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Poderes

Pedro Guerra
Lingua: Spagnolo


Lista delle versioni e commenti


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[1988]
Album "Identidad", quando Guerra militiva nella formazione "Taller Canario"

Juan Gelman


La canzone è tratta da una poesia di Juan Gelman, uno dei più importanti poeti argentini, vincitore del premio Cervantes nel 2007.
Tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70, durante i regimi militari di Juan Carlos Onganía, Marcelo Levingston y Alejandro Lanuss, Gelman fu attivista nelle organizzazioni di resistenza armata, compresi i Montoneros. Per questa ragione, quando nel 1976 in Argentina si instaurò la più feroce di tutte le dittature, la famiglia di Gelman fu sterminata. "Desaparecieron" il figlio, la figlia e la nuora incinta di una bimba... Solo la figlia fu poi liberata, mentre il corpo del figlio, Marcelo Ariel di 20 anni, fu trovato nel 1990: era sul fondo di un fiume, vicino a Buenos Aires, in un bidone riempito di cemento... era stato ucciso con un colpo alla nuca, dopo inenarrabili torture. La moglie diciannovenne, nuora di Gelman, dopo il sequestro era stata invece trasferita in Uruguay, nell'ambito di quel "Plan Condor" con cui le dittature latinoamericane coordinavano i loro "sforzi" contro gli oppositori... María Claudia fu probabilmente uccisa dopo aver dato alla luce la sua bimba... altro non si sa...

All'avvento della Junta, mentre la sua famiglia veniva massacrata, Juan Gelman si trovava in Europa e non poté far ritorno in Argentina. Quando poi prese le distanze dall'organizzazione, che accusava di verticismo militarista e di collaborazionismo (per via di certi contatti segreti con i militari), questa lo condannò a morte per tradimento... un destino paradossale...

(fonte: en.wikipedia.org)
Llega del mundo,
de alguna nube,
sale a la calle,
llega del aire,
pinta en los muros
la voz del hambre.

La torturan y nace,
la sentencian y nace,
la fusilan y nace,
como un pajarito,
como una hierba,
como un niño nace.

Viene a la escuela,
juega en los niños,
de todas partes
trae de los árboles
hojas y frutas
esa incansable

¿de dónde viene?
¿dónde se esconde?
nadie lo sabe,
viene del día,
viene del sueño,
de todas partes.

inviata da Alessandro - 21/4/2009 - 09:11




Lingua: Spagnolo

Il testo originale della poesia di Juna Gelman "Poderes", dalla raccolta intitolata "Relaciones", del 1973.
PODERES

Como una hierba como un niño como un pajarito nace
la poesía en esos tiempos en medio
de los soberbios los tristes los arrepentidos
nace

¿Puede nacer al pie de los sentenciados por el poder
al pie de los torturados los fusilados de por acá nace?
¿al pie de traiciones miedos pobreza
la poesía nace?

puede nacer al pie de los sentenciados por el poder
al pie de los torturados los fusilados de por acá nace
al pie de traiciones miedos pobreza
la poesía nace

tal vez no haya perdón para los soberbios para los tristes para los arrepentidos
tal vez no haya perdón para los carniceros zapateros panaderos
tal vez para nadie haya perdón
tal vez todos estén condenados a vivir

como una hierba como un niño como un pajarito nace
la poesía
la torturan, y nace
la sentencian, y nace
la fusilan, y nace
la calor, la cantora.

inviata da Alessandro - 21/4/2009 - 09:17




Lingua: Italiano

Versione italiana di Martha L. Canfield delle poesia di Juan Gelman
POTERI

come un filo d'erba un bambino un uccellino nasce
la poesia di questi tempi in mezzo
agli arroganti ai tristi ai pentiti
nasce

può nascere ai piedi dei condannati dal potere
ai piedi dei torturati dei fucilati di queste parti nasce?
ai piedi dei tradimenti paure povertà
nasce la poesia?

può nascere ai piedi dei condannati dal potere
ai piedi dei torturati dei fucilati di queste parti nasce
ai piedi dei tradimenti paure povertà
nasce la poesia

forse non ci sarà perdono per gli arroganti per i tristi per i pentiti
forse non ci sarà perdono per i macellai i ciabattini i fornai
forse per nessuno ci sarà perdono
forse tutti sono condannati a vivere

come un filo d'erba un bambino un uccellino nasce
la poesia viene torturata
e nasce viene condannata e nasce viene fucilata
e nasce lei calore e cantica.

inviata da Alessandro - 21/4/2009 - 09:18


I fascisti e, spesso, anche i conservatori e i moderati e i benpensanti e gli ignoranti (già, perchè non necessariamente bisogna gridare "Duce, duce!" e fare il saluto romano per essere fascisti...), raccontano che la dittatura in Argentina tra 1976 e 1983 fu la naturale ed inevitabile conseguenza del caos scatenato dalla organizzazioni di sinistra e rivoluzionarie... Coloro che ciò sostengono, si guardano bene però dal dire che per tutto il XX secolo, dal 1930 in avanti, in Argentina si succedettero continui golpe militari e regimi uno più devastante dell'altro, fino alla cosiddetta "Revolución argentina", cioè il periodo 1966-1973 che si inaugurò con il governo militare golpista di Onganía, che depose il legittimo presidente Illia (le foto di Illia con accanto il gen. Onganía che l'avrebbe deposto 3 anni più tardi ricordano tantissimo quelle di Allende e Pinochet...), e continuò con i gen. Levingston e Lanusse...

Poi il ritorno di Perón, la sua morte e, ancora una volta, i soldati, che sprofondarono definitivamente l'Argentina nella morte e nella guerra...

Alessandro - 21/4/2009 - 09:37


Non c'entra nulla, ma mi ricordo di un commento di mio padre quando Perón tornò al potere brevemente nel 1973 in Argentina, facendo eleggere alla presidenza un suo fantoccio (tale Héctor Cámpora). Alla TV si vedevano i servizi da Buenos Aires con scritto: "Cámpora presidente, Perón al poder"; e mio padre: "E ce lo manderei sì a lavorà in un podere..."

Riccardo Venturi - 21/4/2009 - 19:28


Riccardo, ho trovato questo passaggio da "Maledetti toscani" (1956) di Curzio Malaparte e l'ho subito associato alla battuta di tuo padre su Perón ed allo spirito di cui spesso sono intrisi i tuoi commenti...

"O italiani che usate abbracciarvi l’un l’altro, e prendere tutto in facile, e veder tutto roseo, e tutto quel che fate lo gabellate per eroico, e vi credete virtuosi, e avete la bocca piena di libertà mal masticata, e pensate tutti a un modo, sempre, e non v’accorgete di esser pecore tosate.
O italiani che non amate la verità, e ne avete paura. Che implorate giustizia, e non sognate se non privilegi, non invidiate se non abusi e prepotenze, e una cosa sola desiderate: esser padroni, poichè non sapete essere uomini liberi e giusti, ma o servi o padroni.
O poveri italiani che siete schiavi non soltanto di chi vi comanda, ma di chi vi serve, e di voi stessi; che non perdete occasione alcuna di atteggiarvi a eroi e a martiri della libertà, e piegate docilmente il collo alla boria, alla prepotenza, alla vigliaccheria dei vostri mille padroni:
imparate dunque dai toscani a ridere in faccia a tutti coloro che vi offendono e vi opprimono, a umiliarli con l’arguzia, il garbato disprezzo, la sfacciataggine allegra e aperta.
Imparate dai toscani a farvi rispettare senza timor della legge, né degli sbirri, che in Italia tengon luogo della legge, e della legge son più forti.
Imparate dai toscani a sputare in bocca ai potenti, ai Re, agli Imperatori, ai Vescovi, agli Inquisitori, ai Giudici, alle Signorie, ai cortigiani d’ogni specie, come si è sempre fatto in Toscana, e si fa tuttora.
Imparate dai toscani che “un uomo in bocca a un altro non si è mai visto ”, che “ un uomo vale un altro, e anche meno”.
Imparate dai toscani che non c’é nulla di sacro a questo mondo, fuorché l’umano, e che l’anima di un uomo è uguale a quella di un altro: e che basta sapersela tenere pulita, all’asciutto, che non pigli polvere nè umido, come sanno i toscani, che dell’anima propria son gelosissimi, e guai a chi gliela volesse sporcare, o umiliare, o ungere, o benedire, o impegnare, affittare, comprare; e che vi sono anime femmine e anime maschie, e che le anime dei toscani son maschie, come si vede da quelle che escon di bocca ai morti nel Camposanto di Pisa: il solo camposanto che sia al mondo, tutti gli altri son cimiteri.
Imparate dai toscani a non temer l’odio della gente, né l’invidia, il livore, la superbia, a non temer nemmeno l’amore.
Imparate a rispondere alla malvagità coi calci bassi, al sospetto con i morsi alla gola, ai baci sulla guancia con le dita negli occhi."

Alessandro - 22/4/2009 - 14:01


Il poeta argentino Juan Gelman è morto a Città del Messico all'età di 83 anni.
E' stato una delle grandi voci contro la sanguinaria dittatura che funestò il paese tra gli anni 70 e gli 80.
Guerrigliero e poi esule, la dittatura gli rapì la figlia, il figlio e la moglie di questi, incinta. La coppia scomparve nel nulla. I resti del figlio, Marcelo Ariel, ricomparvero nel 1990 in un bidone pieno di cemento in fondo ad un fiume.
Della moglie di lui, María Claudia Irureta Goyena, si sa che venne trasferita a Montevideo dove fu poi eliminata dopo il parto. Nel 2000 Juan Gelman riuscì a rintracciare a Montevideo la nipote Andrea...

Bernart Bartleby - 15/1/2014 - 11:19




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