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Oncle Archibald

Georges Brassens
Lingua: Francese


Georges Brassens

Lista delle versioni e commenti


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brasschat
[1957]
Paroles et Musique de Georges Brassens
Testo e musica di Georges Brassens
Album: Oncle Archibald [B Liuteria V]
2003: Cd Mercury/Universal
®Editions Musicales 57

Rue Froidevaux, ore 3 della notte
di Riccardo Venturi
froidevaux

Rue Froidevaux è una strada del 14° Arrondissement parigino, che di per sé non avrebbe nulla di particolare se non fosse per il fatto che vi si trova l'ingresso di uno dei più grossi e storici cimiteri parigini, il cimitero di Montparnasse. Qui interviene l'imponderabile, perché il nome della strada, dedicata ad un tenente colonnello dei pompieri nato nel 1827 e morto nel 1882, in francese suona qualcosa come “fredde valli”; e un cimitero in via “Fredde Valli”, magari, alle tre di una nebbiosa notte dicembrina mette un po' di brividini al culo anche se il povero tenente colonnello non c'entra nulla. Figurarsi se, come accadde a uno dei famosi zii dello zio Georges, lo zio Arcibaldo, vi si incontrasse nientemeno che la Nera Signora che viene a prenderti; e di strada, ohimé, ne avrebbe anche a far poca; le basterebbe pigliarti e saltare il muro.

Ora, però, dovete sapere che la Morte, con tutti i suoi regolari ammennicoli, non ci aveva fatto i conti, con questo famoso zio di Brassens. E neppure col nipote, che raccontando la sua storia, comincia subito col trattarla alla stregua di una puttana che batte il marciapiede del cimitero. Ed era ora, perdìo: e basta con tutte le stronzate della “sorella morte”! Ma non è finita qui, no che non è finita qui; lo zio Arcibaldo si dimostra a dir poco recalcitrante, e non ci ha proprio nessuna voglia di farci neppure una sveltina, neppure una petite baise en levrette, con quella Signora lì. Al solenne discorsetto della tipa, lo zio Arcibaldo risponde con una dichiarazione di portata storica, che dovrebbe -ne sono convinto!- essere incisa ovunque, nei luoghi pubblici, sui templi, nelle nostre coscienze:

Che schifo, le donne scarnificate!
Evviva le donne un tantino
rotondette!

Questa qui la Morte non se l'aspettava. Magari aveva fatto una cura dimagrante millenaria, decisamente energica, senza per questo riuscire ad apparire più carina, più gradevole; in più si trova davanti a uno cui le “Twiggy” non piacciono punto. E' troppo: senza star più a far tanti discorsi, gli tira una bella falciata, e via. Insomma, zio Arcibaldo non le aveva mostrato né rispetto e né paura, la aveva presa per i fondelli, le aveva dato di “scarnificata” (eh beh...); e allora s'era ricordata, ohimé, di avere il coltello -pardon, la falce- sempre dalla parte del manico.

Ecco, basterebbe questa storia per fare di questa canzone un capolavoro assoluto, anche se si fermasse alle prime strofe. Ma a zio Georges non è bastato. La storia l'ha continuata, accidenti se l'ha continuata; rendendo questa canzone non un semplice “capolavoro”, ché di capolavori ce ne sono tanti e forse anche troppi, ma una cosa assolutamente unica. Il “dopomorte” di Brassens, o meglio di Zio Arcibaldo e della sua poco appetibile tipa di Rue Froidevaux, non ve lo racconto. Vi dico soltanto che la Signora deve in qualche modo convincere lo zio; e per farlo gli sciorina una serie di strofe che sono l'inno ad un paradiso vero, un paradiso che -è implicito nella canzone- dovrebbe stare in terra. Perché ci parla di quel che dovrebbe essere l'aldiquà, e non un presupposto aldilà, questa canzone. Perché ci parla dei desideri umani, del non chinare più la testa davanti al padrone, del non essere più sfruttati come bestie da soma, del non dover più dire “signorsì”. Ci parla, soprattutto, nel non dover più sperare nella morte per avere un po' di pace, di libertà, di uguaglianza. In questo mondo qui, sembra che sia la morte a doverci parlare della vita, e della vita come dovrebbe essere.

A pensarci bene, chissà perché la metto tra gli “Extra”, questa canzone qui. Forse per uno scrupolo tematico, forse perché è indefinibile per natura. Per le strade di mezzo mondo, che fossi solo o in compagnia, è stato raro che a un certo punto non mi sia messo a cantarla, come una compagna di strada, come qualcosa che mi piacerebbe avere il coraggio, come zio Arcibaldo, di dire alla Morte il giorno che verrà a pigliarmi, magari in una via Roma qualsiasi.

A proposito: nella canzone Brassens non dice che il tutto si è svolto in rue Froidevaux, sebbene nomini quella strada in un'altra canzone che non sto a dirvi. Ma a due passi da Rue Froidevaux ci abitava. Stai a vedere che... [RV]
O vous, les arracheurs de dents
Tous les cafards, les charlatans
Les prophètes
Comptez plus sur oncle Archibald
Pour payer les violons du bal
A vos fêtes,
A vos fêtes.

En courant sus à un voleur
Qui venait de lui chiper l'heure
A sa montre
Oncle Archibald, coquin de sort!
Fit, de Sa Majesté la Mort
La rencontre,
La rencontre.

Telle une femme de petite vertu
Elle arpentait le trottoir du
Cimetière
Aguichant les hommes en troussant
Un peu plus haut qu'il n'est décent
Son suaire,
Son suaire.

Oncle Archibald, d'un ton gouailleur
Lui dit: "Va-t'en faire pendre ailleurs
Ton squelette
Fi! des femelles décharnées!
Vive les belles un tantinet
Rondelettes,
Rondelettes!"

Lors, montant sur ses grands chevaux
La Mort brandit la longue faux
D'agronome
Qu'elle serrait dans son linceul
Et faucha d'un seul coup, d'un seul
Le bonhomme,
Le bonhomme.

Comme il n'avait pas l'air content
Elle lui dit: "Ça fait longtemps
Que je t'aime
Et notre hymen à tous les deux
Était prévu depuis le jour de
Ton baptême,
Ton baptême.

"Si tu te couches dans mes bras
Alors la vie te semblera
Plus facile
Tu y seras hors de portée
Des chiens, des loups, des hommes et des
Imbéciles,
Imbéciles.

"Nul n'y contestera tes droits
Tu pourras crier "Vive le roi!"
Sans intrigue
Si l'envie te prend de changer
Tu pourras crier sans danger
"Vive la Ligue,
Vive la Ligue!"

"Ton temps de dupe est révolu
Personne ne se paiera plus
Sur ta bête
Les "Plaît-il, maître?" auront plus cours
Plus jamais tu n'auras à cour-
ber la tête,
ber la tête."

Et mon oncle emboîta le pas
De la belle, qui ne semblait pas
Si féroce
Et les voilà, bras dessus, bras dessous,
Les voilà partis je ne sais où
Faire leurs noces,
Faire leurs noces.

O vous, les arracheurs de dents
Tous les cafards, les charlatans
Les prophètes
Comptez plus sur oncle Archibald
Pour payer les violons du bal
A vos fêtes,
A vos fêtes.

inviata da Riccardo Venturi - 4/3/2009 - 01:58




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
4 marzo 2009
ZIO ARCIBALDO

Voi, cavadenti,
voi bacchettoni, ciarlatani,
voi, profeti,
non contate più su zio Arcibaldo
per tenervi bordone
alle feste,
alle feste.

Mentre rincorreva un ladro
che gli aveva appena rubato l'ora
all'orologio,
zio Arcibaldo, destino crudele!,
fece di Sua Maestà la Morte
l'incontro,
l'incontro.

Come una donna di scarsa virtù
batteva il marciapiede del
cimitero
e adescava gli uomini tirando
un po' più in su del decente
il sudario,
il sudario.

Zio Arcibaldo, a presa di culo,
le disse: « Ma vallo a sbattere altrove
il tuo scheletro!
Che schifo le donne scarnificate,
evviva le belle un tantino
rotondette,
rotondette! »

Allora, montando sui suoi gran destrieri
la Morte brandì la sua frullana
da agronomo
che teneva stretta nel sudario
e falciò d'un colpo, d'un sol colpo
quel brav'uomo,
quel brav'uomo.

Siccome non aveva un'aria felice
lei gli disse: « È da tanto tempo
che ti amo,
e il nostro bello sposalizio
era previsto fin dal giorno
che ti han battezzato,
battezzato.

« Se ti stendi fra le mie braccia
allora la vita ti sembrerà
più facile,
sarai fuori della portata
dei cani, dei lupi, degli uomini e degli
imbecilli,
imbecilli.

« Nessuno contesterà i tuoi diritti,
potrai gridare Viva il Re!
quando ti va,
e se ti vien voglia di cambiare
senza patemi potrai gridare
Viva la Repubblica,
Viva la Repubblica!

« È finito il tempo degli imbrogli,
nessuno si accanirà più
su di te come su una bestia.
I 'Signorsì' andranno fuori corso,
mai più dovrai chi-
nar la testa,
nar la testa. »

E mio zio allora andò dietro
alla bella, che non sembrava più
così feroce,
ed eccoli, tutt'e due a braccetto,
eccoli partiti per chissà dove
a far nozze,
a far nozze.

Voi, cavadenti,
voi bacchettoni, ciarlatani,
voi, profeti,
non contate più su zio Arcibaldo
per tenervi bordone
alle feste,
alle feste.

4/3/2009 - 03:12




Lingua: Italiano

ZIO ARCIBALDO

Dentisti, preti e ciabattini
ed osti che mescete ai vini
acqua tonica,
lo zio Arcibaldo vi saluta
e non vi lascia che una muta
fisarmonica,
fisarmonica.

Mentre inseguiva uno sbandato
che gli aveva sgraffignato
l'orologio
a zio Arcibaldo toccò in sorte
di incappare nella Morte
tutto mogio,
tutto mogio.

Come una zoccola dappoco
s'aggirava intorno al fuoco
al camposanto
e per fermar qualche cliente
sollevava oltre il decente
il suo manto,
il suo manto.

Lo zio urlò "Tanto non m'ingrifo!
E còpriti chè mi fai schifo,
vecchia ossuta!
Non sei il mio tipo, mi dispiace,
la mia Venere è procace
e paffuta,
e paffuta!"

La Morte speronò il suo bolso
e controllando l'ora al polso
si decise,
brandì la falce dal lenzuolo
e fu in un colpo, un colpo solo
che lo uccise,
che lo uccise.

Siccome lui non le fu domo,
lei gli disse "Tu sei l'uomo
che ho più amato
e i nostri incontri eran previsti
fin dal giorno in cui venisti
battezzato,
battezzato!

Se mi ti stendi fra le braccia
lascerai questa vitaccia
d'afflizioni
non dovrai più temere i cani,
i lupi dai sembianti umani
e i coglioni,
e i coglioni!

Non avrai più chi ti disprezza,
puoi cantare "Giovinezza!"
se ti pare...
E se ti fai un'altra opinione,
puoi intonare una canzone
popolare,
popolare.

Non temerai più la cifosi
per due spiccioli schifosi
di salario.
Non dovrai più assentire prono
a chi ti chiede qualche buono
straordinario,
straordinario.

Lo zio Arcibaldo le andò dietro,
in lei sparì quel ghigno tetro,
quel suo scherno
e tutti udirono il preconio
di quel loro matrimonio
sempiterno,
sempiterno.

Dentisti, preti e ciabattini
ed osti che mescete ai vini
acqua tonica,
lo zio Arcibaldo vi saluta
e non vi lascia che una muta
fisarmonica,
fisarmonica.

inviata da Salvo - 11/11/2011 - 11:20




Lingua: Italiano

ZIO ARCIBALDO

O voi profeti dilettanti,
Voi ciarlatani e cavadenti,
Voi birbanti,
Su zio Arcibaldo non contate
Per pagar le vostre abbuffate,
Alle feste, alle feste…

Correndo dietro a uno che
La sua ora gli avea scippato,
Stranamente,
Zio Arcibaldo, mondo dannato,
Si trovò in faccia alla Morte
In un niente, in un niente…

Come una donna di mestiere,
Batteva il marciapiede del
Cimitero.
Adescava gli uomini mostrando
Le sue nudità indecenti,
Per intero, per intero…

Lo zio Arcibaldo inorridito
Le disse, puntandole il dito,
“Maledetta!
Delle ossa tue non so che fare,
La sola donna ch'io possa amare
È rotondetta, rotondetta”…

La Morte allor s’inalberò,
Sul nero cavallo montò,
E, col falcione,
Stroncò il povero Arcibaldo,
Fulmineamente e senza alcuna
Compassione, compassione…

Dato che lui era scontento,
Lei gli disse: “Per molto tempo
Io ti ho amato;
Le nostre nozze, bello mio,
Eran decise fin da quando
Tu sei nato, tu sei nato…

Se a me tu ti abbandonerai,
Liberato ti sentirai
Dagli assilli:
Più non sarai alla portata
Dei cani, dei lupi e
Degl’imbecilli, imbecilli…

Qui nessuno può limitare
I tuoi diritti: puoi dileggiare
I comunisti.
Se poi hai voglia di cambiare,
Ad alta voce, puoi schernire
I fascisti, i fascisti.

Tutto ormai sarà cambiato,
Tu non sarai più comandato
Da padroni.
D’ora in poi non piegherai
Più la testa davanti ai
Capoccioni, capoccioni”.

Lo zio Arcibaldo prese allora
Sotto braccio la sua signora,
Non scontento…
Ed eccoli partire insieme,
Partir per la luna di miele
Senza tempo, senza tempo.

O voi profeti dilettanti,
Voi ciarlatani e cavadenti,
Voi birbanti,
Su zio Arcibaldo non contate
Per pagar le vostre abbuffate,
Alle feste, alle feste…

23/2/2024 - 21:53




Lingua: Italiano (Piemontese)

Versione piemontese di Fausto Amodei interpretata da Gipo Farassino e da lui incisa nel disco “Ij Bogianen” del 1972

Ij Bogianen

Testo – in corso di revisione – trovato sul sito Canzoni del Piemonte e della Liguria curato da Enrico Casali, dove sono disponibili anche gli accordi e lo spartito della canzone.

Gipo Farassino - Barba Michlin
BARBA MICHLIN

Per i tre amis, ël gavadent
ël ressia oss, ël pista unguent
l'é bin neira
Barba Michlin ch'a fasìa 'l quart
podrà mai pì giùghé soa part
al saba 'd seira
al saba 'd seira.

Corìa darera sensa fià
a un lader ch'a j'avia rubà
la soa crava
quand l'é scontrase, bruta sort
propi in sua maestà la mort
ch'lo spetava
ch'lo spetava.

Sua maestà an sul marciapé
dal camposant fasìa 'l mestè
dla bagassa
con ël linseul tirà bin su
per mustè a tuti le virtù
sua carcassa
sua carcassa.

Barba Michlin ai cria daré
“Coj oss ch'as s'ja vada a stermé
ca s'ja cuata
le fomne maire 'n piaso nen
motobin mej na frisa 'd sen
e an po d' cùlata
e an po d' cùlata”.

La mort a l'é montà a caval
l'ha pià la sijessa dal faudal
ch'la cubrìa
e a l'ha sijà come un pruss cheuit
col povr bon om e buna neuit
così sia
così sia.

Peui a l'ha dije “Fame 'l piasì,
mi t'amo e son stant'ani e pì
ch'it soagno
ël nost mariage a l'é fissà
da quande ti 't jere masnà,
t'jere 'n gagno
t'jere 'n gagno.

“Ant ij me prà it dovras pì nen
mangé mac pì per esse pien
pan e siule
pì nen paùra ant ij me brass
dij can, dij lùv, dij cornajass
e dle ciule
e dle ciule.

Ai sarà gnun ch'a dirà Beh
s'at ven da scrive Viva ël Re
an sla mùraja
s'it veule scrive an sij canton
Eviva la Rivolussion!
gnun ca braja
gnun ca braja.

I saran pì dij manigold
ch'a riesso a piete tuti ij sold
a la scopa
t'l avras pì nen ruffian e padron
da tene a sina e a colassion
an sla grupa
an sla grupa.

Me barba l'ha seguì seren
la bela ch'a l'era pì nen
tanto grama
passin passett l'han ciapà su
e da lontan smijavo un monsù
e sua madama
e sua madama.

Per i tre amis, ël gavadent
ël ressia oss, ël pista unguent
l'é bin neira
Barba Michlin ch'a fasìa 'l quart
podrà mai pì giùghé soa part
al saba 'd seira
al saba 'd seira.

inviata da Bernart Bartleby - 7/3/2016 - 14:12




Lingua: Italiano

Traduzione italiana della versione piemontese di Amodei e Farassino, dal sito Canzoni del Piemonte e della Liguria curato da Enrico Casali.
ZIO MICHELINO

Per i tre amici, il cavadenti
il segaossa e lo schiaccia unguenti
è ben nera
Zio Michelino che faceva il quarto
non potrà mai più giocare la sua parte
il sabato sera
il sabato sera.

Correva senza fiato dietro
a un ladro che gli aveva rubato
la sua capra
quando si è scontrato, brutta sorte
proprio in sua maestà la morte
che lo aspettava
che lo aspettava.

Sua maestà sul marciapiede
del camposanto faceva il mestiere
della bagascia
con il lenzuolo tirato bene su
per mostrare a tutti le virtù
la sua carcassa
la sua carcassa.

Zio Michelino le urla dietro
“Quelle ossa se le vada a nascondere
che se le copra
le donne magre non mi piacciono
molto meglio un briciolo di seno
e anche un po' di culatta
e un po' di culatta”.

La morte è montata a cavallo
ha preso la falce dal grembiale
che la copriva
e ha falciato come una pera cotta
quel povero buon uomo e buonanotte
così sia
così sia.

Poi gli ha detto “Fammi il piacere
io ti amo e sono settant'anni e più
che ti tratto con riguardo
il nostro matrimonio è fissato
da quando eri bambino
eri un moccioso
eri un moccioso.

Nei miei prati non dovrai più
mangiare solo per essere pieno
pane e cipolle
non più paura nelle mie braccia
di cani, lupi e cornacchie
e degli stupidi
e degli stupidi.

Ci sarà nessuno che dirà Beh
se ti viene da scrivere Viva il Re!
sulla muraglia;
se vuoi scrivere sugli angoli
Evviva la rivoluzione!
nessuno che sbraita
nessuno che sbraita.

Non ci saranno più manigoldi
che riescono a prenderti tutti i soldi
a scopa
non avrai più ruffiani e padroni
da tenere a cena e a colazione
sul groppone
sul groppone.”

Mio zio ha seguito sereno
la bella che non era più
tanto cattiva
passo passo hanno preso su
e da lontano sembravano un signore
E la sua signora
e la sua signora.

Per i tre amici, il cavadenti
il segaossa e lo schiaccia unguenti
è ben nera
Zio Michelino che faceva il quarto
non potrà mai più giocare la sua parte
il sabato sera
il sabato sera.

inviata da Bernart Bartleby - 7/3/2016 - 14:23


Bellissima la versione piemontese del Maestro Amodei, così come quella italiana del grande Salvo Lo Galbo, millanta volte superiore per metrica e cantabilità all'altra versione italiana che, pur piú aderente alla lettera dell'originale, risulta assolutamente impossibile da cantare.

4/1/2018 - 19:31


Io visto quante altre canzoni di Brassens sono state inserite, toglierei questa dagli extra. Mi sembra più in tema di tante altre.

Lorenzo - 20/3/2020 - 20:39


Hai ragione. E lo faccio subito.

Riccardo Venturi - 20/3/2020 - 21:05




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