Tremila anni di evoluzione
E non ho ancora una risposta
In fila senza un senso o una ragione
Ad aspettare una risposta
Tra chi non sa dove andare
Ma comunque di corsa ci va
Tremila notti sotto la tua porta
Magro di fede e grasso di illusioni
Tremila anni di sbagli e di dolori
E i roghi della Santa Inquisizione
Sui cingoli dei vostri carri armati
Menzogne, potere e repressione
Tra chi provava a cambiare
E chi lasciava tutto com’è
I giusti hanno un volto ed hanno un nome
E la Storia non ha mai pietà
Tremila anni di paura della notte
E bunker dentro le foreste
I boschi sempre dietro alle finestre
Tremila anni di grande civiltà
E ormai non ci sono più stelle
Nella nebbia delle nostre città
Abbiamo armi sempre più potenti
Tra galere che chiamiamo libertà
Tremila anni d’evoluzione
Persi a cercare una risposta
Mi chiedo se sia stato un errore
Pretendere un’umanità migliore
Ma poi non mi resta che stare
Dalla parte di chi è come te
Buonanotte domani è un giorno buono
Per cercare la risposta che non c’è
E non ho ancora una risposta
In fila senza un senso o una ragione
Ad aspettare una risposta
Tra chi non sa dove andare
Ma comunque di corsa ci va
Tremila notti sotto la tua porta
Magro di fede e grasso di illusioni
Tremila anni di sbagli e di dolori
E i roghi della Santa Inquisizione
Sui cingoli dei vostri carri armati
Menzogne, potere e repressione
Tra chi provava a cambiare
E chi lasciava tutto com’è
I giusti hanno un volto ed hanno un nome
E la Storia non ha mai pietà
Tremila anni di paura della notte
E bunker dentro le foreste
I boschi sempre dietro alle finestre
Tremila anni di grande civiltà
E ormai non ci sono più stelle
Nella nebbia delle nostre città
Abbiamo armi sempre più potenti
Tra galere che chiamiamo libertà
Tremila anni d’evoluzione
Persi a cercare una risposta
Mi chiedo se sia stato un errore
Pretendere un’umanità migliore
Ma poi non mi resta che stare
Dalla parte di chi è come te
Buonanotte domani è un giorno buono
Per cercare la risposta che non c’è
Langue: français
Version française – OCCIDENT – Marco Valdo M.I. – 2009
Chanson italienne – Occidente – Rein – mars 2006
Chanson italienne – Occidente – Rein – mars 2006
OCCIDENT
Trois mille ans d'évolution
Et je n'en ai encore aucune réponse
En file sans aucun sens ou raison
À attendre une réponse
Parmi ceux qui ne savent où aller
Mais qui, en courant, de toute façon, y vont
Trois mille nuits sous ta porte
Maigre de foi et gras d'illusions.
Trois mille ans d'erreurs et de douleurs
Et les bûchers de la Sainte Inquisition
Sous les chenilles de vos chars d'assaut
Mensonge, pouvoir et répression
Entre celui qui s'efforçait de changer
Et celui qui laissait tout comme c'est
Les justes ont un visage et ont un nom
Et l'Histoire n'a jamais pitié.
Trois mille ans de peur de la nuit
Et un bunker dans les forêts
Les bois toujours derrière les fenêtres
Trois mille ans de grande civilisation
Et il n'y a plus d'étoiles désormais
Dans la brume de nos villes.
Nous avons des armes toujours plus puissantes
Dans nos prisons qu'on appelle liberté.
Trois mille ans d'évolution
Perdus à chercher une réponse
Je me demande quand il y a eu une erreur
Prétendre à une humanité meilleure
Mais ensuite il ne me reste que d'être
Du côté de celui qui est comme toi.
Bonne nuit, demain est un autre jour.
Pour chercher la réponse qui n'existe pas.
Trois mille ans d'évolution
Et je n'en ai encore aucune réponse
En file sans aucun sens ou raison
À attendre une réponse
Parmi ceux qui ne savent où aller
Mais qui, en courant, de toute façon, y vont
Trois mille nuits sous ta porte
Maigre de foi et gras d'illusions.
Trois mille ans d'erreurs et de douleurs
Et les bûchers de la Sainte Inquisition
Sous les chenilles de vos chars d'assaut
Mensonge, pouvoir et répression
Entre celui qui s'efforçait de changer
Et celui qui laissait tout comme c'est
Les justes ont un visage et ont un nom
Et l'Histoire n'a jamais pitié.
Trois mille ans de peur de la nuit
Et un bunker dans les forêts
Les bois toujours derrière les fenêtres
Trois mille ans de grande civilisation
Et il n'y a plus d'étoiles désormais
Dans la brume de nos villes.
Nous avons des armes toujours plus puissantes
Dans nos prisons qu'on appelle liberté.
Trois mille ans d'évolution
Perdus à chercher une réponse
Je me demande quand il y a eu une erreur
Prétendre à une humanité meilleure
Mais ensuite il ne me reste que d'être
Du côté de celui qui est comme toi.
Bonne nuit, demain est un autre jour.
Pour chercher la réponse qui n'existe pas.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 8/8/2009 - 22:04
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Album : Occidente
di Francesco Senia
Ho sempre pensato che la vita consista in un gioco di rimandi che possono servire a coprire la distanza di quei gradi di separazione che ci affliggono.
Che sia cinema, letteratura o musica è giocoforza, sempre, cercare quei riferimenti, in ciò che più ti colpisce e ti piace, che ti permettano di allargare gli orizzonti ...Leggi un libro - magari un saggio di quell'autore che adori - e cominci a sottolineare i nomi che lui fa. Come a crearti una mappa, un piano di viaggio che possa continuare a farti muovere. Così ascolti un disco e poi scopri che uno dei tre, che ha partecipato a quel disco che tanto ti è piaciuto, ha fatto qualcos'altro. Anzi, continua a farlo. Così mi è capitato di scoprire che Gianluca Bernardo, oltre ad aver preso parte, insieme a Fosca e Santese, a quel "Ballate di Fine Inverno" di cui ho parlato, è l'anima di un gruppo. I Rein. E questo gruppo ha già fatto uscire un singolo, un EP e - la notizia è di pochi giorni fa - un nuovo disco. Tutto rigorosamente copyleft.
Del gruppo, riporto la presentazione che i musicisti danno di sé stessi. Il singolo e l'Ep si possono scaricare dal sito myspace, e più sotto si può ascoltare "Est", la canzone che dà il titolo all'EP. Io dico che ne vale la pena!
"In una Babilonia di plastica e cemento, dal 1999 i Rein suonano e attraversano l'Italia in lungo e largo a bordo di una vecchia macchina diesel. Una storia lunga chilometri, fatta di autogrill sospesi nella nebbia, portapacchi strabordanti, pacchetti di sigarette accartocciati, bazar ai bordi della ss16 e binari ai lati della 106; una storia bruciata tra gli ultimi nei privè dei primi. Poche brandine e tanti sacchi a pelo che noi ci sappiamo adattare; caffè a portar via che magari poi ci viene sonno; che l'E45 è meglio dell'A1 perché non costa, mentre la Salerno-Reggio va bene comunque, tanto è l'unica. Qui, dove la periferia è anche il centro di tutto e la musica resta l'unico modo per parlare di felicità e di tristezza allo stesso tempo, i Rein, incrocio ferroviario tra Messico e Ungheria, Francia e Irlanda, prendono e partono con poche certezze, poca benzina e qualche punto fermo stampato ai cigli delle strade. Libri francesi, musica latina e risorse slave, futbol e chitarre spaccate, qualche bottiglia di birra messina, quando si trova. E se povertà e ricchezza si confondono, la multiculturalità è un dato di fatto e non un'opinione. Qualcosa resta, tra tanta storia e poca identità. Qualcosa resta. E allora questo qualcosa cerchi di farlo entrare in qualche modo nel portabagagli e di portarlo in giro, per raccontarlo. Per raccontare come avviene che da mille madri diverse nasca un solo figlio, triste come la soledad, fedele come le steppe del Connemara, feroce come il sud, poetico come l'est. Quaggiù, in provincia di Babele, qualcosa resta."