Più che mai attuale oggi, con l'ONU che dice "I morti di Gaza sono civili al 70%" come se invece di essere l'ONU fosse l'ISTAT.
P.S. non è "e i mandanti di morte guardano la realtà" ma "e i mandanti di morte GUIDANO la realtà". Cambia, e non poco ... :-(
Traduzione dell'anonimo (divertente?) commentino di cui sopra:
"Questa canzone da handicappati l'ha scritta qualche muso giallo comunista incazzato"...
Gook - che noi traduciamo con muso giallo - è un termine statunitense in slang militare coniato alla fine dell'800 durante la guerra filippino-americana. Originariamente designava le prostitute filippine di basso livello, quelle da truppa, ma poi venne esteso a tutti i nativi. Ma comunque "gooks" erano chiamati anche i nicareguensi durante l'occupazione del Nicaragua (1912), o gli haitiani durante quella di Haiti (1914), niente affatto dei "musi gialli" (però gook può anche significare fango, fanghiglia). Altri maledetti gooks (questa volta inequivocabilmente gialli) vennero combattuti nel Pacifico e infine atomizzati nel 1945... Ma nonostante "Fat Boy" quelli continuavano a spuntare dappertutto: gooks in Corea, gooks in Vietnam... e questi, oltre che dei maledetti gooks, erano pure degli sporchi commies!
Ah, quanto hanno dovuto lottare i nostri gloriosi marines per portare la pace su questa tormentata Terra!
Quante ne avrò raccontate, anche qua dentro, di storie sentite da mia madre e mia zia Clara. Avevo una famiglia che era, letteralmente, una tribù; se ne sono andati quasi tutti. Stanotte è toccato proprio alla zia Clara, mentre dormiva; le mancava un mese esatto a compiere ottantasette anni e mi sarà scusato un breve ricordo. Nel portafoglio, che porta di tutto fuorché soldi, tengo sempre una vecchia fotografia di quando avevo due anni, in collo a lei, davanti alla vecchia casa di Marina di Campo; e in quella casa c'è rimasta fino alla fine dei suoi giorni. Da qualche tempo stava, però, oramai in qualche altro mondo; l'ultima volta che l'ho vista, poco più di due mesi fa, mi aveva riconosciuto quasi allegra, ma subito dopo mi aveva domandato come andava con una fidanzata che avevo circa trent'anni fa. E così rimangono tutte le storie che mi ha raccontato fin da quando ero bambino, assieme... (continua)
Riccardo Venturi 13/7/2014 - 11:40
Carissimo Riccardo, credo che ogni volta che ci siamo visti ti sia accaduto prima o poi di parlarmi della tua zia. Sapendola così connessa a te, lasciami dire che un po' del tuo dolore arriva anche a me. Poco importa se la vita di chi se ne è andato è stata lunga, se nell'andarsene lascia tanto vuoto. Ti abbraccio, Riccardo, e sta' molto vicino alla tua mamma.
Un abbraccio forte, Rick
Ho fatto del mio meglio, e anche se la esecuzione scarseggi, una melodia c'è, da stornello, almeno così era concepita : D
Stammi bene
Salud!
Per me è stato il più grande contrabbassista che il jazz abbia avuto, ho sempre seguito anche tutte le sue collaborazioni: il suo suono era unico, riconoscibile immediatamente, poesia che rendeva prezioso e bello qualsiasi brano. Ed era proprio quello che si era prefissato quando imbracciò lo strumento, visto che la poliomelite gli aveva impedito di continuare a cantare. Ora il suo spirito ha raggiunto quello di Don Cherry.
La poesia scritta da Czesław Miłosz nell'agosto del 1993 a Berkeley.
Dalla raccolta che contiene le poesie scritte negli anni 1991–1994, intitolata "Na brzegu rzeki" (Sulla riva di fiume) Znak (1994)
Il testo trovato qui
Marco Valdo M.I. mon ami, il faut que tu m'expliques... La chanson italienne s'intitule « A zero ore », ce qui devrait se traduire – littéralement s'entend – par « À zéro heure » et toi, tu l'intitules : « Chômage technique ». Moi, je ne comprends pas.
Lucien l'âne, mon ami, tu comprends très bien, car « Chômage technique » est en réalité l'exacte traduction de l'expression italienne « a zero ore » dans le contexte de l'entreprise, de l'économie et de l'assurance sociale. Simplement d'un pays à l'autre, les mots, les façons d'organiser et de réglementer les choses changent. Même quand le mécanisme est le même ou à peu près. « A zero ore » est le régime de « chômage technique ou économique » qui en Italie, permet de mettre un travailleur en quelque sorte « en attente » (sans prester une seule heure de travail – d'où le « zero ore ») de la... (continua)
Sono di Destra ma questa canzone, come altre dei Nomadi, sono talmente belle che le sento mie a prescindere dal colore politico.
Idem come sopra per molte canzoni di de Andrè e Guccini
11/7/2014 - 17:23
smielatticcio inno di pseudo delusi vecchi coglioni, tutto qua
Ufffa... ho fatto in tempo...
il 11.07.2014
scocca il 12.07.
oh, che difficil' !!!
Tradurre dalle matrigna lingua alla lingua matrigna!!!
Tanto... chi se ne frega : D
Salut!
Jamin-a è un'amica algerina. Tutti quanti ma soprattutto la stampa più retriva ha detto che era una prostituta ed è invece una splendida compagna di viaggio. Ce ne fossero di Jamine! Voglio dire: è una Bocca di Rosa vista attraverso un'esperienza personale. Ed è forse l'unica canzone erotica del mio repertorio.
[In Alfredo Franchini, Uomini e donne di Fabrizio De André, pp. 73-74]
Attravero i suoni e le urla del mercato del pesce di Genova, Jamin-a ci conduce nel mondo dell'erotismo. Non si può definirla una prostituta, anche se è chiamata sultana delle bagasce: è una macchina perfetta del sesso, è un'instancabile goditrice dei beni della carne, è quella donna della quale si terrebbe nascosto perfino il desiderio, ma che molti vorrebbero incontrare, almeno una volta, nel loro navigare. Gli aggettivi per definirla si sprecano: lingua infuocata - lupa di pelle scura... (continua)
JAMINA (continua)
inviata da Riccardo Venturi 11/7/2014 - 20:21
Un'appendice linguistica (sarei io se non la facessi?). Magari, chissà, parecchi in trent'anni si saranno chiesti come mai in "Jamin-a" e parecchie altre parole genovesi (anche in questo testo: pin-a, spin-a ecc.) ci sono tutte queste "n" col trattino che le separa dalla vocale che segue. In questo modo l'ortografia tradizionale della lingua genovese indica un fonema consonantico rarissimo che essa possiede: la nasale faucale. Si tratta di una "n" esplosiva (Rinaudo e Padalino, state buoni, è un fenomeno fonetico e non serve a far saltare compressori in Valsusa!) articolata all'altezza delle fauci (come la "n" finale dell'inglese cotton). E' detta anche faringale o nasale desonorizzata: il genovese la condivide con l'islandese. Tanto per mischiare lingue, nello spirito di Creuza de mä.
Bellissimo il racconto di Gian Paolo Trabucco, e bellissima la sua prosa. Se penso alla Venezia di adesso, alla Disneyland che è diventata (come Firenze del resto) e al "Mose" con annessi e connesi, mi viene da piangere. C'è chi dice che una città smette di vivere quando smette di lottare e quando i suoi centri storici cessano di essere tali per l'espulsione degli abitanti e per diventare vuote vetrine e salottini per ricchi e per turisti; probabilmente è vero, 'iocàn. Dalla descrizione di Trabucco appare anche un particolare importante per la canzone: con la sessola, evidentemente, le impiraresse raccoglievano le perline dalle scatole per infilarle. Di sessole, che sono attrezzi marinari, a Venezia non dovevano mancarne.
Riccardo Venturi 11/7/2014 - 18:15
Zanipolo venessian (ho scordato di dire che ha ancora una bella e ben educata voce di tenore) sta a Dorsoduro, è nato nel 1933, e ha visto "dal basso" la sua adorata città negli anni in cui non aveva nulla di disneyano. E l'ha ancora tutta negli occhi e nel cuore. Però sopravvivono bei tratti salvi di Venezia e della Laguna: bisogna andarci con chi li conosce. A Venezia io ritorno sempre volentieri, se ho questo genere di guide.
E' vero, gli Svedesi forse non sono i più pronti a capire Venezia...ma chi può saperlo. Stoccolma, in fondo, è intrisa pure lei di mare e respira della sua aria.
Per i Greci, provo a fare un tentativo: se partono i primi ottonari, chissà, forse si può arrivare alla fine. Sto traducendo metricamente Solomos; e gli ottonari in questi tempi sono il mio pane quotidiano...
Trascinato dagli eventi, mi sono messo a tentare una traduzione metrica del "Revoluzzer", che mi garberebbe tanto dedicare ad uno che so io; ma lasciamo perdere. Eccola qua, ad ogni modo. Naturalmente, in alcuni punti è una riscrittura; a rigore, un Lampenputzer non è un lampionaio. Il Lampemputzer i lampioni li pulsce, mentre il lampionaio li accende; ma non cambia molto. [RV]
P.S. non è "e i mandanti di morte guardano la realtà" ma "e i mandanti di morte GUIDANO la realtà". Cambia, e non poco ... :-(