A terra prometida
Poder dormir
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 8/6/2018 - 11:15
Percorsi:
Canzoni d'amore contro la guerra
A Bíblia
[197?]
Parole di Vinicius de Moraes
Musica di Toquinho
Non trovo il brano nelle discografie dei due autori, soltanto in quella del Trio Mocotó, nell’album “De TM A JB” (1972)
Parole di Vinicius de Moraes
Musica di Toquinho
Non trovo il brano nelle discografie dei due autori, soltanto in quella del Trio Mocotó, nell’album “De TM A JB” (1972)
A Bíblia já dizia
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 8/6/2018 - 11:02
Piosenka walcząca
preme la versione alternata di Rick, non perdiamo la "peranza" :)
krzyś 8/6/2018 - 02:05
Mary Gauthier: When a Woman Goes Cold
In Polonicum sermonem vertit Christophorus Corvinus
GDY KOBIETĘ ŚCINA MRÓZ
(continua)
(continua)
inviata da k 8/6/2018 - 01:24
Autoportret Witkacego
[1980]
Parole di Jacek Kaczmarski
Musica di Przemysław Gintrowski
Dalla cassetta "Muzeum 1"
Il testo da kaczmarski.art.pl
Brano dedicato alla memoria di Stanisław Ignacy Witkiewicz detto Witkacy.
Parole di Jacek Kaczmarski
Musica di Przemysław Gintrowski
Dalla cassetta "Muzeum 1"
Il testo da kaczmarski.art.pl
Brano dedicato alla memoria di Stanisław Ignacy Witkiewicz detto Witkacy.
Patrzę na świat z nawyku
(continua)
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 7/6/2018 - 23:07
Enzo Jannacci: Parlare con i limoni
[1987]
Scritta da Enzo Jannacci con Mark Harris e Riccardo Piferi
La canzone che dà il titolo all'album del 1987
"Il tempo dei limoni" è una canzone scritta da Luigi Tenco e Mogol, pubblicata l'anno seguente la tragica morte del cantautore, e "Parlare con i limoni" è dedicata da Jannacci proprio a Tenco ("al mio amico Tenco non gli han fatto vedere neanche i limoni"), a Giorgio Gaber ("al mio amico Gaber non gli han mai perdonato di aver fatto canzoni") e a se stesso ("quanta fatica per farsi accettare con le canzoni, una vita intera per rincorrere due o tre illusioni")...
Scritta da Enzo Jannacci con Mark Harris e Riccardo Piferi
La canzone che dà il titolo all'album del 1987
"Il tempo dei limoni" è una canzone scritta da Luigi Tenco e Mogol, pubblicata l'anno seguente la tragica morte del cantautore, e "Parlare con i limoni" è dedicata da Jannacci proprio a Tenco ("al mio amico Tenco non gli han fatto vedere neanche i limoni"), a Giorgio Gaber ("al mio amico Gaber non gli han mai perdonato di aver fatto canzoni") e a se stesso ("quanta fatica per farsi accettare con le canzoni, una vita intera per rincorrere due o tre illusioni")...
Io, io e te, che guardi le mie rughe
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 21:57
Percorsi:
Canzoni d'amore contro la guerra
Pregare per il mondo
1995
Mondo
Mondo
Pregare, pregare per il mondo
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 7/6/2018 - 21:55
Pochodnie
Qui, nella traduzione italiana, ho sostituito "capecchio" con "stoppa", tout court. "Capecchio" è termine esistente, certamente, (sarebbe la "prima filatura della canapa"), ma è termine tecnico, settoriale, incomprensibile ai più. Assolutamente nessuno lo usa comunemente.
Riccardo Venturi 7/6/2018 - 15:40
Lekcja historii klasycznej
In mezzo a tutta questa...kaczmarskata di questi giorni intendo dedicarmi anche alle tue traduzioni italiane, Krzysiek (come tu ti dedichi giustamente alle mie dal polacco). Devo dire che questa è notevolmente corretta; mi sono permesso solo due cosette. La prima nel titolo, che in italiano suona molto meglio in forma indeterminata ("Lezione di storia antica"): chi parla una lingua senza articolo (tipo il polacco) a volte tende a mettercelo anche dove non ci vuole :-) La seconda è che, nella traduzione, sono intervenuto....sul latino restaurando la dizione corretta di Giulio Cesare: "Gallia", "Galli" e "appellantur" (e "quarum"), anche se magari l'eliminazione delle doppie nel latino kaczmarskiano era voluta....oppure citava a memoria senza ricordarsi bene. Ma nelle Polonicae scholae si studia il latino? Saluti!
Riccardo Venturi 7/6/2018 - 15:19
Gipo Farassino: La mia gente
[1977]
Parole di Gipo Farassino
Musica di Giorgio Conte
Nell’album “Per la mia gente”
Una canzone che – da türinéis - propongo come Extra, e non perchè abbia un sentore para-leghista, anzi, mi pare proprio il contrario… D’altra parte, anche Farassino fu un leghista molto sui generis...
Parole di Gipo Farassino
Musica di Giorgio Conte
Nell’album “Per la mia gente”
Una canzone che – da türinéis - propongo come Extra, e non perchè abbia un sentore para-leghista, anzi, mi pare proprio il contrario… D’altra parte, anche Farassino fu un leghista molto sui generis...
La mia gente
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 13:47
70 persone
[1968]
Parole e musica di Enzo Jannacci
Nell’album “Vengo anch'io? No, tu no!”
Con l’accompagnamento dell’orchestra di Luis Enriquez Bacalov
Testo trovato su LyricsWikia
Parole e musica di Enzo Jannacci
Nell’album “Vengo anch'io? No, tu no!”
Con l’accompagnamento dell’orchestra di Luis Enriquez Bacalov
Testo trovato su LyricsWikia
Ho visto un mare di gente
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 13:23
Maria, me porten via
[1970]
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che apre La mia gente, album del 1970.
Testo trovato su Wikitesti
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che apre La mia gente, album del 1970.
Testo trovato su Wikitesti
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Maria, me porten via, ma tì dill minga ai fioeu
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 11:43
Percorsi:
Dalle galere del mondo
La mia gente
[1970]
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che dà il titolo all’album del 1970
Testo trovato su LyricsWikia
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che dà il titolo all’album del 1970
Testo trovato su LyricsWikia
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
La mia gente,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 11:27
Les corons
Юля [Julija] (L. Trans.)
ПОСЁЛКИ УГОЛЬЩИКОВ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/6/2018 - 22:27
Arauco tiene una pena (Levántate, Huenchullán)
Vi ringrazio. Dunque, il testo dovrebbe essere questo:
Scusate il ritardo.
Scusate il ritardo.
Arauco ha un grande dolore
(continua)
(continua)
inviata da Daniele 6/6/2018 - 19:06
Le bistrot
A' Terrazzini - La versione livornese dell' Anonimo Toscano del XXI Secolo
(6 giugno 2018)
Era forse possibile non accogliere l'invito fatto da Marco Valdo M.I. nel suo Dialogue maïeutique? Ecco quindi che l'Anonimo Toscano del XXI Secolo ci offre questa sua rivisitazione in livornese del Bistrot di Brassens ambientata in un'osteria a pochi passi da dove egli ha abitato a lungo (l'Anonimo, non Brassens). L'Enoteca Mannari di via dei Terrazzini (quartiere del Pontino) aveva il suo rispettabile nome ufficiale grecizzante (ma, in greco, si dice enopòlio: οἱνοπωλεῖον), ma poi, dal nome della strada, per tutti era l'Osteria dei Terrazzini in un quartiere, il Pontino, dove parecchie strade prendono nome da osterie (Via della Pina d'Oro) e da puttane (via Eugenia, via Adriana e la stupefacente via Pompilia). L'adattamento dell'Anonimo è ovviamente anche un omaggio ad un'antica realtà ben conosciuta,... (continua)
(6 giugno 2018)
Era forse possibile non accogliere l'invito fatto da Marco Valdo M.I. nel suo Dialogue maïeutique? Ecco quindi che l'Anonimo Toscano del XXI Secolo ci offre questa sua rivisitazione in livornese del Bistrot di Brassens ambientata in un'osteria a pochi passi da dove egli ha abitato a lungo (l'Anonimo, non Brassens). L'Enoteca Mannari di via dei Terrazzini (quartiere del Pontino) aveva il suo rispettabile nome ufficiale grecizzante (ma, in greco, si dice enopòlio: οἱνοπωλεῖον), ma poi, dal nome della strada, per tutti era l'Osteria dei Terrazzini in un quartiere, il Pontino, dove parecchie strade prendono nome da osterie (Via della Pina d'Oro) e da puttane (via Eugenia, via Adriana e la stupefacente via Pompilia). L'adattamento dell'Anonimo è ovviamente anche un omaggio ad un'antica realtà ben conosciuta,... (continua)
A' TERRAZZINI
(continua)
(continua)
6/6/2018 - 17:15
Why Black Man Dey Suffer
[1971]
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70 e Peter Edward "Ginger" Baker, celeberrimo batterista e percussionista inglese, membro fondatore dei Cream
La traccia che occupa tutto il lato A ed intitola un LP del 1971.
Testo trovato su Genius
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70 e Peter Edward "Ginger" Baker, celeberrimo batterista e percussionista inglese, membro fondatore dei Cream
La traccia che occupa tutto il lato A ed intitola un LP del 1971.
Testo trovato su Genius
This rhythm is called Kanginni Koko
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/6/2018 - 09:05
Yatar Bursa kalesinde
[1947]
Versi di Nâzım Hikmet
Musica di Fazıl Say nel suo “Nazım Oratoryosu” del 2001, dove la poesia è interpretata dall’attore Genco Erkal.
Testo trovato qui
Nazım Oratoryosu
Nâzım Hikmet in prigione a Bursa
Versi di Nâzım Hikmet
Musica di Fazıl Say nel suo “Nazım Oratoryosu” del 2001, dove la poesia è interpretata dall’attore Genco Erkal.
Testo trovato qui
Nazım Oratoryosu
Nâzım Hikmet in prigione a Bursa
Sevdalınız komünisttir,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/6/2018 - 08:29
Percorsi:
Dalle galere del mondo
Colonial Mentality
[1977]
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70
La traccia che occupa tutto il lato B dell'LP Sorrow, Tears & Blood
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70
La traccia che occupa tutto il lato B dell'LP Sorrow, Tears & Blood
Colo-mentality
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 22:59
La Garaventa
dal 64 al 66 c'ero sulla garaventa due anni duri ma formativi, poi mi sono laureato
5/6/2018 - 20:41
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Rifles and rosary beads
Non si può certo dire che Mary Gauthier sia un’artista particolarmente prolifica. E nemmeno troppo precoce, visto che ha pubblicato il suo primo disco quando era già trentacinquenne. Sono passati più di dodici anni dal bellissimo Mercy Now che la rivelò ad un pubblico più vasto e più di sette dall’ultimo album in studio, The Foundling. Tutti indizi che rivelano come le sue opere vengano più dall’anima che dal “mestiere”. E questo vale ancora di più per questo ultimo disco.
Mary Gauthier commenta l’America in guerra
Da quando gli Stati Uniti si sono assunti il ruolo di “gendarmi del mondo” quello dei reduci, dei war veterans, è sempre stato uno dei nervi scoperti della società americana. Negli ultimi vent’anni gli interventi in Kuwait, Afghanistan e Iraq non hanno certo migliorato la situazione, fino a far addirittura rivivere i fantasmi del Vietnam. In questo... (continua)