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Un soldatin

Povolâr Ensemble
Language: Friulian


Povolâr Ensemble

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cover su youtube dei Povolar Ensamble, eseguito da Prog-gap



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Un sabida di sera
(Giorgio Ferigo)
BenAnDANTI
(Loris Vescovo)


[1980]
Album: Cjamp dai pierdûz amôr
Giorgio Ferigo e Fiammetta Bagno (voci deli "Povolâr Ensemble")
Giorgio Ferigo e Fiammetta Bagno (voci deli "Povolâr Ensemble")


[ Giorgio Ferigo – Alessandro Montello ]

reinterpretata dai Mitili FLK
Album: "Colors"
flkcolors

Non abbiamo giustificazioni per cantare in friulano. Da mille anni la nostra gente parla questa lingua. Non lo facciamo per non essere capiti. Lo facciamo perché siamo diversi. Perché tutti sono diversi da ognuno - insostituibili. La diversità non è una moda. E' un pensiero. L'essere stesso degli uomini. Potremmo cantare in un'altra lingua. Ma non saremmo più gli stessi.

Crediamo non ci sia nessuna contraddizione nel rivendicare la propria cultura e operare contro le chiusure e i confini, parlare la propria lingua ed essere internazionalisti, contro le guerre di ogni tipo.

Vogliamo essere parte di un'umanità che parli la lingua della propria umanità. Dove le lingue non siano confini, ma porte verso l'interiorità profonda dell'essere uomo. La nostra musica ha un senso non un fine.

Cantiamo in friulano perché non vogliamo essere paragonati ai leghisti. Non vogliamo che possano prendere le nostre parole per farne degli slogans. Siamo profondamente convinti del valore delle culture "minoritarie". Di qualsiasi luogo del mondo.
Non vogliamo fare la fine delle culture meridionali massificate e annientate negli stereotipi massmediatici. Il meridione ci appartiene come ci appartengono tutte le culture. Cantiamo in fruliano per non poter essere televisivi, per esserre vicini a quelle vere e reali culture meridionali e del sud del mondo, che purtroppo vengono standardizzate in modelli fatti per essere consumati per/dalla/in televisione.

FLK
I ài fat qualchhi pastjel par lâ soldât
i no ' vevi l'etât da mê divisa
gno pâri a mi à molât un manledrôs
mê mâri tal cjôt à fat una vaìda
majò i vevi indimênt il cjavelon
vistît dut di ros, Gjesù Crist
sigûr encje lui interventist, il prin socialist
picjât in seziòn

Però la guera a vierc' subit i vôi
il pantan, i pedoi,la pôra soradùt
la pôra incugujada in' t ' una grusa
un muart denti una bûsa,un berli da un murùt,
la pôra c'a ti sgarfa sot la piel
la pôra c'a si nèa tal butilion
c'al sêti asèt, c'al sêti trist o bon, par murî da cojòn
al juda ancje chel

la luna e jò érin a Nedâl
di guardia a chel fossâl c'a clamin trincéa
al spiava chê luna, ma da un âti pruc
un caporalùt muc encje lui di vèa
-Taliano, ài tu paura di parlare?
-Jò no, ma vosâ massa a no 'l convèn.
-Ti faccio il mio augurio per Nedale
e po' di jessi in pâs chest Nedâl cu ven.

La patria è chel amic cjatât 'tal scûr
cencja mûsa, bon cûr,il sô pac di trinciato,
la patria a è il lavôr, la dignitât
a è la libertât dal proletariato
e jò par guadagnâmi un carantàn
i ài scuignût fâ mês e mês su pa Gjermània
e cumò i varès di murî in bataglia
par chesta porca Itaglia
ca no dà nencje il pan

A è question di termins e cunfìns
copà un di cà: tu sês sassìn; copà un di là: tu sês eroe
ma i paron nestris e lôr son simpri chei
'tal sigûr dai cjastei a decìdin pâs e gueras
e alora bisugnarès voltâ sui tacs
sbarâ ai paron di chesta becjarìa
a di chei che di chesta coparìa a àn il monopoli....
como il sâl e i tabacs.

A sarà " Conversazione cul nemîc"
al sarà il vizi antîc c'a àn i omps di pensà
ma si rivi a rivâ sù pa Tresemàna
in' t ' una setemana jù ài taconâz
o: "Diserzione in faccia allo straniero"
prin di muardi il paltàn i ài cjalât
c'a i trimava la man a di chel sacramentàt
di un carabinîr.

Contributed by Paolo Sollier



Language: Italian

Versione italiana fornita da Paolo Sollier
UN SOLDATINO

Ho fatto qualche imbroglio per fare il soldato
non avevo l'età della mia divisa.
Mio padre mi ha mollato un manrovescio:
mia madre,di nascosto, ha pianto.
Ma io avevo in mente quel capellone
vestito di rosso,Gesù Cristo,
sicuramente interventista,il primo socialista
appeso in sezione.

Però la guerra apre subito gli occhi:
il pantano,i pidocchi,la paura soprattutto.
La paura accoccolata in una ferita,
un morto dentro una buca,un grido dietro un muro,
la paura che ti graffia sotto la pelle;
la paura che si annega nella bottiglia,
che sia aceto,che sia cattivo o buono,
per morire da coglione
aiuta anche quello.

La luna ed io eravamo a Natale
di guardia a quel fosso che chiamano trincea.
Spiava quella luna, ma da un altro colle,
un piccolo caporale austriaco,anche lui di guardia
-Taliano,hai tu paura di parlare?
-Io no,ma gridare troppo non conviene;
-Ti faccio il mio augurio per Natale
e poi di essere in pace per il Natale che verrà.

La patria è quell'amico trovato nel buio,
senza faccia,buon cuore,il suo pacchetto di trinciato,
la patria è il lavoro,la dignità,è la libertà del proletariato
ed io che per guadagnarmi un soldo
ho dovuto fare mesi e mesi su in Germania
adesso dovrei morire in battaglia
per questa porca Italia
che non ci dà neppure il pane.

E' questione solo di termini e di confini.
Ammazzare uno qui:sei assassino;ammazzarlo di là:sei eroe.
Ma i padroni nostri e loro sono sempre quelli
nel sicuro dei castelli decidono la pace e la guerra
e allora bisognerebbe girarsi
e sparare ai padroni di questo macello,
a quelli che di questa carneficina hanno il monopolio....
come il sale e i tabacchi.

Sarà "Conversazione col nemico",
sarà il vizio antico che hanno gli uomini di pensare.
Ma se ce la faccio ad arrivare sulla statale
in una settimana li ho fregati
o sarà:"Diserzione in faccia allo straniero".
Prima di mordere il pantano ho visto
che gli tremava la mano a quel maledetto carabiniere.

Questa canzone non e' dei Mitili FLK, bensi dei Povolar Ensamble un gruppo fondato da Giorgio Ferigo. La canzone e' piu' vecchia rispetto a quella dei FLK, credo sia di meta' anni 80...

Federica - 2011/12/4 - 21:14


come faceva notare Federica e anche secondo quanto scritto da Flavio Poltronieri questa canzone è stata riattribuita.

Lorenzo - 2017/7/9 - 19:06


Il cd "Colors" dei Mitili FLK è uscito per l'etichetta friulana NOTA nel 1995, ma l'originale del Povolâr Ensemble che si trova nel LP "Ciamp Dai Perdûz Amôrs"(Etichetta: AVF ‎– AVF 990, Radio Onde Furlane)è del 1980 e non del 1983.

Flavio Poltronieri - 2017/7/9 - 20:40


E' un vero peccato che pochi si siano accorti e abbiano quindi potuto apprezzare come merita, l'opera compleata da cui è tratta questa canzone. "Ciamp Dai Perdûz Amôrs" è una Spoon-River carnica non meno bella di quella di Fabrizio de André. Certo, non c'è la sua voce e neppure le fantastiche orchestrazioni del Maestro Piovani, però i testi sono tutti opera originale del grande Giorgio Ferigo (che purtroppo ci ha lasciati oramai più di dieci anni fa, a soli 58 anni)e si tratta di una poesia indimenticabile, che con ironia e protesta, fuoco e tenerezza ti spella vivo. Solo a leggere la scaletta con i titoli tradotti in italiano, chi vuol capire capirà:

- Dal Colle
- Un Soldatino
- Un suicida
- La sua Donna
- Un Emigrante
- Un Incendiario
- Cantata degli Angioletti
- Una Madre

Purtroppo la gran parte di quello che questi testi (assieme a quelli del disco precedente ("Il Timp das radîs") dicevano all'inizio degli anni '80, è oggi attuale più che mai(e, temo, lo sarà ancora a lungo):

"...moralisti di ogni razza, che avete fretta e non premura, gente di media o di piccola virtù, custodi della legge, il problema non sta nella diversità, ma nella persecuzione, magari condita con il sale della vostra compassione" (Un Incendiari)

Flavio Poltronieri - 2018/2/25 - 12:12


Veramenti une bielissime cjante, plene di significats! La vuere a je une robe inutile, ca cope i gjovins e a ju lasse cence une vite ancje se a son apene fueutis gnovis...
Grassie Povolar par chestis bielis peraulis!

2024/3/26 - 19:53




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