Crediamo sia opportuno, su questa pagina in cui è presente il poeta latino Properzio, segnalare questa interessantissima pagina (anche in PDF) sull' antimilitarismo dei poeti latini di età augustea intitolata significativamente proprio con un verso di Properzio: Nos odimus arma ("Noi odiamo le armi"). Un aspetto dell'antica poesia forse non noto a tutti. Possiamo dire che, se per ipotesi fantastorica fosse possibile ritrovare la musica che assai probabilmente accompagnava la recitazione elegiaca, ci troveremmo qui di fronte ad una raccolta di "CCG latine" di tutto rispetto.
Il testo era stato a suo tempo ripreso da nl.wikipedia (dove adesso si trova una differente versione letterale del testo italiano) e, in ultima analisi, da Socialistische strijdliederen (canti di lotta socialisti). In ultima analisi, comunque, il nome dell'autore resta ignoto.
Lyrics originally reproduced from nl.wikipedia (where a different litteral translation of the Italian lyrics is available now) and, ultimately, from Socialistische strijdliederen (Socialist struggle songs). As a matter of fact, the translator's name remains unknown.
Chanson italienne – Cercando un altro Egitto – Francesco De Gregori – 1974
Un petit chef d'œuvre, unique en son genre. Une représentation onirique du vrai sens de la parole : un rêve fait par Francesco De Gregori qui devint une chanson sur les petites et les grandes violences de notre temps.
"Al festival slow folk di B-Milano" di Ivan Graziani, canzone cui "Al festival Cyberfolk di Roma 7" è liberamente ispirata. La canzone è del 1978 ed è tratta dall'album "Pigro".
Al festival Slow-Folk di Bi-Milano il complesso rock nostalgico di "trapple" meccanico marcava lentamente le note di "Love me tender". Ed Uncinoide latrò: "C’è una fabbrichetta amore, nascosta in mezzo ai fiori" Ma qualcuno disse: "Io sono un vero nostalgico". Zampa Di Velluto gelò gli spettatori con il suo pezzo forte "Lieta Sosta" poi seguirono in fila "Ferma Scarpa" e "Blocca Stalla". Ma nessuno capì niente e la musica ruggiva sempre più forte. (continua)
La canzone in realtà è dei "Dicks" una punk band dei primi ottanta, è sempre stata suonata dai Mudhoney come cover, peraltro la loro interpretazione risulta molto più apprezzabile rispetto all'originale.
Grande pezzo, grandi Mudhoney