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Noi veniam dalle pianure

Massimo Bubola
Lingua: Italiano


Massimo Bubola

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Se questo amore è un treno
(Massimo Bubola)
Un angelo in meno
(Massimo Bubola)
Tutti assolti
(Massimo Bubola)


Parole di Massimo Bubola
Musica di Michele Gazich e Massimo Bubola


Da "Quel lungo treno" (2005)
Il "lungo treno" che dà il titolo all'ultimo album di Massimo Bubola sembrerebbe rimandare ad uno dei tòpos più comuni del folk e del blues americano; si tratta invece di un titolo tutto italiano, tratto da un canto degli alpini.
Quel lungo treno - copertina
"Quel lungo treno" è un album dedicato alla Prima Guerra Mondiale, nel novantesimo anniversario dell'ingresso dell'Italia nel conflitto, un album concept, come si diceva negli anni '70. Bubola riprende canti della tradizione popolare veneta: alcuni famosi (Era una notte che pioveva e Monte Canino) e altri meno noti: Il Disertore (o "Ero povero ma disertore"), Ponte de Priula e Adio Ronco, riarrangiati in chiave country o addirittura tex-mex.
Nel libretto, molto curato, tutte le canzoni sono tradotte in inglese da Tim Parks.

- Recensione di Giorgio Maimone su Bielle
- Recensione di Luca Muchetti da "Cantiere Sonoro"

Le canzoni dell'album:
Jack O'Leary - Era una notte che pioveva - Se questo amore è un treno - Nostra Signora Fortuna - Puoi uccidermi - Il Disertore - Noi veniam dalle pianure - Monte Canino - Ponte de Priula - Bum Bum - Adio Ronco




"Un testo poeticissimo e profondamente commovente, in cui Massimo Bubola, egli stesso uomo di pianura, immagina il suo popolo e i suoi cari che si trovavano a lasciare la sicurezza della tranquilla vita di pianura per andare a morire sulle inospitali montagne del Veneto, del Trentino e del Friuli poco e male equipaggiati, certi in cuor loro che vi sarebbero state scarse possibilità di far ritorno a casa. La musica ha quasi il sapore di una romanza d'opera, ma ha anche la semplicità di una canzone tradizionale, con un orecchiabile refrain di fisarmonica che ritorna fra una strofa e l'altra.
È la seconda collaborazione, nella scrittura a quattro mani della parte musicale di una canzone, con Michele Gazich, dopo La Sposa del Diavolo che apriva Segreti Trasparenti (2004)."
(dalla presentazione del disco dal sito ufficiale)


2014
Il testamento del capitano
Il testamento del capitano


Quale guerra è veramente necessaria? Quale guerra si è mai dimostrata veramente giusta al punto da restituirci un mondo migliore? O ancora: quale guerra ha realmente raddrizzato il corso della storia giustificando il sacrificio di “alcuni” per il “bene” di tutto il mondo?
Il re del folk-rock Massimo Bubola torna a interpretare e rivisitare le canzoni della Grande Guerra con il nuovo album Il testamento del capitano a distanza di 9 anni dal successo di Quel lungo treno del 2005, proprio nel centesimo anniversario dall’inizio del conflitto mondiale.

Massimo Bubola riprende e riarrangia, caratterizzandoli profondamente col suo sound e la sua poetica grandi brani tradizionali come: Ta pum, Il Testamento del Capitano, Sul ponte di Perati, Monti Scarpazi, Bombardano Cortina, La tradotta e propone anche nuove e intense ballate, che nei testi e nelle sonorità riprendono il tema della Grande Guerra come: Da Caporetto al Piave, L'alba che verrà, Neve su neve, Vita di trincea.
Chiudono il disco le reinterpretazioni di due memorabili brani scritti da Massimo Bubola sul tema della Grande Guerra: Rosso su verde e Noi veniam dalle pianure cantati dal prestigioso coro ANA- Milano, diretto dal maestro Massimo Marchesotti.

Il tutto rivisitato con la sensibilità e l'esperienza di un grande autore, scrittore e musicista, autore di capolavori della canzone italiana e non, come Fiume Sand Creek, Don Raffaè e Il cielo d’Irlanda, solo per citarne alcuni.

“Molte di questi brani li conoscevo fin dalla più tenera età, sono stati il mio primo approccio con la canzone, le cantavo con mio nonno,con mio padre, coi miei zii. Tante volte mi è stato chiesto perché, negli anni, avessi io stesso scritto tante canzoni sulla guerra e in particolare sulla Prima Guerra Mondiale; riflettendo ho capito che mi è rimasto dentro una sorta di imprinting a partire da queste esperienze infantili, da questo primo approccio alla musica popolare. La mia prima canzone connessa con questa tematica fu Andrea, che poi cantò Fabrizio De André.

Dopo l’album Quel Lungo Treno, Il Testamento del Capitano è la seconda tappa di un percorso nella musica popolare di area veneta. Ho voluto anche qui unire canzoni tradizionali, che hanno cento anni, con mie canzoni nuove, che hanno un anno di vita, un po’ come in un film che accosta immagini di repertorio e immagini nuove, sotto un’unica regia. Un artificio realizzato anche nei due film sulla Prima Guerra Mondiale: Uomini contro di Rosi e La Grande Guerra di Monicelli.

Queste sono canzoni che ho voluto riportare ad una visione individuale, visto che oramai sono da sempre più un repertorio corale e, contemporaneamente, ho voluto portare alla coralità due mie nuove composizioni Rosso su verde e Noi Veniàm dalle painure, con l’esecuzione del coro Ana Milano con la direzione del maestro Massimo Marchesotti, per arricchire una letteratura dei canti di montagna e della Guerra, che in Italia è poco visitata - spiega Massimo Bubola – Il Testamento del Capitano è un’altra importante tappa del mio lungo lavoro di rivisitazione e riscoperta delle radici musicali e letterarie del folk di area lombardo-triveneta».

- Recensione di Salvatore Esposito su blogfoolk


Le canzoni dell'album:
Neve su neve - Bombardano Cortina - Sul ponte di Perati - Il testamento del capitano - Da Caporetto al Piave - Vita di trincea - Sui Monti Scarpazi - La tradotta che parte da Torino - Tapum - L'alba che verrà - Rosso su verde - Noi veniam dalle pianure



Eseguito dal coro Ana-Milano con la direzione di Massimo Marchesotti. Un testo naturalmente poetico con l’uso di una lingua e di metafore popolari, in cui Massimo Bubola, egli stesso uomo di pianura, immagina il suo popolo e i suoi cari che si trovavano a lasciare la sicurezza della tranquilla vita di pianura per andare a morire sulle inospitali montagne della Lombardia, del Veneto e del Trentino poco preparati e male equipaggiati, certi in cuor loro che vi sarebbero state scarse possibilità di far ritorno a casa. Questa canzone ha quasi il sapore di una romanza d’opera, ma ha anche la semplicità di una canzone tradizionale del repertorio della Grande Guerra.
Noi veniam dalle pianure su pei monti a guerreggiar
per le nebbie mai sicure che non son quelle di città,
qua su in alto il ferro rosso e la pietra bianca e dura
che per noi della pianura fa solo chiesa e funeral.

Battezzati sotto il piombo, cresimati dalla guerra
siamo stati capovolti come il cielo sotto terra.

Che desolazione, amore, questo vuote e questa fame
noi veniam dalle pianure come carne di bestiame
come carne di bestiame, come carne da cannone
come numeri sul mondo, come uccelli senza nome

Battezzati sotto il piombo, cresimati dalla guerra
siamo stati capovolti come il cielo sotto terra.

Ora che cado ferito e la morte già mi bacia
ti rivedo lungo il fiume mentre torni verso casa
verso casa verso sera lungo i campi della terra
non dimenticarmi, amore, quando finirà la guerra.

23/10/2005 - 23:51



Lingua: Inglese

English version by Tim Parks
Versione inglese di Tim Parks
dal libretto del disco
WE COME FROM THE PLAINS

We come from the plains climbing the mountains to fight
through threacherous fogs, not like city smog
up here the iron is red and the rocks white and hard
wich make us from plains think of churches and tombstones-

Baptized under lead, confirmed by the war
we were turned upside down like the sky below the earth.

What desolation, my love, this emptiness and this hunger
we come from the plains like butcher's meat
like butcher's meat, like cannon meat
like numbers in the world, like birds with no name

Baptized under lead, confirmed by the war
we were turned upside down like the sky below the earth.

Now I fall wounded and death's kiss is near
I see you along the river as you come home at dusk
coming home at dusk along the fields of the earth
don't forget me, my love, when the war is over.

23/10/2005 - 23:57




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