non invidiare chi nascerà domani
chi potrà vivere in un mondo felice
senza sporcarsi l'anima e le mani
Noi siam vissuti come abbiam potuto
negli anni oscuri, senza libertà
siamo passati fra le forche ed i cannoni
chiudendo gli occhi ed il cuore alla pietà
Ma anche dopo il più freddo degli inverni
ritorna sempre la dolce primavera
la nuova vita che comincia stamattina
in queste mani sporche ha una bandiera
Non siamo più né carne da cannone
né voci vuote che gridano di sì
a chi è caduto per la strada noi giuriamo
per i loro figli non sarà così
Vogliamo un mondo fatto per la gente
di cui ciascuno possa dire è mio
dove sia bello lavorare e far l'amore
dove il morire sia volontà di Dio
Vogliamo un mondo senza patrie in armi
senza confini tracciati coi coltelli
l'uomo ha due patrie una è la sua casa
l'altra è il mondo e tutti siam fratelli.
Vogliamo un mondo senza ingiusti sprechi,
quando c'è ancora chi di fame muore.
Vogliamo un mondo in cui chi ruba va in galera,
anche se ruba in nome del Signore.
envoyé par Riccardo Venturi
Non maledire questo nostro tempo
Non invidiare chi nascerà domani,
chi potrà vivere in un mondo felice
senza sporcarsi l'anima e le mani.
Noi siam vissuti come abbiam voluto
negli anni oscuri senza libertà.
Siamo passati tra le forche e i cannoni
chiudendo gli occhi e il cuore alla pietà.
Ma anche dopo il più duro degli inverni
ritorna sempre la dolce primavera,
la nuova vita che comincia stamattina,
di queste mani sporche a una bandiera.
Non siamo più né carne da cannone
né voci vuote che dicono di sì.
A chi è caduto per la strada noi giuriamo
pei loro figli non sarà così.
Vogliamo un mondo fatto per la gente
di cui ciascuno possa dire "è mio",
dove sia bello lavorare e far l'amore,
dove il morire sia volontà di Dio.
Vogliamo un mondo senza patrie in armi,
senza confini tracciati coi coltelli.
L'uomo ha due patrie, una è la sua casa,
e l'altro è il mondo, e tutti siam fratelli.
Vogliamo un mondo senza ingiusti sprechi,
quando c'è ancora chi di fame muore.
Vogliamo un mondo in cui chi ruba va in galera,
anche se ruba in nome del Signore.
Vogliamo un mondo senza più crociate
contro chi vive come più gli piace.
Vogliamo un mondo in cui chi uccide è un assassino,
anche se uccide in nome della pace.
Chanson italienne – 25 Aprile 1945 / Non maledire questo nostro tempo – Luigi Lunari
Texte de Luigi Lunari – Musique Gino Negri / Lino Patruno.
Ne maudissez pas notre temps
N'enviez pas celui qui naîtra demain
Qui pourra vivre dans un monde heureux
Sans se salir l'âme et les mains.
Nous avons vécu comme nous avons voulu
Dans des années obscures sans liberté.
Nous sommes passés entre les gibets et les canons
En fermant les yeux et le cœur à la pitié.
Mais même après le plus dur des hivers
Revient toujours le doux printemps
La vie nouvelle commence ce matin
De ces mains salies à un drapeau.
Nous ne sommes plus chair à canon
Ni voix vides qui disent toujours oui.
À celui qui est tombé en chemin nous jurons
Que pour ses enfants, ce ne sera plus ainsi.
Nous voulons un monde fait pour les gens
Où chacun pourra dire « me voilà » ;
Où il sera bien de travailler et de faire l'amour,
Où on mourra naturellement.
Nous voulons un monde sans patrie ni armes,
Sans frontières découpées au couteau.
L'homme a deux patries, une est sa maison
Et l'autre est le monde, et nous sommes tous frères.
Nous voulons un monde sans mépris,
Où il y a encore celui qui meurt de faim.
Nous voulons un monde où celui qui vole va en prison,
Quand il vole au nom de son Seigneur.
Nous voulons un monde sans croisade,
Contre celui qui vit comme il lui plaît.
Nous voulons un monde où celui qui tue est un assassin,
Même s'il tue au nom de la paix.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 28/4/2011 - 13:53
No maldigáis este tiempo nuestro
No envidiéis a quien nacerá mañana
que podrá vivir en un mundo feliz
sin ensuciarse el alma y las manos.
Nosotros hemos vivido como quisimos
en los años oscuros sin libertad.
Pasamos tras los patíbulos y los cañones
cerrando los ojos y el corazón a la piedad.
Pero incluso después del más duro de los inviernos
vuelve siempre la dulce primavera,
la nueva vida que comienza esta mañana,
de estas manos sucias en una bandera.
No seamos más ni carne de cañón
ni voces vacías que dicen sí.
A quien ha caído en el camino nosotros le juramos
por sus hijos que no será así.
Queremos un mundo hecho por la gente
del que todos puedan decir “es mío”,
donde sea bueno trabajar y hacer el amor
donde el morir sea voluntad de Dios.
Queremos un mundo sin patrias armadas,
sin fronteras trazadas con cuchillos.
El hombre tiene dos patrias, una es su casa,
y la otra es el mundo, y todos somos hermanos.
Queremos un mundo sin injustos residuos,
cuando todavía hay quien muere de hambre.
Queremos un mundo en el que quien robe vaya a la cárcel,
aunque se robe en el nombre del Señor.
Queremos un mundo sin más cruzadas
contra el que vive como más le place.
Queremos un mundo en el quien mata es un asesino,
aunque se mate en nombre de la paz.
envoyé par Gustavo Sierra Fernández - 3/11/2011 - 20:48
solo due parole per precisare che la versione originale è quella di Lunari e Negri e il vero titolo 25 aprile 1945, mentre la versione dei Gufi è un rifacimento.
Ciao e buona strada.
(Paolo d'Alessandro)
Letizia liqui
letizialiqui - 11/4/2008 - 10:40
Marco Moiraghi - 11/8/2010 - 19:44
CCG/AWS Staff - 11/8/2010 - 21:23
(Intanto forse però vi può interessare l'esistenza di due canzoni di Gino Negri contro la guerra: sono due traduzioni e adattamenti dallo spettacolo "Oh! It's A Lovely War!", di cui voi avete inserito uno dei pezzi principali; Negri ne ha curato la versione italiana, facendo due canzoni antimilitariste, pubblicate nel 1963)
Marco Moiraghi - 11/8/2010 - 23:15
Ancora mille ringraziamenti, Moiraghi, per i suoi interventi davvero opportuni e preziosi.
CCG/AWS Staff - 11/8/2010 - 23:39
Intanto, se vi interessa, vi posso fornire ogni dato relativo alle due canzoni di cui vi ho detto, dallo spettacolo "Oh what a Lovely War" tradotto in italiano. Voi avete inserito "Oh! It's a Lovely War", che è una delle canzoni centrali; Negri invece ha tradotto le successive "When this Lousy War is over" (diventata "Finirà 'sta sporca guerra") e "I want to go Home" (diventata "Voglio andar via"). Sono due piccole cose, certo; ma sono perfettamente adatte al vostro sito. Inoltre tenete presente che ci sono ancora i vinili delle versioni sia inglese sia italiana (con parecchie altre canzoni interessanti); lo spettacolo italiano ha il titolo generale "Oh! Che bella guerra!" (1963-65).
Credo che indagando bene nell'archivio (in buona parte inedito) delle oltre 200 canzoni di Negri (archivio che sto personalmente ordinando e studiando: sarà oggetto di varie pubblicazioni in un futuro non lontano) si possano trovare altre cose contro la guerra; è questione di tempo, posso provare a cercare.
Vi lascio la mia email per approfondire il contatto, sempre che vi interessi. A presto!
Marco Moiraghi - 12/8/2010 - 16:57
Marco Moiraghi - 13/8/2010 - 11:32
Vito Vita - 27/4/2011 - 10:55
Idem per Gino Negri:
http://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Negri
Vito Vita - 27/4/2011 - 11:05
Vito Vita - 27/4/2011 - 11:09
DEPONTI MANSUETO Compositore Musica (C)
PATRUNO LINO Compositore Musica (C)
LUNARI GIGI Autore del Testo (A)
EMI MUSIC PUBLISHING ITAL Editore Originale (E)
Lorenzo - 27/4/2011 - 11:20
Marco Moiraghi - 21/9/2011 - 11:38
CCG/AWS Staff - 21/9/2011 - 12:10
Marco Moiraghi - 21/9/2011 - 13:47
Questa invece è la versione dei Gufi. La musica è in effetti diversa ed il testo è quello riportato come "versione dei gufi" in questa pagina ed è molto simile al primo.
Quindi non mi sentirei di dire che sono due canzoni differenti, ma semmai due versioni diverse. Per la seconda Patruno ha riscritto probabilmente la musica, ma mi sembra che anche se non la melodia mantenga il ritmo della musica originale (di Gino Negri). Lascio ai musicologi più esperti giudicare su questo punto.
Lorenzo - 21/9/2011 - 20:24
I Gufi avevano inciso “Non maledire questo nostro tempo” in quanto faceva parte del loro spettacolo “Non so non ho visto se c’ero dormivo” (1967, cfr. album omonimo), su testi, appunto, di Lunari (con cui il gruppo avrebbe collaborato anche in seguito). La musica di quella versione è di Lino Patruno, quindi è completamente diversa da quella composta da Negri, anche se alcune idee, come la progressione armonica per semitoni, sono quasi comuni. Direi che è proprio il testo a suggerire un’enfasi musicale. Il testo, a un primo raffronto, riporta un lieve cambiamento solo nel finale.
Non so se la versione di Negri (tra le maggiori figure della musica contemporanea e della “nuova canzone” in Italia, oltre che della didattica, mancato vent’anni fa) fosse comunque anteriore, e fosse stata eseguita da altri, per cui, nel caso, Lunari avrebbe poi “riciclato” il testo per lo spettacolo, ma non ho trovato nulla che faccia pensare a questa ipotesi.
(Giuliano)
Luigi Lunari
luigi Lunari - 9/2/2013 - 22:49
Grazie per l'attenzione e molti cordiali saluti
Luigi Lunari
luigi.lunari@libero.it
www.luigilunari.com
Luigi Lunari - 1/2/2014 - 11:16
E spiegala ai tuoi figli
E ai figli dei tuoi figli
Racconta loro
Come un popolo in rivolta
Si liberasse un giorno
Dall’oppressore
E narra loro
Le mille e mille gesta di quei prodi
Che sui monti, nei borghi e in ogni passo
Sbarrarono il passo all’invasore
Né ti scordar dei morti
Né ti scordar di raccontare
Cos’è stato il fascismo
E il nazismo
E la guerra
Ricorda le rovine, le stragi, la fame e la miseria
Lo scroscio delle bombe e il pianto delle madri
Ricordati di Buchenwald
Delle camere a gas, dei forni crematori
E tutto questo
Spiega ai tuoi figli
E ai figli dei tuoi figli
Non perché l’odio e la vendetta duri
Ma perché sappian quale immenso bene
Sia la libertà
E imparino ad amarla
E la conservino intatta
E la difendano sempre."
Bernart Bartleby - 17/8/2016 - 21:24
CCG Staff - 25/4/2021 - 22:07
Testo di Gigi Lunari
Musica di Lino Patruno dei Gufi (per "Non maledire questo nostro tempo") (come confermato dallo stesso Patruno)
Musica di Gino Negri (per "25 aprile 1945")
"Non maledire questo nostro tempo" è stata interpretata dai Gufi nello spettacolo "Non so, non ho visto, se c'ero dormivo" (1967)
"25 aprile 1945" è stata interpretata da Milva nell'album "Libertà" del 1975.
Nella sua parte iniziale, il testo sembra mostrare precise influenze di An die Nachgeborenen ("A coloro che verranno") di Bertolt Brecht. [RV]
Abbiamo scelto di incorporare nella stessa pagina due canzoni con testo simile ma melodie diverse (anche se il ritmo presenta affinità notevoli).
"25 aprile 1945" è stato cantato da Milva su musica di Gino Negri, mentre la versione musicata da Lino Patruno è stata incisa dai Gufi. L'incisione dei Gufi è precedente a quella di Milva.
Per questo abbiamo scelto di attribuire la canzone all'autore del testo, che è sicuramente lo stesso per le due versioni. [CCG/AWS Staff]
Riportiamo qui per prima la versione interpretata dai Gufi