Riccardo Marasco è noto popolarmente, almeno a Firenze, per alcune sue composizioni decisamente sboccate; lo è meno, e assai ingiustamente, per la sua attività di folklorista, etnomusicologo e raccoglitore che, in Toscana, è degna di stare al pari di quella di una Caterina Bueno, di una Daisy Lumini o di una Lisetta Luchini. Nel 1977 Riccardo Marasco pubblicò, presso la casa editrice Birba di Firenze, quella che è un po' la “summa” del suo lavoro di folklorista: il volume Chi cerca trova, al quale era abbinata una corposa stereocassetta. Il qui presente, nel 1977 aveva la bella età di 14 anni, era lunghissimo e filiforme (sic) e faceva già l'etnomusicologo in erba, senza per altro conoscere nemmeno una nota del pentagramma (ora come allora, fedele nei secoli); Chi cerca trova fu un regalo di Natale di mio padre in mezzo a quel mitico '77. La stereocassetta... (continua)
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Testo: Francesco Petrarca , Rerum Vulgarium Fragmenta (Canzoniere CXXVIII)
Musica: Philippe Verdelot
Il testo del madrigale è tratto da The Lied And Art Song Texts Page, il database mondiale della canzone artistica di tutte le epoche
Inizia con questo madrigale di Philippe Verdelot lo scanning sistematico di uno straordinario sito di cui si sentirà molto parlare nelle CCG nel tempo a venire: Il Lied And Art Song Texts Page, il vero archivio mondiale in rete del Lied e della canzone d'arte. Solo per darne un'esatta dimensione, il sito, aggiornato ogni giorno, contiene a tutt'oggi (31 agosto 2006) 18.203 testi in 22 lingue, con 4058 traduzioni in 12 lingue. Si potrebbe affermare, anche con una punta di orgoglio da parte nostra, che è per la canzone d'arte ciò che le CCG sono per la canzone antibellica e antimilitarista.
Uno scanning completo di un sito di tali dimensioni potrà effettuarsi... (continua)
Italia mia, bench' el parlar sia indarno (continua)
Italia mia, benché sia inutile parlare alle tue ferite mortali che nel tuo bel corpo vedo così gravi, mi piace almeno che i miei sospiri siano, spero, quali (= che scorrano come…) il Tevere e l’Arno, e il Po presso il quale dolente e mesto adesso seggo. Rettore (= Signore) del cielo, io chiedo che la pietà che ti condusse in terra (= che fece discendere Gesù tra gli uomini) ti rivolga al paese diletto dalla tua anima. Vedi, Signor cortese, con quali futili cause, con quale crudele guerra Marte superbo e fiero addensa e serra le schiere; scioglile tu, Padre, addolciscile e disfale. Fa’ qui che la tua Verità, per quanto mi sia (concesso) si oda con le mie parole.