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Les Nouveaux Partisans

Dominique Grange
Langue: français


Dominique Grange

Liste des versions



domgrange.
[1969, enr. 1970]
Testo e musica: Dominique Grange
Paroles et musique: Dominique Grange
45 tours originaire: Les Nouveaux Partisans / Cogne en nous le même sang - Disco autoprodotto da Dominique Grange
45 giri originario: Les Nouveaux Partisans / Cogne en nous le même sang - Disque auto-géré par Dominique Grange
Ripubblicata nel 2008 nell'album "1968-2008, N’effacez pas nos traces"
traces

"Sono la cantautrice di quella canzone che ho scritto nel 1970, quando in Francia c'erano molti scioperi, repressione del movimento operaio, compagni incarcerati e molti gruppi politici rivoluzionari vietati per il potere. - Dominique Grange



Les Nouveaux PartisansEcrit et composé en 1969 par Dominique Grange la chanteuse de Mai 68, pour le mouvement maoïste la Gauche Prolétarienne (GP) dont elle est alors une militante active, "Les Nouveaux Partisans" est devenu un hymne emblématique pour les jeunes militants révolutionnaires de cette époque.

Au moment où Dominique Grange compose cette hymne, elle participe au mouvement des "établis", lancé par la Gauche Prolétarienne. C'est à dire qu’elle travaillait en usine dans la banlieue de Nice pour se rapprocher du Peuple et promouvoir la révolution prolétarienne.

Le titre et les paroles de ce chant expriment sans ambiguïté les penchants de la Gauche Prolétarienne pour un anticapitalisme violent et la lutte armée, ainsi que leur identification à la Résistance et en particulier aux Francs-tireurs et partisans (FTP).

Le titre fait allusion au célèbre Chant des Partisans qui fut l’hymne de la Résistance Française

Si la GP se considère comme des résistants , les « Patrons » sont assimilés aux « fascistes » et les communistes du PCF à des « collabos»

Dominique Grange et son époux Jacques Tardi ont sorti en 2008 pour la commémoration des 40 ans de Mai 68, un album CD de chansons gauchistes, « 1968-2008, N’effacez pas nos traces » dont fait partie entre autres « Les Nouveaux Partisans ».
(Wikipedia)


Secondo Dominique Grange stessa (intervista con Christiane Passevant realizzata il 6 aprile 2003 e contenuta integralmente in: Larry Portis, La Canaille! - Histoire sociale de la chanson française - Éditions CNT, 2005 nella ristampa che è in mio possesso, pp. 209-220), la canzone sarebbe stata scritta (assieme a Cogne en nous le même sang) nel settembre del 1969, mentre Dominique Grange stava lavorando, per circa sei mesi, in una fabbrica di confezionamento alimentare presso Nizza. Come ricorda Dominique, un tale giorno dei militanti della Gauche Prolétarienne (gruppo di ispirazione maoista al quale l'autrice faceva riferimento), le sconsigliarono di prendere parte a una manifestazione vietata dalla Prefettura, dato che i rischi di essere arrestati erano troppo grossi specialmente per i lavoratori e le lavoratrici, che rischiavano anche il licenziamento. Si trattava di una manifestazione antirazzista (l'antirazzismo era uno dei temi di lotta principali del Movimento), e Dominique dichiara di essere stata veramente frustrata dal fatto di non poter partecipare a quella manifestazione. La sera stessa, Dominique afferma di avere scritto le due canzoni. Una volta tornata a Parigi, le avrebbe cantate a dei compagni e poi registrate in un disco autoprodotto. “La canzone 'Les Nouveaux Partisans' -afferma sempre Dominique nell'intervista con Christiane Passevant- “conservava ancora il soffio del '68: rivolte, scioperi, occupazioni di fabbriche, sequestri di padroni, sabotaggi. Le forme di rivolta nelle imprese erano violente e, naturalmente, condannate dai sindacati. La canzone proviene da tale contesto di repressione sociale; si parlava di 'nuovo fascismo e nuova resistenza', e la canzone riafferma l'idea della guerra di classe. Fu registrata molto rapidamente, e l'ho cantata in numerosi incontri. Veniva ripresa in piazza, nelle fabbriche, dappertutto. […] Le due canzoni, Les Nouveaux Partisans e Cogne en nous le même sang, furono registrate assieme a dei compagni che facevano da coristi, e il disco, come il precedente, era autoprodotto. Perché soltanto due canzoni? Senz'altro perché eravamo in una situazione di urgenza, e non avevo tempo di scriverne altre. Les Nouveaux Partisans è stata immediatamente proibita in radio. Il disco era venduto analogamente al primo, ma senza nessuna indicazione di prezzo. Il suo contenuto non è stato chiaramente estraneo ai problemi giudiziari che ho avuto in seguito: quando sono stata condannata, ha fatto parte delle prove a carico. Il tribunale mi accusava di cantare canzoni che incitavano all'aperta violenza e alla guerra di classe; i versi alla fine della canzone furono considerati come un appello alla lotta armata. Il dibattito era intenso all'epoca: si discuteva la necessità, per certuni di noi, di passare alla lotta armata, mentre per altri occorreva rifiutare la spirale della violenza che ritenevano pericolosa, a quel punto, per il movimento rivoluzionario. Quindi, questa canzone contro la violenza dello Stato fu considerata come strumento sovversivo. La canzone è un'arma potente contro il potere e mette in pericolo la vita di chi la scrive, come per Víctor Jara in Cile, oppure lo imbavaglia. In ogni caso, questa canzone ha contribuito, nel 1971, a farmi andare in galera.”

Uscita di carcere, Dominique Grange visse in clandestinità per quattro anni, dal 1972 al 1976, ovviamente cessando di cantare e di scrivere canzoni. Per vivere, bisognerà ricordare che Wolinski la fece lavorare per Charlie Hebdo; che fine abbia fatto Wolinski il 7 gennaio 2015, quando “eravamo tutti Charlie”, lo sappiamo tutti (o forse non più). Tocca qui, a questo punto, parlare un po' dell'effettiva datazione di questa canzone, sulla quale Dominique Grange stessa sembra essere un po' in contraddizione. Se nell'intervista con Larry Portis afferma precisamente, e dettagliatamente, di averla scritta nel 1969, in questa pagina del sito (che, lo ricordiamo per l'ennesima volta, è stata contribuita da lei stessa nel 2008), afferma di averla scritta nel 1970. Tornerebbe anche meglio, dato il riferimento preciso all'Incendio di Aubervilliers del 1° gennaio 1970, dove persero la vita cinque lavoratori immigrati africani in un “foyer” clandestino; ma, ovviamente, non è possibile mettere in dubbio le affermazioni dell'autrice, sia in un senso che nell'altro. Con tutta probabilità, una prima versione fu scritta nel 1969, con l'aggiunta dei versi sull'incendio di Aubervilliers dopo che la tragedia si era verificata; poiché la versione registrata nel disco autoprodotto li contiene, è altrettanto probabile che la registrazione sia avvenuta proprio nella prima parte del 1970 (cosa che sembra essere confermata in una nota /p. 166/ del già citato volume di Larry Portis: "Les Nouveaux Partisans et Cogne en nous le même sang sont enregistrées en 1970, et le 45 tours, également autogéré, est encore distribué par les canaux militants (sans indication de prix)". Peraltro, i fatti sembrano essere inversi cronologicamente a quanto espresso nella canzone: sono per primi, durante il 1969, i centri di accoglienza immigrati di Saint-Denis e di Ivry-sur-Seine (vedi nota [8] nella traduzione italiana) che si mobilitano per denunciare le condizioni di vita, particolarmente dei lavoratori immigrati dal Senegal, dal Mali e dalla Mauritania; la mobilitazione di tali centri è ancora in corso quando si verifica l'incendio di Aubervilliers. [RV, 17 maggio 2018]
Ecoutez-les nos voix qui montent des usines
Nos voix de prolétaires qui disent y en a marre
Marre de se lever tous les jours à cinq heures
Pour prendre un car, un train, parqués comme du bétail
Marre de la machine qui nous saoule la tête
Marre du chefaillon, du chrono qui nous crève
Marre de la vie d'esclave, de la vie de misère
Ecoutez-les nos voix, elles annoncent la guerre!

Nous sommes les Nouveaux Partisans
Francs-tireurs de la guerre de classes
Le camp du peuple est notre camp
Nous sommes les Nouveaux Partisans!

Regardez l'exploité quand il rentre le soir
Et regardez les femmes qui triment toute la nuit
Vous qui bavez sur nous, qui dites qu'on s'embourgeoise
Descendez dans la mine, à six cents mètres de fond
C'est pas sur vos tapis qu'on meurt de silicose
Vous comptez vos profits, on compte nos mutilés
Regardez-nous vieillir au rythme des cadences
Patrons, regardez-nous, c'est la guerre qui commence!

Nous sommes les Nouveaux Partisans
Francs-tireurs de la guerre de classes
Le camp du peuple est notre camp
Nous sommes les Nouveaux Partisans!

Et vous, les garde-chiourmes de la classe ouvrière
Vous sucrer sur not'dos, ça ne vous gêne pas
Nos permanents larbins nous conseillent la belote
Et parlent en notre nom au bureau du patron
Votez, manipulez, recommencez Grenelle
Vous ne nous tromperez pas, maint'nant ça marche plus
Il n'y a que deux camps, vous n'êtes plus du nôtre
A tous les kollabos, nous on fera la guerre!

Nous sommes les Nouveaux Partisans
Francs-tireurs de la guerre de classes
Le camp du peuple est notre camp
Nous sommes les Nouveaux Partisans!

Baladez-vous un peu dans les foyers putrides
Où on dort par roulements quand on fait les 3/8
La révolte qui gronde au foyer noir d'Ivry
Annonce la vengeance des morts d'Aubervilliers
C'est la révolte aussi au coeur des bidonvilles
Où la misère s'entasse avec la maladie
Mais tous les travailleurs immigrés sont nos frères
Tous unis avec eux, on vous déclare la guerre!

Nous sommes les Nouveaux Partisans
Francs-tireurs de la guerre de classes
Le camp du peuple est notre camp
Nous sommes les Nouveaux Partisans!

La violence est partout, vous nous l'avez apprise
Patrons qui exploitez et flics qui matraquez
Mais à votre oppression, nous crions résistance
Vous expulsez Khader, Mohamed se dresse
Car on n'expulse pas la révolte du peuple
Peuple qui se prépare à reprendre les armes
Que des traîtres lui ont volé en quarante-cinq
Oui, bourgeois, contre vous, le peuple veut la guerre!

Nous sommes les Nouveaux Partisans
Francs-tireurs de la guerre de classes
Le camp du peuple est notre camp
Nous sommes les Nouveaux Partisans!

envoyé par Dominique Grange - 9/10/2008 - 19:30



Langue: italien

Traduzione italiana e note di Riccardo Venturi
17 maggio 2018 01:07

Due parole del traduttore. Nelle note, un particolare rilievo assume la numero [9] dedicata all'Incendio di Aubervilliers del 1° gennaio 1970. Tale episodio è importante anche per l'effettiva datazione della canzone, sulla quale sussistono dei problemi (che, magari, Dominique Grange stessa, che ha inviato a suo tempo questa sua canzone al nostro sito, potrà risolvere se qualche volta ancora ci legge -cosa che speriamo vivamente). Tutte le questioni sulla datazione sono state spostate nella nuova introduzione.
I NUOVI PARTIGIANI

Ascoltatele, le nostre voci che salgono dalle fabbriche
Le nostre voci di proletari che dicono: Non se ne può più
Non se ne può più di alzarsi ogni giorno alle cinque
Per prendere un bus o un treno, rinchiusi come bestiame
Non se ne può più del macchinario che ci ubriaca la testa
Non se ne può più del capetto, del cronometro che ci ammazza
Non se ne può più della vita da schiavi e di miseria
Ascoltatele, le nostre voci, annunciano la guerra!

Noi siamo i Nuovi Partigiani,
Franchi tiratori [1] della guerra di classe
Lo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Noi siamo i Nuovi Partigiani!

Guardate lo sfruttato quando rientra a casa la sera
E guardate le donne sfacchinare tutta la notte
Voi che ci sbavate addosso dicendo che ci s'imborghesisce
Scendete in miniera a seicento metri di profondità
Non è sui vostri tappeti che si muore di silicosi
Voi contate i vostri profitti, noi i nostri mutilati
Guardateci come invecchiamo a ritmo cadenzato [2]
Padroni, guardateci, è la guerra che comincia!

Noi siamo i Nuovi Partigiani,
Franchi tiratori della guerra di classe
Lo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Noi siamo i Nuovi Partigiani!

E voi, gli aguzzini della classe operaia,
Arricchirvi addosso a noi, no, non vi dà fastidio
Quei leccaculo a pieno servizio ci consigliano sempre di giocare a carte
E parlano in nostro nome nell'ufficio del padrone [3]
Votate, imbrogliate, ricominciate con Grenelle [4]
Non ci ingannerete, ora non funziona più
Ci son solo due campi, voi non state più nel nostro,
A tutti i collaborazionisti [5] faremo la guerra!

Noi siamo i Nuovi Partigiani,
Franchi tiratori della guerra di classe
Lo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Noi siamo i Nuovi Partigiani!

Andate un po' a fare un giro in quei dormitori di merda [6]
Dove si dorme a turno quando si fanno i turni avvicendati [7]
La rivolta che incombe al dormitorio per i neri di Ivry [8]
Annuncia la vendetta per i morti di Aubervilliers [9]
È la rivolta anche in mezzo alle bidonvilles
Dove la miseria si accumula alla malattia
Ma tutti questi lavoratori immigrati sono nostri fratelli
Tutti uniti assieme a loro, vi dichiariamo guerra!

Noi siamo i Nuovi Partigiani,
Franchi tiratori della guerra di classe
Lo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Noi siamo i Nuovi Partigiani!

La violenza è dappertutto, ce l'avete insegnata voi,
Padroni sfruttatori e sbirri manganellatori
Ma alla vostra oppressione noi gridiamo: resistenza!
Espellete Khader e Mohamed si ribella [10]
Perché non si espelle la rivolta popolare,
Di un popolo che si appresta a riprendere le armi
Che dei traditori gli ha rubato nel '45
Sì, borghesi, contro di voi il popolo vuole la guerra!

Noi siamo i Nuovi Partigiani,
Franchi tiratori della guerra di classe
Lo schieramento del popolo è il nostro schieramento,
Noi siamo i Nuovi Partigiani!
[1] Il termine, in francese, non ha necessariamente il valore negativo che ha in italiano (dove sconfina volentieri nei “cecchini”). I francs-tireurs sono semplicemente un corpo di fucilieri scelti; e qui, particolarmente, riportano ai tiratori partigiani.

[2] Il ritmo dato ai lavoratori in fabbrica per “ottimizzare” e standardizzare la produzione; rimanda ovviamente alla catena di montaggio.

[3] Nel testo originale si fa riferimento alla Belote, popolare gioco di carte francese ma derivato dal klavierjassen olandese; si tratta di una sorta di bridge semplificato, diffuso anche in Val d'Aosta con il nome di belot. Nella traduzione si è preferito generalizzare (“giocare a carte”); i due versi fanno evidente riferimento ai sindacati ufficiali che consigliano ai lavoratori di starsene buoni e tranquilli mentre loro “trattano in loro nome” assieme ai padroni.

[4] “Gli accordi di Grenelle furono negoziati il 25 e il 26 maggio, nel pieno della crisi del Maggio '68, dai rappresentanti del governo Pompidou, dai sindacati e dai rappresentanti del padronato. Tra i negoziatori figuravano Jacques Chirac, allora giovane segretario di Stato agli Affari locali, e Georges Séguy, in rappresentanza della CGT.
L'accordo, concluso il 27 maggio 1968 ma mai firmato, consisteva essenzialmente in un aumento del 35% dello SMIG (Salario Minimo Interprofessionale Garantito) e del 10% in media dei salari reali. Prevedeva anche la creazione della "sezione sindacale d'impresa" (organismo analogo ai Consigli di fabbrica che dagli anni settanta ai novanta costituirono la rappresentanza sindacale unitaria di base in Italia), attuata poi con legge il 27 dicembre 1968. Respinti dalla base, gli accordi non risolsero nell'immediato la crisi sociale, e lo sciopero continuò. Tuttavia tre giorni dopo, il 30 maggio, il generale de Gaulle di ritorno a Parigi da un incontro con il generale Massu a Baden-Baden, confortato dalla enorme manifestazione della destra agli Champs-Élysées, decise lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale e indisse le elezioni legislative che videro il 30 giugno 1968 il trionfo dei gollisti dell'UDR con 293 seggi su 378 e misero fine, per il momento, alla crisi politica. Il nome di “Grenelle” deriva dal luogo in cui l'accordo fu negoziato, il Ministero del Lavoro sito appunto in rue de Grenelle, a Parigi, nell'antico Hôtel du Châtelet. L'edificio, costruito alla fine del XVIII secolo e un tempo sede arcivescovile, fu destinato al Ministero del Lavoro nel 1905." (it.wikipedia)

[5] Si noti che nella canzone si usa il termine di kollabos, abbreviazione di collaborationniste “collaborazionista”, che in questa canzone di “Nouveaux Partisans” rimanda direttamente ai collaborazionisti francesi con il governo fascista di Pétain sotto l'occupazione tedesca. L'uso della “k” è qui antico, probabilmente originato per assonanza tedesca (“Kollaborationist”); l' “Amerikano” di Costa-Gavras è del 1972, e nel frattempo l'uso della “k” si sviluppa anche a causa di Kissinger. Per arrivare a “Kossiga” e quant'altro.

[6] Non è semplice rendere bene il francese foyer. Propriamente, in origine, “focolare” (dal latino popolare *focarium); sarebbe forse stato opportuno tenere il termine in francese, se non fosse per la presenza stabile, in italiano, di “foyer” nel senso specializzato di “ridotto del teatro”. In Francia, un foyer è invece un pensionato, un ostello, un dormitorio o un centro accoglienza a basso costo (tenuto da enti pubblici, religiosi, organizzazioni politiche e sociali, privati ecc.) generalmente per studenti, lavoratori, studenti-lavoratori, immigrati, disagiati, senza fissa dimora ecc. Nella traduzione si è scelto qui “dormitorio”, termine che ne indica l'effettiva natura quali che siano le organizzazioni che lo gestiscono, e le sue dimensioni.

[7] Nel testo originale, “les 3/8”. Si tratta del “turno 3 x 8, in italiano “turno avvicendato di otto ore”: è un sistema di organizzazione degli orari di lavoro di postazione in fabbrica consistente nella turnazione per otto ore consecutive di tre squadre in uno stesso reparto, in modo da garantire il funzionamento continuativo degli impianti per 24 ore salvo il fine settimana (contrariamente al “4 x 8” e al “5 x 8”). E' un sistema utilizzato attualmente anche nel settore dei trasporti.

[8] A Ivry-sur-Seine, grosso centro della cintura parigina e feudo storico del Partito Comunista Francese (è uno degli ultimi comuni in Francia ad avere ancora un sindaco comunista, eletto nel 2015), esiste tuttora un grande centro d'accoglienza per lavoratori immigrati. Attorno agli anni in questione si verificarono effettivamente mobilitazioni e rivolte nel Foyer Travailleurs Migrants di Ivry, attualmente gestito dalla Saem-Adoma, organizzazione di accoglienza e reinserimento sociale; ma si veda meglio la seguente (e complessa) nota (9).

[9] - L'Incendio di Aubervilliers. Aubervilliers è un altro grosso centro della cintura parigina, da sempre segnato dall'attività industriale. Come Ivry-sur-Seine, anche Aubervilliers ha tuttora una sindaca del Partita Comunista Francese, e di origine algerina: Meriem Derkaoui. I “morti di Aubervilliers” ricordati nel testo della canzone riportano direttamente all'episodio avvenuto tra la notte fra il 1° e il 2 gennaio 1970: l' Incendio di Aubervilliers. In un villino della Rue des Postes n° 27 si trova un foyer semiclandestino (il "Foyer des Postes"), dove vivono ammassati circa cinquanta lavoratori immigrati. Dal 1961 il villino appartiene a tale Ghazi Messaoud, che nel 1968 lo dà in gestione a Abdoulaye Ndao, che lo trasforma in "foyer" di residenza per lavoratori immigrati senza ottenere i necessari permessi. L'immobile, al cui ingresso si trovava l'insegna "Solidarité franco-africaine", era formato da cinque stanze trasformate in dormitori; il costo di un posto letto ammontava a 70 franchi mensili, ma ogni lavoratore immigrato doveva versare anche 100 franchi come diritto d'ingresso sebbene il luogo fosse completamente sprovvisto sia di energia elettrica che di riscaldamento. Nell'anno appena trascorso, il 1969, il Comune di Aubervilliers aveva rifiutato la costruzione di altri locali da aggiungere a quelli già esistenti, per accogliere altri migranti.

La notte tra il 1° e il 2 gennaio 1970 è gelida: in una delle stanze, dove dormono sette lavoratori, vengono sigillate le finestre e viene improvvisata una stufa di fortuna ammassando foglie, rami secchi, cartone ed altro materiale in una grossa "lessiveuse" manuale (un pentolone munito di coperchio che serve a far bollire il bucato); al mattino, i sette lavoratori immigrati sono tutti intossicati dalle esalazioni di monossido di carbonio. Cinque di loro, quattro senegalesi e un mauritano (Sow Bocar Thialei, Konte Allouli, Kamara Amara Sidi, Kamara Semba Amadi e il quasi omonimo Kamara Amadi) sono già morti, mentre gli altri due sono in gravissime condizioni.

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L'episodio provoca enorme impressione, anche per la particolare situazione di Aubervilliers e degli altri comuni della cintura nord parigina, che fin dal 1945 avevano conosciuto un'enorme aumento demografico soprattutto grazie all'immigrazione di manodopera coloniale. La situazione degli alloggi a Aubervilliers è disastrosa: si formano bidonvilles, e si comincia a chiamare la città "ville-taudis" ("baraccopoli"). Non esiste alcun piano alloggi, e la situazione resta tale e quale fino agli anni '70; poco prima del dramma, nell'ottobre del 1969, diversi sindaci della Seine-Saint-Denis avevano scritto una lettera aperta al governo, reclamando attenzione sulle questioni dell'alloggio e sulla messa in atto di una reale politica migratoria. Invano.

Il dramma del 1° gennaio 1970 ha risonanza nazionale: se, da un lato, la destra con i suoi media ne fa -naturalmente- una questione di "ordine pubblico" e si permette anche sarcasmi e ironie, dall'altro suscita la rabbia e la mobilitazione dei lavoratori immigrati alloggiati nei "foyers" della cintura parigina, e di intellettuali e personalità della sinistra francese che mettono in evidenza la situazione dei migranti e lo sfruttamento inumano di cui sono vittime, tenendo peraltro conto che la tragedia di Aubervilliers non era certamente la prima del genere sebbene altri episodi del genere fossero passati pressoché sotto silenzio. L'Incendio di Aubervilliers conduce, nel clima politico e sociale del periodo, ad una presa di coscienza da parte dell'opinione pubblica ed anche dei politici.

A livello locale, gli abitanti lanciano una petizione per la chiusura del "Foyer des Postes" e per la rilocazione dei lavoratori immigrati. Su iniziativa della CGT viene organizzato un incontro, il 16 gennaio 1970, alla Camera del Lavoro di Aubervilliers, dove si condannano i "mercanti di sonno", l'ipocrisia del padronato e il disinteresse degli enti pubblici. Il 10 gennaio 1970, presso il cimitero di Thais, si erano svolti i funerali dei cinque lavoratori africani: nonostante fossero stati voluti in forma "strettamente privata" nella sezione del cimitero riservata agli stranieri senza famiglia, già all'uscita dalla camera ardente (nel Quai de la Râpée a Parigi) si era radunata una grande folla per manifestare. Al cimitero di Thiais sono presenti lo scrittore algerino Kateb Yacine, Jean-Paul Sartre e il futuro primo ministro mitterrandiano Michel Rocard. Contemporaneamente, la sede della Confindustria francese, la CNPF (Conseil National du Patronat Français) sono occupati, su iniziativa della Gauche Prolétarienne, da circa 150 manifestanti, tra i quali lo storico Pierre Vidal-Naquet e la scrittrice Marguerite Duras. Il giorno successivo, l'11 gennaio, 700 lavoratori immigrati africani, con la presenza dello scrittore Michel Leiris, occupano il "foyer" di Ivry-sur-Seine (v. nota 8).

Un mese dopo la tragedia arriva a Aubervilliers il primo ministro gollista dell'epoca, Jacques Chaban-Delmas: la questione assume una dimensione nazionale. Nel luglio del 1970 viene votata la "Legge Vivien" che prevede lo smantellamento delle bidonvilles e di ogni altra forma di abitazione insalubre, con la costruzione di abitazioni e di "foyers" degni di questo nome; sono organizzati censimenti e si sviluppa una riflessione sociale sull'alloggio delle popolazioni e dei lavoratori immigrati. Nel clima dell'epoca e del "dopo-Maggio", i movimenti di estrema sinistra considerano l'episodio come tipico delle conseguenze dello sfruttamento capitalista.

Rue des Postes 27, Aubervilliers, 1° gennaio 2010.
Rue des Postes 27, Aubervilliers, 1° gennaio 2010.


L'immobile della rue des Postes 27 esiste ancora; è adesso un'abitazione privata. Nessuna lapide o altra cosa vi è stata apposta che ricordi il dramma del 1° gennaio 1970; quarant'anni dopo, il 1° gennaio 2010, l'episodio è stato però ricordato, e qualcuno ha voluto deporre dei fiori. Dal dramma della Rue des Postes, il regista militante Michel Trillat ha tratto un film, intitolato Étranges étrangers.

[10] Qui “Khader” e “Mohamed” sono generici nomi arabi.

17/5/2018 - 01:08


Anche se con qualche giorno di ritardo, un ringraziamento speciale a Dominique Grange per aver voluto inserire personalmente questa sua canzone nel nostro sito. E lo diciamo con infinito piacere, conoscendo la storia di Dominique, che è una storia di lotta e di impegno senza fine. Ciao Dominique, speriamo di poterci incontrare un giorno assieme a Parigi, magari assieme a Oreste, magari assieme a Marina, e a tutti gli altri. Mi sia permesso un abbraccio. [RV]

Riccardo Venturi - 13/10/2008 - 21:37


Finalmente primi!

Vauro da Annozero
Vauro da Annozero

CCG/AWS Staff - 21/12/2008 - 20:25




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