Li vidi passare
vicino al mio campo
ero un ragazzino
stavo lì a giocare
Erano trecento
erano giovani e forti
andavano al fronte
col sole negli occhi
E cantavano cantavano
tutti in coro
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Avrei dato la vita
per essere con loro
dicevano domani
domani torneremo
Aspettai domani
per giorni e per giorni
col sole nei campi
e poi con la neve
Chiedevo alla gente
quando torneranno
la gente piangeva
senza dirmi niente
E da solo io cantavo
in mezzo ai prati
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Ma una sera ad un tratto
chiusi gli occhi e capii
e quella notte in sogno
io li vidi tornare
Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
vicino al mio campo
ero un ragazzino
stavo lì a giocare
Erano trecento
erano giovani e forti
andavano al fronte
col sole negli occhi
E cantavano cantavano
tutti in coro
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Avrei dato la vita
per essere con loro
dicevano domani
domani torneremo
Aspettai domani
per giorni e per giorni
col sole nei campi
e poi con la neve
Chiedevo alla gente
quando torneranno
la gente piangeva
senza dirmi niente
E da solo io cantavo
in mezzo ai prati
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Ma una sera ad un tratto
chiusi gli occhi e capii
e quella notte in sogno
io li vidi tornare
Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
Langue: italien
Il testo di "Ciao amore ciao" che Tenco presentò al festival di Sanremo del 1967 (in coppia con Dalida), poco prima del suicidio. Come si può vedere, il testo di questa pur (tristemente) famosissima canzone non ha più niente delle tematiche originali.
CIAO AMORE CIAO
La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno
se piove o c'è il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando.
E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent'anni in un giorno solo,
dai carri dei campi
agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
La solita strada, bianca come il sale
il grano da crescere, i campi da arare.
Guardare ogni giorno
se piove o c'è il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando.
E poi mille strade grigie come il fumo
in un mondo di luci sentirsi nessuno.
Saltare cent'anni in un giorno solo,
dai carri dei campi
agli aerei nel cielo.
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
e non avere un soldo nemmeno per tornare.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
Ciao amore,
ciao amore, ciao amore ciao.
envoyé par Riccardo Venturi - 2/4/2007 - 16:36
Langue: français
La versione francese di Ciao amore ciao interpretata da Dalida
CIAO AMORE CIAO
Nous sommes deux ombres
Et deux solitudes
Un grand amour sombre
Dans les habitudes
Et l'on ose à peine
Rompre le silence
Mieux vaudrait la haine
Que l'indifférence
Mais je veux vivre vivre
Je veux qu'on m'aime
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Nous vivons dans du rose
Dans du gris monotone
J'ai besoin d'autre chose
Que d'un chat qui ronronne
Je veux voir le monde
Qu'il soit gai ou triste
Qu'il chante ou qu'il gronde
Pourvu qu'il existe
Je veux voir des villes
Qu'elles soient blanches ou rouges
Et des yeux qui brillent
Et des gens qui bougent
Moi je veux vivre vivre comme ceux qui s'aiment
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Je te laisse tes livres
La cloche de l'église
La tiédeur de vivre
Dans cette maison grise
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Nous sommes deux ombres
Et deux solitudes
Un grand amour sombre
Dans les habitudes
Et l'on ose à peine
Rompre le silence
Mieux vaudrait la haine
Que l'indifférence
Mais je veux vivre vivre
Je veux qu'on m'aime
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Nous vivons dans du rose
Dans du gris monotone
J'ai besoin d'autre chose
Que d'un chat qui ronronne
Je veux voir le monde
Qu'il soit gai ou triste
Qu'il chante ou qu'il gronde
Pourvu qu'il existe
Je veux voir des villes
Qu'elles soient blanches ou rouges
Et des yeux qui brillent
Et des gens qui bougent
Moi je veux vivre vivre comme ceux qui s'aiment
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Je te laisse tes livres
La cloche de l'église
La tiédeur de vivre
Dans cette maison grise
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Ciao amore, ciao amore, ciao amore, ciao
Salve a tutti. Sono adpm2005 e voglio farvi notare che non era il teatro Ariston ma il Casinò dove si tenne l'evento di S.Remo nel 1967. Aggiungo che Luigi avrà la sua giustizia nell'alto dei cieli poichè era ed è nei nostri cuori ancora vivo.
(Antonio)
(Antonio)
Grazie Antonio per la precisazione e inseriamo immediatamene l'opportuna correzione. [CCG/AWS Staff]
Stupenda, c'è tutto Tenco dentro.
Ad ogni modo mi piace molto anche la versione poi cantata a sanremo, che tocca altre tematiche (lavoro ed emigrazione) altrettanto importanti, e forse anche in modo più poetico.
Segnalo la versione cantata da Bennato all'ultimo Sanremo (a mio parere l'unica cosa da salvare di tutto il festival, almeno da quel poco che ho visto in giro)
[Il video è stato eliminato da YouTube ed è stato quindi rimosso /CCG-AWS Staff
The video has been deleted from YouTube and, consequently, been removed /CCG-AWS Staff]
Ad ogni modo mi piace molto anche la versione poi cantata a sanremo, che tocca altre tematiche (lavoro ed emigrazione) altrettanto importanti, e forse anche in modo più poetico.
Segnalo la versione cantata da Bennato all'ultimo Sanremo (a mio parere l'unica cosa da salvare di tutto il festival, almeno da quel poco che ho visto in giro)
[Il video è stato eliminato da YouTube ed è stato quindi rimosso /CCG-AWS Staff
The video has been deleted from YouTube and, consequently, been removed /CCG-AWS Staff]
Lorenzo Caccianiga - 25/2/2010 - 10:17
LUIGI TENCO HA VOLUTO COLPIRE A SANGUE IL SONNO MENTALE DELL’ITALIANO MEDIO
Di Salvatore Quasimodo
dal settimanale “Tempo” del 10 febbraio 1967
Tornare su un fatto di cronaca alla distanza di due giorni è già fastidioso per il lettore di quotidiani, ma insistere su qualcosa che è avvenuto due settimane prima è forse imperdonabile.
Oggi la morte, le alluvioni, le guerre sono spinte da altre catastrofi o da occasioni mondane nel breve corso di 24 ore.
Ma non siamo qui per fare della morale sulle leggi e sui costumi della nostra civiltà, diciamo invece che la noia è la minaccia che fa ingiallire i volti amati o odiati di ieri.
Eppure vogliamo parlarvi ancora di Luigi Tenco, cantautore, che per un giorno si è conquistato con la morte tanta notorietà come non era mai riuscito da vivo con le sue canzoni. Diciamo per un giorno, perché la gente ha preferito poi dimenticarlo in fretta, quasi per un senso di omertà come sempre avviene quando ci si sente in un certo senso colpevoli, coinvolti. E non siamo forse un po’ tutti responsabili dell’atto estremo del cantante, noi che esaltiamo e sopportiamo il carosello del festival, da anni, senza esigere nemmeno un livello minimo di intelligenza nei contenuti delle canzoni?
La gente ha pianto la sua giovinezza, il mito del suicida che è caro al pubblico fin dai tempi dei cantastorie e del melodramma. E subito c’è stato chi ha detto: “Oggi i giovani si uccidono per una canzone! Sono dei deboli, ai miei tempi non si faceva così”. Già, il suicidio è un atto di presunzione, un atto di viltà. E allora il suicidio, la sua tremenda soluzione finale, ha attirato su Luigi Tenco una condanna: quella che per lui doveva essere una specie di lezione morale non è stata che una conferma della sua fragilità.
Prendeva i tranquillanti, dicono: perché, domandiamo noi? Perché nei suoi occhi mentre cantava l’ultima canzone c’era la cupa angoscia che tutti abbiamo visto?
Si potrebbe rispondere che i giovani vanno dove noi li lasciamo andare indicando loro la strada con tanto di frecce, manifesti, cartelli. I giovani e in questo caso i cantanti, i divi, sono esseri viventi e non prodotti da lanciare sul mercato e da gettare via quando i gusti dei consumatori reclamano una nuova etichetta. Così avviene nel mondo dello spettacolo e soprattutto oggi in quello dell’industria discografica che va forte, a giri di miliardi. Chi è furbo capisce che le qualità sono difetti agli occhi del pubblico e che solo ciò che è generico e non agita le opinioni dei benpensanti va bene, è lecito. I capelloni, i beat, i folk e i canti di protesta sono accolti purché non superino l’avanguardia rivoluzionaria della Vispa Teresa. Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio. La sua ribellione che coincideva con una situazione personale di uomo arrivato alla resa dei conti con la carriera, ha però ancora una volta urtato contro il muro dell’ottusità. Chi non è in grado di domandare un minimo di intelligenza a una canzone non può certo capire una morte.
Il risultato del festival ha reso ancora più stridente il contrasto tra la reazione delle giurie e l’impegno che Luigi Tenco aveva sperato di richiamare con la violenza contro se stesso.
Perciò pensiamo che pochi lo abbiano capito e per questo non vogliamo dimenticare il suicidio di Luigi Tenco che va al di là di ogni sdrucciolevole simbolismo beat.
Di Salvatore Quasimodo
dal settimanale “Tempo” del 10 febbraio 1967
Tornare su un fatto di cronaca alla distanza di due giorni è già fastidioso per il lettore di quotidiani, ma insistere su qualcosa che è avvenuto due settimane prima è forse imperdonabile.
Oggi la morte, le alluvioni, le guerre sono spinte da altre catastrofi o da occasioni mondane nel breve corso di 24 ore.
Ma non siamo qui per fare della morale sulle leggi e sui costumi della nostra civiltà, diciamo invece che la noia è la minaccia che fa ingiallire i volti amati o odiati di ieri.
Eppure vogliamo parlarvi ancora di Luigi Tenco, cantautore, che per un giorno si è conquistato con la morte tanta notorietà come non era mai riuscito da vivo con le sue canzoni. Diciamo per un giorno, perché la gente ha preferito poi dimenticarlo in fretta, quasi per un senso di omertà come sempre avviene quando ci si sente in un certo senso colpevoli, coinvolti. E non siamo forse un po’ tutti responsabili dell’atto estremo del cantante, noi che esaltiamo e sopportiamo il carosello del festival, da anni, senza esigere nemmeno un livello minimo di intelligenza nei contenuti delle canzoni?
La gente ha pianto la sua giovinezza, il mito del suicida che è caro al pubblico fin dai tempi dei cantastorie e del melodramma. E subito c’è stato chi ha detto: “Oggi i giovani si uccidono per una canzone! Sono dei deboli, ai miei tempi non si faceva così”. Già, il suicidio è un atto di presunzione, un atto di viltà. E allora il suicidio, la sua tremenda soluzione finale, ha attirato su Luigi Tenco una condanna: quella che per lui doveva essere una specie di lezione morale non è stata che una conferma della sua fragilità.
Prendeva i tranquillanti, dicono: perché, domandiamo noi? Perché nei suoi occhi mentre cantava l’ultima canzone c’era la cupa angoscia che tutti abbiamo visto?
Si potrebbe rispondere che i giovani vanno dove noi li lasciamo andare indicando loro la strada con tanto di frecce, manifesti, cartelli. I giovani e in questo caso i cantanti, i divi, sono esseri viventi e non prodotti da lanciare sul mercato e da gettare via quando i gusti dei consumatori reclamano una nuova etichetta. Così avviene nel mondo dello spettacolo e soprattutto oggi in quello dell’industria discografica che va forte, a giri di miliardi. Chi è furbo capisce che le qualità sono difetti agli occhi del pubblico e che solo ciò che è generico e non agita le opinioni dei benpensanti va bene, è lecito. I capelloni, i beat, i folk e i canti di protesta sono accolti purché non superino l’avanguardia rivoluzionaria della Vispa Teresa. Luigi Tenco ha voluto colpire a sangue il sonno mentale dell’italiano medio. La sua ribellione che coincideva con una situazione personale di uomo arrivato alla resa dei conti con la carriera, ha però ancora una volta urtato contro il muro dell’ottusità. Chi non è in grado di domandare un minimo di intelligenza a una canzone non può certo capire una morte.
Il risultato del festival ha reso ancora più stridente il contrasto tra la reazione delle giurie e l’impegno che Luigi Tenco aveva sperato di richiamare con la violenza contro se stesso.
Perciò pensiamo che pochi lo abbiano capito e per questo non vogliamo dimenticare il suicidio di Luigi Tenco che va al di là di ogni sdrucciolevole simbolismo beat.
Bartleby - 20/1/2011 - 10:33
gli anni passano ma l'intelligenza, come l'Arte, resta
paolo del 1941 sull'orlo dell'addio al mondo ma non per sua scelta.
paolo del 1941 sull'orlo dell'addio al mondo ma non per sua scelta.
Una sera nel 1988 a Bergamo in un locale Sandro Ciotti mi disse che Luigi Tenco non si era suicidato ma fu ucciso. Mario pv
Tenco fu ucciso perché stava facendo saltare la gallina dalle uova d'oro delle scommesse clandestine che controllavano il Festival di Sanremo. Basta ascoltare l'intervista del Commissario Molinari rilasciata a Bonolis a "Domenica In". Renzo Zannardi
caro Leonardo la tua ignoranza va oltre l'immaginabile! Sandro Ciotti era uno dei più importanti conoscitori e critici della musica italiana...nonché esperto musicista e se qualcuno poteva avere informazioni sulla verità di quella maledetta notte, questo qualcuno era proprio lui...
Enzo - 9/5/2015 - 18:37
Luigi Tenco e Sandro Ciotti
Assolutamente esatta anche la competenza musicale di Sandro Ciotti, che era un ottimo musicista jazz e anche un autore di canzoni. Tra di esse, Veronica, interpretata da Enzo Iannacci, ma scritta da Sandro Ciotti e Dario Fo. Nel video, sono proprio Sandro Ciotti e Dario Fo che fanno il coretto. La canzone fu naturalmente censurata in TV.
Assolutamente esatta anche la competenza musicale di Sandro Ciotti, che era un ottimo musicista jazz e anche un autore di canzoni. Tra di esse, Veronica, interpretata da Enzo Iannacci, ma scritta da Sandro Ciotti e Dario Fo. Nel video, sono proprio Sandro Ciotti e Dario Fo che fanno il coretto. La canzone fu naturalmente censurata in TV.
CCG/AWS Staff - 9/5/2015 - 22:41
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Testo e musica di Luigi Tenco
"Questa era la prima versione di Ciao amore ciao, che poi Tenco accettò di cambiare per poterla presentare a Sanremo. (Paolo Sollier sulla ML Bielle)."
Secondo alcune testimonianze pare che inizialmente Tenco non apprezzasse Ciao amore ciao [probabilmente per essere stato costretto a stravolgerne il testo originale antimilitarista, ndr della pagina CCG] ma Dalida riuscì a convincere il cantautore a portare quella canzone al Festival.
Questo particolare lascia un velo di ironia della sorte tra il cinico e il macabro per tutto quanto avvenne dopo. La canzone non fu ammessa alla serata finale del Festival, classificandosi al dodicesimo posto nel voto popolare. Fallito anche il ripescaggio, dove fu favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati, pare che Tenco fu preso dallo sconforto.
Rinchiusosi nella sua camera in una dépendance dell'Hotel Savoy, venne successivamente trovato morto proprio dalla stessa Dalida. Il corpo riportava un foro di proiettile alla testa. Venne trovato un biglietto vergato a mano - che più perizie calligrafiche hanno poi consentito di attribuire allo stesso Tenco - contenente il seguente testo:
da it.wikipedia
(Massimo Priviero, a commento della sua bella interpretazione del testo originale di "Ciao amore ciao")