Περιμένοντας τοὺς βαρβάρους
Τί περιμένουμε στὴν ἀγορά συναθροισμένοι;
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ 6/11/2012 - 15:21
Ocché tu fai, Riccardo? Metti 'avafis che garba anche a Sgarbi? Non so se ricordi che tempo addietro, avendo io tradotto per piacere mio un buon numero di poesie di Kavafis ricevute dalla Grecia in due bei volumetti contenenti molto di più del solito centinaio stranoto, avevo espresso l'intenzione di mettere in AWS anche quella dei barbari (che forse sono da intendere come i sudanesi del Mahdi, nel quali il Kavafis, disgustato dal bombardamento britannico sulla sua Alessandria, aveva riposto qualche speranza di vendetta: così almeno qualcuno sostiene). Ma Lorenzo mi aveva indirizzato al tuo blog, nel quale dicevi peste e corna del continuo ricorso che certi stronzi fanno alle citazioni dal poeta. Allora vi avevo detto: non l'avrete la poesia sui barbari; e rinunciai. Ora vedo che la stai mettendo tu, e molto ne godo: perché, essendo tra l'altro musicata da Glezos, nipote di Ritsos, in AWS effettivamente mancava. Guarda che non ce l'ho assolutamente con te: in sostanza avevi ragione. Però preferisco che ci sia anche qui da noi. :-))
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 16:50
Eh, Gian Piero, ho avuto un momento di debolezza, lo riconosco. Non cambierei di una virgola quel che, a suo tempo, scrissi nel mio blog; anzi, ora che ci penso, potrà servire alla perfezione come introduzione. Non sapevo né che Glezos fosse il nipote di Ritsos (ma ha a che fare anche col famoso Manolis Glezos?), né che il "Kava" alessandrino sperasse nella vendetta dei sudanesi; questo è un tassello in più. Per quel che mi riguarda, in tempi di dissoluzione palese di un sistema, se non proprio di una civiltà intera (che, a mio parere, si è già liquefatta da tempo), riconosco che l'Alessandrino doveva averci qualcosa di veramente "oltre". Nulla da dire.
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 18:11
Da: Costantino Kavafis, Cinquantacinque poesie, a cura di Nelo Risi e Margherita Dalmati; Milano, Einaudi, 1968.
Iniziando con le traduzioni italiane di Περιμένοντας τους βαρβάρους, la prima non può essere che la seconda; ma insuperata. Proviene, del resto, dal libriccino della "Collezione di poesia" Einaudi che, nel 1968, fece conoscere Kavafis al grande pubblico italiano divenendo peraltro, quasi subito, l'ultimo best-seller nel nostro paese che avesse a che fare con la poesia. Cosa che non era accaduta con la traduzione, risalente al 1961, che fu la prima in assoluto: quella di Filippo Maria Pontani. Curatori e traduttori ne furono due poeti: Nelo Risi, milanese nato nel '20, e Margherita Dalmati, ateniese ma fiorentina di adozione (amica di Eugenio Montale, di Mario Luzi, di Camillo Sbarbaro), scomparsa il 22 luglio 2009 all'età di ottantotto anni.
Margherita Dalmati (pseudonimo... (continua)
Iniziando con le traduzioni italiane di Περιμένοντας τους βαρβάρους, la prima non può essere che la seconda; ma insuperata. Proviene, del resto, dal libriccino della "Collezione di poesia" Einaudi che, nel 1968, fece conoscere Kavafis al grande pubblico italiano divenendo peraltro, quasi subito, l'ultimo best-seller nel nostro paese che avesse a che fare con la poesia. Cosa che non era accaduta con la traduzione, risalente al 1961, che fu la prima in assoluto: quella di Filippo Maria Pontani. Curatori e traduttori ne furono due poeti: Nelo Risi, milanese nato nel '20, e Margherita Dalmati, ateniese ma fiorentina di adozione (amica di Eugenio Montale, di Mario Luzi, di Camillo Sbarbaro), scomparsa il 22 luglio 2009 all'età di ottantotto anni.
Margherita Dalmati (pseudonimo... (continua)
ASPETTANDO I BARBARI
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/11/2012 - 18:47
Per inciso kavafiano: pagherei a ritrovare la vecchia stereocassetta sulla quale un Venturi Riccardo quindicenne, all'epoca definitosi un verdesporco esangue coi padiglioni lerci (così era!) aveva registrato, su musica del suo amico Stefano Mannelli, la poesia Γκρίζα proveniente dal volumetto delle Cinquantacinque Poesie di Kavafis tradotte da Nelo Risi e Margherita Dalmati. Dev'essersi persa nel tempo quella cassetta, ma sarei ancora capace di ricantare la poesia in greco sulla musica del mio vecchio amico. Insomma, a quindici anni ho fatto anch'io il mettitore in musica, sia pure indiretto, di poesia greca; κυττάζοντας ένα οπάλλιο μίσο γκρίζο, θυμήθηκα δυο ωραία γκρίζα μάτια...
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 19:10
La Dalmati venne in Italia per studiare musica e incontrò il maestro Ferruccio Vignanelli, grande organista e clavicembalista, e divenne a sua volta una virtuosa clavicembalista. In patria fu la prima a introdurre lo studio dello strumento, fondando ad Atene una apposita scuola, intitolata al Maestro, che è tuttora in attività. Si tratta davvero di un personaggio eccezionale.
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 19:14
da: Costantino Kavafis, Poesie, Mondadori, Milano, 1961.
La seconda traduzione è in realtà la prima: quella di Filippo Maria Pontani. Nato a Roma nel 1913 e morto a Bologna nel 1983, è stato uno dei massimi grecisti italiani, sia per quel che riguarda la lingua classica (caso oltremodo frequente), sia quella moderna (caso, al contrario, più unico che raro). Nella "querelle" tra "traduttori poeti" e "traduttori filologi", Filippo Maria Pontani fu fatto spesso oggetto di critiche a volte feroci, in quanto non "dotato della necessaria sensibilità"; critiche che, va detto, rimandava al mittente facendo presenti i tanti poeti che traducevano da tutte le lingue del mondo senza conoscerne decentemente nemmeno mezza. Eppure, devo dirlo onestamente, tra i "traduttori filologi" (e il Pontani filologo era, e di prim'ordine) è senz'altro il migliore. Non era affatto sprovvisto di sensibilità poetica... (continua)
La seconda traduzione è in realtà la prima: quella di Filippo Maria Pontani. Nato a Roma nel 1913 e morto a Bologna nel 1983, è stato uno dei massimi grecisti italiani, sia per quel che riguarda la lingua classica (caso oltremodo frequente), sia quella moderna (caso, al contrario, più unico che raro). Nella "querelle" tra "traduttori poeti" e "traduttori filologi", Filippo Maria Pontani fu fatto spesso oggetto di critiche a volte feroci, in quanto non "dotato della necessaria sensibilità"; critiche che, va detto, rimandava al mittente facendo presenti i tanti poeti che traducevano da tutte le lingue del mondo senza conoscerne decentemente nemmeno mezza. Eppure, devo dirlo onestamente, tra i "traduttori filologi" (e il Pontani filologo era, e di prim'ordine) è senz'altro il migliore. Non era affatto sprovvisto di sensibilità poetica... (continua)
ASPETTANDO I BARBARI
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/11/2012 - 19:17
Aggiungo una cosa riguardante la Dalmati. Mi ci sono imbattuto proprio di recente, mentre cercavo materiale per la nota su Cipro annessa ad Αποχαιρετισμος di Ritsos. In questo sito si possono (direi che si devono) leggere alcune lettere indirizzate dalla Dalmati al suo fraterno amico italiano, il poeta Mario Luzi. Vi si trovano diversi accorati riferimenti al dramma che si stava svolgendo a Cipro, soprattutto alle continue impiccagioni di giovani ciprioti greci combattenti per l'indipendenza.
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 21:14
Gian Piero, non ho messo io la "comunicazione di retrobottega"; evidentemente dev'essere sfuggito a qualche altro admin il fatto che avevi chiesto che non fosse pubblicato. Ad ogni modo, per comunicazioni del genere e se non vuoi che non siano pubblicate (perché usualmente le tue cose vengono pubblicate tutte, e quindi può sfuggire che tu chieda che non lo siano), scrivimi in privato: k.riccardo@gmail.com Saluti e scusa ancora anche se non ne ho colpa alcuna...
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 22:47
dal suo blog
Il blog di Io Non Sto Con Oriana (eh sì, l'Oriana con la quale il blogger non sta è proprio lei, la defunta Fallaci) si apre con un'immagine di Yazd; non so come mai, ma una traduzione di questa poesia la trovo del tutto naturale, da parte sua. (rv)
ASPETTANDO I BARBARI
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/11/2012 - 23:31
La riscrittura italiana di Riccardo Venturi
(7 novembre 2012).
(7 novembre 2012).
Di traduzioni italiane di questa poesia ce ne sono altre (penso, ad esempio, a quella di Nicola Crocetti; ma non m'è riuscito di trovarla). Ce ne saranno sicuramente di altre ancora; ma, alla fine, mi son detto che, più o meno, sono tutte simili. E ho voluto, quindi, farne una un po' diversa.
Del resto, una costante di questa poesia è la sua attualità; ho voluto quindi trasportarla nel presente. S'immagini, che so io, Napolitano davanti al Quirinale che aspetta i barbari, o i senatori davanti a palazzo Madama. S'immagini che non arrivi "qualcuno dai confini"; ora le notizie viaggiano sui social networks (anche Barack Obama, poche ore fa, ha annunciato la sua rielezione con un "Tweet"). Il resto lo fa, già da sé, la poesia. (rv)
Del resto, una costante di questa poesia è la sua attualità; ho voluto quindi trasportarla nel presente. S'immagini, che so io, Napolitano davanti al Quirinale che aspetta i barbari, o i senatori davanti a palazzo Madama. S'immagini che non arrivi "qualcuno dai confini"; ora le notizie viaggiano sui social networks (anche Barack Obama, poche ore fa, ha annunciato la sua rielezione con un "Tweet"). Il resto lo fa, già da sé, la poesia. (rv)
NELL'ATTESA DEI BARBARI
(continua)
(continua)
English translation by Edmund Keeley and Philip Sherrard
Da: C.P. Cavafy, Collected Poems. Translated by Edmund Keeley and Philip Sherrard. Edited by George Savidis. Revised Edition. Princeton University Press, 1992. Per l'inglese e tutte le altre lingue vale lo stesso: esistono decine di traduzioni. Ne scelgo una, rappresentativa, tra le più recenti. (rv)
WAITING FOR THE BARBARIANS
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 10:28
Version française par Ange Vlachos.
Proviene da uno scritto di Larry Barouch dove, per dirla eufemisticamente, non si parla molto bene di Marguerite Yourcenar. La quale aveva pure tradotto Περιμένοντας τους βαρβάρους in una maniera che viene tacciata di "ignobile". Le querelle tra traduttori di poesie sono antiche quanto il mondo, verrebbe da dire. Da notare che, in Francia (e, sovente, anche in Inghilterra), Konstandinos Kavafis diventa regolarmente "Constantine Cavafy".
EN ATTENDANT LES BARBARES
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 11:37
Naturalmente, qui, non si poteva scampare: il testo originale è stato tutto ripolitonizzato. Fuori di questione, per un antico Alessandrino come Kavafis; sono andato a riprendermi il testo proprio dalla "Grammatica del greco moderno" di Filippo Maria Pontani (volume II, Esercizi, pp. 77/78), dove si insegna rigorosamente il sistema tritonico. Un accenno, ma solo quello, al greco di Kavafis: fino a tutta la sua adolescenza, come si sa, non aveva parlato e scritto che l'inglese (e gli appunti sulle sue poesie, tipo "Not for publication", li scriveva in quella lingua). Simile in questo a un altro grande solitario di altri lidi, o senhor Fernando Sá Nogueira Pessoa. Così come quest'ultimo ebbe a riapprendere il portoghese facendone la sua Patria, Kavafis dovette reimparare il greco; e lo fece in maniera del tutto sua, in un impasto linguistico strabiliante tra forme antiche e moderne, tra "katharevousa"... (continua)
Riccardo Venturi 7/11/2012 - 12:17
La versione tedesca dallo Uris Tagebuch. Probabilmente di Wolfgang Josing.
Deutsche Übersetzung aus Uris Tagebuch. "Vermutlich von Wolfgang Josing".
Proviene dal blog di un ebreo svizzero che vive in Israele con la famiglia. Un israeliano parecchio critico verso la sua società e le politiche dello stato Ebraico, va senz'altro detto. Riporto, in quanto interessanti, le considerazioni del suddetto su questa poesia; sono in tedesco, però. Non è colpa mia. (rv)
Als Einstieg eine Feststellung: Im Jahre 2012 wird die grosse Mehrheit der Muslime im Mittleren Osten und Nordafrika von radikalislamistischen Regimen regiert sein, die glauben, dass mit einem Jihad auf Amerika und Israel, mit der Zerstörung Israels, mit der Unterdrückung der Christen, mit dem weiteren Reduzieren des rechtlichen Status der Frau, sie den Willen Gottes, als dessen Diktatoren zu regieren, erfüllen. Ich meine damit Ägypten, Gaza, Iran, Libanon, Libyen, Tunesien und die Türkei. Es könnten noch weitere... (continua)
Proviene dal blog di un ebreo svizzero che vive in Israele con la famiglia. Un israeliano parecchio critico verso la sua società e le politiche dello stato Ebraico, va senz'altro detto. Riporto, in quanto interessanti, le considerazioni del suddetto su questa poesia; sono in tedesco, però. Non è colpa mia. (rv)
Als Einstieg eine Feststellung: Im Jahre 2012 wird die grosse Mehrheit der Muslime im Mittleren Osten und Nordafrika von radikalislamistischen Regimen regiert sein, die glauben, dass mit einem Jihad auf Amerika und Israel, mit der Zerstörung Israels, mit der Unterdrückung der Christen, mit dem weiteren Reduzieren des rechtlichen Status der Frau, sie den Willen Gottes, als dessen Diktatoren zu regieren, erfüllen. Ich meine damit Ägypten, Gaza, Iran, Libanon, Libyen, Tunesien und die Türkei. Es könnten noch weitere... (continua)
WARTEN AUF DIE BARBAREN
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 12:25
Traducción al castellano de Ciudad Seva, Hogar electrónico del escritor Luis López Nieves
Luis López Nieves (nato nel 1950) è uno dei maggiori scrittori portoricani. Secondo l'articolo Wikipedia, il suo sito, "Ciudad Seva", ha ricevuto oltre 54 milioni di visite. Sul principale quotidiano portoricano, "El nuevo día", tiene una rubrica che si chiama Cartas Bizantinas; si capisce bene perché traduca Kavafis. (rv)
ESPERANDO A LOS BÁRBAROS
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 12:33
Uma versão portuguesa.
Proviene da questa pagina sulla quale non ho indagato ulteriormente. Potrebbe anche essere una versione "standard" in portoghese. (rv)
ESPERANDO OS BÁRBAROS
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 12:47
Перевод С. Ильинской
Da questa pagina, con tanto di banner delle "Ninja Wars". Proviene da: Кавафис К., Лирика,
1984 г., Перевод С. Ильинской, Издатель: Художественная литература
1984 г., Перевод С. Ильинской, Издатель: Художественная литература
ОЖИДАЯ ВАРВАРОВ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 13:01
Svensk översättning av Magnus William-Olsson och Rea Mellberg
Da Under pausträdet, il blog di Bodil Zalesky. "Vi lyssnar till människor som bär sin Kavafis i hjärtat – vi hör hans dikter på grekiska, arabiska, turkiska och engelska. I boken finns de att läsa på grekiska och i en svensk nyöversättning av Magnus William-Olsson och Rea Mellberg – och på engelska."
I VÄNTAN PÅ BARBARERNA
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 15:32
Oversat af Johannes Thomsen
Da questo documento .doc. Traduzione eseguita nel 1986 e rivista nel 2008. (rv)
MENS VI VENTER PÅ BARBARERNE
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 15:37
ترجمة للقصيدة إلى اللغة العربية
Da questa pagina, reperita impostando "Waiting for the barbarians" sul traduttore automatico di Google. Il quale, va detto, nei limiti di queste cose sta funzionando sempre meglio (sono passati gli eroici tempi del Babelfish di AltaVista). Naturalmente, sarà comunque meglio specificarlo, il traduttore di Google è servito soltanto per trovare il titolo in arabo. Inutile dire che Kavafis è parecchio famoso specialmente in Egitto: a rigore, era egiziano, e ha vissuto la maggior parte della sua vita in Egitto.
Nel video sottostante: Immagini di una performance in lingua araba basata sulla poesia di Kavafis. (rv)
Nel video sottostante: Immagini di una performance in lingua araba basata sulla poesia di Kavafis. (rv)
في انتظار البرابرة
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 15:57
Versió catalana de Carles Riba
Da poeta a poeta: Carles Riba (1893-1959) è stato uno dei più grandi poeti moderni in lingua catalana. Antifranchista, visse in esilio dal 1939 al 1943. Particolare decisivo: oltre ad essere un grande poeta, Riba è stato anche uno dei maggiori classicisti catalani. Dal 1925 al 1939 fu professore di greco all'Università Autonoma di Barcellona; tradusse classici greci e latini nella sua lingua materna, ma è ricordato specialmente per la sua versione in catalano dell'Odissea, considerata tra le più belle in ogni lingua. E la sua mano si vede bene anche in questo suo Kavafis. (rv)
ESPERANT ELS BÀRBARS
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 16:22
Suomentanut Tuomas Anhava
Da questa pagina. Tuomas Anhava (1927-2001) è stato uno scrittore finlandese; nel 1989 ha ricevuto il Premio Eino Leino (Eino Leino è uno dei maggiori scrittori finlandesi), il maggior premio letterario del suo paese. La sua traduzione della poesia proviene da un suo libro intitolato esattamente Barbaarit tulevat tänään ("I barbari arrivano oggi") (rv)
Da questa pagina. Tuomas Anhava (1927-2001) è stato uno scrittore finlandese; nel 1989 ha ricevuto il Premio Eino Leino (Eino Leino è uno dei maggiori scrittori finlandesi), il maggior premio letterario del suo paese. La sua traduzione della poesia proviene da un suo libro intitolato esattamente Barbaarit tulevat tänään ("I barbari arrivano oggi") (rv)
BARBAAREJA ODOTELLESSA
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 16:34
Bản dịch của Nguyễn Viết Thắng
L'ho trovata sull'edizione vietnamita di Wikipedia, alla voce Constantine P. Cavafy. Sta accanto a una traduzione inglese della poesia, segno che non dev'essere facile trovare traduttori dal greco al vietnamita nemmeno in Vietnam. Dalla medesima pagina si apprende che, in vietnamita, "Grecia" si dice "Hy Lap" e "Egitto" si dice "Ai Cập". "Italia" si dice "Y".(rv)
ĐỢI CHỜ QUÂN MAN RỢ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 16:46
中井久夫訳、『カヴァフィス全作品集』(みすず書房)
Nella pagina in cui l'ho presa, Kavafis diventa ΚΑΒΦΗ ma è comunque da apprezzare il tentativo. (rv)
野蛮人を待つ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 17:01
In un piccolo libro che posseggo da alcuni anni, intitolato appunto "Konstandinos Kavafis: Aspettando i barbari - Poesie civili", Passigli Editori, Firenze, 2005, il curatore Tino Sangiglio, ricollegandosi agli studi di Stratìs Tsirkas (1911 - 1980) che studiò il poeta alessandrino non da studioso accademico, ma da narratore e giornalista di vaglia qual era, osa "profanare" le invalicabili "mura" in cui sembra stare perennemente chiuso (e, aggiungo io, accuratamente tenuto sottochiave dagli studiosi) e "adiaforo alle tensioni degli altri", per un tentativo di lettura di alcuni componimenti, specialmente quelli cosiddetti storici, in una chiave di contemporaneità.
Leggere in filigrana quei testi significa, secondo Sangiglio sulla scorta di Tsirkas "aprire una pagina nuova nel libro della vita del poeta". In pratica, si tratterebbe di testi-tessere di mosaico capaci di comporre un quadro... (continua)
Leggere in filigrana quei testi significa, secondo Sangiglio sulla scorta di Tsirkas "aprire una pagina nuova nel libro della vita del poeta". In pratica, si tratterebbe di testi-tessere di mosaico capaci di comporre un quadro... (continua)
Gian Piero Testa 7/11/2012 - 17:14
Somlyó György magyar fordítása
Avevo quasi giurato di non mettere più nulla in ungherese in questo sito, finché i magiari non si fossero tolti di mezzo il principale "hitlerino" europeo attuale, l'orrendo Viktor Orbán; faccio un'eccezione oggi, ma solo oggi. Ed è un'eccezione che mi ha fatto sudare, perché il testo della versione ungherese di György Somlyó mi è riuscito di trovarlo solamente su uno stramaledetto documento scribd, che mi ha costretto a dargliene di santa ragione con l'editing. Inoltre, sia mai che riporti qua dentro un testo in "magiaro internettaro", con "ô" e "û" al posto di "ő" e "ű". Mi ripaga un po' il fatto che questa traduzione ungherese sia l'unica, per ora, in cui i "confini" siano tradotti con "limes". Questo mi piace assai. (rv)
A BARBÁROKRA VÁRVA
(continua)
(continua)
Sommamente interessante, e soprattutto pertinente in modo enorme con questa pagina e col sito intero. Sinceramente, a me è sempre parso parecchio chiaro che questa poesia ha un palese valore politico, anche se non ne conoscevo gli esatti termini. Del resto, almeno in un altro caso Kavafis prese una chiara posizione in una sua poesia, un componimento non molto noto (ma tradotto in italiano dal Pontani nelle "Poesie nascoste", che dovrò andare a riprendere alla svelta) sull'impiccagione di un ragazzo egiziano da parte dei britannici. Componimento che viene etichettato come una delle rarissime "incursioni" di Kavafis nell'attualità. Ma ci sarebbe da discutere molto su questo fatto, e soprattutto da leggere le poesie dell'Alessandrino sotto luci un po' diverse dal solito. Lo si farà senz'altro in questa pagina, che di prim'acchito sta diventando -e lo sospettavo fin dall'inizio- pressoché immensa.
Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:10
Elhelenigis Gerrit Berveling
Da questa pagina di esperantisto.gr, il sito esperantista ellenico. Gerrit Berveling, però, è olandese. Checché se ne dica, non riesco a non voler bene all'esperanto; una lingua dove "tradurre dal greco" si dice "elhelenigi", cioè "disellenizzare" o "sgrecizzare". Favoloso. (rv)
VENOS LA BARBAROJ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:18
Traducere de Marius Ivascu după poezia originală.
Da questa pagina del blog Ortodoxie şi Viaţă ("Ortodossia e Vita"). Un blog dove, finalmente, si scrive il rumeno con un'ortografia rigorosa. (rv)
AȘTEPTÂND PE BARBARI
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:30
Itzulpenarena: Andolin Egutzkitza eta Olga Ornatos
Da questa pagina. Ho il sospetto che Andolin Egutzkitza e Olga Ornatos abbiano fatto esattamente come Nelo Risi e Margherita Dalmati. Si noti che i "barbari", in euskara, diventano "erdaldunak", vale a dire il contrario degli "euskaldunak". Cioè: "Coloro che non parlano il basco". Esattamente come i βάρβαροι erano "coloro che non parlano il greco". (rv)
ERDALDUNEN ESPEROAN
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:40
Çeviri: Cevat Çapan
Per un'altra volta è venuto in soccorso il traduttore automatico di Google per tradurre "Waiting for the barbarians"; poi si è andati a questa pagina. Un'altra "lingua kavafiana": non bisogna scordare che Kavafis era nato come suddito dell'Impero Ottomano.
BARBARLARI BEKLERKEN
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:49
Mi interrompo per un po'. Una sola giornata di lavoro su questa pagina ha "prodotto" traduzioni in venticinque lingue, ma conto di trovarne molte altre. Quando dico che questa poesia è una delle dieci più famose della storia non esagero; scritta da un signore che non si muoveva dal suo quartiere di Alessandria d'Egitto, che scriveva in greco avendo messo piede in Grecia sì e no mezza volta, e che faceva stampare le sue poesie su fogli volanti che distribuiva a chi gliene faceva richiesta, senza mai guadagnarci un soldo. Poi, per sé, le raccoglieva in degli album. Questo signore è uno dei più grandi poeti dell'umanità. Suggerirei alla Grecia, visto che comunque in greco scriveva, di farne una risorsa in tempi di crisi; oppure di accogliere le visitine della Merkel o della BCE con delle "bottiglie Kavafis", contenenti poesia e non benzina. Si potrebbe tentare.
Riccardo Venturi 7/11/2012 - 18:55
La Complainte Du Phoque En Alaska
Chanson québécoise de langue française – La Complainte Du Phoque En Alaska - Beau Dommage – 1974
Paroles et musique de Michel Rivard
Ah, Lucien l'âne mon ami, voilà que les phoques s'en mêlent et se mettent à la complainte de l'émigration. M'est avis qu'ils ont ben raison...
Mais enfin, Marco Valdo M.I., mon ami, c'est purement symbolique que ce soit un phoque ; c’eût pu aussi bien être un ours blanc ou une girafe... Enfin, une girafe au Québec, ce serait vraiment étonnant... Mais sait-on jamais ? J'ai bien rencontré des gens qui voulaient aller cueillir des pommes en Ontario en décembre.
Je les connais aussi, mais ils se sont ravisés. Ils vont au Brésil ; au nord, certes, mais de un, on est en plein été ; de deux, au Brésil, plus on est au nord, plus on se rapproche de l'Équateur... Et même que de trois, au nord du Brésil, on ne risque pas de rencontrer des phoques... Même si on a... (continua)
Paroles et musique de Michel Rivard
Ah, Lucien l'âne mon ami, voilà que les phoques s'en mêlent et se mettent à la complainte de l'émigration. M'est avis qu'ils ont ben raison...
Mais enfin, Marco Valdo M.I., mon ami, c'est purement symbolique que ce soit un phoque ; c’eût pu aussi bien être un ours blanc ou une girafe... Enfin, une girafe au Québec, ce serait vraiment étonnant... Mais sait-on jamais ? J'ai bien rencontré des gens qui voulaient aller cueillir des pommes en Ontario en décembre.
Je les connais aussi, mais ils se sont ravisés. Ils vont au Brésil ; au nord, certes, mais de un, on est en plein été ; de deux, au Brésil, plus on est au nord, plus on se rapproche de l'Équateur... Et même que de trois, au nord du Brésil, on ne risque pas de rencontrer des phoques... Même si on a... (continua)
Cré-moé, cré-moé pas, quéqu' part en Alaska
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 7/11/2012 - 15:31
Joe Hill's Last Will
[1915]
Lyrics by Joe Hill
Music by Ethel Rain (?) founder of the group The Pennywhistlers
Joe Hill was executed by firing squad, sometimes called fusillading, on November 19, 1915, and his last word was "Fire!"
That same day, a dynamite bomb was discovered at the Tarrytown estate of John D. Archbold, President of the Standard Oil Company. Police theorized the bomb was planted by anarchists and IWW radicals as a protest against Hill's execution. The bomb was discovered by a gardener, who found four sticks of dynamite, weighing a pound each, half hidden in a rut in a driveway fifty feet from the front entrance of the residence. The dynamite sticks were bound together by a length of wire, fitted with percussion caps, and wrapped with a piece of paper matching the color of the driveway, a path used by Archbold in going to or from his home by automobile. The bomb was later defused by police.
Just... (continua)
Lyrics by Joe Hill
Music by Ethel Rain (?) founder of the group The Pennywhistlers
Joe Hill was executed by firing squad, sometimes called fusillading, on November 19, 1915, and his last word was "Fire!"
That same day, a dynamite bomb was discovered at the Tarrytown estate of John D. Archbold, President of the Standard Oil Company. Police theorized the bomb was planted by anarchists and IWW radicals as a protest against Hill's execution. The bomb was discovered by a gardener, who found four sticks of dynamite, weighing a pound each, half hidden in a rut in a driveway fifty feet from the front entrance of the residence. The dynamite sticks were bound together by a length of wire, fitted with percussion caps, and wrapped with a piece of paper matching the color of the driveway, a path used by Archbold in going to or from his home by automobile. The bomb was later defused by police.
Just... (continua)
My will is easy to decide,
(continua)
(continua)
inviata da giorgio 7/11/2012 - 08:25
Written in his cell, November 18, 1915, on the eve of his execution
"A guard reported that at about 10 p.m., Hill handed him a poem through the bars of his cell. It was his last will, which has become a prized piece of poetry in the heritage of the American labor movement...."
[Gibbs M. Smith, Labor Martyr Joe Hill, New York, NY, 1969, p. 174.]
"A guard reported that at about 10 p.m., Hill handed him a poem through the bars of his cell. It was his last will, which has become a prized piece of poetry in the heritage of the American labor movement...."
[Gibbs M. Smith, Labor Martyr Joe Hill, New York, NY, 1969, p. 174.]
Dead End 7/11/2012 - 13:16
Canzone del capitano Gert
Una correzione doverosa: Q non parla affatto della Guerra dei Trent'anni, ma della Rivoluzione Protestante al suo avvio, oltre un secolo prima del conflitto che sconvolse l'Europa.
White Lord 7/11/2012 - 12:58
Esta musica testemunha ainda hoje o drama da emigração que levou centenas de milhares de nossos conterrâneos bem distante do solo nativo na busca de um futuro, de melhores condições de vida. O tema é aquele dolorido da emigração que, demais vezes, provocou feridas lacerantes, separando famílias, namorados, pais e filhos.
Minha mãe dá-me cem liras
(continua)
(continua)
This song is from the northern Italy and dates back to the 1800's. The author is unknown. It's said to be inspired by the ballad, "Maledizione della madre" ("The Mother's Doom").
Oh Mom, give me a hundred pounds,
(continua)
(continua)
Bruce Springsteen: Tenth Avenue Freeze-Out
Credo che non occorra essere fan sfegatati del Boss per comprendere che è una delle favole più belle della storia del rock.
Ciao Big Man!
Ciao Big Man!
Alberto 7/11/2012 - 11:19
Czerwone maki na Monte Cassino
Traduzione italiana da Studi Cassinati, da cui traggo anche la seguente nota:
In effetti, come già commentava Beata, non si tratta di un canto partigiano ma di un canto di guerra del corpo d’armata polacco che nel maggio del 1944 piegò la forte resistenza tedesca a Montecassino al prezzo del quasi totale annientamento…
“… il testo richiama due importanti battaglie del passato: Samosierra, in Spagna, quando nel 1808 le truppe polacche comandate da Napoleone furono massacrate, ma riuscirono comunque a conquistare l’obiettivo, e Rokitno, teatro dei violenti attacchi da parte dei nazisti durante la conquista della Polonia nel 1939.
Della canzone esiste anche una versione rock, musicata dal gruppo Twierdza, in cui però non viene cantato il refrain, ma ben più famosa è la versione cantata da Adam Aston, interprete polacco anch’egli [come Feliks Konarski e Alfred Schütz, autori di “Czerwone maki na Monte Cassino”, ndr] arruolatosi nella guerra in Italia. Ad impreziosire ancora di più il brano è la splendida interpretazione del coro dell’armata russa…”
Della canzone esiste anche una versione rock, musicata dal gruppo Twierdza, in cui però non viene cantato il refrain, ma ben più famosa è la versione cantata da Adam Aston, interprete polacco anch’egli [come Feliks Konarski e Alfred Schütz, autori di “Czerwone maki na Monte Cassino”, ndr] arruolatosi nella guerra in Italia. Ad impreziosire ancora di più il brano è la splendida interpretazione del coro dell’armata russa…”
In effetti, come già commentava Beata, non si tratta di un canto partigiano ma di un canto di guerra del corpo d’armata polacco che nel maggio del 1944 piegò la forte resistenza tedesca a Montecassino al prezzo del quasi totale annientamento…
PAPAVERI ROSSI A MONTECASSINO
(continua)
(continua)
inviata da Dead End 7/11/2012 - 10:41
Ειρήνη
Intanto, però, è stato stabilito che in questo sito avevamo ben due Γιάννηδες Ρίτσοι; certi di interpretare anche il desiderio di individualità dello scomparso poeta greco, lo abbiamo ricondotto a uno solo. Colgo l'occasione per ricordare di fare sempre attenzione agli inserimenti (ammonimento rivolto anche a me stesso, chiaramente).
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 14:16
Tutto bene, tranne una cosa: ora Ritsos non più uno e bino, ma ha perso la sua biografia, perché Irini e Proinò si palleggiano tra di loro...il link. Avevo assai lavorato per una degna nota biografica di Ritsos, e mi spiace che si sia smarrita in questo intrigante e surreale labirinto di specchi. :-))
(Gian Piero Testa)
(Gian Piero Testa)
Lo so e purtroppo me ne sono accorto; tanto è vero che, nel rimettere insieme anche i due Kavafis che c'erano, mi sono premunito di ricopiare prima la biografia in italiano. certo, Gian Piero, che sei uno sdoppiatore di poeti veramente impareggiabile...come si potrebbe dire, ὁ Κεφαλάκης ὁ ποιητουδιπλωτήρας...
Ho ripristinato la biografia da un backup! Meno male che esistono i backup!
Lorenzo 6/11/2012 - 15:05
Benissimo così. E' vero che ho raddoppiato più di un autore: ma da una decina di invii credo di non più avere sbagliato. Piano piano ho capito come si fa...(Oggi ho comperato in music-bazaar i due CD di Markopoulos Αναγεννηση: quando ho riaperto Itunes per ascoltarli, mi sono accorto che li avevo comperati per...la terza volta. Per fortuna in quel sito costano poco).
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 17:02
Mi rispondi, Gian Piero, proprio mentre il perfido, satanico Riccardo Scocciante sta concependo "Menomale che il backup c'è" sull'arietta di una certa canzoncina...
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 18:02
Point de vue
Chanson française - Point de vue - Jean Arnulf - 1968
Mon ami Lucien l'âne, il y avait tellement longtemps que je n'avais pas entendu cette chanson et la voix de Jean Arnulf... On dirait un miracle du ciel et Dieu sait que je n'y crois pas : ni aux miracles, ni au ciel, ni à Dieu... mais quand même, c'est un miracle du ciel. Elle n'était pas sortie de ma mémoire, elle y sommeillait comme une source qui attend de se ressourcer et d'un coup, splendeur... Moi, je dis que la chanson n'a pas le même goût selon comment on la regarde... Jean Arnulf, tu imagines... Et le voir en plus... Un effet similaire à celui que me fit, il y a quelque temps Giani Esposito quand je l'ai retrouvé lui aussi au détour d'une chanson... Tous deux (et d'autres encore, comme Tachan) enterrés sous des tonnes de détritus médiatiques qui étaient venus polluer les oreilles, y compris tes oreilles d'âne pourtant si grandes... (continua)
Mon ami Lucien l'âne, il y avait tellement longtemps que je n'avais pas entendu cette chanson et la voix de Jean Arnulf... On dirait un miracle du ciel et Dieu sait que je n'y crois pas : ni aux miracles, ni au ciel, ni à Dieu... mais quand même, c'est un miracle du ciel. Elle n'était pas sortie de ma mémoire, elle y sommeillait comme une source qui attend de se ressourcer et d'un coup, splendeur... Moi, je dis que la chanson n'a pas le même goût selon comment on la regarde... Jean Arnulf, tu imagines... Et le voir en plus... Un effet similaire à celui que me fit, il y a quelque temps Giani Esposito quand je l'ai retrouvé lui aussi au détour d'une chanson... Tous deux (et d'autres encore, comme Tachan) enterrés sous des tonnes de détritus médiatiques qui étaient venus polluer les oreilles, y compris tes oreilles d'âne pourtant si grandes... (continua)
Le soleil brille pour tout le monde
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 6/11/2012 - 16:53
Jedwabne
[2011]
Parole e musica di Gary Lucas
Album “The Ordeal of Civility”, con la band “Gods and Monsters”
Jedwabne è il nome di un paese polacco situato nel distretto di Łomża, nel voivodato della Podlachia. A Jedwabne, prima dell’ultima guerra, vivevano molti ebrei. Anzi, a Jedwabne gli abitanti di religione ebraica erano la maggioranza, oltre il 60% dei 750 residenti censiti nei primi anni 20. D’altronde gli ebrei si erano insediati a Jedwabne fin dal 18° secolo e la cittadina appariva come un vero e proprio “shtetl”, la parola in yiddish che designa il piccolo villaggio rurale con una consistente presenza di ebrei tipico dell’Europa centrale ed orientale prima dell’Olocausto.
Nel 1939 i nazisti invasero la Polonia…
… ma nel giro di un mesetto entrò in vigore il patto Molotov-Ribbentrop, l’accordo di spartizione e non belligeranza tra il regime nazista e quello comunista,... (continua)
Parole e musica di Gary Lucas
Album “The Ordeal of Civility”, con la band “Gods and Monsters”
Jedwabne è il nome di un paese polacco situato nel distretto di Łomża, nel voivodato della Podlachia. A Jedwabne, prima dell’ultima guerra, vivevano molti ebrei. Anzi, a Jedwabne gli abitanti di religione ebraica erano la maggioranza, oltre il 60% dei 750 residenti censiti nei primi anni 20. D’altronde gli ebrei si erano insediati a Jedwabne fin dal 18° secolo e la cittadina appariva come un vero e proprio “shtetl”, la parola in yiddish che designa il piccolo villaggio rurale con una consistente presenza di ebrei tipico dell’Europa centrale ed orientale prima dell’Olocausto.
Nel 1939 i nazisti invasero la Polonia…
… ma nel giro di un mesetto entrò in vigore il patto Molotov-Ribbentrop, l’accordo di spartizione e non belligeranza tra il regime nazista e quello comunista,... (continua)
O the streets of Jedwabne were silent and cold
(continua)
(continua)
inviata da Dead End 6/11/2012 - 11:19
Monsieur de La Palisse est mort
Monsieur de La Palisse est mort
Chanson française - Monsieur de La Palisse est mort – Bernard de la Monnoye – 1713
Interprétation : Gilles Elbaz
Comme je te l'avais formellement promis et chose promise, chose due, mon ami Lucien l'âne aux yeux de braise, je me prépare céans à insérer la chanson de Bernard de la Monnoye qui raconte la mort de Monsieur de la Palisse ou la Palice. Mort que ce sire connut devant Pavie et qui lui coûta la vie. C'est bien de ce petit événement que surgit le mot français de lapalissade et l'italien, lapalissiano. Tout tourne, si tu t'en souviens, autour d'un quatrain qui en français est :
Monsieur de la Palisse est mort
Est mort devant Pavie
Un quart d'heure avant sa mort,
Il était encore en vie.
Et en italien,
Monsieur de la Palisse è morto
È morto di fronte a Pavia
Un quarto d'ora prima di morire,
Era ancora in vita.
Tous les enfants de France... (continua)
Chanson française - Monsieur de La Palisse est mort – Bernard de la Monnoye – 1713
Interprétation : Gilles Elbaz
Comme je te l'avais formellement promis et chose promise, chose due, mon ami Lucien l'âne aux yeux de braise, je me prépare céans à insérer la chanson de Bernard de la Monnoye qui raconte la mort de Monsieur de la Palisse ou la Palice. Mort que ce sire connut devant Pavie et qui lui coûta la vie. C'est bien de ce petit événement que surgit le mot français de lapalissade et l'italien, lapalissiano. Tout tourne, si tu t'en souviens, autour d'un quatrain qui en français est :
Monsieur de la Palisse est mort
Est mort devant Pavie
Un quart d'heure avant sa mort,
Il était encore en vie.
Et en italien,
Monsieur de la Palisse è morto
È morto di fronte a Pavia
Un quarto d'ora prima di morire,
Era ancora in vita.
Tous les enfants de France... (continua)
Messieurs, vous plaît-il d’ouïr
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 6/11/2012 - 14:56
Κωνσταντίνος Καβάφης / Konstandinos Kavafis: Εν μεγάλη Ελληνική Αποικία, 200 π.Χ.
In un impeto (quanto mai opportuno!) di revisione delle intestazioni degli autori greci, tra le variopinte intestazioni testiane mi son ritrovato anche due Κωνσταντίνοι Καβάφηδες; nell'eliminarne uno, coalescendo le biografie anglo-italiane, ho riportato questa pagina agli "Extra" in quanto poesia non musicata. E lo so che ora mi sta pigliando la voglia di andare a vedere se, per caso, qualcuno abbia musicato Περιμἐνοντας τους βαρβάρους, la poesia più citata della modernità assieme a "If" di Rudyard Kipling.
Colgo l'occasione per ricordare ancora come si inserisce il nome di un autore in lingue che comportano un alfabeto diverso da quello latino.
Nella casella NOME si inserisce il nome di battesimo dell'autore in caratteri latini. Esempio:
Nome: Konstandinos
Nella casella COGNOME si inserisce PRIMA il cognome in caratteri latini, POI il nome completo nei caratteri originali. Esempio:
Cognome:... (continua)
Colgo l'occasione per ricordare ancora come si inserisce il nome di un autore in lingue che comportano un alfabeto diverso da quello latino.
Nella casella NOME si inserisce il nome di battesimo dell'autore in caratteri latini. Esempio:
Nome: Konstandinos
Nella casella COGNOME si inserisce PRIMA il cognome in caratteri latini, POI il nome completo nei caratteri originali. Esempio:
Cognome:... (continua)
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 14:48
Quando si sposta qualcosa negli EXTRA e' bene anche inserire il link all'autore in modo che la ricerca delle canzoni correlate possa fare il suo sporco lavoro!
Lorenzo 6/11/2012 - 14:52
I Know Now
[2003]
Lyrics & Music by Free Spirit Placenta
Album: No Blood For Oil - Australian Voices for Peace
Excuse: The Gulf War II. Who thought it could be allowed to happen again?
So where exactly are all the WMDs?
But the world is a safer place, of course...
Lyrics & Music by Free Spirit Placenta
Album: No Blood For Oil - Australian Voices for Peace
Excuse: The Gulf War II. Who thought it could be allowed to happen again?
So where exactly are all the WMDs?
But the world is a safer place, of course...
There's children drooping dead just to keep me free
(continua)
(continua)
inviata da giorgio 6/11/2012 - 13:15
Notes:
(1) The Francis Fukuyama's theory..
The advent of a particular political and economic system as a signal of the end point of humanity's sociocultural evolution and the final form of human government, as posited by Thomas More in Utopia, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Karl Marx and Francis Fukuyama.
The End of History? is a 1989 essay by Francis Fukuyama published in the international affairs journal The National Interest.
(1) The Francis Fukuyama's theory..
The advent of a particular political and economic system as a signal of the end point of humanity's sociocultural evolution and the final form of human government, as posited by Thomas More in Utopia, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Karl Marx and Francis Fukuyama.
The End of History? is a 1989 essay by Francis Fukuyama published in the international affairs journal The National Interest.
giorgio 6/11/2012 - 13:28
Το τραγούδι της ελπίδας
To tragoúdi tis elpídas
Στιχοι: Γιάννης Μαρκόπουλος
Μουσική: Γιάννης Μαρκόπουλος
Ερμηνεία: Βασιλική Λαβίνα
'Αλμπουμ: Αναγέννηση (1995)
Testo: Yannis Markopoulos
Musica: Yannis Markopoulos
Interprete: Vasiliki Lavina
Album: Αναγέννηση (Rinascita, 1995)
Esistono delle serate in cui una semplice canzone sembra riuscire a rispondere a più cose tutte assieme, di natura molto diversa le une dalle altre, ma per un momento breve e lunghissimo al tempo stesso unite indissolubilmente; così questa Canzone della speranza scritta da Yannis Markopoulos e interpretata da Vasiliki Lavina. Cercavo altre canzoni che parlassero della strage di Distomo; ho trovato un video YouTube con le immagini del massacro e questa canzone. Non ne parla direttamente, e non credo neppure indirettamente; ma mi sono ritrovato davanti a una canzone di quelle che ti attraversano dentro, e per varie rotte. Come se mi fosse... (continua)
Στιχοι: Γιάννης Μαρκόπουλος
Μουσική: Γιάννης Μαρκόπουλος
Ερμηνεία: Βασιλική Λαβίνα
'Αλμπουμ: Αναγέννηση (1995)
Testo: Yannis Markopoulos
Musica: Yannis Markopoulos
Interprete: Vasiliki Lavina
Album: Αναγέννηση (Rinascita, 1995)
Esistono delle serate in cui una semplice canzone sembra riuscire a rispondere a più cose tutte assieme, di natura molto diversa le une dalle altre, ma per un momento breve e lunghissimo al tempo stesso unite indissolubilmente; così questa Canzone della speranza scritta da Yannis Markopoulos e interpretata da Vasiliki Lavina. Cercavo altre canzoni che parlassero della strage di Distomo; ho trovato un video YouTube con le immagini del massacro e questa canzone. Non ne parla direttamente, e non credo neppure indirettamente; ma mi sono ritrovato davanti a una canzone di quelle che ti attraversano dentro, e per varie rotte. Come se mi fosse... (continua)
Βλαστάρι μου δε χάθηκες
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 5/11/2012 - 23:10
Tradotta da Riccardo Venturi
la sera del 5 novembre 2012
la sera del 5 novembre 2012
LA CANZONE DELLA SPERANZA
(continua)
(continua)
E' proprio bella, come quasi tutto di Markopoulos. E' nel disco ΑΝΑΓΕΝΝΗΣΗ (1995), che tratta di Creta e della dominazione veneziana. Vassilikì Lavina era (è?) la moglie di Markopoulos.
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 00:01
Più che bella direi che ha i crismi dello splendore. Non ne ho trovato traccia in stixoi, né a nome di Markopoulos né a quello della Lavina; che abbia, in questa bizzarra serata, trovato anche un "buco" nell'oceano di quel sito? Vasiliki Lavina sembra essere tuttora maritata a Markopoulos, non sapevo che fossero marito e moglie; certo che avere una consorte con una tale voce facilita il compito di scrivere belle canzoni. Non mi stupisce che venga da un album che parla di Creta visto che Markopoulos, se non erro, è di Heraklion. Ne approfitto per una piccola nota testuale: nell'unica traccia scritta in rete che ho trovato (in questo blog) si legge έχε all'inizio della terza strofa (II persona singolare dell'imperativo), ma all'ascolto è chiaramente έχω (I persona singolare del presente); così ho corretto e tradotto. Mi hanno dato particolare difficoltà τα βιβλία της φυλής. Φυλή è una di quelle... (continua)
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 00:55
Hai ragione Riccardo: questa splendida canzone sembra introvabile. Io sono riuscito a darti il riferimento all'album, perché sono ricorso a music-bazaar, e stamattina me li prendo tutti, gli album di Αναγέννηση. Circa φυλή, è una parola che imbarazza sempre chi traduce: forse l'espressione che più le corrisponde nel nostro parlare - senza tirare in ballo parole o troppo storicizzate e troppo connotate come "tribù" , "progenie"o "stirpe", "schiatta" e simili - è "la mia/nostra gente", con l'aggettivo possessivo. Quanto a καιρός accostato a χρόνος, io tenterei di "disambiguare" la sinonimia. Tenendo conto che καιρός può significare non solo "tempo", ma anche "cattivo tempo", "tempesta" ecc. : ne risulterebbe un'espressione del tipo " attraverso gli anni e le tempeste". Prova a pensarci.
Hai aggiunto davvero un perla (i Greci dicono "diamante") alla nostra collezione.
Sarebbe davvero bello... (continua)
Hai aggiunto davvero un perla (i Greci dicono "diamante") alla nostra collezione.
Sarebbe davvero bello... (continua)
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 08:39
Ci ho pensato, e mi sa che hai davvero ragione su χρόνους e καιρούς; e agisco di conseguenza. Quanto a φυλή e alla "gente", mi era già venuto di mettere così; per "popolo" un po' ha giocato il ritmo della frase italiana (non è certamente una traduzione metrica la mia, però cerca di mantenere una parvenza di ritmo), e un po' una cosa del tutto mia, vale a dire l'antipatia congenita che ho per la parola "gente". Non mi ricordo chi diceva che la "gente" non esiste, bensì esistono le persone. Ma sono chiaramente fisime mie; credo comunque che il concetto sia stato chiarito a dovere. Ci sarebbe però qualcosa da dire anche su τα βιβλία; il termine comune per i "libri" in greco è anche quello, chiaramente, che ha dato origine alla "bibbia". Mi viene a mente che il termine di "bibbia" è stato non di rado usato per tutto il complesso delle tradizioni popolari; ad esempio, il grande Carlo Lapucci,... (continua)
Riccardo Venturi 6/11/2012 - 09:32
(Io ho sempre cercato di bocciare gli studenti, ma anche gli assessori e talora i colleghi che dicevano "redarre" - infinito che ho trovato nel saggio, o in una traduzione, dell'illustre compianto grecista prof. M. Vitti nel volume su Elytis per i Nobel della UTET: ma io sono di quelli che non dicono "benediva" invece di "benediceva"...forse siamo tutti e due dei bevitori di Pignoletto).
Io non rifiuterei tout-court la parola "gente", per il cattivo uso che se ne è fatto negli ultimi decenni da parte dei c.d. populisti della televisione e della politica. Quella è la "ggente" senz'arte né parte, la moltitudine confusa. Ma quella radicina "gen-" varrà ancora qualcosa, o no? Ungaretti quando parla del Serchio accenna alla "gente mia campagnola, e mio padre e mia madre". Rispolverando la parola in questo suo senso antico, si recupera almeno in parte la connotazione identitaria connessa alla... (continua)
Io non rifiuterei tout-court la parola "gente", per il cattivo uso che se ne è fatto negli ultimi decenni da parte dei c.d. populisti della televisione e della politica. Quella è la "ggente" senz'arte né parte, la moltitudine confusa. Ma quella radicina "gen-" varrà ancora qualcosa, o no? Ungaretti quando parla del Serchio accenna alla "gente mia campagnola, e mio padre e mia madre". Rispolverando la parola in questo suo senso antico, si recupera almeno in parte la connotazione identitaria connessa alla... (continua)
Gian Piero Testa 6/11/2012 - 10:45
Global Ghetto
[2001]
Testo di Eugenio Bennato
Musica di Carlo D'Angiò
Album: Che il Mediterraneo sia
Testo di Eugenio Bennato
Musica di Carlo D'Angiò
Album: Che il Mediterraneo sia
Primo, secondo e terzo mondo,
(continua)
(continua)
inviata da giorgio 6/11/2012 - 08:38
Federico Garcia Lorca
A Distomo, in AWS, si accenna anche qui (Elladografia di Hatzidakis- Gatsos)
Suonate profeti della collera
la campana a Kessarianì
che venga stasera la gente di Distomo
che vengano quelli di Calavrita
con strazio e disperazione
per il loro inutile sacrificio.
Suonate profeti della collera
la campana a Kessarianì
che venga stasera la gente di Distomo
che vengano quelli di Calavrita
con strazio e disperazione
per il loro inutile sacrificio.
Gian Piero Testa 5/11/2012 - 21:24
Επιμνεμόσυνη γονυκλυσία (Δίστομο)
Ormai siamo un labirinto, e ci capita con stupore di ritrovarci sui nostri passi...
Gian Piero Testa 5/11/2012 - 21:15
×
Στίχοι: Κωνσταντίνος Καβάφης (1898; δημ. 1904)
Μουσική: Γιάννης Γλέζος
Πρώτη εκτἐλεση: Γιάννης Γλέζος
'Αλμπουμ: Περιμένοντας τους βαρβάρους
Poesia di Konstandinos Kavafis (1898; pubb. 1904)
Musica di Yannis Glezos
Primo interprete: Yannis Glezos
Album: Περιμένοντας τους βαρβάρους
A Poem by Constantine Cavafy (1898: pub'd 1904)
Music by Yannis Glezos
First performed by Yannis Glezos
Album: Περιμένοντας τους βαρβάρους
L'attesa è terminata
di Riccardo Venturi
Dal 1904, una famosa poesia di Konstandinos Kavafis ci ammorba la vita. Si chiama Περιμένοντας τους βαρβάρους in lingua originale, e qui la trovate in italiano nella classica traduzione di un defunto e valente ellenista, Filippo Maria Pontani, che però, nella pagina linkata, è stato messo in bicicletta e trasformato in "Pantani". Nulla di cui indignarsi; da che mondo è mondo, i ciclisti... (continua)