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Ferdinand

Pierre Perret
Langue: français


Pierre Perret

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(Dominique Grange)
Hitler in galera
(Piero Ciampi)
Le grand métingue du Métropolitain
(Maurice Mac-Nab)


[1998]
Paroles et musique: Pierre Perret
Testo e musica: Pierre Perret
Album "La bête est revenue"

Canzone dedicata a Céline, uno dei grandi della letteratura francese ma tristemente noto per il suo furioso antisemitismo e razzismo, nonchè per la vicinanza al regime collaborazionista di Vichy.

Louis-Ferdinand Céline.
Louis-Ferdinand Céline.
Sicuramente un personaggio assai controverso, Céline. Di lui c'è già stato modo di parlare in questo sito, esattamente qui. Questo sito, per farla breve, ospita anche la Beresinalied di Thomas Legler, la cui strofa iniziale (in un'inesatta traduzione francese) è l'exergo del Voyage au bout de la nuit di Céline. Il quale, certo, oltre a quell'opera capitale ha scritto anche le Bagattelle per un massacro ed altre "cosucce" ben messe in luce da Pierre Perret nella sua canzone. Scrisse di lui Carlo Bo: "Negli anni Trenta, Céline vantava (forse più di ogni altro) un bel curriculum di antisemita, ma dopo il '40 andò oltre imboccando un razzismo scientifico, quale a suo avviso neppure i nazisti osavano sperare… Non si può non continuare a chiederci come mai uno scrittore di quella forza e di quella novità si sia lasciato trascinare da uno spirito più che polemico, predicatore di morte e di rovine. » Alcuni hanno ipotizzato che alla base di tutto questo ci sia un'esperienza personale: nel 1934, partito per gli Stati Uniti alla ricerca di una donna da lui amata, Elizabeth Craig, la trovò sposata ad un ebreo. È però sbagliato ritenerlo un collaborazionista, o perlomeno lo fu assai meno di molti altri che poi, una volta finita la tempesta, proseguirono con gloria, onori, successo e cariche pubbliche. Céline fu semplicemente rimosso dalla Francia (l'emblema di collaborazionista gli fu principalmente appiccicato da Sartre); esiliato fino al 1951 in Danimarca, con l'amnistia tornò in Francia ma ridotto a un morto civile: gli fu confiscato ogni bene passato, presente e anche futuro (vale a dire: non poteva per legge disporre della facoltà di acquisire beni) e gli fu lasciata soltanto una modesta pensione di ex-combattente. E' la cosiddetta "indegnità nazionale" che però non colpì in egual modo fior di collaborazionisti autentici, che col regime di Pétain avevano fatto carriera e soldi, e che si ritrovarono a occupare posti di prim'ordine nella società francese.

ciampbeveContinuò a fare il medico anche se pochi accettavano di farsi curare da lui: dalla casetta di Meudon che era riuscito ad acquistare non uscì più di venti volte per tutto il resto della vita. Durante una di quelle rare uscite, sembra, conobbe Piero Ciampi che suonava per due soldi nei bistrot facendosi chiamare "Piero Litaliano". Visse fino al 1° luglio 1961 in compagnia della moglie Lucette, dei suoi cani e gatti e del pappagallo Toto. Si spense nella più totale indifferenza.

voyOra, io sono ben cosciente di quel che ha scritto Céline, che ho letto. Forzandomi anche a scorrere le "Bagattelle", che furono pubblicate in italiano da Guanda con tanto di avvertenza e disclaimer per le idee che vi erano contenute. Céline, con un'affermazione che suona incredibile, dichiarò di aver creduto nel "pacifismo di Hitler"; il suo conoscente Ciampi sembra aver quasi riecheggiato questa cosa nella canzone Hitler in galera, una canzone che è squisitamente "céliniana". Nelle sue opere ha espresso, nel bene e nel male, tutti i temi portanti (e talvolta li ha precorsi) del "secolo della violenza". La canzone di Perret può essere comprensibile, ma scriverla a tomba chiusa da un pezzo è abbastanza inutile; forse sarebbe stato più opportuno scriverla su certi gran prefetti democratici e républicains, come Maurice Papon, che ordinavano stragi di civili che manifestavano contro la guerra in Algeria dopo essere stati fascisti e collaborazionisti sul serio e non accanendosi su un relitto umano (negli ultimi anni Céline si vestiva come un barbone con un paio di vecchi pantaloni sformati e tenuti su da una corda, maglioni consunti ed infilati l'uno sull’altro, la barba incolta). Una canzone che, sempre secondo me, e nonostante la simpatia che nutro per il suo autore, Perret si poteva benissimo risparmiare. Se qualcuno vuole leggere davvero degli orrori della guerra, deve passare per il Viaggio al termine della notte, che fu peraltro illustrato in modo mirabile da Jacques Tardi -che certo non può essere accusato in nessun modo di "antisemitismo" e che è il compagno di Dominique Grange. Nessuno saprà mai cosa sia passato per la testa del dottor Destouches, ma resta una delle figure più importanti e emblematiche del XX secolo.

Probabilmente, Perret ha sbagliato a leggere il "Viaggio" a diciott'anni, "credendo di scoprire un grande scrittore". Céline non va letto nell'età delle decisioni assolutistiche, com'è l'adolescenza. Anch'io ho comprato il libro più o meno a quell'età: l'ho letto però per la prima volta a quarant'anni e rotti. Perché Céline è uno dei massimi scrittori di ogni tempo, e non può essere liquidato con niente, men che mai con una canzonetta di un simpatico (e a volte geniale) signore dalla faccia da eterno ragazzino; canzonetta che, va peraltro detto, è in buona parte costruita su affermazioni dello stesso Céline. Ha fatto una scelta radicale e l'ha pagata interamente, con qualcosa forse di peggiore della morte. A scanso di equivoci, le idee che esprime in certe sue opere non riescono nemmeno a farmi semplice ribrezzo: mi fanno qualcosa di più; ma uguale ribrezzo mi fa l'ipocrisia di tanti suoi accusatori (tra i quali, sempre a scanso di equivoci, non metto Pierre Perret). Personaggi come Céline sono, purtroppo, i perfetti lavatoi per la coscienza sporca di nazioni intere. [RV]
J'ai crû découvrir un grand écrivain.
J'avais dix huit ans quand j'ai lu "le Voyage"
Puis "Mort à crédit" et après, plus rien
Que des mots fascistes. J'ai tourné la page.

Il aidait les pauvres autant que les chatons.
C'est ce qu'il prétendait mais il n'aimait guère
Tout ce qui était négro Judéo-saxon,
De la graine de racaille et de rastaquouère.

Oui, c'est toi qui a écrit ça.
Sois fier car c'est grâce à toi
Que tous les mal-blanchis n'ont pas fini
Leur voyage au bout de la nuit.

As-tu gagné le ciel, Ferdinand?
Est-ce que Dieu n'aime que le sang bleu?
Le racisme chez toi polluait le talent.
Tu étais pas un bien joli monsieur.

"Racisme d'abord, racisme avant tout,
Racisme suprême et désinfection."
C'est ce que tu écrivais dans "Je suis partout".
Pour toi, Buchenwald fût "la solution".

Tu disais: "La race doit être épurée
Des Juifs, des bougnouls" et, pour illustrer
L'invention verbale dont tu étais si fier,
Tu affirmais: "Je me sens très ami d'Hitler."

As-tu gagné le ciel, Ferdinand?
Est-ce que Dieu n'aime que le sang bleu?
Le racisme chez toi polluait le talent.
Tu étais pas un bien joli monsieur.

Tu écrivis un jour pour ta grande gloire
Que "l'union impure qui rapproche la
Femme de ménage blanche et le facteur noir,
C'est sang dominé et sang dominant."

Ton ami Hitler, Louis-Ferdinand,
Aurait pu te dire, tant il est notoire,
Que le sang dominé et le sang dominant
Ont la même couleur au four crématoire.

As-tu gagné le ciel, Ferdinand?
Est-ce que Dieu n'aime que le sang bleu?
Le racisme chez toi polluait le talent.
Tu étais pas un bien joli monsieur.

Mais ce ne sont là qu'épines d'acacia
D'un petit chansonnier d'agaçants propos
Qui feront ricaner l'intelligentsia
Et les nostalgiques de la Gestapo.

Oui, c'est toi qui a écrit ça.
Sois fier car c'est grâce à toi
Que tous les mal-blanchis n'ont pas fini
Leur voyage au bout de la nuit.

As-tu gagné le ciel, Ferdinand?
Auquel cas, tu dois pas être heureux
Car, si c'est vrai, ce que l'évangile nous apprend,
Les négros vont aussi dans les cieux.

envoyé par Alessandro - 14/5/2009 - 12:59


Non ho nulla da aggiungere alla tua bella introduzione, Riccardo. Oltretutto non ho mai letto nulla di Céline e di lui conoscevo solo qualche dato biografico...
Credo però che Perret forse non abbia potuto proprio risparmiarsi questa canzone: quando chi abbiamo amato o ammirato ci tradisce miseramente è normale nutrire una dose maggiore di avversità o incredulità o incomprensione...
Francamente, anche a me che Céline non conosco affatto, fa veramente incazzare uno che, dopo aver vissuto in prima persona gli orrori del primo conflitto mondiale, nel 1932 scriveva "La guerra insomma era tutto quello che non si capiva" ("Voyage...") e solo qualche anno più tardi, finito il secondo macello, dichiarava "Ho peccato credendo al pacifismo degli hitleriani, ma lì finisce il mio crimine”...
Come si fa ad essere così grandi e così ottusi al tempo stesso? Forse solo avendo un ego smisurato ed alterato...

Vabbè, tu hai giustamente preso le parti di Céline... a me viene invece più facile stare con le "canzonette" di Perret... anche perchè sennò cosa ci sto a fare qui?

Ciao!

PS Comunque ora so di avere l'età giusta per affrontare le voyage...

Alessandro - 15/5/2009 - 00:05


"Personalmente trovo Hitler, Franco, Mussolini, favolosamente bonaccioni, ammirevolmente magnanimi, troppo alla mano, per così dire, dei belanti pacifisti, da 250 Premi Nobel, fuori concorso, per acclamazione! Forse non durerà per sempre! Gli scatacchi qualche volta ricadono! Vorrei che se li riprendesse in piana faccia, i miei, quel Roosevelt, e di grandi come l'Atlantico, e tutti al vetriolo. Ma è chiedere troppo agli astri e ai venti di questo mondo"

Da La scuola dei cadaveri

Céline (come Brasillach) usava la penna come fosse una pistola. Al nuovo ordine democratico questo non piaceva.

Don Curzio - 15/5/2009 - 12:25


Per integrare ancora un po' la cosa, e chiarire ancor meglio alcuni punti.

La prima cosa che dev'essere detta, e che di solito invece viene sottaciuta (specialmente in Francia) è che i pamphlets di Céline, a partire da "Bagattelle per un massacro", vendettero benissimo. Proprio per questo, con l'"indegnità nazionale", a Céline vennero confiscati tutti i beni anche futuri: con quei pamphlets aveva (per la prima volta nella sua vita) fatto un po' di soldi.

Vendettero benissimo, perché in Francia avevano un vastissimo pubblico; e questo anche ben prima dell'occupazione e del regime di Vichy. L'antisemitismo era assai diffuso tra tutte le classi sociali, e fino nella "profonda sinistra" che aveva portato al Front Popu'; a tale riguardo sembra addirittura banale ricordare l'Affare Dreyfus.

Per questo parlo di lavaggio di coscienze sporchissime, quando mi metto a parlare di Céline. Quale che sia stata la loro origine, le sue idee non venivano certo dal mondo della luna e trovavano larghissimo riscontro nella società francese e europea.

Il caso Céline serve anche a mostrare, e perfettamente, i risultati di un certo anarchismo nichilista spinto all'eccesso. Negli anni '20 e '30 Céline passava per essere un anarchico radicale, pacifista a oltranza, antimilitarista viscerale. E lo era, senz'altro. Invitato, per la sua violenta critica al capitalismo, al colonialismo e al militarismo (e quindi come possibile portatore di idee di estrema sinistra), nell'Unione Sovietica staliniana, ne tornò disgustato. Per Céline, ciò che contava era "distinguersi dal gregge" e recuperare la propria piena individualità; in questo non possono non cogliersi dei riflessi stirneriani.

Céline è uno scrittore dell'odio. Scrisse di lui un altro esempio di anarco-nazista, Ernst Jünger: "C'è in lui uno di quegli sguardi da maniaco, rivolto all'interno e che brilla come in fondo a un buco nero. Anche per questo sguardo non esiste più nulla, né a destra e né a sinistra; si ha l'impressione che l'uomo sprofondi verso qualcosa d'ignoto."

E' anche per questo, forse, che Céline, nonostante tutto, non è mai divenuto un "campione" dell'estrema destra francese e europea. Fa tuttora paura. Anche nei suoi pamphlets più violenti risuona il grido tremendo del grottesco, come seppe cogliere André Gide. Grottesco nel senso letterale e pittorico del termine: gli antri dell'animo umano. Céline domanda di non porsi sui piani consueti, e bisogna fare estrema attenzione nel leggerlo. Per lui contava soltanto il "viaggio" (anche sulla sua tomba volle l'immagine di alcune vele spiegate): non chiede di essere capito, compreso, giustificato, ma di accompagnarlo nel viaggio. Al termine della notte, cioè al termine della morte. Poi se ne va via da solo.

Anche per questo, ho contestato a Perret di aver tratto lo spunto per la sua canzone da una lettura diciottenne: non è un libro, il "Voyage", fatto per dei ragazzi. Può essere che la sua canzone sia, come tutte le altre che ha scritto, una canzone di vita, di tolleranza, di di tutto quel che si vuole: ma l'ho trovata superficiale, se intende parlare di Céline. Vi sono, al mondo, tanti allegri tolleranti vitali democratici signori che non aiuterebbero nemmeno i genitori nel bisogno; il violento, cupo, antisemita e grottesco dottor Destouches, per tutta la vita, fece il medico dei poveri curandoli pressoché gratuitamente. Anche ebrei. Anche questo va detto, credo. Così come va detto che uno dei suoi più grandi ammiratori è stato Charles Bukowski.

Riccardo Venturi - 15/5/2009 - 15:22


"Chanson dédiée à Céline, un des grands de la littérature française mais tristement connu pour son antisémitisme furieux et son racisme, même pour sa proximité du régime collaborationniste de Vichy.

Sûrement un personnage assez controversé. On a déjà parlé de lui dans ce site, exactement ici. Ce site, pour la faire brève, accueille aussi la Beresinalied de Thomas Legler, dont la strophe initiale ( en une inexacte traduction) est l'exergue du Voyage au bout de la nuit de Céline. Lequel, certes, outre cette œuvre capitale a écrit aussi Bagatelles pour un massacre et autres « saloperies » bien mises en lumière par Pierre Perret. ...

Il continua à faire le médecin même si peu de gens acceptaient de se faire soigner par lui; de sa maison de Meudon, qu'il avait réussi à acquérir, il ne sortit pas plus de vingt fois sur ler este de sa vie. ... Il vécut jusqu'au 1er juillet 1961 en compagnie de sa femme Lucette, de ses chers chiens et chats et du perroquet Toto. Il s'éteignit dans la plus totale indifférence.

...

Personne ne saura jamais ce qui est passé par la tête au Docteur Destouches, mais il reste une des figures majeures et emblématiques du XXième siècle.

Perret a probablement commis une erreur de lire le «Voyage» à dix-huit ans, « en croyant découvrir un grand auteur ». Céline ne se lit pas au temps des décisions absolues , comme est l'adolescence. Moi aussi, j'ai acheté le livre plus ou moins à cet âge; je l'ai lu cependant pour la première fois à quarante ans et des poussières. Car Céline est un des plus grands auteurs de tous les temps et il ne peut être écarté d'un geste, moins encore avec une chansonnette d'un sympathique (et parfois génial) monsieur à la tête d'un éternel enfant... [R.V.]


J'ai, dit Marco Valdo M.I., traduit – en partie et en partie seulement – le texte de R.V. Que ceux qui veulent en savoir plus le lisent... Je l'ai fait pour pouvoir intervenir dans le débat, ayant ainsi apporté ma contribution et situé la position antagoniste de Perret et de R.V.

Je crois que Louis-Ferdinand était un personnage complexe et dans doute aussi, complexé, comme on l'est tous. C'est d'ailleurs clair dès le Voyage ou Mort à Crédit. Qu'il eût eu des défauts, qu'il fut complexé, somme toute m'intéresse peu. En cela, il nous rejoint tous. Ce qui distingue Louis-Ferdinand, c'est qu'il est à la fois le Docteur Destouches, pauvre parmi les pauvres et soignant quand même et se désespérant de la misère qui l'entoure et de ce qu'il n'y peut, mais; et en même temps, le Louis-Ferdinand du Voyage – par exemple, cet écrivain nocturne, cette écriture prise sur le temps d'un labeur insensé du quotidien. Et là, mille excuses, Monsieur Perret, mais chapeau bas à Louis-Ferdinand. Je n'ai jamais cru, dit Marco Valdo M.I., que Louis-Ferdinand était un grand écrivain; je ne l'ai jamais cru, car ce n'est pas un problème de croyance, c'est une évidence. Entre par exemple, Proust et Céline, il n'y a pas photo. S'il y a jamais eu un écrivain dans ces deux-là, il n'y a pas l'ombre d'un doute que ce soit Céline.

Mais évidemment, on peut être garagiste et salaud, médecin et assassin, chanteur et se tromper.

Céline était : un grand médecin des pauvres, un formidable critique social, « pour faire tourner les usines Ford, des singes suffisent... » , c'est Céline qui dénonce le fordisme..., un écrivain tout simplement, et aussi, une ordure raciste...

Revenons à notre garagiste : on peut très bien réparer de façon excellente des moteurs et être un salaud de première bourre... L'un n'empêche pas l'autre...

Par ailleurs, hypothèse à explorer, on peut être un grand écrivain et devenir fou. Rimbaud a arrête d'écrire à quel âge ? Et Maupassant ? Et Jarry ?

Je pense – car je ne crois pas – que notre propre salubrité mentale passe par la capacité de distinguer l'écrivain du Voyage de celui de Nord, de Bagatelles... de distinguer le Docteur Destouches, qui courait la nuit au chevet de malades et ne les faisait même pas payer, alors qu'il vivait aussi mal qu'eux – ce qui soit dit en passant n'est pas le cas de bien de ses confrères, même encore aujourd'hui – distinguer donc, le Docteur Destouches du vieillard acariâtre de Meudon.

Je pense – en parallèle – qu'on a fait un mauvais procès à Günther Grass pour son passage forcé et éphémère dans une unité des SS; je pense – non, je ne crois pas – que c'est faire un mauvais procès à Ratzinger que de lui reprocher d'avoir été incorporé dans les SS. On ne peut pas plus lui reprocher cela qu'à tous ceux qui ont un jour été mobilisés dans une armée d'un pays en guerre et qui ont subi cette incorporation et qui ont utilisé toute leur capacité d'inertie pour ne pas collaborer. Même dans l'armée suisse... D'ailleurs, à mon sens, on peut et on doit leur reprocher, mais on les comprend et le reproche ne peut être qu' universel. Cependant, parmi eux, il y eût des soldats qui malgré tout n'ont jamais tiré sur un homme. Par ailleurs, rares sont ceux qui ont le courage de déserter. Bien sûr qu'il y eût aussi des objecteurs de conscience dans l'Allemagne nazie, mais ils sont morts dans les camps.

Et quid de l'ouvrier d'une usine d'armement ? Brave travailleur, syndiqué, militant et tout et tout.

S'il faut reprocher quelque chose à Ratzinger, il faut le faire dans sa fonction de Guide des Croyants, de pape, de catholique et voir dès lors en lui le chef d'une des armées du ciel. C'est effectivement là que se trouve le véritable ennemi de l'humaine nation, l'homme qui dirige cette église qui est l'instrument d'une des dominations les plus perverses qui soit et qui, elle, nous empoisonne depuis deux mille ans (le Reich a tenu quelques années...) de la naissance à la mort et même, au-delà.

Et j'en dirais, et j'en dirais... (Louis Aragon)

À propos, justement, Aragon ? Ou Roger Garaudy ?

Marco Valdo M.I. - 15/5/2009 - 18:40


Moi aussi je veux ajouter quelque chose.

Ce site, à sa façon, est une espèce de "Voyage au bout de la nuit" à travers de chansons qui parlent souvent des nuits les plus profondes et obscures que l'humanité entière ait vécu.

C'est un site où la chanson se confond souvent avec la littérature en toutes ses formes. Le "Voyage" de Céline est peut-être l'œuvre antimilitariste la plus terrible de tous les temps. On pourrait bien l'utiliser pour une "page-millier", comme on a fait avec le monologue final du "Dictateur" de Charlie Chaplin, ou "Guerre à la guerre" d'Ernst Friedrich.

Ce n'est pas un livre facile, je le repète. Sa lecture peut troubler. Il s'agit, certes, d'un voyage "au bout de la nuit", mais, avant, il faut bien la traverser entièrement, cette nuit; et Céline la traverse et la fait traverser sans escomptes. C'est pour ça que j'aime particulièrement la couverture de Tardi, A flickering light in the darkness.

Non seulement ce site, mais tous ceux qui se professent antimilitaristes, doivent quelque chose à Céline, même s'ils le détestent, même si ses vomissures racistes les dégoûtent, et même s'ils ne l'ont jamais lu. Il n'a pas choisi la grâce ou l'émotion: il a choisi la férocité et la clarté pour pénétrer, ou s'engouffrer, dans les abîmes et les ténèbres de l'homme moderne. Des abîmes et des ténèbres qui l'ont englouti à son tour.

Je ne m'en prends pas trop à Pierre Perret. Si j'ai dit qu'il pouvait s'épargner cette chanson, c'est parce qu'une figure comme Céline ne peut pas être l'objet d'une chansonnette, je le trouve tout à fait prétentieux. Ce serait difficile d'écrire un livre sur Céline; imaginons donc une chanson. Il faudrait être un visionnaire farouche pour le faire, et le seul qui me vient à l'esprit est Jim Morrison.

En effet, c'est une chanson des Doors, "The End", qui a été choisie pour "Apocalypse Now". Ce film se base sur un roman de Joseph Conrad, "Cœur de ténèbre", et le protagoniste, le colonel Kurtz, pourrait bien être un personnage célinien. A mon avis, il y a un fil bien défini qui lie ces œuvres, et c'est le fil de la recherche à l'intérieur de la mort. J'ai dit que le colonel Kurtz pourrait être un personnage célinien, mais il pourrait être aussi Céline même, un Céline dans la jungle. Sans oublier un homme qui est mort en faisant le trafiquant d'armes en Afrique, un carolo-macérien répondant au nom d'Arthur Rimbaud.

Ce sont les poètes et les chanteurs de la destruction, des abîmes, des saisons en enfer, de la nuit; par contre, Pierre Perret est le chanteur de la joie de vivre, de l'amour, de la tolérance absolue, du soleil. Il a écrit des chansons splendides sur ces thèmes, mais Céline n'est pas son truc.

Riccardo Venturi - 15/5/2009 - 19:28




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