"Un sopravvissuto di Varsavia"
Arnold Schönberg
Condanna della persecuzione antisemita
Il testo dell'opera inizia con una breve introduzione dell'orchestra: pochi secondi di musica rendono bene lo scopo dell'opera, cioè aiutare a riflettere sull'assurdità dello sterminio degli ebrei facendo risaltare tutta la ferocia e la crudeltà alla quale sono stati sottoposti milioni di persone. Ecco da dove nasce il forte impatto emotivo della musica, caratterizzata da una sempre cresente drammaticità: gli squilli di trombe, le dissonanze, i crescendo improvvisi creano intorno a noi, con tutta la loro efficacia, una scena straziante, fatta di dolore e di morte. La musica dunque non si limita a sottolineare l'incisività già presente nel testo dell'opera, ma contribuisce in maniera determinante a ricostruire la scenografia e a ricreare l'ambientazione dei fatti narrati.
1. Introduzione strumentale
Dopo la breve introduzione dell'orchestra comincia a parlare la voce narrante, che per tutta l'opera descriverà inieme all'orchestra i tristi fatti avvenuti quel giorno nel ghetto di Varsavia: il narratore afferma di non poter ricordare ogni cosa poiché rimasto privo di sensi per la maggior parte del tempo a causa delle percosse subite dai soldati; in questa breve introduzione egli fa riferimento al grandioso momento (che corrisponde all'ultima parte di quest'opera) in cui i suoi compagni intonarono un canto ebraico poco prima di essere uccisi nelle camere a gas.
2. Introduzione del narratore
I cannot remember everything.
I must have been unconscious most of the time.
I remember only the grandiose moment
when they all started to sing, as if prearranged,
the old prayer they had neglected for so many years
the forgotten creed!
But I have no recollection how I got underground
to live in the sewers of Warsaw for so long a time.
*
Non posso ricordare ogni cosa
Devo essere rimasto privo di conoscenza per la maggior parte del tempo.
Ricordo soltanto il grandioso momento quando tutti cominciarono
a cantare, come se si fossero messi d'accordo,
l'antica preghiera che essi avevano trascurato per tanti anni - il credo dimenticato!
Ma non so dire come riuscii a vivere nel sottosuolo
nelle fogne di Varsavia, per un così lungo tempo.
A questo punto inizia la descrizione di una tipica giornata nel ghetto di Varsavia: tutti venivano svegliati presto, prima che sorgesse il sole; il narratore sottolinea l'impossibilità da parte degli ebrei del ghetto di dormire, in quanto essi erano stati separati da tutti i loro cari e nessuno sapeva che fine essi avessero fatto. Le preoccupazioni tenevano sveglie le persone tutta la notte impedendo loro di dormire: il narratore allora si lancia in un doloroso grido: "How could you sleep?" - "Come si poteva dormire?" Dopo la sveglia ogni persona si doveva recare al punto di raccolta per la conta. La musica anche in questo caso accompagna i vari momenti della scena: il pizzicato dei contrabbassi sottolinea il doloroso risveglio dei condannati e convulse frasi ritmiche, sussultanti e spezzate, accompagnano quindi il loro disordinato cammino verso il punto di raccolta. Il sergente nazista però ha fretta e urlando comincia a colpire i prigionieri con il calcio del fucile, seguito a breve distanza dai propri aiutanti che non risparmiano le loro percosse a nessuno. Tutti i prigionieri che non si potevano reggere in piedi erano allora colpiti sulla testa: le urla di quelle persone sono marcate sia dalla musica che dalla voce narrante: ad un certo punto il testo dice: "It was painful to hear them groaning and moaning" - "Era doloroso sentirli gemere e lamentarsi". Il narratore, infatti, legge le due parole "groaning" e "moaning" come due deboli urla, mentre l'orchestra riprende questi due gridi con note lunghe e calanti, a simboleggiare la perdita sensibile di forze e di energie dei prigionieri. In inglese, inoltre, il verbo "to moan" possiede una sfumatura più leggera del verbo "to groan", perciò anche con la scelta appropriata delle parole Schönberg ha voluto sottolineare in questo punto la forte presenza di dolore ma anche la progressiva perdita di energie da parte delle persone colpite con straordinaria ferocia dalle guardie naziste.
3. Sveglia e conta degli ebrei - Percosse dei nazisti
The day began as usual:
reveille when it still was dark.
Get out! - Whether you slept
or whether worries kept you awake
the whole night.
You had separated from your children,
from your wife, from your parents;
you don't know what happened to them -
how could you sleep?
The trumpets again - Get out!
The sergeant will be furious!
They came out; some very slow;
the old ones, the sick ones;
some with nervous agility.
They fear the sergeant.
They hurry as much as they can.
In vain! Much too much noise,
much too much commotion - and not
fast enough! The Feldwebel shouts
"Achtung! Stillstanden!
Na wird's mal? Oder soll ich mit dem
Gewehrkolben nachhelfen?
Na jutt; wenn ihr's durchaus haben wollt!"
The sergeant and his subordinates
hit everybody: young or old,
quiet or nervous, guilty or innocent.
It was painful to hear them groaning
and moaning. I heard it though
I had been hit very hard,
so hard that I could not help
falling down. We all on the ground,
who could not stand up were then
beaten over the head.
*
Il giorno cominciò come al solito:
sveglia quando era ancora buio.
Venite fuori - Sia che dormiste
o che le preoccupazioni
vi tenessero svegli tutta la notte.
Eravate stati separati dai vostri bambini,
da vostra moglie, dai vostri genitori;
non si sapeva che cosa era accaduto
a loro - come si poteva dormire?
Di nuovo le trombe - Venite fuori!
il sergente sarà furioso!
Vennero fuori; alcuni molto lenti;
i vecchi, gli ammalati;
alcuni con agilità nervosa.
Temono il sergente.
Si affrettano quanto più possibile.
Invano! Molto, troppo rumore,
molta, troppa agitazione - e non
svelti abbastanza! Il sergente urla:
Attenzione! Attenti! Beh, ci decidiamo?
O devo aiutarvi io con il calcio del fucile?
E va bene; se è proprio questo che volete!"
Il sergente e i suoi aiutanti
colpivano tutti; giovani e vecchi,
remissivi o agitati, colpevoli o innocenti.
Era doloroso sentirli gemere
e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene
fossi stato colpito molto forte,
così forte che non potei evitare di cadere.
Eravamo tutti stesi per terra,
chi non poteva reggersi in piedi
era allora colpito sulla testa.
Il narratore a causa delle percosse subite perde conoscenza: nel frattempo tutto intorno a lui si fa silenzioso poiché nessun prigioniero era stato risparmiato dalla ferocia dei soldati, e nesssuno aveva più le forze per rialzarsi. Ma il silenzio, come ricorda poco dopo il narratore, porta con sé "fear and pain", cioè "paura e dolore". Il narratore declama con straordinaria lentezza e drammaticità le due parole: prima "fear", seguita da una brevissima risposta, priva di forze, dell'orchestra, poi la congiunzione "and": a questo punto un breve silenzio è interrotto improvvisamente dalla parola "pain", molto marcata, ma pronunciata quasi senza fiato; l'orchestra sembra imitare questo scatto di dolore del narratore facendo seguire alla parola "pain" una serie veloce di note discendenti e ben marcate.
4. Perdita e ripresa di conoscenza del narratore
I must have been unconscious.
The next thing I knew was a soldier
saying: "They are all dead",
whereupon the sergeant ordered
to do away with us.
There I lay aside half-conscious.
It had become very still - fear and pain.
*
Devo essere rimasto privo di conoscenza.
La prima cosa che udii fu un soldato
che diceva: "sono tutti morti",
al che il sergente ordinò di sbarazzarsi di noi.
Io giacevo da una parte - mezzo svenuto.
Era diventato tutto tranquillo - paura e dolore .
Poi il drammatico momento della conta di coloro che, sopravvisuti alle percosse, devono essere portati alla camera a gas: questo episiodio viene accompagnato da una continua accelerazione del ritmo sino a sfociare nell'inno di chiusura, un canto ebraico col quale i condannati hanno ancora la forza di proclamare il loro credo religioso. Il momento è drammatico: i soldati devono infatti contare quante persone devono essere mandate alla camera a gas. La conta però non viene fatta bene, ed allore il sergente ordina di ricominciare da capo: la conta riprende, partendo prima lentamente, poi accelerando sempre di più, formando un tumulto simile, come dice lo stesso testo, a "una fuga di cavalli selvaggi".
Una cosa da notare è, in una parte del testo seguente, la contrapposizione testo/significato, usata per marcara ancora maggiormente la drammaticità delle azioni. Quando il testo dice che la conta "became faster and faster, so fast that it...", "divenne più veloce e sempre più veloce, così veloce che...", il narratore legge le parole "faster,... faster, ...fast" in una maniera particolare: invece di accelerare, come del resto procede la musica seguendo quello che è il significato del testo, la voce narrante declama le parole che indicano un aumento di velocità rallentando e fermandosi su di esse. L'effetto che si genera è di forte contrasto, poiché parole che esprimono un significato di rapidità e di progressione veloce vengono messe in risalto attraverso la loro lettura rallentata e marcata. Questa parte si conclude allora con l'aumentare dell'intensità e velocità sonora che culmineranno nel credo ebraico "Shema Ysroël", cantato dai prigionieri prima di essere mandati nelle camere a gas.
5. Conta dei prigionieri
Then I heard the sergeant shouting: "Abzählen!"
They started slowly and irregularly:
one, two, three, four - "Achtung!"
the sergeant shouted again, "Rascher!"
"Nochmal von vorn anfangen!
In einer Minute will ich wissen,
wieviele ich zur Gaskammer abliefere!
Abzählen!".
Then began again, first slowly: one,
two, three, four, became faster
and faster, so fast that it
finally sounded like a stampede
of wild horses and all of a sudden,
in the middle of it
they began singing the Shema Ysroël.
*
Fu allora che udii il sergente che gridava: "Contateli!".
Cominciarono lentamente e in modo irregolare
Uno, due, tre, quattro - "Attenzione!"
il sergente urlò di nuovo, "Più svelti!"
"Cominciate di nuovo da capo!
Fra un minuto voglio sapere
quanti devo mandare alla camera a gas!
Contateli!".
Ricominciarono, prima lentamente: uno,
due, tre, quattro, poi sempre più presto,
sempre più presto tanto che
alla fine risuonò come una fuga precipitosa
di cavalli selvaggi, e tutto ad
un tratto, nel mezzo del tumulto,
essi cominciarono a cantare lo Shema Ysroël.
Un coro intona all'unisono questo inno che vuole essere la coraggiosa risposta del fedele dinanzi alla cieca brutalità dell'uomo e della guerra.
Neppure nei momenti più difficili l'uomo dimentica la propria fede e la propria speranza in Dio, fonte di amore e di pace.
6. Inno ebraico "Shema Ysroël"
Shema Ysroël
Adonoi, Elohenu,
Adonoi echod;
Vehavto et Adonoi elohecho
bechol levovcho,
uvchol nafshecho
Uvchol meaudecho.
Vehoyù had e vorim hoéleh
asher onochi metsavacho
hajom al levovechò
veshinantòm levonechò
vedibarto bom
beschitechò, bevetecho
uv'lechetecho vadérech
uvshochbecho
evkumechò.
*
Ascolta Israele,
il Signore è il Dio nostro,
il Signore è uno.
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore
con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze.
e saranno queste parole
che io ti comando oggi,
sul tuo cuore
le ripeterai ai tuoi figli
e ne parlerai con loro,
stando nella tua casa
camminando per la via,
quando ti coricherai
e quando ti alzerai.
Arnold Schönberg
Condanna della persecuzione antisemita
Il testo dell'opera inizia con una breve introduzione dell'orchestra: pochi secondi di musica rendono bene lo scopo dell'opera, cioè aiutare a riflettere sull'assurdità dello sterminio degli ebrei facendo risaltare tutta la ferocia e la crudeltà alla quale sono stati sottoposti milioni di persone. Ecco da dove nasce il forte impatto emotivo della musica, caratterizzata da una sempre cresente drammaticità: gli squilli di trombe, le dissonanze, i crescendo improvvisi creano intorno a noi, con tutta la loro efficacia, una scena straziante, fatta di dolore e di morte. La musica dunque non si limita a sottolineare l'incisività già presente nel testo dell'opera, ma contribuisce in maniera determinante a ricostruire la scenografia e a ricreare l'ambientazione dei fatti narrati.
1. Introduzione strumentale
Dopo la breve introduzione dell'orchestra comincia a parlare la voce narrante, che per tutta l'opera descriverà inieme all'orchestra i tristi fatti avvenuti quel giorno nel ghetto di Varsavia: il narratore afferma di non poter ricordare ogni cosa poiché rimasto privo di sensi per la maggior parte del tempo a causa delle percosse subite dai soldati; in questa breve introduzione egli fa riferimento al grandioso momento (che corrisponde all'ultima parte di quest'opera) in cui i suoi compagni intonarono un canto ebraico poco prima di essere uccisi nelle camere a gas.
2. Introduzione del narratore
I cannot remember everything.
I must have been unconscious most of the time.
I remember only the grandiose moment
when they all started to sing, as if prearranged,
the old prayer they had neglected for so many years
the forgotten creed!
But I have no recollection how I got underground
to live in the sewers of Warsaw for so long a time.
*
Non posso ricordare ogni cosa
Devo essere rimasto privo di conoscenza per la maggior parte del tempo.
Ricordo soltanto il grandioso momento quando tutti cominciarono
a cantare, come se si fossero messi d'accordo,
l'antica preghiera che essi avevano trascurato per tanti anni - il credo dimenticato!
Ma non so dire come riuscii a vivere nel sottosuolo
nelle fogne di Varsavia, per un così lungo tempo.
A questo punto inizia la descrizione di una tipica giornata nel ghetto di Varsavia: tutti venivano svegliati presto, prima che sorgesse il sole; il narratore sottolinea l'impossibilità da parte degli ebrei del ghetto di dormire, in quanto essi erano stati separati da tutti i loro cari e nessuno sapeva che fine essi avessero fatto. Le preoccupazioni tenevano sveglie le persone tutta la notte impedendo loro di dormire: il narratore allora si lancia in un doloroso grido: "How could you sleep?" - "Come si poteva dormire?" Dopo la sveglia ogni persona si doveva recare al punto di raccolta per la conta. La musica anche in questo caso accompagna i vari momenti della scena: il pizzicato dei contrabbassi sottolinea il doloroso risveglio dei condannati e convulse frasi ritmiche, sussultanti e spezzate, accompagnano quindi il loro disordinato cammino verso il punto di raccolta. Il sergente nazista però ha fretta e urlando comincia a colpire i prigionieri con il calcio del fucile, seguito a breve distanza dai propri aiutanti che non risparmiano le loro percosse a nessuno. Tutti i prigionieri che non si potevano reggere in piedi erano allora colpiti sulla testa: le urla di quelle persone sono marcate sia dalla musica che dalla voce narrante: ad un certo punto il testo dice: "It was painful to hear them groaning and moaning" - "Era doloroso sentirli gemere e lamentarsi". Il narratore, infatti, legge le due parole "groaning" e "moaning" come due deboli urla, mentre l'orchestra riprende questi due gridi con note lunghe e calanti, a simboleggiare la perdita sensibile di forze e di energie dei prigionieri. In inglese, inoltre, il verbo "to moan" possiede una sfumatura più leggera del verbo "to groan", perciò anche con la scelta appropriata delle parole Schönberg ha voluto sottolineare in questo punto la forte presenza di dolore ma anche la progressiva perdita di energie da parte delle persone colpite con straordinaria ferocia dalle guardie naziste.
3. Sveglia e conta degli ebrei - Percosse dei nazisti
The day began as usual:
reveille when it still was dark.
Get out! - Whether you slept
or whether worries kept you awake
the whole night.
You had separated from your children,
from your wife, from your parents;
you don't know what happened to them -
how could you sleep?
The trumpets again - Get out!
The sergeant will be furious!
They came out; some very slow;
the old ones, the sick ones;
some with nervous agility.
They fear the sergeant.
They hurry as much as they can.
In vain! Much too much noise,
much too much commotion - and not
fast enough! The Feldwebel shouts
"Achtung! Stillstanden!
Na wird's mal? Oder soll ich mit dem
Gewehrkolben nachhelfen?
Na jutt; wenn ihr's durchaus haben wollt!"
The sergeant and his subordinates
hit everybody: young or old,
quiet or nervous, guilty or innocent.
It was painful to hear them groaning
and moaning. I heard it though
I had been hit very hard,
so hard that I could not help
falling down. We all on the ground,
who could not stand up were then
beaten over the head.
*
Il giorno cominciò come al solito:
sveglia quando era ancora buio.
Venite fuori - Sia che dormiste
o che le preoccupazioni
vi tenessero svegli tutta la notte.
Eravate stati separati dai vostri bambini,
da vostra moglie, dai vostri genitori;
non si sapeva che cosa era accaduto
a loro - come si poteva dormire?
Di nuovo le trombe - Venite fuori!
il sergente sarà furioso!
Vennero fuori; alcuni molto lenti;
i vecchi, gli ammalati;
alcuni con agilità nervosa.
Temono il sergente.
Si affrettano quanto più possibile.
Invano! Molto, troppo rumore,
molta, troppa agitazione - e non
svelti abbastanza! Il sergente urla:
Attenzione! Attenti! Beh, ci decidiamo?
O devo aiutarvi io con il calcio del fucile?
E va bene; se è proprio questo che volete!"
Il sergente e i suoi aiutanti
colpivano tutti; giovani e vecchi,
remissivi o agitati, colpevoli o innocenti.
Era doloroso sentirli gemere
e lamentarsi. Sentivo tutto sebbene
fossi stato colpito molto forte,
così forte che non potei evitare di cadere.
Eravamo tutti stesi per terra,
chi non poteva reggersi in piedi
era allora colpito sulla testa.
Il narratore a causa delle percosse subite perde conoscenza: nel frattempo tutto intorno a lui si fa silenzioso poiché nessun prigioniero era stato risparmiato dalla ferocia dei soldati, e nesssuno aveva più le forze per rialzarsi. Ma il silenzio, come ricorda poco dopo il narratore, porta con sé "fear and pain", cioè "paura e dolore". Il narratore declama con straordinaria lentezza e drammaticità le due parole: prima "fear", seguita da una brevissima risposta, priva di forze, dell'orchestra, poi la congiunzione "and": a questo punto un breve silenzio è interrotto improvvisamente dalla parola "pain", molto marcata, ma pronunciata quasi senza fiato; l'orchestra sembra imitare questo scatto di dolore del narratore facendo seguire alla parola "pain" una serie veloce di note discendenti e ben marcate.
4. Perdita e ripresa di conoscenza del narratore
I must have been unconscious.
The next thing I knew was a soldier
saying: "They are all dead",
whereupon the sergeant ordered
to do away with us.
There I lay aside half-conscious.
It had become very still - fear and pain.
*
Devo essere rimasto privo di conoscenza.
La prima cosa che udii fu un soldato
che diceva: "sono tutti morti",
al che il sergente ordinò di sbarazzarsi di noi.
Io giacevo da una parte - mezzo svenuto.
Era diventato tutto tranquillo - paura e dolore .
Poi il drammatico momento della conta di coloro che, sopravvisuti alle percosse, devono essere portati alla camera a gas: questo episiodio viene accompagnato da una continua accelerazione del ritmo sino a sfociare nell'inno di chiusura, un canto ebraico col quale i condannati hanno ancora la forza di proclamare il loro credo religioso. Il momento è drammatico: i soldati devono infatti contare quante persone devono essere mandate alla camera a gas. La conta però non viene fatta bene, ed allore il sergente ordina di ricominciare da capo: la conta riprende, partendo prima lentamente, poi accelerando sempre di più, formando un tumulto simile, come dice lo stesso testo, a "una fuga di cavalli selvaggi".
Una cosa da notare è, in una parte del testo seguente, la contrapposizione testo/significato, usata per marcara ancora maggiormente la drammaticità delle azioni. Quando il testo dice che la conta "became faster and faster, so fast that it...", "divenne più veloce e sempre più veloce, così veloce che...", il narratore legge le parole "faster,... faster, ...fast" in una maniera particolare: invece di accelerare, come del resto procede la musica seguendo quello che è il significato del testo, la voce narrante declama le parole che indicano un aumento di velocità rallentando e fermandosi su di esse. L'effetto che si genera è di forte contrasto, poiché parole che esprimono un significato di rapidità e di progressione veloce vengono messe in risalto attraverso la loro lettura rallentata e marcata. Questa parte si conclude allora con l'aumentare dell'intensità e velocità sonora che culmineranno nel credo ebraico "Shema Ysroël", cantato dai prigionieri prima di essere mandati nelle camere a gas.
5. Conta dei prigionieri
Then I heard the sergeant shouting: "Abzählen!"
They started slowly and irregularly:
one, two, three, four - "Achtung!"
the sergeant shouted again, "Rascher!"
"Nochmal von vorn anfangen!
In einer Minute will ich wissen,
wieviele ich zur Gaskammer abliefere!
Abzählen!".
Then began again, first slowly: one,
two, three, four, became faster
and faster, so fast that it
finally sounded like a stampede
of wild horses and all of a sudden,
in the middle of it
they began singing the Shema Ysroël.
*
Fu allora che udii il sergente che gridava: "Contateli!".
Cominciarono lentamente e in modo irregolare
Uno, due, tre, quattro - "Attenzione!"
il sergente urlò di nuovo, "Più svelti!"
"Cominciate di nuovo da capo!
Fra un minuto voglio sapere
quanti devo mandare alla camera a gas!
Contateli!".
Ricominciarono, prima lentamente: uno,
due, tre, quattro, poi sempre più presto,
sempre più presto tanto che
alla fine risuonò come una fuga precipitosa
di cavalli selvaggi, e tutto ad
un tratto, nel mezzo del tumulto,
essi cominciarono a cantare lo Shema Ysroël.
Un coro intona all'unisono questo inno che vuole essere la coraggiosa risposta del fedele dinanzi alla cieca brutalità dell'uomo e della guerra.
Neppure nei momenti più difficili l'uomo dimentica la propria fede e la propria speranza in Dio, fonte di amore e di pace.
6. Inno ebraico "Shema Ysroël"
Shema Ysroël
Adonoi, Elohenu,
Adonoi echod;
Vehavto et Adonoi elohecho
bechol levovcho,
uvchol nafshecho
Uvchol meaudecho.
Vehoyù had e vorim hoéleh
asher onochi metsavacho
hajom al levovechò
veshinantòm levonechò
vedibarto bom
beschitechò, bevetecho
uv'lechetecho vadérech
uvshochbecho
evkumechò.
*
Ascolta Israele,
il Signore è il Dio nostro,
il Signore è uno.
Amerai il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore
con tutta la tua anima
e con tutte le tue forze.
e saranno queste parole
che io ti comando oggi,
sul tuo cuore
le ripeterai ai tuoi figli
e ne parlerai con loro,
stando nella tua casa
camminando per la via,
quando ti coricherai
e quando ti alzerai.
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/6/7 - 21:27
Riportiamo qui il commento all'opera dal sito ufficiale della Los Angeles Philarmonic Orchestra, per la sua completezza e importanza:
Nota: il commento contiene anche una versione inglese dell'inno "Shema Ysroël".
Nota: il commento contiene anche una versione inglese dell'inno "Shema Ysroël".
A SURVIVOR FROM WARSAW
Arnold Schoenberg
Commentary by Los Angeles Philarmonic Orchestra
Music was a refuge for the internees of the Nazi death camps of World War II, both musicians in the camps and the audiences of prisoners. Some of the works written in concentration camps survive, even if the authors did not. The Quartet for the End of Time, by Olivier Messiaen (who did survive), was written in a prison camp in Silesia (which is now southwest Poland), and first performed in front of 5000 prisoners. Chamber works of Gideon Klein, Ervin Schulhoff, Victor Ullmann, and many others who perished during the Holocaust, also survive.
Arnold Schoenberg (1874-1951) was among the musicians who escaped the atrocities that were occurring in Europe by emigrating to the United States. He was profoundly disturbed by the anti-Semitism sweeping Europe and by the death camps and the reports of Hitler’s "final solution" for ridding Europe of Jews. In a 1923 letter to Wassily Kandinsky, Schoenberg prophetically asked: "But what is anti-Semitism to lead to if not to acts of violence?"
Indeed, in Poland alone, beginning in mid-March 1942, nearly 500,000 Jews were rounded up and imprisoned in the Warsaw ghetto, the former Jewish quarter of that city. The ghetto was a virtual prison, at first enclosed with barbed wire and later with a brick wall 10 feet high. Most of those who didn’t die of starvation and disease were transferred to the death camp at Treblinka (Poland). A small handful fled to the forested mountains of southern Poland and lived underground for the duration of the war.
Schoenberg was deeply moved by a story he had heard from actual survivors of the purge of Polish Jews about a group of prisoners who began singing the "Schema Jisroel," a traditional Jewish prayer (see translation below), as they were being led away to the death camp. Schoenberg began his own dramatization of that story, A Survivor from Warsaw, in 1947. Interestingly, it was in the aftermath of his own personal story of survival: he had suffered a severe heart attack only months before, brought back from the brink of death by an injection directly into his heart.
The Survivor story is told through the eyes of a narrator who speaks for the Jews who have been discovered hiding in the sewers of Warsaw. Schoenberg creates an angular and jarring orchestral sound world to surround the narration. He was very specific with his notation of the rhythm of the narrator’s vocal line, and very exacting in his wish that "never should there be a [sung] pitch" in that part. The German police are represented by sharply biting percussive shouts by the narrator, in German, set against a similarly jarring orchestral sound palette. As the prisoners, represented by the male chorus, are rounded up, asked to count out loud, and about to be sent to the camps and by implication to their death they defiantly and powerfully sing the "Schema Jisroel" prayer in unison, a last-minute declaration of their dignity to the German captors.
The entire work is united by a "tone row," a method advanced by Schoenberg in which a predetermined sequence of 12 notes becomes the foundation for the entire composition. From the opening trumpet fanfare to the final singing of the prayer, this tone row is manipulated and tweaked, giving the melodic lines a sense of weightlessness and also a perpetual sense of anxiety.
A Survivor from Warsaw was completed in September 1947 and premiered by the Albuquerque, New Mexico, Civic Symphony Orchestra under Kurt Frederick on November 4, 1948. According to Schoenberg biographer H. H. Stuckenschmidt, the audience at that premiere was stunned: "The work was performed twice. After the first time the audience of 1500 sat in astonished silence; after the second the applause was stormy."
Schoenberg wrote of this work: "It [is] at first a warning to all Jews, never to forget what has been done to us We should never forget this The miracle of [the story] is, to me, that all these people who might have forgotten, for years, that they are Jews, suddenly facing death, remember who they are."
As we know, tragedies such this are not isolated to that era; events in Kosovo or Rwanda remind us of that. Perhaps we can be consoled by the incredible faith that Schoenberg depicts in this work, as well as by the powerful musical setting he has created to commemorate the tragic, yet in this instance still somehow heroic, event.
DETAILS: These are the first Los Angeles Philharmonic performances.
Orchestration: piccolo, 2 flutes, 2 oboes, 2 clarinets, 2 bassoons, 4 horns, 3 trumpets, 3 trombones, tuba, timpani, percussion (bass drum, bells, castanets, cymbals, glockenspiel, small drum, tambourine, tam-tam, triangle, xylophone), harp, strings, male chorus, and narrator.
Dave Kopplin is a writer and program editor for the Los Angeles Philharmonic and Hollywood Bowl, and a lecturer in music at Loyola Marymount University.
Text Translation:
Schema Jisroel
Hear, Israel, the Lord is our God, the Lord is One.
And you shall love the Lord your God with all your heart and with all your soul and with all your might.
And these words that I command you today shall be in your heart.
And you shall teach them diligently to your children, and you shall speak of them when you sit at home, and when you walk along the way, and when you lie down and when you rise up.
Arnold Schoenberg
Commentary by Los Angeles Philarmonic Orchestra
Music was a refuge for the internees of the Nazi death camps of World War II, both musicians in the camps and the audiences of prisoners. Some of the works written in concentration camps survive, even if the authors did not. The Quartet for the End of Time, by Olivier Messiaen (who did survive), was written in a prison camp in Silesia (which is now southwest Poland), and first performed in front of 5000 prisoners. Chamber works of Gideon Klein, Ervin Schulhoff, Victor Ullmann, and many others who perished during the Holocaust, also survive.
Arnold Schoenberg (1874-1951) was among the musicians who escaped the atrocities that were occurring in Europe by emigrating to the United States. He was profoundly disturbed by the anti-Semitism sweeping Europe and by the death camps and the reports of Hitler’s "final solution" for ridding Europe of Jews. In a 1923 letter to Wassily Kandinsky, Schoenberg prophetically asked: "But what is anti-Semitism to lead to if not to acts of violence?"
Indeed, in Poland alone, beginning in mid-March 1942, nearly 500,000 Jews were rounded up and imprisoned in the Warsaw ghetto, the former Jewish quarter of that city. The ghetto was a virtual prison, at first enclosed with barbed wire and later with a brick wall 10 feet high. Most of those who didn’t die of starvation and disease were transferred to the death camp at Treblinka (Poland). A small handful fled to the forested mountains of southern Poland and lived underground for the duration of the war.
Schoenberg was deeply moved by a story he had heard from actual survivors of the purge of Polish Jews about a group of prisoners who began singing the "Schema Jisroel," a traditional Jewish prayer (see translation below), as they were being led away to the death camp. Schoenberg began his own dramatization of that story, A Survivor from Warsaw, in 1947. Interestingly, it was in the aftermath of his own personal story of survival: he had suffered a severe heart attack only months before, brought back from the brink of death by an injection directly into his heart.
The Survivor story is told through the eyes of a narrator who speaks for the Jews who have been discovered hiding in the sewers of Warsaw. Schoenberg creates an angular and jarring orchestral sound world to surround the narration. He was very specific with his notation of the rhythm of the narrator’s vocal line, and very exacting in his wish that "never should there be a [sung] pitch" in that part. The German police are represented by sharply biting percussive shouts by the narrator, in German, set against a similarly jarring orchestral sound palette. As the prisoners, represented by the male chorus, are rounded up, asked to count out loud, and about to be sent to the camps and by implication to their death they defiantly and powerfully sing the "Schema Jisroel" prayer in unison, a last-minute declaration of their dignity to the German captors.
The entire work is united by a "tone row," a method advanced by Schoenberg in which a predetermined sequence of 12 notes becomes the foundation for the entire composition. From the opening trumpet fanfare to the final singing of the prayer, this tone row is manipulated and tweaked, giving the melodic lines a sense of weightlessness and also a perpetual sense of anxiety.
A Survivor from Warsaw was completed in September 1947 and premiered by the Albuquerque, New Mexico, Civic Symphony Orchestra under Kurt Frederick on November 4, 1948. According to Schoenberg biographer H. H. Stuckenschmidt, the audience at that premiere was stunned: "The work was performed twice. After the first time the audience of 1500 sat in astonished silence; after the second the applause was stormy."
Schoenberg wrote of this work: "It [is] at first a warning to all Jews, never to forget what has been done to us We should never forget this The miracle of [the story] is, to me, that all these people who might have forgotten, for years, that they are Jews, suddenly facing death, remember who they are."
As we know, tragedies such this are not isolated to that era; events in Kosovo or Rwanda remind us of that. Perhaps we can be consoled by the incredible faith that Schoenberg depicts in this work, as well as by the powerful musical setting he has created to commemorate the tragic, yet in this instance still somehow heroic, event.
DETAILS: These are the first Los Angeles Philharmonic performances.
Orchestration: piccolo, 2 flutes, 2 oboes, 2 clarinets, 2 bassoons, 4 horns, 3 trumpets, 3 trombones, tuba, timpani, percussion (bass drum, bells, castanets, cymbals, glockenspiel, small drum, tambourine, tam-tam, triangle, xylophone), harp, strings, male chorus, and narrator.
Dave Kopplin is a writer and program editor for the Los Angeles Philharmonic and Hollywood Bowl, and a lecturer in music at Loyola Marymount University.
Text Translation:
Schema Jisroel
Hear, Israel, the Lord is our God, the Lord is One.
And you shall love the Lord your God with all your heart and with all your soul and with all your might.
And these words that I command you today shall be in your heart.
And you shall teach them diligently to your children, and you shall speak of them when you sit at home, and when you walk along the way, and when you lie down and when you rise up.
Riccardo Venturi - 2005/6/7 - 21:37
Language: Hebrew
Il testo originale ebraico dell'inno "Shemà Yisraèl" (Deut., 6, 4-7)
Per ovviare a problemi di visualizzazione, inseriamo anche un'immagine .gif
Ringraziamo il sig. Mauro Bernabei per la sua gentilezza e puntualità e per averci voluto inviare tutto il materiale contenuto in questa sezione. [RV]
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שמע ישראל יהוה אלהינו יהוה אחד׃
ואהבת את יהוה אלה בכל לבבך ובכל נפשך ובכל מאדך׃
והיו הדברים האלה אשר אנכי מצוך היום על לבבך׃
ושננתם לבניך ודברת בם בשבתך בביתך ובלכתך בדרך ובשכבך ובקומך׃
ואהבת את יהוה אלה בכל לבבך ובכל נפשך ובכל מאדך׃
והיו הדברים האלה אשר אנכי מצוך היום על לבבך׃
ושננתם לבניך ודברת בם בשבתך בביתך ובלכתך בדרך ובשכבך ובקומך׃
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/6/7 - 21:50
Language: Hebrew
Trascrizione del testo ebraico dell'inno "Shemà Yisraèl"
La trascrizione è quella impiegata nella partitura (revisione J. L. Monod, Universal Edition, Vienna 1979) dove, tranne il punto finale, non ci sono segni d’interpunzione e figurano fra parentesi quadre le seguenti parole: le due ultime del secondo versetto che occupano la seconda metà della battuta 89 ed il primo quarto della battuta 90; 3a, 4a, 5a, 6a, 7a del quarto versetto che occupano la battuta 94. Le battute della composizione, sempre di 4/4, sono 99.
(Mauro Bernabei)
La trascrizione è quella impiegata nella partitura (revisione J. L. Monod, Universal Edition, Vienna 1979) dove, tranne il punto finale, non ci sono segni d’interpunzione e figurano fra parentesi quadre le seguenti parole: le due ultime del secondo versetto che occupano la seconda metà della battuta 89 ed il primo quarto della battuta 90; 3a, 4a, 5a, 6a, 7a del quarto versetto che occupano la battuta 94. Le battute della composizione, sempre di 4/4, sono 99.
(Mauro Bernabei)
Language: French
Version française – UN SURVIVANT DE VARSOVIE – Marco Valdo M.I. – 2012
Opéra - Texte d'origine en anglais et hébreu – A Survivor from Warsaw – Arnold Schönberg – 1947
Textes de natures et de provenances diverses, tirés des témoignages des survivants de la révolte du ghetto de Varsovie (1943)
Musique : Arnold Schönberg
Opéra - Texte d'origine en anglais et hébreu – A Survivor from Warsaw – Arnold Schönberg – 1947
Textes de natures et de provenances diverses, tirés des témoignages des survivants de la révolte du ghetto de Varsovie (1943)
Musique : Arnold Schönberg
Au terme de la Seconde Guerre Mondiale, le nazisme définitivement vaincu, Schönberg écrivit un opéra pour évoquer la persécution menée par l'Allemagne de Hitler contre les Juifs. Il utilisa le récit d'un de ceux-ci, échappé au massacre du "ghetto" de Varsovie.
Il s'agit d'une composition dodécaphonique où une voix raconte en anglais (avec de brèves insertions en allemand) le moment dramatique où un groupe de prisonniers juifs sort des baraquements pour être mené aux chambres à gaz.
Le récit de ce jour, fait par un Juif de Varsovie qui a survécu au massacre, peut parfois paraître très cru ; en lisant le texte et en écoutant la musique, nous ne pouvons pas manquer de réfléchir et méditer; la férocité de la persécution, la force et la confiance en Dieu des Juifs, la condamnation de tout type de fratricide: tout ceci ressort clairement de la musique et du texte, tous deux d'un impact émotionnel très fort.
Au travers de cet opéra, Schönberg veut faire comprendre l'absurdité du massacre antisémite: pourquoi existe-t-il des haines entre les hommes?
Pourquoi l'homme opère-t-il des distinctions de race, de couleur, de religion ?
Pourquoi l'homme tue-t-il ses semblables?
Ne sommes-nous pas tous égaux ?
Ne devrions-nous pas être tous frères ?
Pourtant nombre de fois, au cours de l'histoire, l'homme a haï, ségrégué, tué.
L’opéra "Un survivant de Varsovie" veut nous aider à ne pas oublier ce qui s'est passé afin de ne pas faillir à nouveau.
L'opéra fut écrit en 1947 et publié aux États-Unis. Dans les années qui suivirent la Seconde Guerre Mondiale commencèrent à se répandre les nouvelles affreuses sur les camps de concentration nazis. Schönberg lui-même avait appris depuis peu que son petit-fils était mort dans un de ces monstrueux "lagers". Ceci explique pourquoi le public, après que le morceau fut présenté pour la première fois, n'applaudit pas, mais resta plongé stupéfait dans un recueillement silencieux.
Il s'agit d'une composition dodécaphonique où une voix raconte en anglais (avec de brèves insertions en allemand) le moment dramatique où un groupe de prisonniers juifs sort des baraquements pour être mené aux chambres à gaz.
Le récit de ce jour, fait par un Juif de Varsovie qui a survécu au massacre, peut parfois paraître très cru ; en lisant le texte et en écoutant la musique, nous ne pouvons pas manquer de réfléchir et méditer; la férocité de la persécution, la force et la confiance en Dieu des Juifs, la condamnation de tout type de fratricide: tout ceci ressort clairement de la musique et du texte, tous deux d'un impact émotionnel très fort.
Au travers de cet opéra, Schönberg veut faire comprendre l'absurdité du massacre antisémite: pourquoi existe-t-il des haines entre les hommes?
Pourquoi l'homme opère-t-il des distinctions de race, de couleur, de religion ?
Pourquoi l'homme tue-t-il ses semblables?
Ne sommes-nous pas tous égaux ?
Ne devrions-nous pas être tous frères ?
Pourtant nombre de fois, au cours de l'histoire, l'homme a haï, ségrégué, tué.
L’opéra "Un survivant de Varsovie" veut nous aider à ne pas oublier ce qui s'est passé afin de ne pas faillir à nouveau.
L'opéra fut écrit en 1947 et publié aux États-Unis. Dans les années qui suivirent la Seconde Guerre Mondiale commencèrent à se répandre les nouvelles affreuses sur les camps de concentration nazis. Schönberg lui-même avait appris depuis peu que son petit-fils était mort dans un de ces monstrueux "lagers". Ceci explique pourquoi le public, après que le morceau fut présenté pour la première fois, n'applaudit pas, mais resta plongé stupéfait dans un recueillement silencieux.
UN SURVIVANT DE VARSOVIE
UN SURVIVANT DE VARSOVIE
Arnold Schönberg
Condamnation de la persécution antisémite.
Le texte de l'opéra commence avec une brève introduction de l'orchestre ; quelques secondes de musique qui rendent bien le but de l’œuvre, c'est-à-dire aider à réfléchir sur l'absurdité de l'extermination des Juifs en faisant ressortir toute la férocité et la cruauté auxquelles ils ont été soumis. Voilà d'où naît l'impact émotif fort de la musique, toujours caractérisée par une dramaticité croissante. Les sonneries de trompettes, les dissonances, les crescendos soudains créent autour de nous, avec toute leur efficacité, une scène déchirante, faite de douleur et de mort. La musique ne se limite pas à souligner la netteté déjà présente dans le texte de l’opéra, mais contribue de manière déterminante à reconstruire la scénographie et à récréer l'ambiance des faits racontés.
INTRODUCTION INSTRUMENTALE
Après la brève introduction de l'orchestre commence à parler la voix narrante, qui pendant tout l'opéra décrira avec l'orchestre les tristes faits arrivés ce jour dans le ghetto de Varsovie. Le narrateur affirme ne pas pouvoir se rappeler tout car il est resté privé de sens pendant la plus grande partie du temps à cause des coups subis de la part des soldats; dans cette brève introduction, il fait référence au moment grandiose (qui correspond à la dernière partie de l'opéra) durant lequel ses camarades entonnèrent un chant hébraïque peu avant d'être tués dans les chambres à gaz.
INTRODUCTION DU NARRATEUR
Je ne peux tout me rappeler
J'ai dû être inconscient la plupart du temps
Je me rappelle seulement le moment grandiose
Quand ils ont tous commencé à chanter, comme si c'était arrangé d'avance,
La vieille prière qu'ils avaient négligée pendant tant d'années
Le credo oublié !
Mais je n'ai pas souvenance de comment j'ai fait
Pour vivre en sous-sol dans les égouts de Varsovie pendant un si long temps.
Ici commence la description d'une journée typique dans le ghetto de Varsovie: tous étaient réveillés tôt, avant que le soleil ne se lève; le narrateur souligne l'impossibilité pour les Juifs du ghetto de dormir, du fait qu'ils avaient été séparés de leurs chers et que personne ne savait ce qu'ils étaient devenus. Les préoccupations tenaient en éveil les gens toute la nuit en les empêchant de dormir ; le narrateur lance alors un cri douloureux: "How could you sleep?" - "Comment pourrait-on dormir?" Après le réveil chaque personne devait se rendre au point de ralliement pour l'appel. La musique dans ce cas aussi accompagne les divers moments de la scène: le pizzicato des contrebasses souligne le réveil douloureux des condamnés et des phrases rythmiques convulsives, susurrantes et brisées, accompagnent dès lors leur chemin désordonné vers le point de ralliement. Le sergent nazi cependant est pressé et en hurlant commence à frapper les prisonniers avec la crosse de son fusil, suivi à la brève distance de ses adjoints qui n'épargnent leurs coups à personne. Tous les prisonniers qui ne pouvaient pas se tenir debout étaient alors frappés sur la tête ; les hurlements de ces personnes sont soulignés tant par la musique que par la voix narrante. À un moment donné le texte dit: "It was painful to hear them groaning and moaning" – "Il était douloureux de les entendre gémir et se plaindre ». Le narrateur, en effet, lit les deux mots "groaning" et "moaning" comme deux faibles cris, pendant que l'orchestre reprend ces deux cris avec des notes longues et en decrescendo pour matérialiser la perte sensible de force et d'énergie des prisonniers. En anglais, en outre, le verbe "to moan" possède une nuance plus légère que le verbe "to groan", ainsi avec le choix approprié des mots, Schönberg a voulu souligner là la forte présence de douleur, mais aussi la perte progressive d'énergie de la part des personnes frappées avec une extraordinaire férocité par les gardes nazis.
INTRODUCTION DU NARRATEUR
Le jour commença comme d'habitude :
Réveil quand il fait encore noir
Vous étiez séparés de vos enfants,
De votre femme, de vos parents ;
Vous ne saviez pas ce qu'il en était d'eux
Comment pouviez-vous dormir ? Sortez !
Que vous dormissiez
Ou que des tourments vous tinssent éveillés
toute la nuit
Les trompettes à nouveau – Dehors !
Le sergent sera furieux.
On sort. Certains très lentement ;
Les vieux, les malades.
Certains agités.
Ils craignent le sergent.
Ils se pressent tant qu'ils peuvent
En vain ! Trop, beaucoup trop de bruit,
Trop beaucoup trop d'agitation – et pas
Vite assez ! Le Feldwebel crie
« Achtung! Stillstanden!
Alors, on se décide. Ou je dois
vous aider avec la crosse du fusil ?
Bien ; puisque vous l'aurez voulu ! »
Le sergent et ses sous-fifres
Frappent tout le monde : jeune ou vieux,
Calme ou nerveux, coupable ou innocent.
C'était douloureux de les entendre gémir
Et se lamenter. Je l'entendais malgré
Que j'avais été frappé très fort,
Tellement fort que je pus éviter
De tomber. Tous par terre,
Celui qui ne pouvait se relever, alors
Était frappé à la tête.
Le narrateur perd connaissance à cause des coups subis ; pendant ce temps, tout autour de lui se fait silence car aucun prisonnier n'avait été épargné par la férocité des soldats, et personne n'avait plus les forces pour se relever. Mais le silence, comme le rappelle après le narrateur, porte en soi "fear and pain", c'est-à-dire "peur et douleur." Le narrateur déclame avec lenteur extraordinaire et dramatique les deux mots: d’abord "fear", suivi par une brève réponse, dépourvue de force, de l'orchestre, puis la conjonction "and" ; là, un bref silence est interrompu à l'improviste par le mot "pain", très marqué, mais prononcé presque hors de haleine; l'orchestre semble imiter ce déclenchement de douleur du narrateur en faisant suivre le mot "pain" d'une série rapide de notes en decrescendo et bien marquées.
PERTE ET RETOUR À LA CONSCIENCE DU NARRATEUR
Je devais avoir sombré dans l'inconscience.
La chose suivante que je vis était un soldat
Qui disait : « Ils sont tous morts »,
Sur ce le sergent ordonna
de nous faire disparaître.
Moi, je gisais là à demi-conscient.
Tout était fort calme peur et douleur.
Puis le moment dramatique du comptage de ceux qui, survivant aux coups sont emmenés à la chambre à gaz: cet épisode est accompagné d'une accélération continue du rythme jusqu'à l'hymne final, un chant hébraïque avec lequel les condamnés ont encore la force de proclamer leur credo religieux. Le moment est dramatique: les soldats doivent en effet compter combien de gens doivent être envoyés à la chambre à gaz. Le comptage n'est pas bien fait et alors le sergent ordonne de recommencer depuis le début ; le comptage reprend, en commençant lentement, puis en accélérant toujours plus,formant un tumulte semblable, comme dit le texte à "une fuite de chevaux sauvages".Une chose à remarquer est, dans une partie du texte suivant, l'opposition texte/signifié utilisé pour marquer encore plus la dramaticité des actions. Quand le texte dit que le comptage "became faster and faster sait fast that it...", "devint plus rapide et de plus en plus rapide, aussi rapide que...", le narrateur lit les mots "faster... faster...fast" d'une manière spéciale ; au lieu d'accélérer, comme du reste la musique procède en suivant ce qui est le sens du texte, la voix narrante déclame les mots qui indiquent une augmentation de vitesse en ralentissant et en s'arrêtant sur eux. L'effet qui se crée est fort contrasté, car les mots qui expriment un sens de rapidité et de progression rapide sont mis en contraste à travers leur lecture ralentie et marquée. Alors cette partie se termine avec l'augmentation d'intensité et de vitesse sonores qui culmineront dans le credo hébraïque "Shema Ysroël", chanté par les prisonniers avant d'être envoyés dans les chambres au gaz
COMPTAGE DES PRISONNIERS
Alors, j'entendis le sergent crier : « Comptez ! »
Ils commencèrent lentement et irrégulièrement :
Un deux, trois, quatre - « Achtung ! »
Le sergent cria à nouveau : « Plus vite ! »
« Recomptez encore une fois au début !
Je veux savoir en une minute,
Combien je vais en livrer à la chambre à gaz !
Comptez ! »
Alors on recommença, d'abord lentement : un,
Deux, trois, quatre, puis plus vite
Et plus vite, tellement vite que
À la fin, ça sonnait comme un sauve-qui-peut
De chevaux sauvages et tout-à-coup
En plein milieu
On commença à chanter le Shema Ysroël.
Un chœur entonne à l'unisson cet hymne qui se veut la réponse courageuse du fidèle devant la brutalité aveugle de l'homme et de la guerre.
Même pas dans les moments les plus difficiles, l'homme n'oublie sa propre foi et son propre espoir en Dieu, source d'amour et de paix.
HYMNE JUIF « SHEMA YSROËL»
Écoute Israël
Le Seigneur est notre Dieu,
Le Seigneur est unique.
Tu aimeras le Seigneur ton Dieu
De tout ton cœur
De toute ton âme
De toutes tes forces.
Et ces paroles
Que je te dicte aujourd'hui,
Dans ton cœur,
Tu les répéteras à tes fils
Et tu en parleras avec eux,
Chez toi
Dans la rue
Quand tu te coucheras
Et quand tu te lèveras.
UN SURVIVANT DE VARSOVIE
Arnold Schönberg
Condamnation de la persécution antisémite.
Le texte de l'opéra commence avec une brève introduction de l'orchestre ; quelques secondes de musique qui rendent bien le but de l’œuvre, c'est-à-dire aider à réfléchir sur l'absurdité de l'extermination des Juifs en faisant ressortir toute la férocité et la cruauté auxquelles ils ont été soumis. Voilà d'où naît l'impact émotif fort de la musique, toujours caractérisée par une dramaticité croissante. Les sonneries de trompettes, les dissonances, les crescendos soudains créent autour de nous, avec toute leur efficacité, une scène déchirante, faite de douleur et de mort. La musique ne se limite pas à souligner la netteté déjà présente dans le texte de l’opéra, mais contribue de manière déterminante à reconstruire la scénographie et à récréer l'ambiance des faits racontés.
INTRODUCTION INSTRUMENTALE
Après la brève introduction de l'orchestre commence à parler la voix narrante, qui pendant tout l'opéra décrira avec l'orchestre les tristes faits arrivés ce jour dans le ghetto de Varsovie. Le narrateur affirme ne pas pouvoir se rappeler tout car il est resté privé de sens pendant la plus grande partie du temps à cause des coups subis de la part des soldats; dans cette brève introduction, il fait référence au moment grandiose (qui correspond à la dernière partie de l'opéra) durant lequel ses camarades entonnèrent un chant hébraïque peu avant d'être tués dans les chambres à gaz.
INTRODUCTION DU NARRATEUR
Je ne peux tout me rappeler
J'ai dû être inconscient la plupart du temps
Je me rappelle seulement le moment grandiose
Quand ils ont tous commencé à chanter, comme si c'était arrangé d'avance,
La vieille prière qu'ils avaient négligée pendant tant d'années
Le credo oublié !
Mais je n'ai pas souvenance de comment j'ai fait
Pour vivre en sous-sol dans les égouts de Varsovie pendant un si long temps.
Ici commence la description d'une journée typique dans le ghetto de Varsovie: tous étaient réveillés tôt, avant que le soleil ne se lève; le narrateur souligne l'impossibilité pour les Juifs du ghetto de dormir, du fait qu'ils avaient été séparés de leurs chers et que personne ne savait ce qu'ils étaient devenus. Les préoccupations tenaient en éveil les gens toute la nuit en les empêchant de dormir ; le narrateur lance alors un cri douloureux: "How could you sleep?" - "Comment pourrait-on dormir?" Après le réveil chaque personne devait se rendre au point de ralliement pour l'appel. La musique dans ce cas aussi accompagne les divers moments de la scène: le pizzicato des contrebasses souligne le réveil douloureux des condamnés et des phrases rythmiques convulsives, susurrantes et brisées, accompagnent dès lors leur chemin désordonné vers le point de ralliement. Le sergent nazi cependant est pressé et en hurlant commence à frapper les prisonniers avec la crosse de son fusil, suivi à la brève distance de ses adjoints qui n'épargnent leurs coups à personne. Tous les prisonniers qui ne pouvaient pas se tenir debout étaient alors frappés sur la tête ; les hurlements de ces personnes sont soulignés tant par la musique que par la voix narrante. À un moment donné le texte dit: "It was painful to hear them groaning and moaning" – "Il était douloureux de les entendre gémir et se plaindre ». Le narrateur, en effet, lit les deux mots "groaning" et "moaning" comme deux faibles cris, pendant que l'orchestre reprend ces deux cris avec des notes longues et en decrescendo pour matérialiser la perte sensible de force et d'énergie des prisonniers. En anglais, en outre, le verbe "to moan" possède une nuance plus légère que le verbe "to groan", ainsi avec le choix approprié des mots, Schönberg a voulu souligner là la forte présence de douleur, mais aussi la perte progressive d'énergie de la part des personnes frappées avec une extraordinaire férocité par les gardes nazis.
INTRODUCTION DU NARRATEUR
Le jour commença comme d'habitude :
Réveil quand il fait encore noir
Vous étiez séparés de vos enfants,
De votre femme, de vos parents ;
Vous ne saviez pas ce qu'il en était d'eux
Comment pouviez-vous dormir ? Sortez !
Que vous dormissiez
Ou que des tourments vous tinssent éveillés
toute la nuit
Les trompettes à nouveau – Dehors !
Le sergent sera furieux.
On sort. Certains très lentement ;
Les vieux, les malades.
Certains agités.
Ils craignent le sergent.
Ils se pressent tant qu'ils peuvent
En vain ! Trop, beaucoup trop de bruit,
Trop beaucoup trop d'agitation – et pas
Vite assez ! Le Feldwebel crie
« Achtung! Stillstanden!
Alors, on se décide. Ou je dois
vous aider avec la crosse du fusil ?
Bien ; puisque vous l'aurez voulu ! »
Le sergent et ses sous-fifres
Frappent tout le monde : jeune ou vieux,
Calme ou nerveux, coupable ou innocent.
C'était douloureux de les entendre gémir
Et se lamenter. Je l'entendais malgré
Que j'avais été frappé très fort,
Tellement fort que je pus éviter
De tomber. Tous par terre,
Celui qui ne pouvait se relever, alors
Était frappé à la tête.
Le narrateur perd connaissance à cause des coups subis ; pendant ce temps, tout autour de lui se fait silence car aucun prisonnier n'avait été épargné par la férocité des soldats, et personne n'avait plus les forces pour se relever. Mais le silence, comme le rappelle après le narrateur, porte en soi "fear and pain", c'est-à-dire "peur et douleur." Le narrateur déclame avec lenteur extraordinaire et dramatique les deux mots: d’abord "fear", suivi par une brève réponse, dépourvue de force, de l'orchestre, puis la conjonction "and" ; là, un bref silence est interrompu à l'improviste par le mot "pain", très marqué, mais prononcé presque hors de haleine; l'orchestre semble imiter ce déclenchement de douleur du narrateur en faisant suivre le mot "pain" d'une série rapide de notes en decrescendo et bien marquées.
PERTE ET RETOUR À LA CONSCIENCE DU NARRATEUR
Je devais avoir sombré dans l'inconscience.
La chose suivante que je vis était un soldat
Qui disait : « Ils sont tous morts »,
Sur ce le sergent ordonna
de nous faire disparaître.
Moi, je gisais là à demi-conscient.
Tout était fort calme peur et douleur.
Puis le moment dramatique du comptage de ceux qui, survivant aux coups sont emmenés à la chambre à gaz: cet épisode est accompagné d'une accélération continue du rythme jusqu'à l'hymne final, un chant hébraïque avec lequel les condamnés ont encore la force de proclamer leur credo religieux. Le moment est dramatique: les soldats doivent en effet compter combien de gens doivent être envoyés à la chambre à gaz. Le comptage n'est pas bien fait et alors le sergent ordonne de recommencer depuis le début ; le comptage reprend, en commençant lentement, puis en accélérant toujours plus,formant un tumulte semblable, comme dit le texte à "une fuite de chevaux sauvages".Une chose à remarquer est, dans une partie du texte suivant, l'opposition texte/signifié utilisé pour marquer encore plus la dramaticité des actions. Quand le texte dit que le comptage "became faster and faster sait fast that it...", "devint plus rapide et de plus en plus rapide, aussi rapide que...", le narrateur lit les mots "faster... faster...fast" d'une manière spéciale ; au lieu d'accélérer, comme du reste la musique procède en suivant ce qui est le sens du texte, la voix narrante déclame les mots qui indiquent une augmentation de vitesse en ralentissant et en s'arrêtant sur eux. L'effet qui se crée est fort contrasté, car les mots qui expriment un sens de rapidité et de progression rapide sont mis en contraste à travers leur lecture ralentie et marquée. Alors cette partie se termine avec l'augmentation d'intensité et de vitesse sonores qui culmineront dans le credo hébraïque "Shema Ysroël", chanté par les prisonniers avant d'être envoyés dans les chambres au gaz
COMPTAGE DES PRISONNIERS
Alors, j'entendis le sergent crier : « Comptez ! »
Ils commencèrent lentement et irrégulièrement :
Un deux, trois, quatre - « Achtung ! »
Le sergent cria à nouveau : « Plus vite ! »
« Recomptez encore une fois au début !
Je veux savoir en une minute,
Combien je vais en livrer à la chambre à gaz !
Comptez ! »
Alors on recommença, d'abord lentement : un,
Deux, trois, quatre, puis plus vite
Et plus vite, tellement vite que
À la fin, ça sonnait comme un sauve-qui-peut
De chevaux sauvages et tout-à-coup
En plein milieu
On commença à chanter le Shema Ysroël.
Un chœur entonne à l'unisson cet hymne qui se veut la réponse courageuse du fidèle devant la brutalité aveugle de l'homme et de la guerre.
Même pas dans les moments les plus difficiles, l'homme n'oublie sa propre foi et son propre espoir en Dieu, source d'amour et de paix.
HYMNE JUIF « SHEMA YSROËL»
Écoute Israël
Le Seigneur est notre Dieu,
Le Seigneur est unique.
Tu aimeras le Seigneur ton Dieu
De tout ton cœur
De toute ton âme
De toutes tes forces.
Et ces paroles
Que je te dicte aujourd'hui,
Dans ton cœur,
Tu les répéteras à tes fils
Et tu en parleras avec eux,
Chez toi
Dans la rue
Quand tu te coucheras
Et quand tu te lèveras.
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2012/10/1 - 21:03
Language: German
Traduzione tedesca da questo sito
An das Meiste kann ich mich nicht erinnern - ich muß lange bewußtlos gewesen sein.
Ich besinne mich nur auf den großen Moment, da alle - wie auf Vereinbarung - das alte, so lange Jahre vernachlässigte Gebet anstimmten - das vergessene Glaubensbekenntnis.
Aber es ist mir unbegreiflich, wie ich unter die Erde geriet in Warschaus Abflußkanälen so lange Zeit leben konnte.
Der Tag begann wie gewöhnlich. Wecken noch vor dem Morgengrauen. Heraus, ob ihr schliefet oder ob eure Sorgen euch die ganze Nacht wachhielten: Ihr wurdet getrennt von euren Kindern, von eurer Frau, von euren Eltern, ihr wißt nicht, was ihnen geschah. Wie könntet ihr schlafen!
Wieder die Fanfaren: „Kommt ´raus! Der Feldwebel wird wütend!“ Sie kamen, manche langsam, die Alten, die Kranken, manche mit eiligen Schritten. Sie fürchten den Feldwebel. Sie rennen so gut sie können. Umsonst! Viel zu viel Lärm! Viel zu viel Bewegung und nicht schnell genug!
Der Feldwebel brüllt: „Achtung! Stilljestanden! Na wird´s mal, oder soll ich mit dem Jewehrkolben nachhelfen? Na jut, wenn ihr´s durchaus haben wollt!“
Der Feldwebel und seine Soldaten schlagen jeden: Jung und alt, stark und krank, schuldig und unschuldig - es war furchtbar, das Klagen und Stöhnen zu hören.
Ich hörte es, obgleich ich sehr geschlagen worden war - so sehr, daß ich umfiel. Wir alle, die nicht aufstehen konnten, wurden nun über den Kopf geschlagen.
Ich war wohl besinnungslos. Als Nächstes hörte ich einen Soldaten sagen: „Alle sind tot!“ und danach des Feldwebels Befehl, uns fortzuschaffen.
Ich lag abseits - halb bewußtlos. Es war sehr still geworden - Angst und Schmerz - dann hörte ich des Feldwebels „Abzählen!“.
Sie begannen langsam und unregelmäßig: Eins, zwei, drei, vier. „Achtung“ rief der Feldwebel wieder. „Rascher!“ Nochmal von vorn anfangen! In einer Minute will ich wissen, wieviele ich zur Gaskammer abliefere! Abzählen!“
Und nochmals begannen sie, erst langsam: eins, zwei, drei, vier, nun ging es immer schneller, so schnell, daß es schließlich wie das Stampfen wilder Rosse klang, und dann auf einmal - ganz plötzlich mittendrin - fingen sie an das Schema Israel zu singen.
Ich besinne mich nur auf den großen Moment, da alle - wie auf Vereinbarung - das alte, so lange Jahre vernachlässigte Gebet anstimmten - das vergessene Glaubensbekenntnis.
Aber es ist mir unbegreiflich, wie ich unter die Erde geriet in Warschaus Abflußkanälen so lange Zeit leben konnte.
Der Tag begann wie gewöhnlich. Wecken noch vor dem Morgengrauen. Heraus, ob ihr schliefet oder ob eure Sorgen euch die ganze Nacht wachhielten: Ihr wurdet getrennt von euren Kindern, von eurer Frau, von euren Eltern, ihr wißt nicht, was ihnen geschah. Wie könntet ihr schlafen!
Wieder die Fanfaren: „Kommt ´raus! Der Feldwebel wird wütend!“ Sie kamen, manche langsam, die Alten, die Kranken, manche mit eiligen Schritten. Sie fürchten den Feldwebel. Sie rennen so gut sie können. Umsonst! Viel zu viel Lärm! Viel zu viel Bewegung und nicht schnell genug!
Der Feldwebel brüllt: „Achtung! Stilljestanden! Na wird´s mal, oder soll ich mit dem Jewehrkolben nachhelfen? Na jut, wenn ihr´s durchaus haben wollt!“
Der Feldwebel und seine Soldaten schlagen jeden: Jung und alt, stark und krank, schuldig und unschuldig - es war furchtbar, das Klagen und Stöhnen zu hören.
Ich hörte es, obgleich ich sehr geschlagen worden war - so sehr, daß ich umfiel. Wir alle, die nicht aufstehen konnten, wurden nun über den Kopf geschlagen.
Ich war wohl besinnungslos. Als Nächstes hörte ich einen Soldaten sagen: „Alle sind tot!“ und danach des Feldwebels Befehl, uns fortzuschaffen.
Ich lag abseits - halb bewußtlos. Es war sehr still geworden - Angst und Schmerz - dann hörte ich des Feldwebels „Abzählen!“.
Sie begannen langsam und unregelmäßig: Eins, zwei, drei, vier. „Achtung“ rief der Feldwebel wieder. „Rascher!“ Nochmal von vorn anfangen! In einer Minute will ich wissen, wieviele ich zur Gaskammer abliefere! Abzählen!“
Und nochmals begannen sie, erst langsam: eins, zwei, drei, vier, nun ging es immer schneller, so schnell, daß es schließlich wie das Stampfen wilder Rosse klang, und dann auf einmal - ganz plötzlich mittendrin - fingen sie an das Schema Israel zu singen.
Contributed by DonQuijote82 - 2012/9/24 - 22:50
Non riesco a capire perchè si deve definire quest'opera una "canzone contro la guerra". Intanto non è una canzone. Poi non è contro la guerra: è la narrazione di un rastrellamento nazista, la narrazione della fede di un popolo e della sua personale lotta per mantenere la dingità nel momento più tremendo della sua storia. E' un inno dodecafonico dal quale si evince, piuttosto, che è stato ben giusto fare la guerra contro la barbarie dei nazisti, e che la resistenze che gli ebrei opposero nel ghetto deve essere scritta nella storia come una guerra dell'umanità contro i suoi mostri. E, infine, è la trasfigurazione dodecafonica dell'inno di fede che il popolo ebraico massacrato innalza al proprio Dio nel momento in cui il carnefice in divisa nazista impone alle vittime di "contarsi". La forza bruta del mondo pretende e crede di essere vittoriosa e quindi schernisce, ma ecco che le si oppone un'altra forza, la forza dello spirito: ed è quel canto concorde, strano e potente, che ci stupisce. Ecco perché, alla fine, i nazisti hanno perso e gli ebrei hanno vinto.
(caterina)
(caterina)
Carissima Caterina, prima di tutto un saluto ; poi un ringraziamento. Per la tua precisazione, ed anche e soprattutto per il tuo « non riesco a capire ». Sono proprio incomprensioni come le tue che ci danno l’occasione per parlare ancora della vera natura di questo sito, cosa che facciamo oltremodo volentieri, e per la quale ti rimando peraltro allo scritto che, a suo tempo (aprile 2003), concluse la primitiva raccolta « pubblica » delle Canzoni Contro la guerra, il cosiddetto « Postribolo ». Ti consigliamo di leggerlo con attenzione. Ma andando nello specifico, e pur accettando senz’altro le tue considerazioni, dobbiamo dirti che le « CCG/AWS » sono oramai ben più che una semplice raccolta di canzoni. La natura dei brani che vi sono inseriti si è oramai estesa anche a brani di musica classica, a cantate liriche e, in generale, ad opere musicali che non rientrano specificamente nella definizione di « canzone ». Resta, certo, il titolo del sito, che è oramai consolidato e che comunque rispecchia la stragrande maggioranza delle opere inserite ; ma non vogliamo che sia riduttivo, e non abbiamo mai voluto che lo fosse. Lo stesso vale per le tematiche. Se davvero questo sito dovesse avere un titolo pienamente esatto e rispondente alla realtà, dovrebbe essere lungo due chilometri ; ma forse lo si potrebbe sintetizzare con « Canzoni contro e nella guerra ». Canzoni (e anche opere musicali di altra natura, come in questo caso) che testimoniano comunque di ciò che è stata, e purtroppo è ancora, l’umanità nella guerra, le sue pulsioni, tutto. In una parola : la sua voce. Da questo punto di vista, accogliere un’opera come questa di Schönberg ha la sua precisissima ragion d’essere. Si può poi discutere di quel che essa esprima veramente, e qui sarebbe difficile non concordare con te ; ma restano tutte le motivazioni di fondo che ci spingono ad inserire testi ed opere che sembrano « allontanarsi dal tema », ma che in realtà vi sono dentro a condizione che si abbia sempre ben presente che cosa davvero intendiamo fare e proporre a chi legge, utilizza e frequenta il nostro sito. Grazie ancora e torna a trovarci ! [RV]
grazie!!! eccezionale questo articolo , che dimostra una larghezza di vedute e di contenuti eccezionali..........sono un vostro assiduo lettore e perchè no consumatore..........complimenti ancora!
vincenzo di paolo
yairbirds@yahoo.it
vincenzo di paolo
yairbirds@yahoo.it
enzo - 2007/1/19 - 21:21
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Su testi di Arnold Schönberg, di varia natura e provenienza,
tratti dalle testimonianze dei sopravvissuti alla rivolta del ghetto di Varsavia (1943)
Musica di Arnold Schönberg
I testi sono seguiti dalla traduzione italiana. Dell'inno ebraico finale verrà data anche una trascrizione nell'alfabeto originale.
Riccardo Venturi
7 giugno 2005
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, sconfitto definitivamente il nazismo, Schönberg scrisse un lavoro che voleva rievocare la persecuzione condotta dalla Germania di Hitler contro gli Ebrei. Egli utilizzò il racconto di uno di questi, scampato al massacro del "ghetto" di Varsavia.
Si tratta di una composizione orchestrale scritta in stile dodecafonico ove una voce recitante narra in inglese (con brevi inserti in tedesco) il drammatico momento in cui un gruppo di prigionieri ebrei viene fatto uscire dai baraccamenti per essere condotto alle camere a gas.
Il racconto di quel giorno, fatto appunto da un ebreo di Varsavia sopravvissuto alla strage, può apparire a volte molto crudo: leggendo il testo e ascoltando la musica non possiamo evitare di riflettere e meditare; la ferocia della persecuzione, la forza e la fiducia in Dio degli Ebrei, la condanna di ogni tipo di fratricidio: tutto questo traspare chiaramente dalla musica e dal testo, entrambi a forte impatto emotivo.
Schönberg attraverso questo lavoro vuole far comprendere l'assurdità della strage antisemita: perché esistono odi fra gli uomini?
Perché l'uomo opera distinzioni di razza, di colore, di religione?
Perché l'uomo uccide i propri simili?
Non siamo forse tutti uguali?
Non dovremmo essere tutti fratelli?
Eppure più volte, nel corso della storia, l'uomo ha odiato, segregato, ucciso.
L'opera "Un sopravvissuto di Varsavia" deve allora aiutarci a non dimenticare ciò che è successo al fine di non sbagliare nuovamente.
Il lavoro fu scritto nel 1947 e pubblicato negli Stati Uniti. Si pensi che solo in quegli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale incominciarono a diffondersi le raccapriccianti notizie sui campi di concentramento nazisti: lo stesso Schönberg aveva da poco appreso che in uno di questi mostruosi "lager" era morto un suo nipote. Ciò spiega perché il pubblico, dopo che il brano fu presentato per la prima volta, non applaudì, ma rimase assorto in silenzioso, stupefatto raccoglimento.