La celebre canzone, un inno della contro-cultura californiana, dei figli dei fiori e degli hippy, arrivata alla cultura di "serie A" attraverso prima il musical "Hair" ("Capelli") del 1969, del quale è il tema principale, poi del film omonimo di Milos Forman del 1979, quando la fase hippy era ormai abbondantemente finita (praticamente già una operazione nostalgia), era interpretata nel musical dai 5th Dimension, che la portarono al successo internazionale (6 settimane al numero 1 in USA, 3 milioni di copie vendute) in una versione particolare, un medley dei due brani "Aquarius" e "Let the Sunshine In".
I 5th Dimension erano un gruppo vocale R&B abbastanza soft, che avevano già portato al successo un loro precedente album (e hit) Up, Up and Away.
Cover italiana interpretata dalla bella voce - peccato per il testo, solo leggermente meglio di quello pessimo della cover di Hair - di Elio Gandolfi (1951-), cantante nato in provincia di Ferrara e attivo quasi solo nella seconda metà degli anni 60.
Autori: Galt MacDermot, Cristiano Minellono, James Rado, Gerome Ragni.
Con l’orchestra di Angelo Giacomazzi.
Forse è giunto il momento, visto i tempi che corrono, di rispolverare questo stupendo messaggio di pace e amore, ai visto mai che l'Arte, quella vera, riesca dove la politica connivente dei nostri giorni fallisce miseramente!
La domanda è sempre la stessa: wich side are you on? Noi lo sappiamo siamo dalla parte della Aquarius e dei suoi passeggeri.
E visto che questa canzone uscì in singolo insieme a Let the sunshine in. Che il sole splenda per loro.
Let the sunshine, let the sunshine in, the sunshine in
Let the sunshine, let the sunshine in, the sunshine in
Let the sunshine, let the sunshine in, the sunshine in
Oh, let it shine, c'mon
Now everybody just sing along
Let the sun shine in
Open up your heart and let it shine on in
When you are lonely, let it shine on
Got to open up your heart and let it shine on in
And when you feel like you've been mistreated
And your friends turn away
Just open your heart, and shine it on in
Pacifism pervades the book and score. The theme of opposition to the war is unified by the plot thread that progresses consistently through the book – Claude's moral dilemma over whether to burn his draft card. This theme is most intensely explored in the extended trip sequence in Act 2. The lyrics to "Three-Five-Zero-Zero", which is sung during that sequence, evoke the horrors of war ("ripped open by metal explosion") and point a finger at the Vietnam War directly when the tribe sing "256 Vietcong captured".
The song is based on Allen Ginsberg's 1966 poem, "Wichita Vortex Sutra". In the poem, General Maxwell Taylor proudly reports to the press the number of enemy soldiers killed in one month, repeating it digit by digit, for effect: "Three-Five-Zero-Zero." The song starts begins with images of death and dying and turns into a manic dance number, ironically celebrating the killing in an... (Continues)
The 3-5-0-0 number is not enemy soldiers killed in one month, it is the # of US soldiers sent to Vietname in March, 1965 accompanied by the same # of body bags in that plane's cargo hold, expecting none to return alive.
"3-5-0-0 Reference: What exactly does 3500 stand for?
Thanks to Justin for this information about the song 3-5-0-0, direct from the mouth of James Rado (co-author of Hair):
'3500 is the number of Marines sent on March 8,1965 as the US enter the Vietnam War. The bulk cargo on that flight? 3500 body bags. The military assumed loss of every single one of those soldiers even prior to that deployment. Jim heard that and it irked him to no end. Some re-writes he’s done have actually included the word body bags after “dirty little war, 3500.' "
Where do I go, del musical Hair, è una triste canzone cantata da Claude Bukowsky mentre va ad arruolarsi. Esprime quindi l'angoscia e la paura di un ragazzo costretto a partire per una guerra la cui "La chiamata alle armi significa che dei bianchi di pelle mandano dei neri di pelle a fare la guerra contro dei gialli di pelle, per difendere la terra che loro hanno rubato a dei rossi di pelle".
[1968]
Medley di due canzoni tratte dal musical “Hair” che aveva esordito a Broadway nell’ottobre dell’anno precedente.
Le parole originarie sono di James Rado e Gerome Ragni
Le musiche originarie di Gal MacDermot
Dall’album “’Nuff Said!” registrato dal vivo durante un concerto al NYCB Theater at Westbury (allora chiamato Westbury Music Fair) il 7 aprile 1968, tre giorni dopo l’assassinio di Martin Luther King ed interamente dedicato al carismatico leader dell’African-American Civil Rights Movement.
Nello stesso album anche The Backlash Blues, Why? (The King of Love Is Dead) e Peace of Mind.
Ho preferito attribure questa canzone a Nina Simone perché nel medley di “Ain't Got No / I Got Life” sono riassunti in un solo brano l’opposizione alla società americana di allora (“io non ho nulla, non sono come mi volete voi”) ed alla guerra in Vietnam (“io non ho nulla ma ho la... (Continues)
I ain't got no home ain't got no shoes ain't got no money (Continues)
[1968]
Parole di Nick Woods (e Delbert Millard?)
Musica di Nina Simone (ed Horace Ott?)
Dall’album “’Nuff Said!” registrato dal vivo durante un concerto al NYCB Theater at Westbury (allora chiamato Westbury Music Fair) il 7 aprile 1968, tre giorni dopo l’assassinio di Martin Luther King ed interamente dedicato al carismatico leader dell’African-American Civil Rights Movement.
Il brano è conosciuto in una versione ridotta in quanto associato alla versione su disco di Aquarius (dall'LP The Age of the Aquarius), il celeberrimo successo dei 5th Dimension tratto dal musical Hair del 1969. Lì è riportato solo l'inciso, in medley, qui è riportato il testo integrale commentato.
We Starve-look at one another short of breath (Continues)
Difficile in questo caso scelgiere la lingua attuale, visto che la lingua ufficiale della Iugoslavia era il "serbocroato". La variante jekava della canzone mi ha fatto optare per il croato.
(Monia)
Non credo di essere in grado di trovare il testo di questo mitico brano tradotto in giapponese, ma sul blog della WFMU Radio Station di Jersey City forniscono l'intera colonna sonora di "Hair" in japanese!
Hai visto mai che a qualcuno interessasse... Let The Sunshine In / The Flesh Failures
Ci guardiamo l’un l’altro affannati col fiato mozzo, camminando orgogliosi nei nostri vestiti pesanti che puzzano di laboratorio, di fronte a una nazione che sta morendo, di malinconici sogni di carta, ascoltando nuove bugie con grandi visioni di melodie melanconiche. (Continues)
La celebre canzone, un inno della contro-cultura californiana, dei figli dei fiori e degli hippy, arrivata alla cultura di "serie A" attraverso prima il musical "Hair" ("Capelli") del 1969, del quale è il tema principale, poi del film omonimo di Milos Forman del 1979, quando la fase hippy era ormai abbondantemente finita (praticamente già una operazione nostalgia), era interpretata nel musical dai 5th Dimension, che la portarono al successo internazionale (6 settimane al numero 1 in USA, 3 milioni di copie vendute) in una versione particolare, un medley dei due brani "Aquarius" e "Let the Sunshine In".
I 5th Dimension erano un gruppo vocale R&B abbastanza soft, che avevano già portato al successo un loro precedente album (e hit) Up, Up and Away.