzio un soldato italiano, Molòn, salì sopra i sacchetti a terra della trincea e incominciò a fare degli strani gesti verso gli austriaci: con le segnalazioni che si fanno a braccia usando l’alfabeto internazionale augurava la Buona Pasqua ai nemici.
Quasi subito uscì dalla trincea austriaca un soldato che si mise a fare gesti convulsi e, poco dopo, chiamò il soldato italiano per nome: “Molòn! Molòn!”.
L’austriaco aveva riconosciuto in Molòn un suo amico di prima della guerra. Si vide allora una cosa stupefacente: Molòn saltò fuori dalla trincea e si mise a correre verso gli austriaci; dalla trincea nemica venne fuori l’austriaco e corse incontro a Molòn. I due si abbracciarono stretti, mentre dalle due trincee altri soldati, italiani e austriaci, saltarono fuori alla loro volta e si corsero incontro per abbracciarsi.
Gli ufficiali, intanto, dalle due trincee, urlavano comandi secchi per far rientrare i soldati; ma visto che essi non rientravano, finirono per uscire anche loro.
In quella dolce mattinata di primavera e di Pasqua, la guerra, per quei due opposti gruppi di combattenti, era sospesa… Ma ecco un rombo lontano, un fischio… un altro fischio e poi uno schianto dopo l’altro: l’artiglieria, da lontano, aveva visto quel confuso mescolarsi di soldati e aveva aperto il fuoco. Tra gli scoppi delle granate i soldati italiani e austriaci tornarono di corsa nelle loro trincee.
Ma Molòn e il suo amico non si mossero: chiacchieravano ancora fra loro, le mani nelle mani. Quando stavano per separarsi, l’austriaco si voltò ancora verso di lui:
“Molòn, qua un altro baso!”. E si riabbracciarono.
In quel momento il vento di un’esplosione li fece crollare così, abbracciati, come due tronchi abbattuti da una raffica di uragano.”
Da “Trincee, confidenze di un fante”, di Carlo Salsa, Sonzogno 1924 (Mursia 1995)
Alessandro - 5/2/2009 - 11:01
Ancora grazie a John Mullen perchè, scorrendo il suo blog ho scoperto una notizia davvero importante:
Beh, mi pare proprio una bella notizia, anche per le CCG/AWS... Peccato solo che sia venuta fuori un po’ in ritardo... Quest’anno ricorrevano giusto i 100 anni dalla “Christmas Truce of 1915”.
E’ stato finalmente confermato documentalmente che la “Tregua di Natale del 1914” non fu l’unico episodio. Anche l’anno successivo accadde una cosa analoga nelle trincee intorno a Laventie, Nord-Pas-de-Calais, dove si fronteggiavano tedeschi ed inglesi
Nick Bourne della BBC News racconta che la conferma è avvenuta dalla lettura del diario di un soldato inglese dei Royal Welsh Fusiliers, Robert Keating, poi purtroppo caduto in battaglia nell’estate del 1916.
Keating scriveva - così avvalorando altre testimonianze orali finora considerate inattendibili - che “la mattina di Natale, dopo colazione, urlammo i nostri auguri ai tedeschi...” e continua “dopo aver lasciato i tedeschi, uno dei loro ufficiali disse ad uno dei nostri che loro per i prossimi due giorni non avrebbero sparato, se noi facevamo lo stesso...”; e ancora, “Eravamo Gallesi e Scozzesi tutti intorno ad un grande braciere acceso che era stato posto in alto, oltre il parapetto. I tedeschi lanciarono luci stellate, cantarono e poi si fermarono, e noialtri li applaudimmo. Poi ci mettemmo noi a cantare Land of Hope and Glory e Men of Harlech, ci fermammo e loro applaudirono... Andammo avanti così fino alle prime ore del mattino...”
Keating raccontava pure che passarono tra le linee degli ufficiali inviperiti che intimavano ai soldati di sparare, ma nessuno diede loro nemmeno ascolto... Purtroppo ad un certo punto fu una mitragliatrice inglese a sparare, e non sparò sui tedeschi ma sulla stesse sue linee... Qualche grosso papavero o leccaculo aveva dato l’ordine di interrompere ogni fraternizzazione col nemico... Per fortuna, riferiva ancora Keating, nessuno rimase ucciso o ferito dal fuoco amico...
Nick Bourne della BBC News racconta che la conferma è avvenuta dalla lettura del diario di un soldato inglese dei Royal Welsh Fusiliers, Robert Keating, poi purtroppo caduto in battaglia nell’estate del 1916.
Keating scriveva - così avvalorando altre testimonianze orali finora considerate inattendibili - che “la mattina di Natale, dopo colazione, urlammo i nostri auguri ai tedeschi...” e continua “dopo aver lasciato i tedeschi, uno dei loro ufficiali disse ad uno dei nostri che loro per i prossimi due giorni non avrebbero sparato, se noi facevamo lo stesso...”; e ancora, “Eravamo Gallesi e Scozzesi tutti intorno ad un grande braciere acceso che era stato posto in alto, oltre il parapetto. I tedeschi lanciarono luci stellate, cantarono e poi si fermarono, e noialtri li applaudimmo. Poi ci mettemmo noi a cantare Land of Hope and Glory e Men of Harlech, ci fermammo e loro applaudirono... Andammo avanti così fino alle prime ore del mattino...”
Keating raccontava pure che passarono tra le linee degli ufficiali inviperiti che intimavano ai soldati di sparare, ma nessuno diede loro nemmeno ascolto... Purtroppo ad un certo punto fu una mitragliatrice inglese a sparare, e non sparò sui tedeschi ma sulla stesse sue linee... Qualche grosso papavero o leccaculo aveva dato l’ordine di interrompere ogni fraternizzazione col nemico... Per fortuna, riferiva ancora Keating, nessuno rimase ucciso o ferito dal fuoco amico...
Beh, mi pare proprio una bella notizia, anche per le CCG/AWS... Peccato solo che sia venuta fuori un po’ in ritardo... Quest’anno ricorrevano giusto i 100 anni dalla “Christmas Truce of 1915”.
Bernart Bartleby - 7/1/2016 - 23:03
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Eseguita da Arthur Johnstone, di Glasgow, ex proprietario del famoso "Star Club" della città, nel suo album "North By North" (1989)
Music and Lyrics by Mike Harding
Testo e musica di Mike Harding
«La nottata era fredda. Noi cantavamo e loro applaudivano. Le nostre linee erano distanti soltanto un centinaio di metri. Noi suonavamo l’armonica a bocca, loro cantavano, e allora applaudimmo. Poi tirarono fuori delle cornamuse, e suonarono le loro melodie così poetiche. Gli uomini facevano oscillare delle torce e festeggiavano. Avevamo preparato un grog, e facemmo un brindisi » [Dalla lettera di un soldato tedesco].
Da entrambe le parti arrivarono degli uomini di corsa, e subito fraternizzarono « nel modo più autentico possibile. Fu scambiata ogni sorta di souvenir, così come gli indirizzi di casa ». Un ufficiale tedesco con la Croce di Ferro, distintosi « per la notevole abilità nel cecchinaggio di trincea », convinse i suoi commilitoni ad intonare delle marce. Io intonai «Bonnie Boys of Scotland’, e così andammo avanti finendo con Auld Lang Syne, che fu cantata assieme da tutti quanti –Inglesi, Scozzesi, Irlandesi, Prussiani e Württemberghesi. » [Dal Diario di un capitano inglese].
Il soldato Danny Doyle, nel suo libro « 20 Years A-Growing » riporta però un accadimento ancora più impensabile accaduto quella notte : « Con alcuni vecchi stracci e un po’ di spago fu fabbricato un improvvisato pallone da calcio, e alla luce delle torce si formarono due squadre dei due schieramenti, che giocarono una partita di calcio dimenticando ogni fatto bellico. »
Questo episodio mette in luce un sotterraneo sistema di « vivi e lascia vivere » che si era sviluppato nella terribile guerra di trincea, un modo di sopravvivenza che comportava una tacita collaborazione tra le due parti che si riconoscevano parità di forze e di diritti. Si trattava di una serie di accordi non scritti, che andavano dal non tirare addosso alle latrine al non aprire il fuoco durante la colazione. Un altro accordo prevedeva che si facesse il maggior baccano possibile prima di un assalto di poca importanza, in modo che l’altra parte potesse ritirarsi in tempo nei bunker protetti. Tale sistema di limitazione delle ostilità non esisteva però ovunque, e quando venne alla luce fu severamente represso dai comandi militari. Questi accordi informali terminarono presto, via via che gli uomini venivano ammazzati dai cecchini, dalle artiglierie o dal gas. La fraternizzazione che, per breve tempo, fece seguito agli episodi del Natale del 1914, non continuò e non caratterizzò la violentissima e sfibrante guerra di trincea. La violenza stava sempre in agguato, pronta ad esplodere. [J.M. Winter, The Experience of World War I, p.133]
Questi avvenimenti sono generalmente considerati troppo irrilevanti per essere menzionati anche di sfuggita nelle storie della « Grande Guerra ». La testimonianza sporadica di J.M.Winter, che dedica una parte del suo celebre libro alla sua esperienza di soldato in prima linea, è forse l’unica chiaramente individuabile, e certamente nessuno me ne ha parlato a scuola. Sembra però essere ancora viva nella memoria degli Inglesi, a giudicare almeno da questa bella canzone di Mike Harding.
From both sides men came running, and soon were fraternizing "in the most genuine possible manner. Every sort of souvenir was exchanged, addresses given and received." A German N.C.O. with an Iron Cross, gained "for conspicuous skill in sniping, started his fellows off on some marching tune. I set the note for the Bonnie Boys of Scotland, and so we went on and ended up with Auld Lang Syne which we all - English, Scots, Irish, Prussians and Wurttembergers - joined in." [Diary of a British Captain.]
- From some old rags and cord a makeshift football was made, and by the light of flares the two sides played a game of soccer, their previous deadly activities forgotten. (Notes Danny Doyle, '20 Years A-Growing')
At some points a "live and let live" system evolved - a means of existence involving tacit co-operation between the sides, recognizing a rough parity of forces. [...] One was to have an unspoken agreement [...] not to shell latrines nor to open fire during breakfast. Another was to make as much noise as possible before a minor raid, so that the other side could withdraw to their protected bunkers. This limitation on hostilities did not exist everywhere and was stamped on by command when it came to light. But even such informal arrangements as survived could be quickly buried, along with men killed by snipers, by the odd shell, or gas. The fraternization that did go on briefly between the lines on Christmas Day 1914 did not characterize the way the war was fought in the trenches. Violence was always below the surface, ready to explode. (J.M. Winter, The Experience of World War I, 133ff)
The incident is obviously deemed too unimportant to be mentioned in most histories of the Great War. So far this passing reference in Winter, who devotes part of his book to the experience of the front-line soldier, is the only one one can found, and I for one certainly didn't learn about it in school. However, it seems to be alive in the minds of people in Britain.
Adapted from:
http://www.mudcat.org
Christmas 1914 from official Mike Harding website.