Malarazza [Lamento di un servo ad un Santo crocifisso]
Nu servu tempu fa d’intra na piazza
(continua)
(continua)
inviata da daniela -k.d.- 28/3/2007 - 16:57
Italian translation: Riccardo Venturi
Traduction italienne: Riccardo Venturi
Italiankielinen käännös: Riccardo Venturi
8-10-2018 06:03
Traduction italienne: Riccardo Venturi
Italiankielinen käännös: Riccardo Venturi
8-10-2018 06:03
MALARAZZA
(continua)
(continua)
Un servu e un Cristu, la versione del gruppo musicale siciliano Mattanza.
Un servu e un Cristu, the version by the Sicilian music band Mattanza.
Un servu e un Cristu, la version du groupe musical sicilien Mattanza.
Un servu e un Cristu, Sisilian musiikkijoukon Mattanzan versio.
La (bella) versione incisa dai Mattanza ha la particolarità di ripercorrere la storia di questo canto, riportandone anche la versione “edulcorata”, vedasi censurata dallo stesso Lionardo Vigo Calanna per non dispiacere a Santa Madre Chiesa, ma ribadendo infine la preferenza per la versione originale. [RV]
Un servu e un Cristu, the version by the Sicilian music band Mattanza.
Un servu e un Cristu, la version du groupe musical sicilien Mattanza.
Un servu e un Cristu, Sisilian musiikkijoukon Mattanzan versio.
La (bella) versione incisa dai Mattanza ha la particolarità di ripercorrere la storia di questo canto, riportandone anche la versione “edulcorata”, vedasi censurata dallo stesso Lionardo Vigo Calanna per non dispiacere a Santa Madre Chiesa, ma ribadendo infine la preferenza per la versione originale. [RV]
UN SERVU E UN CRISTU [1]
(continua)
(continua)
inviata da Alessandro 21/7/2009 - 10:50
Anche questa è una canzone inclusa in "Risorgimento e società nei canti popolari siciliani" di Antonino Uccello.
Penso che vada inserita nell'apposito percorso...
Penso che vada inserita nell'apposito percorso...
Bartleby 18/8/2011 - 13:42
A version into the Roman dialect by Il Muro del Canto
Version en dialecte romain de Il Muro del Canto
Il Muro del Canton roomankielinen versio
Il Brano è disponibile in un CD allegato alla versione in vinile di “Ancora Ridi” (Goodfellas 2013) aquistabile su Amazon.it - in digitale su Itunes e sulle migliori piattaforme musicali.
Traduzione in Romano a cura di Daniele Coccia e Alessandro Pieravanti - Musica de “Il Muro del Canto”
Daniele Coccia: Voce – Alessandro Pieravanti: Batteria e racconti Giancarlo Barbati Bonanni: Chitarra Elettrica e voce
Eric Caldironi: Chitarra Acustica – Ludovico Lamarra: Basso Alessandro Marinelli: Fisarmonica
Registrata allo studio Nero da Giarcarlo Barbati (Roma Maggio 2014) Mixaggio e Mastering a cura di Giancarlo Barbati
Foto Carlo Roberti
“La Malarazza” è una canzone che Domenico Modugno, nel 1976, ha scritto partendo da una poesia di un anonimo... (continua)
Version en dialecte romain de Il Muro del Canto
Il Muro del Canton roomankielinen versio
Il Brano è disponibile in un CD allegato alla versione in vinile di “Ancora Ridi” (Goodfellas 2013) aquistabile su Amazon.it - in digitale su Itunes e sulle migliori piattaforme musicali.
Traduzione in Romano a cura di Daniele Coccia e Alessandro Pieravanti - Musica de “Il Muro del Canto”
Daniele Coccia: Voce – Alessandro Pieravanti: Batteria e racconti Giancarlo Barbati Bonanni: Chitarra Elettrica e voce
Eric Caldironi: Chitarra Acustica – Ludovico Lamarra: Basso Alessandro Marinelli: Fisarmonica
Registrata allo studio Nero da Giarcarlo Barbati (Roma Maggio 2014) Mixaggio e Mastering a cura di Giancarlo Barbati
Foto Carlo Roberti
“La Malarazza” è una canzone che Domenico Modugno, nel 1976, ha scritto partendo da una poesia di un anonimo... (continua)
LA MALARAZZA
(continua)
(continua)
inviata da dq82 + RV 26/7/2014 - 09:03
Il sonetto originale in siciliano
The original sonnet in Sicilian
Le sonnet original en sicilien
Alkuperäinen sonetti Sisilian kielellä
Questa sezione, intitolata agli “alter ego” siculi di Riccardo Venturi e Flavio Poltronieri, sostituisce la vecchia pagina 51065, che è stata eliminata (la versione recitata da Rosa Balistreri e la relativa traduzione vengono riportate in apposita ulteriore sezione). Per quanto riguarda l'introduzione fornita a suo tempo da Flavio Poltronieri, è stata spostata nell'introduzione; qui viene trascritto il testo del sonetto originale riportato da Lionardo Vigo Calanna e viene inserita (in nota) una traduzione italiana relativa. Nella traduzione si è cercato di interpretare correttamente il testo al di là di alcune ingannevoli assonanze con l'italiano, tenendo conto del reale significato delle parole.[RV]
The original sonnet in Sicilian
Le sonnet original en sicilien
Alkuperäinen sonetti Sisilian kielellä
Questa sezione, intitolata agli “alter ego” siculi di Riccardo Venturi e Flavio Poltronieri, sostituisce la vecchia pagina 51065, che è stata eliminata (la versione recitata da Rosa Balistreri e la relativa traduzione vengono riportate in apposita ulteriore sezione). Per quanto riguarda l'introduzione fornita a suo tempo da Flavio Poltronieri, è stata spostata nell'introduzione; qui viene trascritto il testo del sonetto originale riportato da Lionardo Vigo Calanna e viene inserita (in nota) una traduzione italiana relativa. Nella traduzione si è cercato di interpretare correttamente il testo al di là di alcune ingannevoli assonanze con l'italiano, tenendo conto del reale significato delle parole.[RV]
5419.Un servu, tempu fa, di chista piazza, [1]
(continua)
(continua)
inviata da Ricciardu Vinturi & Fraviu Pultruneri 8/10/2018 - 07:12
Version recited and recorded by Rosa Balistreri
La version récitée et enregistrée par Rosa Balistreri
Solo recitata in un testo molto vicino a quello dato da Lionardo Vigo Calanna (ma ampliato), contenuta nella raccolta Rosa canta e cunta del 2008, contenente incisioni cantate e recitate rare di Rosa Balistreri. La traduzione italiana allegata è di Flavio Poltronieri. [RV]
La version récitée et enregistrée par Rosa Balistreri
Solo recitata in un testo molto vicino a quello dato da Lionardo Vigo Calanna (ma ampliato), contenuta nella raccolta Rosa canta e cunta del 2008, contenente incisioni cantate e recitate rare di Rosa Balistreri. La traduzione italiana allegata è di Flavio Poltronieri. [RV]
Un servu tempu fa ni chista piazza, [1]
(continua)
(continua)
inviata da Ricciardu Vinturi & Fraviu Pultruneri 8/10/2018 - 07:33
Version by Roy Paci
La version de Roy Paci
Roy Pacin versio
A partire dal 2004, la canzone ha goduto di rinnovata fama grazie alla versione “rappata & reggata” di Roy Paci & Aretuska, dall'album Parola d'onore. Sull'impianto della canzone di Domenico Modugno, Roy Paci ha inserito un ampliamento (in italiano).
La version de Roy Paci
Roy Pacin versio
A partire dal 2004, la canzone ha goduto di rinnovata fama grazie alla versione “rappata & reggata” di Roy Paci & Aretuska, dall'album Parola d'onore. Sull'impianto della canzone di Domenico Modugno, Roy Paci ha inserito un ampliamento (in italiano).
MALARAZZA
(continua)
(continua)
inviata da Daniela -k.d.- 8/10/2018 - 08:11
La versione di Ginevra Di Marco da Stazioni Lunari Prende Terra A Puerto Libre (2006)
Acoustic Guitar – Andrea Salvadori
Clarinet – Nico Gori
Contrabass – Ferruccio Spinetti
Drums – Marzio Del Testa
Piano, Keyboards – Francesco Magnelli
Vocals – Ginevra Di Marco
L'unica variazione è il verbo "gridava", anzichè "pregava" all'inizio del secondo verso. In versioni successive, come quella registrata live nell'album Stelle questa modifica viene abbandonata
Clarinet – Nico Gori
Contrabass – Ferruccio Spinetti
Drums – Marzio Del Testa
Piano, Keyboards – Francesco Magnelli
Vocals – Ginevra Di Marco
L'unica variazione è il verbo "gridava", anzichè "pregava" all'inizio del secondo verso. In versioni successive, come quella registrata live nell'album Stelle questa modifica viene abbandonata
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 8/10/2018 - 12:03
WICKED BREED
(continua)
(continua)
Il testo viene pubblicato per la prima volta nel 1857 da lì a pochi pochi anni si sarebbe dato il via all’invasione italiana della Sicilia. In quel periodo imperversavano guerre nel regno soppresso dai Borbone, infatti ricordiamo la grande rivolta del 48’. Detto ciò i Borbone nel tentativo di portare dalla loro parte il popolo, concedettero ai contadini notevoli appezzamenti terrieri a discapito della nobiltà dell’isola avversa alla perdita di centralità di Palermo nell’illegittimo Regno delle Due Sicilie (illegittimo in quanto il Regno di Sicilia vinse le guerre Napoleoniche a differenza del Regno di Napoli), detto ciò la ricostruzione che fate de “i lamentu” è assolutamente erronea, è molto più probabile che fosse un canto antiborbonico piuttosto che altro...spero di esservi servito e spero correggiate l’immane errore ricostruttivo fatto. Buona serata
Davide Cardullo 24/2/2019 - 02:21
Naturalmente verrà tenuto conto dell'interpretazione che Davide Cardullo ha espresso nel suo intervento (come di qualsiasi altra eventuale interpretazione). Inviteremmo però sia Davide Cardullo che eventuali altri ad ampliare la propria ricostruzione storica, sia del canto, che del periodo specifico che lo concerne, indicando soprattutto le fonti delle proprie affermazioni o quantomeno fornendo indicazioni su di esse. Tutto questo, ovviamente, non per dare avvio a "polemiche", ma esclusivamente per ricostruire esattamente un intero contesto.
CCG/AWS Staff 24/2/2019 - 10:05
PROPOSTA DI MODIFICA AL TESTO
di Alberto Musmeci
Nota: essendo un dialetto, e non una lingua, ho scritto in modo da approssimare la dizione siciliana, anche se letta da uno non siculo.
di Alberto Musmeci
Nota: essendo un dialetto, e non una lingua, ho scritto in modo da approssimare la dizione siciliana, anche se letta da uno non siculo.
MALARAZZA
(continua)
(continua)
inviata da Alberto Musmeci 14/1/2020 - 12:14
COMMENTO ALLA VERSIONE DI ALBERTO MUSMECI
Ho trovato per caso in rete “Malarazza” che, stranamente, non conoscevo, nonostante che, essendo nato nello stesso anno del Mimmo nazionale, il 1928, avessi seguito tutti i suoi successi; sono fantastici sia il testo, ricavato dalla “Raccolta di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo, sia la musica di Modugno; Lionardo Vigo era un fililogo, letterato, patriota e poeta di Acireale, al quale è dedicata la piazza omonima col suo busto bronzeo; questa bella piazza, con giardino e chioschi, in centro città, è posta tra il palazzo Pennisi e il fianco della chiesa di S. Sebstiano. Anche la mia famiglia è originaria di Acireale, Jaci, come la chiamano gli acesi, (dalla denomminazione bizantina “Jachium”); mio padre era nato ad'Jaci.
(sulla vita di Vigo c'è tutto su Wikipedia. Per la struttura di governo della Sicilia pre unitaria vedi “La grande impresa”... (continua)
Ho trovato per caso in rete “Malarazza” che, stranamente, non conoscevo, nonostante che, essendo nato nello stesso anno del Mimmo nazionale, il 1928, avessi seguito tutti i suoi successi; sono fantastici sia il testo, ricavato dalla “Raccolta di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo, sia la musica di Modugno; Lionardo Vigo era un fililogo, letterato, patriota e poeta di Acireale, al quale è dedicata la piazza omonima col suo busto bronzeo; questa bella piazza, con giardino e chioschi, in centro città, è posta tra il palazzo Pennisi e il fianco della chiesa di S. Sebstiano. Anche la mia famiglia è originaria di Acireale, Jaci, come la chiamano gli acesi, (dalla denomminazione bizantina “Jachium”); mio padre era nato ad'Jaci.
(sulla vita di Vigo c'è tutto su Wikipedia. Per la struttura di governo della Sicilia pre unitaria vedi “La grande impresa”... (continua)
alberto musmeci 20/1/2020 - 12:12
MALARAZZA
(continua)
(continua)
Un amico e compagno ci segnala questo nuovo bel sito francese dedicato alle canzoni di lotta e con molte analisi di canzoni ben fatte. Ve lo segnaliamo e promettiamo di tornare a visitarlo spesso.
Présentation - Chants de lutte et révolution
Les chansons présentées sur ce site sont replacées dans leur contexte historique et social. La plupart ont, à des degrés divers, participé ou accompagné les luttes historiques d’une classe sociale qui souffre, qui lutte… et qui le chante. D’autres apportent un éclairage contre le système inhumain que supporte l’humanité depuis trop longtemps. Quand les gueux,...
Vedo che sul nuovo sito francese siamo già presenti e mi fa parecchio piacere. Però anche Pinelli passa per l'eterno e immancabile "Guiseppe"; sembra che il dittongo italiano "iu" resti proprio indigesto ovunque. Scherzi a parte, anche a me, a una prima occhiata, pare proprio un bel sito; speriamo di poter darci una mano a vicenda.
Riccardo Venturi 31/7/2020 - 06:48
Sono per caso ricapitato nel sito linkato in questa pagina "Chants de lutte et révolution" e l'ho trovato pieno di deliri novax, di "gente morta col covid e non di covid", di "i virus sono i nostri amici" e similari cazzate. Altro che bel sito, mi sembra proprio che il suo curatore si sia bevuto il cervello...
Lorenzo 21/2/2022 - 20:05
Francesco Giuffrida, La rivista del Galilei n° 17 maggio 2001
Malarazza
Tu ti lamenti ma che ti lamenti/ pigghia nu bastune e tira fora li denti
Queste le parole del ritornello di Malarazza, almeno nelle esecuzioni di artisti quali Domenico Modugno, Carmen Consoli, Ginevra Di Marco, Mario Venuti, Roy Paci, I Lautari. Ma qual è la storia e di cosa parla questo famoso canto popolare siciliano? Il testo lo troviamo, per la prima volta, nella "Raccolta di canti popolari siciliani" pubblicata a Catania dal marchese Lionardo Vigo nel 1857. Un servo prega Cristo di liberarlo dalle angherie del padrone e di distruggere questa 'mala razza'. In questa versione, Cristo risponde invitandolo al perdono "a chi ti offende, bacialo e abbraccialo, e in Paradiso siederai con me".
Ma, fa notare Francesco Giuffrida, non si tratta del testo originale. Le parole, infatti, erano state modificate per sfuggire... (continua)
Giovanni Bartolomei 23/11/2022 - 15:40
Il testo originale declama poeticamente un Cristo inchiodato sulla croce che esorta il popolo a NON SEGUIRE IL SUO ESEMPIO di martire, a ribellarsi contro le violenze subite con la stessa violenza. L'immenso Modugno sintetizza poeticamente e musicalmente questo "dettato" del Cristo crocifisso, in modo sublime, tale da diventare il refrain di tutte (o quasi) le seguenti cover, in questo sito magistralmente ed esaustivamente riportate.
Il Francesco Giuffrida, invece di esaltare la valenza popolare e dichiaratamente sovversiva del testo, non solo tenta di sminuirla ma addirittura, senza alcuna vergogna, la affianca alla morale mafiosa, dove il diseredato potrebbe trovare "giustizia" solo affiliandosi a "cosa nostra" per porre rimedio al malfunzionamento dello Stato. Però, lo stesso Giuffrida, alla fine e paradossalmente, propone di affidarsi alle "leggi" e non alla presunta giustizia del giustiziere.
La... (continua)
Il Francesco Giuffrida, invece di esaltare la valenza popolare e dichiaratamente sovversiva del testo, non solo tenta di sminuirla ma addirittura, senza alcuna vergogna, la affianca alla morale mafiosa, dove il diseredato potrebbe trovare "giustizia" solo affiliandosi a "cosa nostra" per porre rimedio al malfunzionamento dello Stato. Però, lo stesso Giuffrida, alla fine e paradossalmente, propone di affidarsi alle "leggi" e non alla presunta giustizia del giustiziere.
La... (continua)
vincenzo 16/1/2023 - 01:05
Calatafimi
[1961]
Canzone dalla commedia musicale di Garinei e Giovannini "Rinaldo in campo", con Domenico Modugno, Delia Scala, Paolo Panelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia
La colonna sonora fu interamente composta dallo stesso Modugno
Testo trovato su LyricWiki
Il brano si riferisce alla battaglia di Calatafimi (oggi Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani), combattuta il il 15 maggio 1860 tra truppe borboniche e garibaldini. Questi ultimi costrinsero i borbonici ad una ritirata disordinata, nel corso della quale i soldati provarono a saccheggiare la cittadina di Partinico, incendiando case e infierendo sui civili, ma gli abitanti opposero resistenza, catturando ed trucidando orrendamente alcune decine di militari.
Il senso dell'orrore di quella guerra - che fu non solo guerra d'invasione ma anche fratricida - traspare chiaramente dal testo di questa canzone.
Canzone dalla commedia musicale di Garinei e Giovannini "Rinaldo in campo", con Domenico Modugno, Delia Scala, Paolo Panelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia
La colonna sonora fu interamente composta dallo stesso Modugno
Testo trovato su LyricWiki
Il brano si riferisce alla battaglia di Calatafimi (oggi Calatafimi Segesta, in provincia di Trapani), combattuta il il 15 maggio 1860 tra truppe borboniche e garibaldini. Questi ultimi costrinsero i borbonici ad una ritirata disordinata, nel corso della quale i soldati provarono a saccheggiare la cittadina di Partinico, incendiando case e infierendo sui civili, ma gli abitanti opposero resistenza, catturando ed trucidando orrendamente alcune decine di militari.
Il senso dell'orrore di quella guerra - che fu non solo guerra d'invasione ma anche fratricida - traspare chiaramente dal testo di questa canzone.
A vint'anni
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/8/2019 - 10:48
Calatafimi e dintorni
Che la monarchia borbonica navigasse in acque agitate, ottusamente chiusa in se stessa dopo la Rivoluzione Siciliana del 1848 e isolata dalle potenze europee dell’epoca, è noto. Altrettanto noti sono il malcontento delle classi popolari e i gravi problemi derivanti da una pessima redistribuzione del reddito. Sono invece meno noti altri fatti e considerazioni in quanto sapientemente oscurati dalla nostra storiografia risorgimentale. Cito:
Il supporto rilevante dell’Inghilterra allo sbarco dei Mille per l'insurrezione in Sicilia.
I proclami e le promesse di una imminente e radicale trasformazione sociale, caduti nel vuoto.
Il consenso ed fiancheggiamento della malavita, i cui aderenti furono promossi e arruolati come patrioti.
La corruzione dei quadri militari borbonici.
A chi volesse saperne di più consiglio di dare un’occhiata agli scritti di Raffaele De Cesare,... (continua)
Che la monarchia borbonica navigasse in acque agitate, ottusamente chiusa in se stessa dopo la Rivoluzione Siciliana del 1848 e isolata dalle potenze europee dell’epoca, è noto. Altrettanto noti sono il malcontento delle classi popolari e i gravi problemi derivanti da una pessima redistribuzione del reddito. Sono invece meno noti altri fatti e considerazioni in quanto sapientemente oscurati dalla nostra storiografia risorgimentale. Cito:
Il supporto rilevante dell’Inghilterra allo sbarco dei Mille per l'insurrezione in Sicilia.
I proclami e le promesse di una imminente e radicale trasformazione sociale, caduti nel vuoto.
Il consenso ed fiancheggiamento della malavita, i cui aderenti furono promossi e arruolati come patrioti.
La corruzione dei quadri militari borbonici.
A chi volesse saperne di più consiglio di dare un’occhiata agli scritti di Raffaele De Cesare,... (continua)
Riccardo Gullotta 7/8/2019 - 14:26
Grazie Riccardo Gullotta per l'approfondimento storico.
Ma il generale borbonico Francesco Landi fu solo un inetto o un traditore?
E Garibaldi usò davvero i "picciotti" di mafia per la sua avanzata, salvo poi far massacrare la popolazione in quel di Bronte proprio in questi giorni di agosto di 159 anni fa?
Saluti
Ma il generale borbonico Francesco Landi fu solo un inetto o un traditore?
E Garibaldi usò davvero i "picciotti" di mafia per la sua avanzata, salvo poi far massacrare la popolazione in quel di Bronte proprio in questi giorni di agosto di 159 anni fa?
Saluti
B.B. 8/8/2019 - 13:28
@ B.B.
Landi fu scagionato dall’accusa di avere ricevuto un titolo di credito dal nemico. Che Landi non fosse un generale dinamico e un asso nella strategia è un fatto, ma da qui all’ inettitudine ce ne corre. Giustamente è stato osservato che i corrotti sono di norma avveduti e propendono per l’oro o valori facilmente liquidabili e non per i titoli di credito , che invece erano il perno dell’accusa nei circoli borbonici. Garibaldi scrisse, su richiesta del figlio di Landi, una lettera in cui dichiarò di non avere ammorbidito Landi per conseguire vantaggi sul piano militare. Ma più di un dubbio tuttavia rimane : avrebbe mai potuto l’eroe dei due mondi lasciare qualche sospetto che avrebbe minato alla base l’azione e la politica sua e dei suoi sostenitori ? D’altra parte non possiamo dare retta agli scritti smaccatamente di parte di don Giuseppe Buttà, cappellano militare borbonico ( un... (continua)
Landi fu scagionato dall’accusa di avere ricevuto un titolo di credito dal nemico. Che Landi non fosse un generale dinamico e un asso nella strategia è un fatto, ma da qui all’ inettitudine ce ne corre. Giustamente è stato osservato che i corrotti sono di norma avveduti e propendono per l’oro o valori facilmente liquidabili e non per i titoli di credito , che invece erano il perno dell’accusa nei circoli borbonici. Garibaldi scrisse, su richiesta del figlio di Landi, una lettera in cui dichiarò di non avere ammorbidito Landi per conseguire vantaggi sul piano militare. Ma più di un dubbio tuttavia rimane : avrebbe mai potuto l’eroe dei due mondi lasciare qualche sospetto che avrebbe minato alla base l’azione e la politica sua e dei suoi sostenitori ? D’altra parte non possiamo dare retta agli scritti smaccatamente di parte di don Giuseppe Buttà, cappellano militare borbonico ( un... (continua)
Riccardo Gullotta 9/8/2019 - 22:42
La leva
anonimo
Canto siciliano del periodo immediatamente post-unitario, espressione della più profonda delusione popolare in seguito all’accantonamento del programma democratico garibaldino e all’alleanza fra la nuova borghesia piemontese e la vecchia aristocrazia isolana, legata alla rendita parassitaria. Tra gli aspetti più impopolari della politica del nuovo governo era senz’altro la coscrizione obbligatoria; il sistema dell’estrazione a sorte, truccata in mille modi, costringeva sempre i giovani delle classi subalterne a “servire la patria” per lunghi anni, portandoli a combattere e a morire per cause incomprensibili, al comando di ufficiali che parlavano una lingua tutta diversa e che li consideravano barbari da civilizzare
(note da: "Canzoni italiane di protesta - 1794/1974 - Dalla Rivoluzione Francese alla repressione cilena", a cura di Giuseppe Vettori, Paperbacks poeti/26, Newton Compton Editori,... (continua)
(note da: "Canzoni italiane di protesta - 1794/1974 - Dalla Rivoluzione Francese alla repressione cilena", a cura di Giuseppe Vettori, Paperbacks poeti/26, Newton Compton Editori,... (continua)
Vulemu a Garibaldi
(continua)
(continua)
inviata da Alessandro 10/8/2006 - 14:13
Manca la strofa:
Caru cumpàri, e cosa t'haju 'a diri?
(continua)
(continua)
inviata da giorgio 13/3/2011 - 18:47
Nota
In realtà vi erano molte altre strofe, spesso occasionalmente improvvisate..
In realtà vi erano molte altre strofe, spesso occasionalmente improvvisate..
giorgio 13/3/2011 - 18:50
Chanson sicilienne – La Leva – Anonyme.
Chanson sicilienne de la période immédiatement post-unitaire, expression de la plus profonde désillusion populaire suite à l'ajournement du programme démocratique de Garibaldi et à l'alliance entre la nouvelle bourgeoisie piémontaise et la vieille aristocratie îlienne, liée à la rente parasitaire. Parmi les aspects les plus impopulaires de la politique du nouveau gouvernement il y avait sans doute aucun la conscription obligatoire, le système du tirage au sort, truqué de mille façons, qui contraignait toujours les jeunes des classes subalternes à « servir la patrie » pendant de longues années, les amenant à combattre et à mourir pour des causes incompréhensibles, sous le commandement d'officiers qui parlaient une langue tout-à-fait différente et qui les considéraient comme des barbares à civiliser.
(note de: "Canzoni italiane di protesta - 1794/1974... (continua)
Chanson sicilienne de la période immédiatement post-unitaire, expression de la plus profonde désillusion populaire suite à l'ajournement du programme démocratique de Garibaldi et à l'alliance entre la nouvelle bourgeoisie piémontaise et la vieille aristocratie îlienne, liée à la rente parasitaire. Parmi les aspects les plus impopulaires de la politique du nouveau gouvernement il y avait sans doute aucun la conscription obligatoire, le système du tirage au sort, truqué de mille façons, qui contraignait toujours les jeunes des classes subalternes à « servir la patrie » pendant de longues années, les amenant à combattre et à mourir pour des causes incompréhensibles, sous le commandement d'officiers qui parlaient une langue tout-à-fait différente et qui les considéraient comme des barbares à civiliser.
(note de: "Canzoni italiane di protesta - 1794/1974... (continua)
LA LEVÉE
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 18/3/2011 - 22:04
Il testo completo, trovato sul sito della Regione Sicilia, che presumo tratto dal volume di Antonino Uccello intitolato “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, edito per la prima volta nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia.
LA LEVA
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 19/7/2011 - 14:56
Nel libro “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” Antonino Uccello dice quanto segue:
1) che questa canzone fu scritta – come anche Lu Sissanta - da tal Andrea Pappalardo di Catania, un poeta popolare che, essendo analfabeta, dettò entrambe a Lionardo Vigo Calanna, marchese di Gallodoro (1799 –1879), poeta, filologo e politico italiano, autore di una fondamentale Raccolta di canti popolari siciliani edita nel 1857.
2) la prima strofa è in realtà estranea alla canzone e si tratterebbe di una pasquinata popolare.
1) che questa canzone fu scritta – come anche Lu Sissanta - da tal Andrea Pappalardo di Catania, un poeta popolare che, essendo analfabeta, dettò entrambe a Lionardo Vigo Calanna, marchese di Gallodoro (1799 –1879), poeta, filologo e politico italiano, autore di una fondamentale Raccolta di canti popolari siciliani edita nel 1857.
2) la prima strofa è in realtà estranea alla canzone e si tratterebbe di una pasquinata popolare.
Bartleby 18/8/2011 - 11:54
La raccolta di canti popolari siciliani del Vigo ebbe diverse successive edizioni aggiornate, fino alla "Raccolta amplissima di canti popolari siciliani" del 1870-74. (altrimenti non si capiva come una canzone del 1860 potesse essere compresa in un'edizione del 1857!)
Bartleby 18/8/2011 - 11:58
Mimmo Mòllica: VINNI CU VINNI
®1978 Polydor
Distribuzione Phonogram S.p.A.
Produzione Niko Papathanassiou
Edizioni Intersong Italiana
Vulemu a Garibardi / c’un pattu e senza leva, / e s’iddu fa la leva / canciamu la bannera. Vogliamo garibaldi a un patto: senza leva. E se lui farà la leva cambieremo la bandiera.
Giunto il mese di maggio la leva obbligatoria “è vera”. Ancora una volta a pagare il conto sono le classi più umili; i benefici delle lotte vanno ai benestanti ed una più equa distribuzione dei beni demaniali rimane solo una pia illusione.
Nel 1866 a Palermo scoppiano violenti tumulti. I giovani sono costretti a partire per la leva obbligatoria: chi piange e chi grida al tradimento, mentre la banda musicale accompagna la partenza dei picciotti.
“In ogni casa di renitente, seguendo un’usanza dell’Europa prerivoluzionaria, si mette a custodia una guardia cui i familiari del... (continua)
Ora ch’è juntu lu misi di maju
(continua)
(continua)
inviata da Mimì 24/12/2018 - 22:46
LA LEVA
(continua)
(continua)
Vinni cu vinni
anonimo
[dopo il 1861]
Canto popolare della Sicilia post-unitaria, dove il sogno della liberazione dalla dominazione borbonica si era già miseramente infranto.
Interpretata dalla Taberna Mylaensis, da Mimmo Mollica, da Mario Incudine e altri artisti. Anche i Cantunovu ne offrono una loro versione ma “edulcorata”, che la seconda ottava – quella più bella - è sostituita con una quartina in onore di Garibaldi…
Canto popolare della Sicilia post-unitaria, dove il sogno della liberazione dalla dominazione borbonica si era già miseramente infranto.
Interpretata dalla Taberna Mylaensis, da Mimmo Mollica, da Mario Incudine e altri artisti. Anche i Cantunovu ne offrono una loro versione ma “edulcorata”, che la seconda ottava – quella più bella - è sostituita con una quartina in onore di Garibaldi…
Vinni cu vinni e c’è lu triculuri,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 22/8/2014 - 14:16
Il popolo siciliano esulta per l’arrivo di Garibaldi: “Veni ‘Aribaldi e la so cumpagnia, / ch’è chiddu ca l’Italia ha difisu, / cu’ li sô piani e la sô valintia, / lu ‘nfernu l’ha riduttu in paradisu. L’inferno lo ha trasformato in paradiso.
‘Aribardi ha statu lu sustegnu contra la tirannia di li Barbona; [..] lu populu a Franciscu l’havi a sdegnu, / vinnia li so’ vassalli a spacca e pisa. Garibaldi è stato il sostegno contra la tirannia dei Borboni; […] il popolo per Francesco provava sdegno: vendeva i suoi vassalli a 'sventra-e-pesa'.
Vinni cû vinni è un bellissimo esempio di poesia popolare del Risorgimento. Il canto esprime l’entusiasmo del popolo siciliano per l’arrivo del leggendario Garibaldi, atteso come il liberatore.
Nella sestina, qua cantata in due quartine, è espressa l’immagine dell’eroe secondo il sentimento delle masse popolari: un san Michele Arcangelo venuto a liberare... (continua)
‘Aribardi ha statu lu sustegnu contra la tirannia di li Barbona; [..] lu populu a Franciscu l’havi a sdegnu, / vinnia li so’ vassalli a spacca e pisa. Garibaldi è stato il sostegno contra la tirannia dei Borboni; […] il popolo per Francesco provava sdegno: vendeva i suoi vassalli a 'sventra-e-pesa'.
Vinni cû vinni è un bellissimo esempio di poesia popolare del Risorgimento. Il canto esprime l’entusiasmo del popolo siciliano per l’arrivo del leggendario Garibaldi, atteso come il liberatore.
Nella sestina, qua cantata in due quartine, è espressa l’immagine dell’eroe secondo il sentimento delle masse popolari: un san Michele Arcangelo venuto a liberare... (continua)
Vinni cû vinni e c'è lu triculuri,
(continua)
(continua)
inviata da Francesca 24/12/2018 - 22:41
VENNE CHI VENNE
(continua)
(continua)
Ballatella contro i Borboni
[1969]
Album :L’Italia cantata dal sud
“Erano i Mille, che sbarcarono l'11 maggio 1860, il fior fiore della borghesia intellettuale italiana, quasi tutti studenti, professionisti od impiegati, molti dei quali ritroveremo tra gli esponenti della politica e della cultura umanistica e scientifica dell'Italia unificata della seconda metà dell'800. […] disdegnando la vita comoda e disprezzando la morte in un grande anelito romantico di avventura. […] Questo loro idealismo che li spinse alla lotta (sfruttato dai moderati piemontesi e dal grande Cavour per formare il Regno d'Italia sotto lo scettro dei Savoia (...infatti Vittorio Emanuele II re di Sardegna, rimase II anche come re d'Italia, mentre avrebbe potuto diventare primo) era però il meno adatto per comprendere la situazione reale di un'isola "africana" in buona parte feudale. […] niente comprendevano, né cercavano di comprendere, della... (continua)
Album :L’Italia cantata dal sud
“Erano i Mille, che sbarcarono l'11 maggio 1860, il fior fiore della borghesia intellettuale italiana, quasi tutti studenti, professionisti od impiegati, molti dei quali ritroveremo tra gli esponenti della politica e della cultura umanistica e scientifica dell'Italia unificata della seconda metà dell'800. […] disdegnando la vita comoda e disprezzando la morte in un grande anelito romantico di avventura. […] Questo loro idealismo che li spinse alla lotta (sfruttato dai moderati piemontesi e dal grande Cavour per formare il Regno d'Italia sotto lo scettro dei Savoia (...infatti Vittorio Emanuele II re di Sardegna, rimase II anche come re d'Italia, mentre avrebbe potuto diventare primo) era però il meno adatto per comprendere la situazione reale di un'isola "africana" in buona parte feudale. […] niente comprendevano, né cercavano di comprendere, della... (continua)
Di la testa di re Burbuni
(continua)
(continua)
inviata da giorgio 25/10/2011 - 08:36
la traduzione italiana contiene un errore: ...e voglia dio CHE cambi questo governo...
la particella "mi" + indicativo, infatti, nelle parlate messinesi e reggine, ha la stessa valenza del "na" greco classico.
la particella "mi" + indicativo, infatti, nelle parlate messinesi e reggine, ha la stessa valenza del "na" greco classico.
francesco salvadore 25/5/2018 - 13:30
Oh chi m’abbinni lària (La Sicilia a lu 1866)
anonimo
[1866]
Versi di autore anonimo cantati durante la ribellione di Palermo del 1866, la cosiddetta “Rivolta del sette e mezzo”.
Testo tratto da “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” di Antonino Uccello, Parenti editore, 1961.
“Una tinta matinata del settembre 1866, i nobili, i benestanti, i borgisi, i commercianti all'ingrosso e al minuto, i signori tanto di coppola quanto di cappello, le guarnigioni e i loro comandanti, gli impiegati di uffici... che dopo l'Unità avevano invaso la Sicilia pejo che le cavallette, vennero arrisbigliati di colpo e malamente da uno spaventoso tirribìlio di vociate, sparatine, rumorate di carri, nitriti di vestie, passi di corsa, invocazioni di aiuto.
Tre o quattromila viddrani, contadini delle campagne vicino a Palermo, armati e comandati per gran parte da ex capisquadra dell'impresa garibaldina, stavano assalendo la città. In un vìdiri e svìdiri,... (continua)
Versi di autore anonimo cantati durante la ribellione di Palermo del 1866, la cosiddetta “Rivolta del sette e mezzo”.
Testo tratto da “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” di Antonino Uccello, Parenti editore, 1961.
“Una tinta matinata del settembre 1866, i nobili, i benestanti, i borgisi, i commercianti all'ingrosso e al minuto, i signori tanto di coppola quanto di cappello, le guarnigioni e i loro comandanti, gli impiegati di uffici... che dopo l'Unità avevano invaso la Sicilia pejo che le cavallette, vennero arrisbigliati di colpo e malamente da uno spaventoso tirribìlio di vociate, sparatine, rumorate di carri, nitriti di vestie, passi di corsa, invocazioni di aiuto.
Tre o quattromila viddrani, contadini delle campagne vicino a Palermo, armati e comandati per gran parte da ex capisquadra dell'impresa garibaldina, stavano assalendo la città. In un vìdiri e svìdiri,... (continua)
Oh chi m'abbinni lària
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 26/10/2015 - 22:58
CHE SVENTURA MI COLSE (LA SICILIA NEL 1866)
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/10/2015 - 21:30
Le citazioni si riportano in modo corretto nel rispetto dell'autore e della verità. Vi chiedo pertanto la cortesia di rimuovere la citazione del mio lavoro “La Guerra del Rimorso: versi dialettali del brigantaggio postunitario", perché contiene parole che non solo non ho mai scritto ma che non ho neppure pensato. Il testo originale potete trovarlo al seguente indirizzo: http://www.rivistasinestesie.it/PDF/20...
Enrico Meloni 8/5/2017 - 16:41
Le parole che il signor Meloni giustamente contesta di non avere scritto erano le seguenti, riferite ai 40000 militari responsabili della repressione dell'insurrezione di Palermo:
In effetti - anche se erano riportate tra parentesi - non era chiaro che le parole erano un commento del contributore e non fanno parte del testo citato. Ce ne scusiamo con l'autore e le abbiamo tolte dall'introduzione. Tuttavia è un fatto che il generale Raffaele Cadorna, padre di Luigi Cadorna, fu a capo delle truppe spedite a Palermo.
(comandati dal conte Raffaele Cadorna, il macellaio padre di un altro macellaio, quale fu in seguito il di lui figlio Luigi, Il general Cadorna)
In effetti - anche se erano riportate tra parentesi - non era chiaro che le parole erano un commento del contributore e non fanno parte del testo citato. Ce ne scusiamo con l'autore e le abbiamo tolte dall'introduzione. Tuttavia è un fatto che il generale Raffaele Cadorna, padre di Luigi Cadorna, fu a capo delle truppe spedite a Palermo.
CCG Staff 8/5/2017 - 20:17
Le parole tra parentesi erano ovviamente del redattore, il sottoscritto. Dimenticai semplicemente di aggiungere ndr, come invece solitamente faccio.
Per il resto mi pare che la citazione sia corretta e quindi non so perchè Enrico Meloni - che saluto - sia così piccato.
Per il resto mi pare che la citazione sia corretta e quindi non so perchè Enrico Meloni - che saluto - sia così piccato.
Bernart Bartleby 9/5/2017 - 08:43
La guerra di lu 1866
[1866]
Cronaca cantata attribuita a Giovanni Geraci di Partinico, Palermo, un contadino che nel 1866, come tanti altri uomini del Sud appena annesso al Regno d’Italia, fu arruolato di gran corsa e spedito a combattere al Nord nell’ennesima (la terza) guerra d’indipendenza. La canzone è il racconto della coscrizione, del lungo e faticoso viaggio verso il Veneto e delle battaglia di Custoza combattuta il 24 giugno 1866 (dove gli italiani subirono una cocente sconfitta). Tornato indietro vivo, il Geraci ebbe modo di insegnare la sua “cronaca” in forma di canzone ai suoi parenti ed amici, dai quali l’apprese e trascrisse Salvatore Salomone Marino (1847-1916), medico palermitano appassionato di tradizioni e canti popolari.
“Il popolo era lontano dai problemi di politica interna e internazionale che la classe dirigente italiana affrontava in quel momento. Una vecchia di Canicattini Bagni, detta... (continua)
Cronaca cantata attribuita a Giovanni Geraci di Partinico, Palermo, un contadino che nel 1866, come tanti altri uomini del Sud appena annesso al Regno d’Italia, fu arruolato di gran corsa e spedito a combattere al Nord nell’ennesima (la terza) guerra d’indipendenza. La canzone è il racconto della coscrizione, del lungo e faticoso viaggio verso il Veneto e delle battaglia di Custoza combattuta il 24 giugno 1866 (dove gli italiani subirono una cocente sconfitta). Tornato indietro vivo, il Geraci ebbe modo di insegnare la sua “cronaca” in forma di canzone ai suoi parenti ed amici, dai quali l’apprese e trascrisse Salvatore Salomone Marino (1847-1916), medico palermitano appassionato di tradizioni e canti popolari.
“Il popolo era lontano dai problemi di politica interna e internazionale che la classe dirigente italiana affrontava in quel momento. Una vecchia di Canicattini Bagni, detta... (continua)
L’annu sissantasei mill’ottucentu
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/10/2015 - 22:52
Ora ca cc’è la Talìa
[subito dopo il 1861]
Versi di anonimo autore siciliano, nati per protestare contro il governo post-unitario che si prese l'oro e l'argento e diede in cambio la carta-moneta…
Nell’album dei Cantunovu di Siracusa intitolato “'U portu ro munnu” del 2012.
Versi di anonimo autore siciliano, nati per protestare contro il governo post-unitario che si prese l'oro e l'argento e diede in cambio la carta-moneta…
Nell’album dei Cantunovu di Siracusa intitolato “'U portu ro munnu” del 2012.
Ora ca cc’è la Talìa, fannu la Talìa,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 22/8/2014 - 13:18
Traduzione delle ultime due strofe (in realtà originariamente una sola ottava) da questa pagina del sito della Regione Sicilia, dove viene annotato anche quanto segue:
“Questa ottava tratta da un canto, raccolto a Palermo, Messina e Catania, è espressione del grave scandalo che aveva suscitato il provvedimento del prodittatore Antonio Mordini per la censuazione e la redistribuzione dei beni di manomorta degli enti ecclesiastici. È chiara l'insinuazione, tipica della propaganda clericale, che il nuovo governo stesse tentando di arricchirsi alle spalle dei siciliani.”
Che nuova legge è venuta quest'anno
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 25/8/2014 - 10:56
Lu Sissanta
anonimo
[Dopo la fantomatica “Unità d’Italia”]
Ho trovato il testo sul sito della Regione Sicilia, dove viene attribuito senza riscontri (e nemmeno ne ho trovati in rete) a tal Andrea Pappalardo di Catania, per cui ho preferito attribuirla ad anonimo.
Dovrebbe comunque essere stato tratto dal volume di Antonino Uccello intitolato “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, edito per la prima volta nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia.
Della precoce disillusione e del consolidarsi del malcontento nella Sicilia post-unitaria, quella che aveva creduto che finalmente si realizzasse il mancato 48 e che invece si era ritrovata soltanto con nuovi padroni, “novi rrapaturi, novi cani grossi” tutti intenti - come i precedenti - a rapinarla.
Ho trovato il testo sul sito della Regione Sicilia, dove viene attribuito senza riscontri (e nemmeno ne ho trovati in rete) a tal Andrea Pappalardo di Catania, per cui ho preferito attribuirla ad anonimo.
Dovrebbe comunque essere stato tratto dal volume di Antonino Uccello intitolato “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, edito per la prima volta nel 1961 in occasione del centenario dell’Unità d’Italia.
Della precoce disillusione e del consolidarsi del malcontento nella Sicilia post-unitaria, quella che aveva creduto che finalmente si realizzasse il mancato 48 e che invece si era ritrovata soltanto con nuovi padroni, “novi rrapaturi, novi cani grossi” tutti intenti - come i precedenti - a rapinarla.
Parru ppi lu Sissanta, o mei signuri:
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 19/7/2011 - 15:44
Castrum vetus
[2011?]
Parole e musica di Mimmo Cavallaro
Nel disco dei TaranProject (Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea) intitolato “Sonu” (2013)
“Castrum vetus”, Castelvetere è l’antico nome di un paese in provincia di Reggio Calabria. Due anni dopo l’“Unità d’Italia” venne ribattezzato Caulónia, italianizzazione dal greco calabro, perchè lì si pensava che sorgesse l’antica Kaulon fondata dagli Achei (si seppe più tardi che l’insediamento in questione sorgeva invece nel vicino comune di Monasterace).
Mimmo Cavallaro, originario di Caulonia/Castelvetere, ha dedicato al suo paese questa canzone che è una sintesi suprema di storia, che si va dalle scorrerie piratesche al periodo borbonico, con i suoi re e briganti di volta in volta avversari e compari, dalla feroce occupazione piemontese, da cui scaturì quella che impropriamente viene chiamata “Unità d’Italia”, ad un episodio importante ma non molto... (continua)
Parole e musica di Mimmo Cavallaro
Nel disco dei TaranProject (Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea) intitolato “Sonu” (2013)
“Castrum vetus”, Castelvetere è l’antico nome di un paese in provincia di Reggio Calabria. Due anni dopo l’“Unità d’Italia” venne ribattezzato Caulónia, italianizzazione dal greco calabro, perchè lì si pensava che sorgesse l’antica Kaulon fondata dagli Achei (si seppe più tardi che l’insediamento in questione sorgeva invece nel vicino comune di Monasterace).
Mimmo Cavallaro, originario di Caulonia/Castelvetere, ha dedicato al suo paese questa canzone che è una sintesi suprema di storia, che si va dalle scorrerie piratesche al periodo borbonico, con i suoi re e briganti di volta in volta avversari e compari, dalla feroce occupazione piemontese, da cui scaturì quella che impropriamente viene chiamata “Unità d’Italia”, ad un episodio importante ma non molto... (continua)
Castrum vetus mari nostrum
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/7/2014 - 14:43
L'impossibile Repubblica di Caulonia
di Gabriele Pedullà
Da Il Sole 24 Ore del 22 febbraio 2011
Il 23 giugno 1947, presso il tribunale di Locri, in provincia di Reggio Calabria, si aprì il più grande processo politico del dopoguerra. Per contenere tutti i 365 imputati il magistrato fu costretto a spostare le udienze in un ex pastificio appositamente trasformato in corte di giustizia. Ma presto venne stabilito che il reato di cui i 365 erano accusati, la sollevazione armata del piccolo centro di Caulonia (all'epoca quindicimila abitanti), ricadeva nei crimini prescritti dall'amnistia di Togliatti dell'anno precedente. Solo tre persone vennero condannate: Ilario Bava e Giuseppe Menno, responsabili dell'uccisione di un prete, e Pasquale Cavallaro, sindaco comunista del paese e - secondo la magistratura - mandante diretto dell'omicidio.
Si concludeva così una piccola vicenda locale che per... (continua)
Bernart Bartleby 20/7/2014 - 15:01
'A rivoluzioni du 1848 ('U saziu nun criri a lu diunu)
[2003]
o U Sceccu
Dall’album “Banditi, Pirati e Carrettieri”
Testo trovato sul sito ufficiale dei MondOrchestra.
Un brano tradizionale, riarrangiato da Rocco Pollina dei MondOrchestra, risalente alla rivoluzione indipendentista siciliana o “Primavera dei popoli” del 1848, rivoluzione anti-borbonica che ebbe come centro propulsore Palermo. Per 16 mesi, fino al maggio del 1849, la Sicilia si governò come Stato indipendente con Ruggeru Sèttimu a capo del governo. Poi i Borboni ripresero in mano la situazione e Ruggeru Sèttimu fuggì a Malta dove morì in esilio nel 1863.
(Immagino che questa canzone piacerà a Marco Valdo M.I. e, soprattutto, al suo inseparabile Lucien Lane.)
o U Sceccu
Dall’album “Banditi, Pirati e Carrettieri”
Testo trovato sul sito ufficiale dei MondOrchestra.
Un brano tradizionale, riarrangiato da Rocco Pollina dei MondOrchestra, risalente alla rivoluzione indipendentista siciliana o “Primavera dei popoli” del 1848, rivoluzione anti-borbonica che ebbe come centro propulsore Palermo. Per 16 mesi, fino al maggio del 1849, la Sicilia si governò come Stato indipendente con Ruggeru Sèttimu a capo del governo. Poi i Borboni ripresero in mano la situazione e Ruggeru Sèttimu fuggì a Malta dove morì in esilio nel 1863.
(Immagino che questa canzone piacerà a Marco Valdo M.I. e, soprattutto, al suo inseparabile Lucien Lane.)
Nu sceccu avvezzu a traspurtari pani
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 9/5/2011 - 09:56
U sceccu (o la Rivoluzione del 1848), qui attribuita ai MondOrchestra, non è affatto una canzone di autore anonimo.
Il testo è riportato nel libro “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” di Antonino Uccello (che a sua volta riprende quanto raccolto nella seconda metà dell’800 dai suoi illustri conterranei Salomone Marino e Pitré) ed attribuito a Salvatore Adelfio, poeta popolare che partecipò direttamente ai moti del 1848. Scrive l’Uccello (nel senso di Antonino, naturalmente):
“Questo sonetto con la coda vide la luce in una raccolta di poesie di Salvatore Adelfio intitolata Scelta di poesie siciliane di un amico del popolo, Palermo 1848.
Ogni moto insurrezionale, a carattere genuinamente popolare, nasce in Sicilia come immediata, elementare manifestazione di protesta contro le intollerabili condizioni di disagio economico cui le classi popolari urbane e contadine (braccianti,... (continua)
Il testo è riportato nel libro “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” di Antonino Uccello (che a sua volta riprende quanto raccolto nella seconda metà dell’800 dai suoi illustri conterranei Salomone Marino e Pitré) ed attribuito a Salvatore Adelfio, poeta popolare che partecipò direttamente ai moti del 1848. Scrive l’Uccello (nel senso di Antonino, naturalmente):
“Questo sonetto con la coda vide la luce in una raccolta di poesie di Salvatore Adelfio intitolata Scelta di poesie siciliane di un amico del popolo, Palermo 1848.
Ogni moto insurrezionale, a carattere genuinamente popolare, nasce in Sicilia come immediata, elementare manifestazione di protesta contro le intollerabili condizioni di disagio economico cui le classi popolari urbane e contadine (braccianti,... (continua)
Bartleby 17/8/2011 - 14:58
Il titolo corretto dovrebbe essere " 'A rivoluzioni du 1848" ovvero " 'U saziu nun criri a lu diunu".
Bartleby 17/8/2011 - 15:04
d'après L’ASINO, version italienne de MondOrchestra
d'une chanson sicilienne – 'A rivoluzioni du 1848 ('U saziu nun criri a lu diunu) o U Sceccu – MondOrchestra – 2003
De l'album “Banditi, Pirati e Carrettieri”
Un morceau traditionnel, un réarrangement de Rocco Pollina du MondOrchestra, remontant à la révolution indépendantiste sicilienne ou « Printemps des peuples » de 1848, une révolution anti-bourbonique qui eut comme centre moteur Palerme. Pendant 16 mois, jusqu'en mai 1849, la Sicile se gouverna en État indépendant avec Ruggeru Sèttimu à la tête du gouvernement. Ensuite les Boourbons reprirent en main la situation et Ruggeru Sèttimu fuit à Malte où il mourut en exil en 1863.
(J'imagine que cette chanson plaira à Marco Valdo M.I et, surtout, à son inséparable Lucien Lane.)
Bien sûr qu'elle nous a plu et d'ailleurs, on l'a traduite en français... ou plutôt, on l'a réarrangée en une... (continua)
d'une chanson sicilienne – 'A rivoluzioni du 1848 ('U saziu nun criri a lu diunu) o U Sceccu – MondOrchestra – 2003
De l'album “Banditi, Pirati e Carrettieri”
Un morceau traditionnel, un réarrangement de Rocco Pollina du MondOrchestra, remontant à la révolution indépendantiste sicilienne ou « Printemps des peuples » de 1848, une révolution anti-bourbonique qui eut comme centre moteur Palerme. Pendant 16 mois, jusqu'en mai 1849, la Sicile se gouverna en État indépendant avec Ruggeru Sèttimu à la tête du gouvernement. Ensuite les Boourbons reprirent en main la situation et Ruggeru Sèttimu fuit à Malte où il mourut en exil en 1863.
(J'imagine que cette chanson plaira à Marco Valdo M.I et, surtout, à son inséparable Lucien Lane.)
Bien sûr qu'elle nous a plu et d'ailleurs, on l'a traduite en français... ou plutôt, on l'a réarrangée en une... (continua)
L'ÂNE
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 27/12/2013 - 16:24
Lu dudici jnnaru 1848
anonimo
[1848-49]
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana pubblicata per la prima volta nel 1880 in “Leggende popolari in poesia raccolte e annotate”, di Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani e la cui opera più nota è dedicata a La Barunissa di Carini.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto, raccolto a Parco (oggi Altofonte, in provincia di Palermo), è composto di undici ottave di endecasillabi a rima alterna. Mancano cinque o sei stanze che il Salomone Marino non pubblicò perché “guaste”…
“La rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 ebbe luogo in un anno colmo di rivoluzioni e di rivolte popolari che viene anche chiamato primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana di quell'anno riveste un certo... (continua)
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana pubblicata per la prima volta nel 1880 in “Leggende popolari in poesia raccolte e annotate”, di Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani e la cui opera più nota è dedicata a La Barunissa di Carini.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto, raccolto a Parco (oggi Altofonte, in provincia di Palermo), è composto di undici ottave di endecasillabi a rima alterna. Mancano cinque o sei stanze che il Salomone Marino non pubblicò perché “guaste”…
“La rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 ebbe luogo in un anno colmo di rivoluzioni e di rivolte popolari che viene anche chiamato primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana di quell'anno riveste un certo... (continua)
A li dúdici jnnaru quarantottu
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 12/8/2011 - 12:11
Giuseppe Scordato fu il nonno di mio nonno Gino.
mi farebbe piacere se mi mandaste una copia della poesia al mio indirizzo.
Cordiali saluti.Gino Gagliano.
mi farebbe piacere se mi mandaste una copia della poesia al mio indirizzo.
Cordiali saluti.Gino Gagliano.
gino gagliano 16/2/2013 - 09:50
Caro Gino Gagliano, la canzone qui riprodotta la può trovare sul libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Si trova sul mercato dell'usato. Due o tre copie sono per esempio disponibili consultando il sito http://www.comprovendolibri.it
Saluti
Si trova sul mercato dell'usato. Due o tre copie sono per esempio disponibili consultando il sito http://www.comprovendolibri.it
Saluti
Dead End 16/2/2013 - 15:14
U spagnu di Borboni
Album :Razza mazzanchina (Il popolo racconta)
Testo Post-Unitario, che narra le gesta dell'eroe dei due mondi, "riletto" con un po' di sarcasmo. Fonte: Antonio Uccello, Risorgimento e società nei canti popolari siciliani, Firenze, Parenti, 1961.
Testo Post-Unitario, che narra le gesta dell'eroe dei due mondi, "riletto" con un po' di sarcasmo. Fonte: Antonio Uccello, Risorgimento e società nei canti popolari siciliani, Firenze, Parenti, 1961.
E veni Garibaldi e la so’ cumpagnia,
(continua)
(continua)
inviata da adriana 27/3/2012 - 08:04
Lu smaccu di Salzanu, Maniscalcu e Lanza a lu 21 maggiu 1860
anonimo
Il 14 aprile del 1860 veniva eseguita la condanna a morte di 13 insorti palermitani. L'episodio diede vita a questo canto, che è un grido di condanna alla prepotenza e all'arrivismo dei capi della polizia borbonica. In un crescendo, i versi denunciano la tensione reale che vive la città in quelle ore, fino all'esplosione della rivolta del 21 maggio. Tutta la stampa clandestina e la propaganda assicurano che presto arriverà colui che metterà fine ai soprusi e ai torti. Comincia a prendere forma il mito di Garibaldi.
Fonte:Regione Sicilia
“Il 14 aprile venne eseguita la condanna a morte di tredici insorti, tutti popolani. Palermo fu a lutto, mentre le autorità cercavano di calmare gli abitanti: perciò i parroci distribuirono denaro a tutti gli indigenti. Per togliere poi ogni mezzo di popolare insurrezione tolsero i battagli alle campane [per impedire la chiamata a raccolta, ndr].
Il singolare... (continua)
Fonte:Regione Sicilia
“Il 14 aprile venne eseguita la condanna a morte di tredici insorti, tutti popolani. Palermo fu a lutto, mentre le autorità cercavano di calmare gli abitanti: perciò i parroci distribuirono denaro a tutti gli indigenti. Per togliere poi ogni mezzo di popolare insurrezione tolsero i battagli alle campane [per impedire la chiamata a raccolta, ndr].
Il singolare... (continua)
Menzi-aranci sfacinnati,
(continua)
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 14:52
LO SMACCO DI SALZANO, MANISCALCO E LANZA IL 21 MAGGIO 1860
(continua)
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 14:58
Note liberamente tratte da “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani” di Antonino Uccello.
1) Menzi-aranci: il menzàranciu era un recipiente di metallo che serviva per bollire il bucato.
Qui – come il successivo menzi-culi – sta ad indicare quelli che stavano in attesa delle novità rivoluzionarie.
2) A lu Duca di la Gancia si ha pigghiatu pro Pepè: con riferimento a Giovanni Salzano de Luna, generale dell’esercito delle Due Sicilie, colui che per tramite del capo della polizia di Palermo, Salvatore Maniscalco, aveva fatto reprimere duramente la cosiddetta “rivolta della Gancia” dell’aprile 1860, quando i rivoluzionari avevano tentato di innescare l’insurrezione organizzandosi presso un convento di frati minori (il complesso di Santa Maria degli Angeli, detto la Gancia). I borbonici, informati dai “casci e casciuni” che troviamo in una strofa successiva, cioè spie ed informatori,... (continua)
1) Menzi-aranci: il menzàranciu era un recipiente di metallo che serviva per bollire il bucato.
Qui – come il successivo menzi-culi – sta ad indicare quelli che stavano in attesa delle novità rivoluzionarie.
2) A lu Duca di la Gancia si ha pigghiatu pro Pepè: con riferimento a Giovanni Salzano de Luna, generale dell’esercito delle Due Sicilie, colui che per tramite del capo della polizia di Palermo, Salvatore Maniscalco, aveva fatto reprimere duramente la cosiddetta “rivolta della Gancia” dell’aprile 1860, quando i rivoluzionari avevano tentato di innescare l’insurrezione organizzandosi presso un convento di frati minori (il complesso di Santa Maria degli Angeli, detto la Gancia). I borbonici, informati dai “casci e casciuni” che troviamo in una strofa successiva, cioè spie ed informatori,... (continua)
Bartleby 18/8/2011 - 10:20
Lu vecchiu Palermu di la Feravecchia
anonimo
La statua del vecchio "Palermo" in piazza della Fieravecchia, intorno alla quale si riunivano i palermitani durante le rivoluzioni, era diventata il simbolo della protesta popolare dopo che il governo borbonico l'aveva fatta rimuovere. Questo sonetto fu stampato nella città siciliana non appena, il 7 giugno 1860, venne riposta nella piazza dal governo garibaldino.
Fonte :Regione Sicilia
“La statua del vecchio Palermo, nella piazza della Fieravecchia, rappresenta un re che si lascia rodere il petto da un grosso serpente: intorno a questa statua, come a un luogo di ritrovo consueto, già fin dal ‘700 solevano raccogliersi i palermitani.
Ad essas il popolo attribuiva la funzione di commentare gli avvenimenti più significativi della vita cittadina. Durante i tumulti contro il Vicerè Fogliani (sett. 1773), la statua venne rivestita degli attributi della sovranità, parrucca, giamberga [vestito... (continua)
Fonte :Regione Sicilia
“La statua del vecchio Palermo, nella piazza della Fieravecchia, rappresenta un re che si lascia rodere il petto da un grosso serpente: intorno a questa statua, come a un luogo di ritrovo consueto, già fin dal ‘700 solevano raccogliersi i palermitani.
Ad essas il popolo attribuiva la funzione di commentare gli avvenimenti più significativi della vita cittadina. Durante i tumulti contro il Vicerè Fogliani (sett. 1773), la statua venne rivestita degli attributi della sovranità, parrucca, giamberga [vestito... (continua)
Nisciva arreri 'mmenzu, o Ciccu Bumma
(continua)
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 15:13
Correzioni al testo siciliano:
Seconda strofa:
“Su’ vecchiu, ma mi pènninu li giumma”, dove giumma, letteralmente fiocchi, sta qui per testicoli.
Quarta strofa:
“pisciu e ripisciu arreri tuttu l'annu”, e alla fine Borbuni e non Borboni
Seconda strofa:
“Su’ vecchiu, ma mi pènninu li giumma”, dove giumma, letteralmente fiocchi, sta qui per testicoli.
Quarta strofa:
“pisciu e ripisciu arreri tuttu l'annu”, e alla fine Borbuni e non Borboni
Bartleby 18/8/2011 - 09:15
Pri la vinuta di l'eroi Garibaldi in Sicilia
anonimo
Il canto è una summa dei sentimenti che suscitò l'arrivo di Garibaldi in Sicilia: la condanna e l'esaltazione, la netta separazione tra il bene e il male, tra la giustizia e l'ingiustizia sono la rappresentazione delle passioni e delle opinioni che la popolazione sedimenta in quei giorni. Francesco II viene disegnato come un assassino, un animale, che distrugge qualsiasi frutto sul nascere. Contro questo Giano, sta per arrivare l'uomo benedetto da Dio, Garibaldi, dipinto come un angelo che al suo passaggio vivifica tutto.
Fonte :Regione Sicilia
Fonte :Regione Sicilia
Jeu vecchiu di sissanta menu un annu,
(continua)
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 15:07
Storia di Jachinu Letu
anonimo
[1848-49]
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana nella versione raccolta e pubblicata nel 1898 in “Canti popolari della rivoluzione del ‘48” da Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto è composto di quattordici ottave di endecasillabi a rima alterna.
Canzone che racconta la triste fine che fecero molti poliziotti e secondini borbonici (gli sbirri, dal latino antico “birrum”, rosso, con riferimento al colore che ricorreva nelle divise delle guardie nel Medioevo e nel Rinascimento), primo fra tutti il famigerato Gioacchino Leto, durante la rivoluzione palermitana del 1848.
“Questa storia, quando il Salomone Marino la raccolse, era ancora cantata dal popolo: certo... (continua)
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana nella versione raccolta e pubblicata nel 1898 in “Canti popolari della rivoluzione del ‘48” da Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto è composto di quattordici ottave di endecasillabi a rima alterna.
Canzone che racconta la triste fine che fecero molti poliziotti e secondini borbonici (gli sbirri, dal latino antico “birrum”, rosso, con riferimento al colore che ricorreva nelle divise delle guardie nel Medioevo e nel Rinascimento), primo fra tutti il famigerato Gioacchino Leto, durante la rivoluzione palermitana del 1848.
“Questa storia, quando il Salomone Marino la raccolse, era ancora cantata dal popolo: certo... (continua)
Si ‘un lèvanu a li ‘nfami’ ‘un mi cujetu.
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 17/8/2011 - 13:21
Note di Antonino Uccello
1) sfrègiu, sfregio, la coltellata che si suole dare per lasciare il segno indelebile del tradimento, della vigliaccheria. Fa parte del codice della mafia tagliare le orecchie alla spia.
2) Fuori Porta San Giorgio.
3) Alla porta del Paradiso.
4) Pigghiari lu strittu, tornarsene con la coda tra le gambe.
5) Tignoso, così è raffigurato San Pietro nell atradizione popolare.
6) Aviri lu vinu ‘ncuetu, comportarsi male per i fumi del vino.
7) Con crudo sarcasmo: Palermo con gli sbirri ha avuto il suo giorno!
8) Scrivano, Restivo, Giordano, Montaperto, Mendietta… tutti nomi di altri famosi sbirri.
9) Accucchiari, mettere insieme. Riuscirono a racimolare 34 sbirri.
10) Gaddiari, farla da gallo, spadroneggiare.
11) Ora riprende a parlare l’anonimo poeta…
12) Omertà, comportamento da uomo. Secondo la mafia significa non parlare, non tradire, attendere il momento... (continua)
1) sfrègiu, sfregio, la coltellata che si suole dare per lasciare il segno indelebile del tradimento, della vigliaccheria. Fa parte del codice della mafia tagliare le orecchie alla spia.
2) Fuori Porta San Giorgio.
3) Alla porta del Paradiso.
4) Pigghiari lu strittu, tornarsene con la coda tra le gambe.
5) Tignoso, così è raffigurato San Pietro nell atradizione popolare.
6) Aviri lu vinu ‘ncuetu, comportarsi male per i fumi del vino.
7) Con crudo sarcasmo: Palermo con gli sbirri ha avuto il suo giorno!
8) Scrivano, Restivo, Giordano, Montaperto, Mendietta… tutti nomi di altri famosi sbirri.
9) Accucchiari, mettere insieme. Riuscirono a racimolare 34 sbirri.
10) Gaddiari, farla da gallo, spadroneggiare.
11) Ora riprende a parlare l’anonimo poeta…
12) Omertà, comportamento da uomo. Secondo la mafia significa non parlare, non tradire, attendere il momento... (continua)
Bartleby 17/8/2011 - 13:22
Mundu a scali
[Dopo la fantomatica "Unità d'Italia"]
Dall'album "Razza Marranchia" del 2001
Testo di autore anonimo (o comunque non riportato dai Mattanza) tratto dal volume di Antonino Uccello, antropologo e poeta siciliano, intitolato "Risorgimento e società nei canti popolari siciliani" ed edito per la prima volta nel 1961, centenario dell'Unità di questa povera Italia.
Dall'album "Razza Marranchia" del 2001
Testo di autore anonimo (o comunque non riportato dai Mattanza) tratto dal volume di Antonino Uccello, antropologo e poeta siciliano, intitolato "Risorgimento e società nei canti popolari siciliani" ed edito per la prima volta nel 1961, centenario dell'Unità di questa povera Italia.
Tutti mi dinnu ca ‘u travagghiu è oru,
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 19/7/2011 - 22:45
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Pubblicazione: in Raccolta amplissima di canti siciliani
di Lionardo Vigo Calanna, 1857, 5419/5420
Rielaborazione di Dario Fo
1973, Ci ragiono e canto, vol. III, atto 2 (interpretazione di Piero Sciotto e La Comune)
1976, Domenico Modugno, singolo Malarazza / Né con te né senza te
Rielaborazione testuale e musicale di Domenico Modugno, Rodolfo Assuntino e Emma Muzzi Loffredo
La storia di questa canzone siciliana è complicata e tormentata.
Nella forma in cui è più nota, fu incisa e pubblicata nel 1976 da Domenico Modugno, come lato A del singolo Malarazza / Né con te né senza te. La rielaborazione del testo era avvenuta assieme allo storico cantautore Rodolfo Assuntino e alla cantautrice, regista e attrice palermitana Emma Muzzi Loffredo (1941-2017)
Ne susseguì immediatamente un'azione legale per plagio presso il tribunale di Milano, intentata da Dario... (continua)