Marig ar Pollanton: La versione cantata da Alan Stivell in Reflets [1970]
Ferme restando tutte le considerazioni di Flavio Poltronieri, anche quelle sui misteri bretoni (ma la Bretagna, come è noto, è terra di per sé piena di misteri), ho ritenuto opportuno dare comunque la versione cantata da Alan Stivell in Reflets e consistente solo nelle tre strofe iniziali (qui diventate sei perché riporto il testo come effettivamente cantato, con tutte le ripetizioni -è del resto ben noto il mio profondo odio verso i testi presentati coi “x2”, “bis”, “chorus” e simili altri procedimenti barbarici). Il testo (completo) presentato da Flavio Poltronieri è scritto in una delle tante “grafie tradizionali” in uso fino a tempi abbastanza recenti: il bretone, anche tenendo conto delle sue differenziazioni dialettali, è vissuto per secoli in un autentico caos ortografico. La grafia peurunvanet è recentissima:... (continua)
Allora sono quasi rassicurato...in realtà la canzone l'ho sentita per la prima volta dal vivo, il 1° giugno 1981 al concerto di Alan Stivell al vecchio teatro Apollo di Firenze, in via Nazionale. E la ho registrata lì la cassetta piratata: si riuscì a entrare dentro con un'asta di microfono alta due metri e mezzo, in mezzo al teatro, senza che nessuno ci dicesse nulla. Altri tempi! Ovviamente non ci capivo niente, per me il bretone allora era come il marziano. Imparavo i testi "a suono" senza capirli minimamente.
Sarebbe per me assai interessante possederla quella registrazione d’epoca al Teatro Apollo ma tant’è...a Riccardo una sola cosa (Brassens in dialetto cremonese) domandai tanti anni fa e non la ottenni mai: l’ingrato!! Solo per questo non meriterebbe questa mia consulenza armoricana ma per i “bretonanti” ho un debole e per stavolta...
Questo è il testo utilizzato da Alan Stivell, le correzioni rispetto a quello trascritto all'ascolto da Aotrou Gwenndour sono davvero minime e pressoché insignificanti (‘barzh/lon-lu-ra/’garan/da wel’)
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ, lon-lu-ra
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
Teñval an deiz ‘barzh an ti-mañ,
‘N hani garan n’eo ket amañ.
‘N hani ’garan n’eo ket amañ, lon-lu-ra
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
‘N hani ’garan n’eo ket amañ,
Aet da servij er rejimant.
Aet da servij er rejimant, lon-lu-ra
Aet da servij er rejimant,
Aet da servij er rejimant,
Napoleon... (continua)
Purtroppo devo dirti che la cassetta con la registrazione del concerto del 1° giugno 1981 al teatro Apollo è oramai del tutto inservibile. E' una cassetta che ha 42 anni ed è completamente smagnetizzata: ho provato per scrupolo anche poco fa a metterla nel mangianastri, ma non si sente oramai che una specie di brusio indistinto. La tengo solo per ricordo. Naturalmente, con la mia ben nota imperizia, in questi 42 anni non ho mai provveduto a doppiarla, ma a quanto mi ricordo l'ultima volta devo averla ascoltata una ventina d'anni fa quando ancora funzionava un po'. Una copia doveva averla senz'altro anche la persona che era con me al concerto, un compagno di scuola chiamato L.P. (segnalo che avevamo entrambi anni 18 non ancora compiuti): l'attrezzatura, compresa l'asta di due metri e mezzo, era sua. Ma l'ho perso di vista da decenni né saprei dove ritrovarlo. Ohimé, questi sono, lo so, i miei... (continua)
...non ci casco in questa offerta "brevi manu"...ti ho fornito del mio indirizzo di casa a Nesente, basterebbero i servigi delle Poste Italiane e qualche giorno di attesa del postino...pensa che anni fa ho contribuito ad una discografia italiana di Brassens pubblicata dal mensile Vinile, dove è citato il Ferrari che è l'unico che non ho mai ascoltato e vale pure per un altro articolo che scrissi nel 2020 per Blogfoolk Magazine "Brassens nei linguaggi e nelle musiche del mondo"...se credi di cavartela con le semplici "fiamme dell'inferno" ti sbagli di grosso, per questa tua insensibile e immotivata crudeltà verso di me serve ben altro...
In margine: mi fa ovviamente piacere che la mia trascrizione all'ascolto non differisca granché dal testo effettivo; ma con tutti i miei discorsi sul "bretone facile", avevo preso una cantonata sesquipedale trascrivendo "gweled" in dipendenza dall'aggettivo "kontant", che e' un errore da doppia matita rossa e da bocciatura immediata in bretone. In più, Alan Stivell proprio non lo dice. Ho quindi provveduto a ripristinare la dizione corretta, cospargendomi il capo di cenere.
Non è finita qui. Dieci minuti fa mi è venuto l'uzzolo di vedere se c'erano altri "videi" della canzone sul Tubo. E c'era anche quello che segue, col testo nei sottotitoli (!!!) -ancora leggermente diverso, tra l'altro; direi più "unificato". Insomma, eccolo qui.
PS. Tutto l'intervento di Flavio Poltronieri, col testo corretto e con la versione "notturna", è stato debitamente segnalato e linkato nell'introduzione.
Le fiamme dell'inferno riguardano appunto la mia insensibile e immotivata crudeltà; tanto che sono certo che, al momento del trapasso, invece di San Pietro troverò a giudicarmi Flavio Poltronieri che mi spedirà tra le fiamme ricordandomi del Ferrari. Per salvarmi da codesta mia sorte già segnata, comincia intanto a ridarmi il tuo numero di telefono (perso in un vecchio telefono letteralmente esploso). Pensa che da qualche tempo ho pure Whatsapp! Mi ridarai anche, poi, il tuo indirizzo di casa e provvederò a spedirti direttamente l'originale (che poi è un cd piratato, ma fa niente), che ti terrai. Sono stato letteralmente incapace di doppiarlo, quindi è giusto che passi in mano tua. In compenso spero che metterai una buona parola al momento del giudizio universale. Saluti.
PS. Il mio numero di telefono è sempre quello: 338 8619029. Per la mail invece puoi utilizzare rv250963@gmail.com
Se e quando avrò ricevuto il cd ogni mia rabbia esploderà estinguendosi all'istante come il tuo telefono, cosicché niente fiamme infernali ma, considerati i numerosi, incommensurabili e stimabili talenti fin qui da te espressi, sarò assai clemente (ma non mastella) con te, d'altronde, come scrivevo tempo fa in un articolo pubblicato su Terre Celtiche:
"...per i Bretoni la strada che porta all’inferno si presenta ben curata ed invitante. Se percorri quel cammino ci trovi novantanove taverne e in ciascuna di esse hai tempo per una sosta che dura cento anni. Ti siedi comodo e vieni servito da delle cameriere veramente assai graziose e gentili. Ti apparecchieranno liquori dal sapore sempre più gradevole, man mano che vai avanti nel percorso. E’ dura resistere alla tentazione di esagerare, ma se riesci a non ubriacarti prima dell’ultima taverna, fai ancora in tempo a tornare indietro e sfuggire... (continua)
Intanto dice che, in occasione delle solenni esequie di stato previste nel Duomo di Milano, sia stata rafforzata la protezione attorno alla Madunìna, che è notoriamente minorenne. Ma si valuta anche un suo spostamento in luogo più sicuro: non si sa mai che, ascendendo...
Tratto da: "Isole di Montagna: le due questioni cimbre" di Flavio Poltronieri (Terre Celtiche)
"Anche il tema dei dodici mesi di “gucciniana” memoria venne celebrato ben prima nel tempo dal poeta cimbro di Giazza, Eligio Faggioni, con altri nomi (Hornach, Febrar, Marso, Roasan, Madjo, Sunjo, Ludjo…) ma identica forza poetica: “Gennaio viene per primo, sano e freddo, portando neve e imbiancando tutto, il primo giorno la gente si stringe la mano e accendono la pipa adoperando un tizzone…Febbraio è corto più di tutti, quattro settimane passano presto, con sonagli e corni brucia la pira, tornano i codirossi davanti a casa…Marzo più lungo si fa vedere, spazzando via la neve sui monti e sulle strade, variopinte le forre, gialli e azzurri i fiori che sulle labbra suonano quando soffiano…e fanno vedere Aprile in queste dolci valli, alti i falchi si librano, rumoreggiano i torrenti, la domenica viene gente forestiera e legge sui muri cosa è scritto in cimbro, si guardano negli occhi e dicono – cosa è successo oggi?…”
Il nome "Guascogna" deriva da "Vasconia", terra dei Baschi. Quindi c'entra eccome con la Spagna, dal punto di vista storico e anche geografico. Come dire: il tuo smartphone ha perso la classica occasione per stare zitto.
Così come l’Africa in generale, la Namibia (in precedenza colonizzata, massacrata dalla Germania, poi sottoposta all’apartheid degli occupanti sudafricani) sembra entrata ormai a pieno titolo nel mercato globale. Sia in quanto produttrice storica di uranio (oltre che di diamanti), sia più recentemente per i minerali strategici.
NAMIBIA IN PRIMA LINEA NEL MERCATO MONDIALE
Gianni Sartori
Vabbé, non era esattamente a questo che pensavamo quando - quattro gatti isolati, anzi tre della rimpianta Lega per i diritti e la liberazione dei popoli (sez. vicentina) - allestimmo tra la fine dei settanta e i primissimi anni ottanta una “mostra fotografica” con materiale recuperato da riviste, ciclostilati etc sulla Namibia sottoposta all’occupazione e all’apartheid sudafricani (con uno sfruttamento bestiale, soprattutto nelle miniere e nelle fattorie).
Poi la “mostra” si allargò fatalmente al Sudafrica,... (continua)
Nei "lavori in corso" non dimenticare la rigorosa versione
presente nel cd "Le Poème Harmonique/Vincent Dumestre - Au Marches du Palais (Romances et complaintes de la France d'autrefois)" 2001 (che contiene anche "La Pernette", di nostra malicorniana memoria), nella quale viene sottolineata l'origine gregoriana della complainte ispirata al vespro "Ave Maris Stella".
Flavio Poltronieri 13/6/2023 - 11:01
Tranquillo, era già prevista. In realtà i lavori in corso si stanno svolgendo su un apposito file di testo che per ora non pubblico: è più facile lavorarci invece che direttamente sul sito. Saluti!