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Autore George Harrison

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Make Love, Not War

Make Love, Not War
(1975)
Album: Hard Times

Slide guitar: George Harrison
Make love not war
(continua)
8/1/2023 - 00:59
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While My Guitar Gently Weeps

While My Guitar Gently Weeps
[1968]
Scritta da George Harrison
Con Eric Clapton alla chitarra solista

The Eastern concept is that whatever happens is all meant to be ... every little item that's going down has a purpose. "While My Guitar Gently Weeps" was a simple study based on that theory ... I picked up a book at random, opened it, saw "gently weeps", then laid the book down again and started the song.

– George Harrison

Harrison registrò il demo originale con chitarra acustica solista e organo; questa versione contiene una strofa in più di quella ufficiale, e può essere ascoltata nell'album Anthology 3. Una versione riarrangiata, con archi scritti da George Martin, è nella raccolta Love. Eric Clapton, buon amico di George Harrison, suonò l'assolo di chitarra nella versione ufficiale con una Gibson Les Paul, mentre al Concert for Bangladesh eseguì l'assolo su una Gibson Byrdland.

La presenza di Eric Clapton... (continua)
I look at you all
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/10/2021 - 20:52
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My Sweet Lord / Today Is a Killer

My Sweet Lord / Today Is a Killer
(1972)
Medley di My Sweet Lord, la preghiera cosmica di George Harrison con la poesia "Today is a Killer" di David Nelson del fondamentale gruppo The Last Poets messa in musica da Nina Simone.
dall'album dal vivo Emergency Ward! registrato dal vivo alla base militare di Fort Dix
Sul lato B l'altrettanto stupefacente versione di Isn't it A Pity sempre di George Harrison.

Nella sua versione (di 18 minuti!) della canzone di George Harrison (il grande successo dal primo album solista dell'ex Beatle) registrata dal vivo con un coro gospel davanti a un pubblico formato in gran parte da soldati neri, la preghiera spirituale della canzone originale si trasforma in una potentissima canzone di protesta contro la guerra del Vietnam. Alla fine della canzone Nina Simone accusa direttamente Dio di essere un assassino per permettere guerre e stragi insensate.
We want want Nina
(continua)
2/1/2021 - 23:02
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My Back Pages

My Back Pages
[1964]
Nell'album "Another Side Of Bob Dylan"
Ripresa nel 1967 da The Byrds
Memorabile la versione al 30th Anniversary Concert con Bob Dylan, Roger McGuinn, Tom Petty, Neil Young, Eric Clapton, George Harrison

Una canzone inevitabile, come la Canzone delle osterie di fuori porta di Guccini o De Gregori era morto di De Gregori stesso o, per altri versi, la Maggie’s Farm di Newport 1965 dello stesso Dylan o, analogalmente, la svolta elettrica di Muddy Waters in "Electric Mud", 1968, una pietra miliare che però venne in seguito sconfessata dal suo stesso autore, forse spaventato dalla sua creatura... Insomma, di quando il cantante di protesta è costretto a protestare contro chi lo vorrebbe sempre devoto ad un programma politico ideologico, o ad una scena musicale... E se ci sono dei conservatori feroci, più fedeli nei secoli dei "Semper Fideles", quelli sono proprio i puristi dell'idea o dello stile.
Crimson flames tied through my ears
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/4/2020 - 14:46
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Baby Boom Ché

Baby Boom Ché
[1980s]
Scritta da John Trudell (1946-2015) con Jesse Ed Davis (1944-1988), come Trudell musicista e nativo americano, di etnia Comanche, morto di overdose molti anni fa.
Nell’album intitolato “Aka Graffiti Man” (1992), forse il lavoro più noto del grande musicista ed attivista politico nativo americano, di origine Santee Dakota, scomparso di recente.

Benchè Elvis Presley e molti altri mostri sacri del rock and roll dei Fifties e Sixties non siano certo stati nella vita dei rivoluzionari, in questa canzone John Trudell – un pellerossa, uno che ha sempre lottato per la libertà e la dignità del suo popolo, contro il regime dei “visi pallidi” e che per questo pagò un prezzo grandissimo (cui forse non è estraneo il tumore che l’ha ucciso a soli 69 anni), ossia la morte, quasi certamente l’assassinio, dell’intera sua famiglia nel 1979 – il musicista Trudell arriva a paragonare “The Pelvis”... (continua)
You wanna know what happened to Elvis?
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/12/2015 - 11:15
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Beatles: Taxman

Beatles: Taxman
[1966]
Scritta da George Harrison.
Nel mitico album dei Fab Four intitolato “Revolver”.

Nel 1966 George Harrison già s’incazzava per tutte le tasse che gli toccava pagare in base alle leggi introdotte, con provvedimento bipartisan, da Harold Wilson, leader laburista, ed Edward Heath, leader conservatore...

Beh, io non ho di certo mai guadagnato quanto i Beatles eppure, dall’alto dei miei 16.000 euri netti all’anno, nei giorni scorsi mi sono visto recapitare una cartella esattoriale in cui Mr. Taxman mi contesta alcune detrazioni di cui godo da alcuni anni per una vecchia e costosa ristrutturazione del mio modesto appartamento (l’unica cosa che possiedo)... Mr. Taxman - negli stessi giorni in cui con Mr. Renzie sta mettendo a punto il solito “scudo fiscale” per i grandi evasori che hanno portato all’estero miliardi senza pagare un euro - mi dice che non avrei potuto e dovuto godere di... (continua)
Let me tell you how it will be
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 25/6/2014 - 22:25
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Bangla Desh

Bangla Desh
‎[1971]‎
Parole e musica di George Harrison

Ieri, 11 dicembre 2012, in un ospedale nei pressi di San Diego si è spento un grande musicista, ‎‎Ravi Shankar. Aveva 92 anni.‎

Ravi Shankar – come ricorda la prima strofa di questa canzone – fu colui che nel 1971 si rivolse ‎all’amico George Harrison chiedendogli, con la tristezza negli occhi, di fare qualcosa per la sua ‎gente nel Bengala, squassato dalla guerra civile per l’indipendenza dal Pakistan e ‎contemporaneamente devastato da un terribile ciclone. Ed Harrison organizzò “The Concert for ‎Bangladesh” tenutosi nel dicembre del 1971 negli USA e nel gennaio successivo in Gran Bretagna.‎
Ravi Shankar al sitar introdusse quell’evento memorabile con un suo “dhun” (brano strumentale ‎della tradizione classica indiana) intitolato “Bangla Dhun”, accompagnato da Ali Akbar Khan al ‎sarod, Alla Rakha alle tabla e Kamala Chakravarty al tambura. ‎
George Harrison chiuse i concerti con questa sua “Bangla Desh”‎
My friend came to me, with sadness in his eyes
(continua)
inviata da Dead End 12/12/2012 - 13:59
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Beatles: Here Comes the Sun

Beatles: Here Comes the Sun
[1969]
The Beatles
Words and music by George Harrison
Singolo poi incluso nell’album «Abbey Road»

Non è questa certo una CCG docg...
George Harrison la scrisse in un giorno di sconforto, quando si accorse di farsi un po’ schifo ad essere diventato un uomo d’affari tutto intento, come gli altri Beatles, a firmare contratti ed ingaggi a tutto spiano per la loro giovane etichetta Apple Records. Così si rifugiò da Eric Clapton e nel giardino di casa sua, con una delle sue chitarre acustiche, fece un po’ di training autogeno e compose «Ecco che spunta il sole»

Ecco, questa canzone - bellissima anche nella versione di Nina Simone - la trovo così ariosa e liberatoria e mi infonde sempre buon umore e pace a tal punto che mi è venuta voglia di proporla.

E non è certo un caso se nel 1977 l’astrofisico americano Carl Sagan volle fortissimamente che «Here Comes The Sun» fosse inclusa nel «Voyager... (continua)
Here comes the sun
(continua)
inviata da Dead End 27/10/2012 - 22:20
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Piggies

Piggies
‎[1966]‎
Scritta da George Harrison
Dall’album “The Beatles (White Album)” del 1968‎


La strofa tra parentesi è una versione alternativa dell’ultima, come presente in “Live in Japan”, e ‎tradotta suona più o meno così: “Dappertutto un mucchio di porcellini intenti a combinare le ‎loro bricconate da porcelli. Li puoi incontrare che sulle loro zampette se ne vanno nelle loro banche ‎da porcelli a pagare le loro quietanze da porcelli al Grande Maiale”. E non che la strofa ‎originaria fosse meno critica a riguardo del nostro mondo descritto – con ispirazione puramente ‎orwelliana – come una “fattoria degli animali” (o, meglio, un “troiaio”) dominata dalla presenza ‎permanente ed incombente di un “Big/Pig Brother”…‎
Have you see the little piggies
(continua)
inviata da Dead End 3/7/2012 - 14:46
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The Day The World Gets 'Round

The Day The World Gets 'Round
[1973]
Album "Living In The Material World"
The day the world gets 'round
(continua)
inviata da Alessandro 10/2/2010 - 22:13
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Within You Without You

Within You Without You
(1967)
Da "Sgt. Pepper's lonely heart's club band"

Words and music by George Harrison
La canzone dimenticata del più famoso album dei Beatles, fu registrata da George Harrison con un gruppo di musicisti indiani e senza la collaborazione degli altri Beatles.

Il testo fa riferimento alla dottrina induista del Dharma, che insegna che l'amore può cambiare il mondo. La prima strofa si riferisce infatti all'idea di Maya, secondo cui gli uomini vivono in una falsa realtà.

Nella seconda strofa si introduce l'idea centrale del Dharma, l'etica dell'induismo: l'amore può salvare il mondo dalla distruzione.
Secondo questa filosofia orientale l'universo ha una natura ciclica. Ogni ciclo si chiama Maha Yuga, alla fine di ogni Maha Yuga il Dharma sparisce ed il mondo deve essere distrutto per essere nuovamente creato. Solo con l'amore si può salvare il mondo dalla distruzione. L'ultimo verso della... (continua)
We were talking
(continua)
inviata da Lorenzo Masetti 28/10/2007 - 12:22
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Gimme Some Truth

Gimme Some Truth
da "Imagine" (1971)
interpretata spesso anche dai Pearl Jam

Chitarra solista: George Harrison

Molto prima dello scandalo "Watergate", John Lennon scrisse questa violenta invettiva contro Richard "Tricky Dicky" Nixon, detestato soprattutto per aver favorito l'escalation della Guerra del Vietnam. Nixon cercherà in tutti i modi di far espellere Lennon dagli USA, anche servendosi dell'FBI che lo sorvegliava aprendo anche un dossier su di lui. Recentemente a tal proposito è uscito lo splendido film "U.S.A. contro John Lennon". Imperdibile!
I'm sick and tired of hearing things
(continua)
inviata da Enzo & Roberto Oliva \ Garfield '93 30/9/2007 - 12:31




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