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Seven Curses

Bob Dylan
Langue: anglais


Bob Dylan

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(Bob Dylan)


[1963]
Questo brano non trovò spazio in "The Times They Are a-Changin'" del 1964. Lo si trova in "The Bootleg Series Volumes 1–3 (Rare & Unreleased) 1961–1991" ma soprattutto in "Dylan at Town Hall, 1963", in una davvero bellissima versione live.

dylan


Inutile dire che la canzone trae ispirazione da Geordie e anche da Anathea, canzone di Judy Collins dall'album "Judy Collins 3". del 1963.
Old Reilly stole a stallion
But they caught him and they brought him back
And they laid him down on the jailhouse ground
With an iron chain around his neck.

Old Reilly's daughter got a message
That her father was goin' to hang.
She rode by night and came by morning
With gold and silver in her hand.

When the judge he saw Reilly's daughter
His old eyes deepened in his head,
Sayin', "Gold will never free your father,
The price, my dear, is you instead."

"Oh I'm as good as dead," cried Reilly,
"It's only you that he does crave
And my skin will surely crawl if he touches you at all.
Get on your horse and ride away."

"Oh father you will surely die
If I don't take the chance to try
And pay the price and not take your advice.
For that reason I will have to stay."

The gallows shadows shook the evening,
In the night a hound dog bayed,
In the night the grounds were groanin',
In the night the price was paid.

The next mornin' she had awoken
To know that the judge had never spoken.
She saw that hangin' branch a-bendin',
She saw her father's body broken.

These be seven curses on a judge so cruel:
That one doctor will not save him,
That two healers will not heal him,
That three eyes will not see him.

That four ears will not hear him,
That five walls will not hide him,
That six diggers will not bury him
And that seven deaths shall never kill him.

envoyé par Alessandro - 14/4/2009 - 10:42




Langue: italien

Traduzione di Michele Murino da Maggie's Farm.
SETTE MALEDIZIONI

Il vecchio Reilly rubò un cavallo
ma lo catturarono e lo riportarono indietro
lo gettarono in una cella
con una catena di ferro intorno al collo

La figlia del vecchio Reilly ricevette un messaggio
che suo padre sarebbe stato impiccato
Cavalcò di notte ed arrivò al mattino
con oro ed argento in mano

Quando il giudice vide la figlia di Reilly
i suoi vecchi occhi strabuzzarono
e disse "L'oro non salverà tuo padre
Il prezzo, cara mia, sarai tu"

"Oh è come se fossi morto" gridò Reilly
"E' solo te che egli vuole
e mi vengono i brividi al pensiero
che egli ti tocchi
Sali sul tuo cavallo e scappa"

"Oh padre, morirai di sicuro
se non rischierò
e pagherò il prezzo senza seguire il tuo consiglio
Per questo motivo devo rimanere"

Le ombre del patibolo ondeggiavano nella sera
nella notte un cane abbaiò
nella notte il suolo gemette
nella notte il prezzo fu pagato

La mattina dopo lei apprese al risveglio
che il giudice non aveva mantenuto la promessa
Vide il ramo con il cappio piegato
Vide il corpo di suo padre spezzato

Che sette maledizioni colpiscano un giudice così crudele:
che un dottore non lo salvi
che due guaritori non lo guariscano
che tre occhi non lo vedano

Che quattro orecchie non lo ascoltino
che cinque mura non lo nascondano
che sei becchini non lo seppelliscano
e che sette morti non lo uccidano.

envoyé par Alessandro - 14/4/2009 - 10:45




Langue: italien

Traducanzone in italiano di Andrea Buriani

LE SETTE MALEDIZIONI

Il buon Reilly rubò uno stallone, ma lo presero e lo fecero tornare,
lo gettarono in una buia e fonda prigione con catene, per non farlo scappare.

Alla figlia di Reilly giunse voce che il padre avrebbero impiccato.
Lei cavalcò fino al mattino con oro e argento lucidato.

Quando il giudice vide lo splendore tal che gli occhi suoi non vider più .
"L'oro – disse - non salverà tuo padre. Il prezzo, mia cara, sarai tu".

"E’ come se io fossi già morto. Lui vuole solo te, figlia mia
e tremo al sol pensiero che tocchi la tua pelle. Prendi il tuo cavallo e fuggi via"

"Oh padre, di sicuro morirai, ho solo una speranza e rischierò.
Pagherò il prezzo e non ti ascolterò. Per questo motivo rimarrò".

Nella notte il patibolo ondeggiò, nella notte un cane abbaiò
nella notte il terreno risuonò, quella notte lei il prezzo pagò.

Quando si svegliò di buon mattino, volle in giardino lei guardare.
Vide il ramo col capio piegato, vide suo padre penzolare.

Sette, sian o giudice, le mie maledizioni: La prima, che un dottore non ti salvi
e che due infermieri non perdonino, che tre occhi poi non ti vedano.

Che quattro orecchi non ti ascoltino, che cinque mura non ti celino,
che sei becchini non ti infossino e che sette morti mai ti uccidano.

envoyé par dq82 - 16/11/2015 - 10:26




Langue: italien

Versione italiana / Italian version / Version italienne / Italiankielinen versio: Gianni Barnini

E' una cover metrica. Come ho letto è una storia vecchia come il mondo e diffusa ovunque. In Toscana la conosciamo come Vanne Cecilia se non ricordo male.
SETTE DANNAZIONI

Rubò un cavallo il vecchio Reilly lo presero al primo controllo
Fu messo nell’androne della fredda prigione
Con una catena intorno al collo

La figlia del vecchio fu informata che il padre l’avrebbero impiccato
Cavalcò una notte intera recitando una preghiera
Con tutto l’oro ben legato

Quando il giudice vide la fanciulla gli occhi gli annebbiarono la testa
L’oro non potrà ridargli la sua libertà
Il prezzo sei tu e sarà festa

Io sono già morto disse il padre lui vuole solo te oh bimba mia
Morirei proprio adesso se solo ti toccasse
Rimonta a cavallo e vola via

Oh padre morirai certamente se io non mi concederò
Per questo padre mio farò come dico io
Per questa ragione resterò

Tremarono le ombre della cella di notte un lontano latrato
Gemettero gli assiti i muri e le pareti
Di notte il prezzo fu pagato

Lei apprese quando si svegliò che il giudice l’aveva tradita
Un ramo penzoloni quello delle impiccagioni
La vita di suo padre era finita

Sette dannazioni sopra lui che un medico non lo sappia salvare
Che due guaritori non ne curino i dolori
Che tre occhi non lo possano vedere

Quattro orecchie non lo sappiano sentire cinque muri non lo celino dai guai
Che sei becchini non lo possano interrare
Sette morti non lo uccidano mai

envoyé par Gianni Barnini - 16/1/2021 - 17:05




Langue: italien (Piemontese)

Beh, questa sembra proprio la versione piemontese di "Seven Curses"...

Da "Canté bergera. La ballata piemontese dal repertorio di Teresa Viarengo", raccolta da R. Leydi ad Asti nel 1964.
SISILIA

A na sun tre gentil dame ch'a na venhu da Liun,
la più bela l'è Sisilia ch'a l'ha 'l so marì 'n persun.

«O buondì, buon capitani», «O 'l buondì v'lu dagh a vui»
«E la grasia che mi fèisa m' fèisa vedi me mari».

«O sì sì, dona Sisilia, che na grasia u la fas mi,
basta sol d'una nutea ch'a venhi a dormi cun mi».

«O sì sì, sur Capitani, a me mari i lu vagh a dì,
o s'el sarà cuntent chiel cuntenta sarò mi».

So marì l'era a la fnestra, da luntan l'ha vista venir:
«Che novi 'm purté-vi, Sisilia, che novi 'm purté-vi a mi?».

«E per vui na sun tant bunni, tant grami sa sun per mi:
ansema sur Capitani e mi m'tuca andé durmì».

«O 'ndé pura, dona Sisilia, o 'ndé pura, se vorì;
vui a'm salverei la vita e l'unur a v'lu salv mi.

Butevi la vesta bianca cun el faudalin d' satin;
vi vederan tan bela a i avran pietà de mi».

A s'na ven la mezzanotte che Sisilia da 'n suspir:
s' cherdiva d'essi sugnea feissu mori so marì.

«O dormì, dormì Sisilia, o dormì, lassé durmì:
duman matin bunura na vedrei lu vost marì».

A s'na ven a la matinea che Sisilia s' leva su,
a s'è fasi a la finestra, vede so mari pendu.

«O vilan d'un capitani, o vilan, vui m'ei tradì:
a m'ei levà l'onore e la vita a me marì».

«O tasi, tasi Sisilia, tasi un po' se vui vorì:
sima sì tre Capitani, pievi vui cun ch'a vorì».

«Mi voi pa che la nova vaga da Liun fin a Paris
che mi abia spusà 'l boia, el boia del me marì».

Sa na sun tre gentil dame ch'a na venhu dal mercà:
a i han vist dona Sisilia bel e morta per la strà.

envoyé par Alessandro - 17/11/2009 - 15:43




Langue: italien

Traduzione italiana della canzone popolare piemontese "Sisilia".
CECILIA

Ci sono tre gentil dame che vengono da Lione
la più bella è Cecilia che ha suo marito in prigione.

«Buondì, buon capitano». «Il buondì sono io a darlo a voi»
«Mi facesse una grazia: farmi vedere mio marito».

«Oh sì sì, donna Cecilia, che una grazia ve la faccio:
basta soltanto che veniate una notte a dormire con me».

«Oh sì sì, signor capitano, lo vado a dire a mio marito:
se sarà contento lui sarò contenta anch'io».

Suo marito era alla finestra e di lontano l'ha vista venire:
«Che notizie mi portate, Cecilia, che notizie mi portate?»

«Per voi sono tanto buone, tanto cattive sono per me:
insieme al signor capitano mi tocca andare a dormire».

«Andate pure, donna Cecilia, andate pure se volete:
voi mi salverete la vita e l'onore ve lo salvo io.

Mettevi la vesta bianca con il grembiulino di satin;
vi vedranno così bella e avranno pietà di me».

Viene la mezzanotte e Cecilia dà un sospiro:
credere di aver sognato che facevano morire suo marito.

«Oh, dormite, dormite Cecilia, e lasciate dormire,
domattina di buonora vedrete vostro marito».

Viene la mattina, Cecilia si alza,
si affaccia alla finestra e vede suo marito impiccato.

«O villano di un capitano, o villano m'avete tradito
a me avete tolto l'onore a mio marito la vita».

«Tacete tacete, Cecilia, tacete un po' se volete:
siamo qui tre capitani: prendetevi quello che volete».

«Non voglio che da Lione a Parigi vada la notizia
che io ho sposato il boia di mio marito».

Ci son tre gentil dame che vengono dal mercato,
hanno trovato Cecilia morta per la strada».

envoyé par Alessandro - 17/11/2009 - 15:46


Al solito, molte delle canzoni qui dentro non c'entrano nulla con la guerra. "Seven Curses" di Dylan trae ispirazione da tante tipiche canzoni popolari inglesi: il tema ovviamente non è una banale protesta contro la pena di morte, né tanto meno una denuncia contro la guerra (!?), come l'inserimento improprio in questo forum lascia arbitrariamente intendere.
Spiegate, per piacere, ad Alessandro che tali forzature non giovano alla causa pacifista; al contrario, rischiano di far apparire questo forum e la causa di cui si fa portavoce superficiale e, cosa peggiore, un po' mistificatore nella misura in cui certi suoi collaboratori violentano poesie e canzoni, pur di forzarle ad accettare un senso che solo loro si ostinano in maniera assai miope, arbitraria e faziosa a voler leggere.
La faziosità non giova, perché si ciba della stessa menzogna che - credo - si desidera combattere. Questo non sfugge a lettori intelligenti.

Timone Misantropo - 18/11/2009 - 10:18


Ma cosa vuole 'sto Timone?
Io non l'ho capito, e voi?
Siccome però è un supponente antipatico del cazzo ("lettore intelligente", osa definirsi, poveretto), vi prego ri rispodergli per le rime.
... e che col suo timone vada a navigare da qualche altra parte.

Alessandro - 18/11/2009 - 13:10


Ah, vedo che gli avete già ben risposto a suo tempo... Evidentemente la lezione non è servita, ma tant'è... inutile ragionare con Timoni e Misantropi dai pistolotti facili...

"Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa."

Dante, Inferno.

Alessandro - 18/11/2009 - 13:23


Una lettura che consiglio a tutti, ed in particolare ai timoni e misantropi presuntuosi ignoranti:

"For Dave Glover", di Bob Dylan, dal programma del Newport Folk Festival del 1963, nella traduzione di Michele Murino.

La testimonianza è da leggere nella sua interezza, ma ne estrapolo qui una parte riguardante questo contributo in specifico:

"[...] Tu mi chiedi cosa sto facendo Dave
Sto ancora cantando - Sto ancora scrivendo
Sto ancora facendo tutte le cose che ero solito fare, immagino
Ma la differenza probabilmente sta nel fatto che adesso non sto più davvero pensando a quel che sto facendo
Non mi preoccupo più delle menzogne nascoste e della verità distorta di fronte ai miei occhi
Non mi preoccupo più dei critici senza talento e dei filosofi
ignoranti
Non mi preoccupo più di quelli che se ne stanno seduti in un angolo con le gambe incrociate e che fanno leggi per quelli che invece camminano al centro della stanza
Sto cantando e sto scrivendo solo quel che è nella mia mente ora
Solo quello che è nella mia testa e nel mio cuore
Canto per me e per un milione di altri come me che sono stati spinti ad unirsi dallo stesso sentimento

Per nessun tipo di schieramento
Per nessun tipo di categoria
Gente legata ed impiccata
Gente frustrata, zittita e repressa
Gente di nessuna forma o campo particolare - età limite o classe
Non posso cantare più "Red Apple Juice"
Devo cantare Masters Of War
Non posso cantare più "Little Maggie" con una testa sgombra da pensieri
Devo cantare Seven Curses invece
Non posso cantare "John Henry"
Devo cantare "Hollis Brown"
Non posso cantare "John Johannah" perchè è la sua storia e la storia della sua gente
Devo cantare With God On Our Side (Dylan tice testualmente ""With God on my side") perchè è la mia storia e la storia della mia gente [...]"

Alessandro - 18/11/2009 - 13:58


Al di là di sterili polemiche e diatribe, io preferisco invece dire che le "consuete" obiezioni del Timone Misantropo su questa o quella canzone qui inserita sono abbastanza indicative di un certo tipo di approccio a (e di utilizzo di) questo sito; e credo che sia un tipo abbastanza frequente.

Al di là del modo di esprimersi del Timone, che trovo anch'io non poco supponente, bisogna sforzarsi di comprenderlo. E bisogna continuare a sforzarsi di farlo, anche se sono sei anni che lo andiamo dicendo, chiarendo, specificando, illustrando eccetera. Non importa; per il titolo che portiamo, "Canzoni contro la guerra", credo che saremo chiamati a renderne conto per sempre. E bisogna farsene una ragione.

Non trovo, sempre al di là del modo in cui è espresso, "sbagliato" il ragionamento del Timone, e non può esserlo. Fatto salvo il diritto di critica di ognuno, è semplicemente la confutazione di un dato inserimento. Cosa che tutti noi facciamo, anche noi amministratori, quando giornalmente ci rifiutiamo di inserire questa o quella canzone proposta. È sempre quel "topic" con cui tutti quanti, volenti o nolenti, devono fare i conti; e massimamente il sottoscritto, che ne è l'inventore.

L'atteggiamento del Timone è, in senso lato, purista: sostiene che "certe forzature non giovano alla causa pacifista" e addirittura che alcuni collaboratori violentano poesie e canzoni. Lo ripeto: è un tipo di approccio che può francamente dispiacere, e anche molto, a chi quotidianamente si fa il mazzo per questo sito da anni, ma ci sta. Va messo in conto, come il fatto di essere considerati arbitrari e faziosi.

Si potrebbe rispondere al Timone che, per prima cosa, la "causa pacifista" non tollera assoluti, recinti e paletti. Secondo il suo ragionamento, ad esempio, una qualsiasi bischerata o idiozia che contenga "w la pace, abbasso la guerra" (e, comunque, tali cose sono fedelmente registrate qui dentro) dovrebbe "giovare più alla causa" della libera interpretazione di un testo. Perché è questo il punto focale della questione: ciò che Timone considera "forzature" o addirittura "violenze", per altri non sono altro che libere interpretazioni.

Tali libere interpretazioni, è vero, possono essere più o meno pertinenti e convincenti; ma è, credo, il destino insito in ogni testo prodotto dalla mente umana. Ciononostante non sarebbe possibile dare l'ostracismo ad un'interpretazione, soltanto basandosi su cosiddetti dati oggettivi o, peggio che mai, sulla volontà dell'autore. L'esempio più lampante che posso addurre è una canzone fondamentale come Lili Marleen [Lied eines jungen Wachtpostens]. In che cosa è stata composta come "canzone contro la guerra"? Si tratta di una canzoncina nella quale la guerra non viene messa minimamente in discussione, e che veniva trasmessa da un'emittente militare tedesca. Lo è diventata, "contro la guerra", per la sua storia. E così altre canzoni che, apparentemente, contro, sulla o nella guerra non c'entrano niente, possono diventarlo o esserlo considerate per mille motivi che qualcuno può desiderare di esprimere.

Così facendo, si arriva a ciò che ritengo il vero carattere di questo sito. Non è un' "enciclopedia" o una "wikipedia" della canzone antimilitarista, pacifista, di lotta e quant'altro: è un luogo dove è possibile anche esprimere una sorta di creatività critica basata esclusivamente sul testo. La "causa pacifista", o comunque la si voglia chiamare, ha così a disposizione qualcosa in più. Non facilmente definibile, ma assolutamente unico. Non una "raccolta" o "collezione" di testi "in topic" (che pure ci sono tutti quanti), ma anche altri spunti, a volte singolari, ai quali si è pensato. Senza volere per questo imporli: se il Timone, ad esempio, ritiene che "Seven Curses" non fornisca spunti convincenti per un ragionamento (ed un impegno) per la "causa", è libero di farlo. E anche di esprimerlo, naturalmente, nel modo che meglio crede. Anche di considerare tutto ciò come "menzogne", assumendosene però la responsabilità e accettando che non gli venga risposto con gentilezza. Chi esprime dure parole deve accettare che gli venga replicato in modo altrettanto duro.

In conclusione, io credo che i cosiddetti "lettori intelligenti", se davvero lo sono, capiscano in generale benissimo quali siano le motivazioni, i metodi ed i criteri di questo sito. Io credo che l'intelligenza, quella vera, non debba essere disgiunta mai dall'esercizio della libertà, anche interpretativa. Superficialità, casomai, è volersi costringere in una sorta di luogo chiuso, delimitato, addirittura impenetrabile. Una specie di "lager contro la guerra". E fare di questo sito un lager, per compiacere certe purezze, sarebbe la cosa che meno "gioverebbe alla causa" di tutte quante, oltre a non giovare per nulla all'intelligenza ed al discernimento che tanto si invocano.

Saluti.

Riccardo Venturi - 18/11/2009 - 16:07


Ciao Riccardo,

il tuo atteggiamento pacato verso il Timone è encomiabile, quasi da "buon padre di famiglia"... Hai raccolto uno "sproposito" offrendo a tutti l'ennesima occasione per capire che cos'è e cosa non è questo sito...
Eppure è vero che il Timone, dal suo primo intervento fuori luogo e sopra le righe di un anno fa, avrebbe dovuto avere tutto il tempo di capire, di approfondire... Se non l'ha fatto è semplicemente perchè è interessato solo al suo rigido punto di vista condito da insulti immotivati...
Mi dispiace, ma non ho pazienza e rispetto per questo genere di personaggi, non dissimili dai vari troll, provocatori o dai membri di "press gang" stile "informazionecorretta.com" od "esercito dei 50 centesimi"...
Se il Timone avesse almeno al suo attivo qualche contributo, ma neppure quello... solo "canzoni alla cazzo", "mistificatori che nemmeno sanno leggere", "violentatori della poesia", "servi dell'ideologia pacifista", "arbitrari", "faziosi"... Gli stessi concetti, gli stessi insulti ripetuti senza originalità dopo un anno... E il tutto a commento di una canzone che è un sunto dell'antimilitarismo e di un'altra che - in giorni in cui sono ancora caldi i corpi dei morti di galera - parla dell'ingiustizia della "giustizia" e della violenza del potere...

Beh, io penso che personaggi come il Timone siano solo dei provocatori oppure dei cretini tronfi di sè stessi che non meritano la comprensione che hai sprecato...

Saludos

Alessandro - 18/11/2009 - 18:59


... e poi, scusa, ma al Timone Insultatore, che nulla ha fatto per questo bel sito, gli dai del purista, e al sottoscritto invece gli cassi l'inserimento di "Beat It" di Maicol Gecson (m'è rimasta sul gargarozz)...
Non c'è più giustizia a questo mondo, non c'è più religione!

Alessandro - 18/11/2009 - 19:09


Caro Alessandro,

Certo che dare al sottoscritto di buon padre di famiglia mi fa sorridere, e non poco.

Ma vedi, il problema non è il Timone Misantropo o chi per lui: è, invece, proprio non perdere una buona occasione per mettere davanti agli occhi di chiunque segua questo sito che cosa esso veramente sia.

E credo che nessuna occasione del genere debba essere sprecata. Serve a non essere fraintesi, e a mettere le carte in tavola.

Serve a dire: "Oh, così siamo, e così resteremo. E se non ti piace, ne hai tutto il diritto però le tue critiche ci toccano fino a un certo punto".

Come ben sai, non è che io mi sia mai vergognato a pigliare qualche tizio o tizia che è capitato/a qui dentro a fare il gradasso, e a rigirarlo/a come un calzino. Ma non è sempre il caso di farlo. Almeno quando la cosa offre spunti che sono ben più importanti e interessanti di una pettinata.

Il fatto è che alla libertà interpretativa tengo come a poche altre cose, qui dentro. È il punto fondante di questo sito. Se qualcuno non lo capisce, non posso e non possiamo farci niente; ancor più se diamo, pacatamente, tutti gli elementi per comprendere.

Per quel che mi riguarda, continuerò a farlo.

Quanto a "Beat It" e a Maicol Gecson, mi dispiace: potrai strepitare ancora a lungo, ma finché io sarò qui dentro eserciterò al riguardo il mio angelico, serafico & paterno potere discrezionale.

Sennò che perfido admin sarei?

Saluti carissimi

Riccardo Venturi - 18/11/2009 - 22:10


Nell'intro alla canzone c'è un errore.
L'album della Collins non si intitola "Hootenanny" ma " Judy Collins 3".
Hootenanny è il titolo di una serie televisiva della ABC sulla folk music che venne trasmessa tra il 1963 e il 1964 e alla quale partecipò anche Judy Collins.

Bartleby - 28/7/2011 - 11:17


E’ una storia che ha conosciuto una grande fortuna nell’Europa medievale in particolare la ritroviamo in una tra le più note ballate italiane “Cecilia” riportata da Costantino Nigra al numero 3 (vedi)

Così la ballata popolare ungherese “Feher Anna” narra la storia di un uomo condannato a morte per aver rubato un cavallo. La sorella nel tentativo di salvarlo passa la notte a letto con il giudice ma al mattino scopre che il fratello è stato ugualmente impiccato.

“The subject, is probably Italian in origin, and passed on into French and English collections of tales through Latin transmission. This ballad probably came to Hungary from the Italians, perhaps through Dalmatian transmission, after the middle of the 16th century” (tratto da Ballads of Wandering and Captivity)


Le versioni che la fanno circolare nei circuiti folk degli anni 60 portano il titolo di “Anathea” e di “Seven Courses”. Nello stesso anno (1963) della Collins però a maggio Bob Dylan registra “Seven Courses” (suonata già in concerto nel mese di aprile) praticamente la stessa storia di “Laszlo Thea stole a stallion” Dylan cambia il nome nel più irlandese e tradizionale “Old Reilly” ed è la figlia a sacrificare la sua verginità per salvarlo. Aggiunge inoltre il sotto tema delle maledizioni peraltro presenti nelle versioni scandinave della ballata .

continua in Terre celtiche

Cattia Salto - 5/5/2017 - 11:33




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