Chanson allemande – Hunger ist heilbar (Eine deutsche Allegorie) – Erich Kästner – 1931
Poème d'Erich Kästner, dans le recueil « Gesang zwischen den Stühlen » (Chant entre deux chaises) publié en 1932.
Musique de Werner Helwig (1905-1985), alias Hussa, écrivain, poète et auteur-compositeur allemand.
Dialogue maïeutique
Tu te souviens sans doute, Lucien l’âne mon ami, que nous avons déjà publié quelques versions françaises de poèmes ou de chansons d’Erich Kästner.
Certainement, Marco Valdo M.I. mon ami, et je me souviens également qu’elles étaient des plus intéressantes. J’en retiendrai quelques-unes : CONNAIS-TU LE PAYS OÙ LES CANONS FLEURISSENT ?, SPORTS D'HIVER, TRÈS SAGES CONTEMPORAINS, LE POIRIER SUR LA LORELEI (d’après un événement vrai), etc. Il y en avait d’ailleurs une belle série, près d’une quarantaine Histoires d'Allemagne, un nombre tel que je ne pourrais les citer toutes... (continua)
SOIGNER LA FAIM (UNE ALLÉGORIE ALLEMANDE) (continua)
Secondo me, questa canzone/poesia, trasmette un messaggio, cioè: che gli immigrati pensano di venire qui tranquilli, mentre invece tutti si allontanano da loro, li evitano. Secondo me dovremmo dare una possibilità agli immigrati e accoglierli a braccia aperte.
De två systrarna, la versione norvegese della ballata De två systrarna, the Norwegian version of the ballad
Storicamente, l'intera balladry angloscozzese ha precisi paralleli scandinavi; la cosa è del tutto naturale non soltanto per la vicinanza geografica, ma anche per le comuni radici culturali in epoche antiche, e per l'assimilazione (anche linguistica) avvenuta direttamente ai tempi del Danelaw. La balladry angloscozzese è in buona parte risultato dell'interazione strettissima con la Scandinavia. Qui si presenta la versione norvegese di questa ballata, tratta dal Folk Song Lyrics Archive; il testo è, in modo piuttosto logico, in "neonorvegese" (Nynorsk), la variante occidentale del norvegese.
Dilecte Kadorvrec'her, sembra infatti che questo canto appartenga a tutto un "filone", com'è del resto usuale per tutti i componimenti popolari. E' noto infatti, peraltro con una vicenda svolta assai dettagliatamente e con una sorta di "prequel", anche come Ar miliner laer (Il mugnaio ladro), qui da una pagina dalla quale ho ripreso diverse cose e che segnalo anche per le traduzioni in francese e inglese (quest'ultima, addirittura una riscrittura in versi). Dalla medesima pagina proviene anche il rapprochement al Barzhaz Breizh, e in particolare alla Milinerez Pontaro (ma qui non c'è un mugnaio, ma una mugnaia). Ci sarebbe a questo punto un po' da ragionare sulla figura del mugnaio (o della mugnaia) nella cultura popolare: mi ricordo che in quel dell'Elba, quand'ero ragazzino ino, sul mugnaio del paese si vociferava che si desse parecchio da fare con le ragazzotte e anche con le spose, senza però che il tipo fosse mai stato colto sul fatto. Anche perché esercitava un'attività fondamentale. Ma sto divagando, naturalmente. Kenavattuà.
Due parole del traduttore. Come specificato anche nell'introduzione, il linguaggio utilizzato nel canto originale può essere paragonato all'italiano aulico dei canti del tempo; nella mia resa tale caratteristica è però assai moderata, mi sono lasciato andare a un “solacio” e poco più. Inoltre, in diversi punti la traduzione è parecchio “ad sensum”, forse troppi per darne conto in delle note linguistiche che, me ne rendo conto, interesserebbero a pochi per non dir nessuno. Le ho quindi, stavolta, tralasciate.
Dì, Lorenzo, hai visto che versatilità?!?
Come ti passo da Wanna Marchi ad Erich Fried in menkenonsidika?!?
E dove ne trovi un altro così?!?
Forse solo tuo cuggino...