Chanson italienne - Nuovo Umanesimo – Eugenio Finardi – 2012
Ah, dit Lucien l'âne en tournant la tête, avec un pareil titre, on dirait une chanson philosophique...
Et c'en est une, dit Marco Valdo M.I. Je peux te le dire, car je viens de la traduire. Je peux même ajouter qu'elle devrait en quelque sorte te ravir, car elle sonne comme un « mea culpa » prononcé au nom de l'espèce humaine.
En effet, dit Lucien l'âne, d'un certain point de vue, il y a de quoi. Mais c'est de la myopie... Peux-tu d'abord un peu préciser ou détailler ce qu'elle met en avant et ce qu'elle invoque pour ce « mea culpa » spécifique.
Je résume, dit Marco Valdo M.I., pour le reste, tu iras toi-même voir les détails. Elle parle, cette canzone, au nom de l'espèce, elle la décrit violente – l'espèce de Caïn, destructrice (de sa propre terre), dépendante (de ses passions et de ses drogues), peureuse face à la liberté...
Ma dico, se è una canzone tradizionale romanes della Serbia che qualche tempo fa ho proposto pure, ma non è stata accettata dai "soliti perfidi" ;), mo' scopro ch'è serba ?
È z i n g a r a !
vero krzyś, il problema e' che la versione originale romanes (Ederlezi) non e' contro la guerra (o se lo e' ci devi spiegare il perché). Diciamo che anche questa senza la spiegazione non si capiva in cosa si riferisse alla guerra...
Non so se mi sono spiegato bene...
"Ederlezi" è una canzone zingara tra le più popolari nei Balcani... La sua melodia, bellissima, è talmente amata che chissà quanti testi diversi ci sono stati cantati sopra... Uno fu quello composto da anonimi prigionieri serbi portati a morire a Jasenovac, l'Auschwitz balcanica...
Goran Bregović ha il merito di aver resa famosa a livello planetario e la melodia e la canzone, sia nel testo serbo che in quello romaní ma, come tutti i grandi artisti, il "saccheggiatore" si è guardato bene dal dire che il testo serbo non era suo, e forse nemmeno sapeva che invece era di qualcuno morto in un campo di sterminio croato...
E con questo non è che voglio biasimare il grande Bregović: ha fatto quello che hanno fatto tanti altri, dai Rolling Stones a Bob Dylan, ai Led Zeppelin, fino a Moby...
Per quel che mi riguarda, ho dato anche più di un'occhiata a questa pagina e mi sembra oltremodo ben fatta e ben documentata. Poi è chiaro che l'intera storia di una canzone non è quasi mai questione "di una sola volta"; le pagine di questo sito, in generale, sempre "in fieri". Io stesso a volte ho ripreso pagine dopo anni e anni, via via che trovavo o venivo a sapere nuove cose. A mio parere non è questione di "balcanicità incasinata", le canzoni popolari di qualsiasi epoca e paese sono incasinate in sé, di default. In passato, ben prima di questo sito, mi sono occupato a lungo -ad esempio- della balladry tradizionale angloscozzese, e c'è da mettersi le mani nei capelli. Come sarà stato, per dirne una, che Simon e Garfunkel, a un certo punto, si sono messi a cantare una versione settecentesca di una delle più antiche ballate britanniche, The Elfin Knight? Eppure questa è l'origine di Scarborough... (continua)
Ma quel che mi ha più stupito nel ricercare notizie sull’origine del testo di questa canzone è il fatto che non ho trovato altre canzoni sul lager di Jasenovac, e tanto meno provenienti da internati in quel campo. L’unica canzone ricorrente, anche su YouTube, è “Jasenovac i Gradiška Stara”, un feroce inno ùstascia interpretato dalla band hardrock croata, evidentemente filo-nazista, dei Thompson.
Mi è venuto quindi da chiedermi perché dall’orrore concentrazionario nazista ci sia comunque pervenuta una ricca produzione artistica, soprattutto di poesie e di canti, e invece da Jasenovac – il più grande lager dei Balcani e, credo, il terzo in Europa durante il secondo conflitto mondiale – nulla…
Una ragione può stare nei numeri: tante più sono le vittime, tanto più c’è la possibilità che qualcuna sia riuscita ad esprimersi, e a sopravvivere, e a testimoniare…
Krv i pepeo Jasenovca, “Jasenovac: il lager più crudele di tutti i tempi”, film documentario diretto nel 1983 dal regista croato Lordan Zafranovic (1944-).
La traduzione inglese è veramente da fare raccapriccio, in dei punti sembra fatta davvero col traduttore automatico di Google ("but condemnation of uglify ourselves from you, those who love us, is gave us still" e roba del genere). Non sono abituato a rimuovere traduzioni altrui, però. Mi limito a farne una italiana io.
Aspetta, prima faccio quella italiana poi vedo se si riesce a rimettere quella inglese in modo da renderla fruibile. E' una cosa strana: sembra fatta da due persone diverse. In dei punti è correttissima, addirittura con intenti di eleganza; in altri sembra fatta veramente a minchia di rottweiler. Vattelappesca!
Il testo di Păunescu è accompagnato in questa pagina da una bizzarra traduzione inglese che sembra mezza fatta elegantemente e mezza col traduttore automatico di Google, e da una traduzione francese corretta ma che si allontana spesso dal testo originale. Allora vediamo, con una traduzione letterale e corredata di note linguistiche, che cosa vuol dire davvero questo testo, sul quale poi ci sarà anche da dire qualcosa. [RV]
Mi devi credere, Riccardo, che vorrei contribuire più spesso e magari in una maniera un po' più costruttiva, vista la ricchezza degli argomenti e temi trattati quotidianamente sulle CCG, ma è un periodo in cui, fra diversi impegni, mi è difficile trovare il tempo necessario. Lo sai che sono un "deandreiano" è la mia l'ultima uscita kriptica fa la testimonianza di una certa impotenza nella capacità di produrre gli elogi più articolati, ma di fatto il tuo recente testo sulla "Canzone del padre" è stato apprezzato moltissimo da me. E poi, lodare una traduzione inglese, fatta da te, essendo uno che a malapena "bazzica" l'italiano e l'inglese "lo sa in grosso modo", mi è sembrato talmente buffo...che ho concluso, come ho concluso, la frase. Ma sto divagando. Ho notato da tempo la presenza delle canzoni di Kulisiewicz sul sito (di cui, lo devo ammettere, non ne sapevo una ciccha prima), anzi, era... (continua)
Voglio ringraziare Bernart per il suo intervento; è bello riscoprire le cose insieme. E ricordare che certe piazze, certi luoghi, certi fatti, non sono dei romani, degli italiani o di qualche polacco sparso...ma di tutti noi.
Chanson tchèque de langue allemande – Ein Koffer spricht – Ilse Weber – 1944
Une poésie d'Ilse Weber mise en musique par Bente Kahan, une interprète norvégienne de musique juive.
Sur le disque de Bente Kahan « Stemmer fra Theresienstadt » de 1995, sorti dans les années suivantes en allemand et en anglais.
Giusto Riccardo, il problema di queste discussioni in stile facebook per quanto lo Stefano Silli dica di odiarlo, mi danno noia più che altro per l'incapacità di cogliere la complessità di certi eventi storici.
Capisco che in quanto figlio di esuli istriani (ma se è del '76 credo che sia più probabilmente nipote di esuli), si senta parte in causa fino a desiderare che Pippo Baudo si metta a parlare dell'esodo (francamente ci basta e avanza Bruno Vespa) ma a distanza di tanti anni uno dovrebbe anche cercare di distaccarsi dalle vicende famigliari, che per quanto interessanti, sono necessariamente parziali, soprattutto in un contesto così conflittuale dove ogni parte ha per forza di cose la "sua" verità. Se no anch'io dovrei sentirmi parte in causa perché nella famiglia di mia nonna ci fu chi faceva parte della Resistenza slovena durante il fascismo e pagò con la galera e anche peggio. Ma... (continua)
Lorenzo Maetti 5/2/2014 - 23:49
Naturalmente non posso sapere se il Silli Stefano sia figlio, nipote o cugino di un esule; usualmente, nelle discussioni, tendo ad accettare come vero quel che mi si dice. Potrebbe anche darsi che il padre del Silli fosse stato un bambino quando è dovuto venire via dall'Istria. Non intendo certamente indagare nella storia familiare di chicchessia, e se poi mi sono state dette delle menzogne la questione riguarda esclusivamente la coscienza di chi le dice. Proprio perché detesto le discussioni “stile Facebook”, non azzardo mai ipotesi su nessuno e su niente. Mi attengo esclusivamente a quel che viene detto (anzi, scritto), e al comportamento che viene tenuto.
Avrei ben poco da risponderti su quel che hai detto, Lorenzo; mi trova completamente d'accordo. Però, a mio parere, l'interesse per eventuali storie familiari (sempre che uno le voglia raccontare, chiaramente; io non forzo mai la cosa)... (continua)
Non capisco perchè è una discussione da facebook quello che scrivo...non ho facebook, cosa vuol dire?
Dovrei scrivere di meno o di più o trasferire la discussione via mail personalmente con Venturi? Ditemi che c'è da fare e lo faccio.
"Se è del '76 dubito che sia figlio di un esule, sarà il nipote" ; un'altra brillante considerazione, frutto di un calcolo nel vostro stile, a spanne, scritto a penna sulla carta del pane.
Invece sulle foibe i morti sono 798, punto e basta.
Siamo nel 2014, abbiamo anagrafi,strumenti di misurazione,gps,satelliti, ma non riusciamo ancora a censire i cinesi ad esempio. Invece 70 anni fa che non c'era nulla di tutto ciò siamo sicuri che erano 798.
Ma va bene, non dobbiamo fare conteggi (per la cronaca qualcuno dei vostri studiosi dice "una cinquantina")
Si è capito che se uno dice quello che pensate voi "è uno storico vero" se 10 dicono il contrario "non sono... (continua)
ok mi scuso con Stefano per la cosa del "sarà nipote, non figlio...", una leggerezza sbagliata, magari se vuoi ci puoi raccontare di più della storia di tuo padre, quanti anni aveva quando ha dovuto l'Istria e cosa l'ha spinto, se ha avuto minacce dirette o piuttosto si trattava di una questione di "sentirsi italiano e non jugoslavo" o ancora questioni economiche o lavorative, tutto questo può essere interessante.
Sul racconto del raduno degli esuli che si ritrovano hai scritto delle belle parole e non ho niente da ridire.
Lasciami però dissentire sul fatto che i fascisti abbiano fatto i conti con i loro scheletri negli armadi. Anzi, il postfascista Gianfranco Fini fino a pochi anni fa gettava bottiglie nel mare a Trieste con proclami tipo "Fiume sarai italiana", neanche si credesse D'Annunzio. Più in generale la questione delle foibe viene utilizzata dai neofascisti per farsi passare... (continua)
Perfetto, grazie Lorenzo, qua si riesce anche a parlare.
Intanto ti volevo dire che sono d'accordissimo su una cosa che hai scritto "in Italia ci sono 10 destre" che è anche uguale a dire "in Italia non c'è la destra" e infatti io sono di destra ma non mi sento rappresentato da nessuno.
Sono politicamente apolide, mi avete sgamato.
Sulla questione dei tedeschi ci sarebbe da riempire forum per anni, proprio ieri leggevo su un quotidiano l'annosa questione su quanto e cosa sapessero i tedeschi dei campi di sterminio e ancora oggi non riusciamo a darci una risposta esauriente, neppure in Polonia la situazione non era chiara.
Per dire che non è facile dare giudizi ad anni di distanza.
Io credo che con Fiuggi all'epoca Fini avesse rotto i ponti col passato, e anelavo infatti a una destra moderna, peccato che poi tra i colonnelli, i giochi di potere, la rottura tra i leader che ha fatto si... (continua)
Italia-Malta: Mare Monstrum
da Umanità Nova, n° 18, 10 maggio 2009, anno 89
Capita che un giorno, giovedi 16 aprile, due barconi di immigrati si trovino in balia delle onde in mezzo al Mediterraneo. È qualcosa che, negli ultimi anni, accade di frequente. Viene lanciato un sos che viene raccolto dalle autorità di Malta perché i barconi si trovano, per l'appunto, in acque di competenza maltese. In quei paraggi c'è un mercantile battente bandiera turca, il Pinar, guidato dal comandante Asik Tuygun, che viene contattato dai maltesi per prestare soccorso agli immigrati. Le condizioni del mare sono pessime, ma l'equipaggio del Pinar riesce nell'impresa. I marinai turchi si buttano in mare per aiutare gli immigrati, vengono lanciate cime, vengono calate scialuppe. Centoquarantaquattro disperati che avevano affrontato il viaggio per lasciarsi alle spalle inferni di fame e guerra come Nigeria, Ghana,... (continua)
En fait, comme je ne comprenais pas plus que Marco Valdo M.I., j'ai également réécouté ce passage un grand nombre de fois et j'ai noté ce qui se rapproche le plus de ce que j'entends.
De plus, c'est cohérent avec le fait que les réfugiés qui arrivent à Lampedusa sont enfermés derrière des murs, des grilles, des barreaux, des interdits...
Sauf à contacter directement le groupe musical ou l'auteur du texte, je ne vois pas de solution.