Arrivaru i Cammisi
Arrivaru i cammisi e manciamu brudagghia
(continua)
(continua)
inviata da The Lone Ranger 6/5/2010 - 10:31
Scene dal film, “Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”, di Florestano Vancini, 1972.
The Lone Ranger 6/5/2010 - 10:32
Bella. Grande Vicè Lo Jacono.
Mi congratulo, Alessandro
hai quasi dissipato la mia tipica diffidenza sicula.. Ma anche 'sto testo si poteva scrivere meglio...
Mi congratulo, Alessandro
hai quasi dissipato la mia tipica diffidenza sicula.. Ma anche 'sto testo si poteva scrivere meglio...
giorgio 6/5/2010 - 18:16
Guarda che questa volta il testo l'ho preso da uno dei blog dell'autore, tuo conterraneo: Vincenzo Lo Iacono Blog Italia
... dici che il suo siciliano si è corrotto nell'esilio avignonese?
... dici che il suo siciliano si è corrotto nell'esilio avignonese?
The Lone Ranger 6/5/2010 - 20:44
No, non dico questo... intanto va senz'altro meglio dell'ultima volta (nella canzone dei Taberna Mylaensis, perdonami, c'erano errori e orrori, come se non bastavano quelli descritti nella canzone stessa). Il fatto è, caro Alessandro, che nonostante il siciliano venga riconosciuto lingua a tutti gli effetti (non un dialetto!), non esiste ancora un siciliano scritto standard come meriterebbe una lingua che si rispetti e come io auspicherei. Sotto questo aspetto siamo purtroppo ancora a zero. Quindi approccio di tipo lessicografico: 1) accenti e apostrofi… Lasciamo perdere magari gli apostrofi, che indicano solo la caduta di una vocale (anche se pure quelli aiutano). In italiano usiamo mettere l'accento solo alle parole tronche perché nelle altre parole sappiamo bene dove cade. Ma verso il siciliano scritto non ha familiarità neanche lo stesso nativo, abituato in linea di massima alla sola... (continua)
giorgio 7/5/2010 - 08:11
Per Alessandro
(e per spiegarmi ancora meglio:)
L'altro giorno un mio amico e conterraneo leggeva la parola ammatula (*) come [ammatùla] non riuscendo ovviamente a capire cosa volesse dire. Sarebbe bastato accentarla correttamente [ammàtula] per lui venire rapidamente a capo dell’enigma.
(*) a màtula: infruttuosamente, senza scopo; invano. (pare sia una commistione del greco antico μάτην e l'arabo بطولة , batula, vergine)
(e per spiegarmi ancora meglio:)
L'altro giorno un mio amico e conterraneo leggeva la parola ammatula (*) come [ammatùla] non riuscendo ovviamente a capire cosa volesse dire. Sarebbe bastato accentarla correttamente [ammàtula] per lui venire rapidamente a capo dell’enigma.
(*) a màtula: infruttuosamente, senza scopo; invano. (pare sia una commistione del greco antico μάτην e l'arabo بطولة , batula, vergine)
giorgio 9/5/2010 - 12:30
PS: non vorrei però in alcun modo inibire la tua sana voglia di ricerca di testi nella mia lingua. Va' tranquillo (possibilmente non da "tsunami", con moderazione :)) Poi si vede. Se sono in stato troppo pietoso (tempo permettendo) li ripariamo :))
giorgio 10/5/2010 - 08:33
Non so se siano utili queste noterelle (a proposito del siciliano "ammàtula"). In greco moderno ci sono tre espressioni per dire "invano", tutte dalla stessa radice: "εις μάτην", "μάταιως", "μάταια" (pronuncia "is màtin", "màteos", "màtea"). Ε anche nell'antico greco "μάταιος" (màtaios) significa "vano, inutile", in riferimento alle cose, "frivolo, sciocco" in riferimento alle persone,, e "μάτην" (màten) avverbio, per: "inutilmente", "stoltamente", e c'è anche il sostantivo "μάτη, -ης" (mate, -es) per: "cosa vana, inutile". Il mio Babiniotis, stabilita l'origine nell'antico greco, avverte che in serbo-croato esiste un verbo "matan" (con il significato di "sbagliare, errare").
Gian Piero Testa 12/5/2010 - 22:03
Caro Gian Piero, non per contraddire il tuo amico Babiniotis, però: a) in serbocroato non può esistere nessun verbo "matan", in quanto la terminazione dell'infinito in quella lingua (come in pressoché tutte le lingue slave) è in "-ti". Esiste sì, comunque, un verbo "matati" in serbocroato, ma significa: "adescare, allettare" (la fonte è il monumentale dizionario serbocroato-italiano di Deanović-Jernej, che tengo giusto a lato del pc). Nulla a che vedere, quindi, con "sbagliare" o "errare". Consiglierei quindi di attenersi alla peraltro esattissima etimologia greca interna senza andare a scomodare il serbocroato, che non c'entra assolutamente nulla. In greco, a quanto mi risulta, le parole di origine sicuramente slava sono pochissime.
NB. Da ancorché antico filologo e linguista in prestito al 118, ho anche qualche dubbio "di pelle" sulla commistione greco-araba (che diavolo dovrebbe entrarci... (continua)
NB. Da ancorché antico filologo e linguista in prestito al 118, ho anche qualche dubbio "di pelle" sulla commistione greco-araba (che diavolo dovrebbe entrarci... (continua)
Riccardo Venturi 12/5/2010 - 22:42
Ulteriore noterella: compulsando qualche dizionarietto etimologico greco che ho in casa, il termine primario μάτη (da cui μάταιος) risulta di origine sconosciuta (vale a dire: non esiste alcuna radice indoeuropea plausibile cui ricondurlo).
Riccardo Venturi 12/5/2010 - 23:08
Ah, sul Babiniotis mi sento di concordare con te, perché è vero che si sforza di appioppare un'etimologia a quasi tutte le parole greche, ma, a giudicare da quelle che posso giudicare anch'io, ne prende, e come, di "cappellate". E concordo sull'inutilità del ricorrere a vergini arabe. A meno che i Siciliani al tempo del dominio arabo le si considerassero così irraggiungibili, che il solo pensare, pardon, di "farsele" riassumesse per antonomasia tutte le azioni destinate a restare prive di effetto.
Gian Piero Testa 13/5/2010 - 03:58
Uh che vexata quaestio per un mio piccolissimo appunto! Ho solo detto che "pare" che sia nata da una commistione greco-araba, non ho mica detto "è". Tali asserzioni non si possono mai fare. Non fa comunque una grinza il tuo ragionamento, Riccardo: il suffisso -ula accomuna in effetti parecchie forme avverbiali in siciliano.. (per es. 'nzèmmula, per dire assieme, insieme). Quindi è molto più probabile che "a mmàtula" provenga direttamente dall'avverbio μάτην…
giorgio 13/5/2010 - 08:26
Eh beh, Giorgio, le vexatae quaestiones -anche su una singola parola- sono spesso decisamente interessanti :-) Saluti e grazie per la precisazione!
Riccardo Venturi 13/5/2010 - 09:24
Da Politicamentecorretto.com
Il libro "Terroni" di Pino Aprile dovrebbe diventare un testo di scuola. Da 150 anni ci raccontano la barzelletta del Sud liberato dai Savoia per portarvi la libertà, la giustizia, il progresso. "Terroni" descrive con una puntigliosa documentazione e ricerca delle fonti un'altra realtà. Quella di un Paese occupato, spogliato delle sue attività produttive, con centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Un Paese "senza più padri", costretti, per sopravvivere, a milioni all'emigrazione (prima quasi sconosciuta) dopo l'arrivo dei Savoia che, per prima cosa, ne depredarono le ricchezze a partire dalla Cassa del regno delle Due Sicilie. [[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/23-aprile-2010/terroni-|-nord-inflisse-sud-quello-che-nazisti-fecero-marzabotto-1602891073639.shtml|"Terroni"]] racconta le distruzioni di... (continua)
Il libro "Terroni" di Pino Aprile dovrebbe diventare un testo di scuola. Da 150 anni ci raccontano la barzelletta del Sud liberato dai Savoia per portarvi la libertà, la giustizia, il progresso. "Terroni" descrive con una puntigliosa documentazione e ricerca delle fonti un'altra realtà. Quella di un Paese occupato, spogliato delle sue attività produttive, con centinaia di migliaia di morti tra la popolazione civile. Un Paese "senza più padri", costretti, per sopravvivere, a milioni all'emigrazione (prima quasi sconosciuta) dopo l'arrivo dei Savoia che, per prima cosa, ne depredarono le ricchezze a partire dalla Cassa del regno delle Due Sicilie. [[http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2010/23-aprile-2010/terroni-|-nord-inflisse-sud-quello-che-nazisti-fecero-marzabotto-1602891073639.shtml|"Terroni"]] racconta le distruzioni di... (continua)
giorgio 26/6/2010 - 12:35
La canzone è bellissima, tragica e bella. La vicenda è brutta, ma vorrei fare una domanda: non sono stati forse i feudatari (perché di feudi si trattava) a mandare al massacro i contadini di Bronte per difendere le loro rendite terriere? Se quei contadini avessero avuto contezza della loro condizione, i forconi li avrebbero rivolti, da secoli, contro chi l'opprimeva ogni giorno, non agli stranieri del domani.
Domenico 5/8/2020 - 18:49
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Il frammento che segue è tratto da una novella di Giovanni Verga e mi pare che racconti meglio di tante parole la repressione garibaldina in Sicilia, uno degli aspetti sempre taciuti di quella “Unità d’Italia” che oggi vanno retoricamente e vanamente celebrando mentre, nella realtà, mafiosi, fascisti, piduisti ed affaristi al potere – con in testa in capo di tutte le cosche, Silvio Berlusconi – l’Italia la stanno distruggendo…
"[...] Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava:
- Dove mi conducete? - In galera? - O perché? Se non ho avuto nemmeno un palmo di terra! … Se avevano detto che c'era la libertà! ..."
(Giovanni Verga, "Libertà", da "Novelle Rusticane", 1883)
E questa bella canzone di Vincenzo Lo Iacono, siciliano trapiantato ad Avignone, racconta meglio di tante parole la strage di Bronte del 1860, l’episodio più... (continua)