Sir Hugh, or The Jew's Daughter, or Hugh Of Lincoln, Showing The Cruelty Of A Jew's Daughter
Anonymous
Language: Scots
Four and twenty bonny boys
Were playing at the ba,
And by it came him sweet Sir Hugh,
And he playd oer them a’.
He kickd the ba with his right foot,
And catchd it wi his knee,
And throuch-and-thro the Jew’s window
He gard the bonny ba flee.
He’s doen him to the Jew’s castell,
And walkd it round about;
And there he saw the Jew’s daughter,
At the window looking out.
‘Throw down the ba, ye Jew’s daughter,
Throw down the ba to me!’
‘Never a bit,’ says the jew’s daughter,
‘Till up to me come ye.’
‘How will I come up? How can I come up?
How can I come to thee?
For as ye did to my auld father,
The same ye’ll do to me.’
She’s gane to her father’s garden,
And pu’d an apple red and green;
’Twas a’ to wyle him sweet Sir Hugh,
And to entice him in.
She’s led him in through ae dark door,
And sae has she thro nine;
She’s laid him on a dressing-table,
And stickit him like a swine.
And first came out the thick, thick blood,
And syne came out the thin,
And syne came out the bonny heart’s blood;
There was nae mair within.
She’s rowd him in a cake o lead,
Bade him lie still and sleep;
She’s thrown him in Our Lady’s draw-well,
Was fifty fathom deep.
When bells were rung, and mass was sung,
And a’ the bairns came hame,
When every lady gat hame her son,
The Lady Maisry gat nane.
She’s taen her mantle her about,
Her coffer by the hand,
And she’s gane out to seek her son,
And wanderd oer the land.
She’s doen her to the Jew’s castell,
Where a’ were fast asleep:
‘Gin ye be there, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
She’s doen her to the Jew’s garden,
Thought he had been gathering fruit:
‘Gin ye be there, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
She neard Our Lady’s deep draw-well,
Was fifty fathom deep:
‘Whareer ye be, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
‘Gae hame, gae hame, my mither dear,
Prepare my winding-sheet,
And at the back o merry Lincoln
The morn I will you meet.’
Now Lady Maisry is gane hame,
Made him a winding sheet,
And at the back o merry Lincoln
The dead corpse did her meet.
And a’ the bells of merry Lincoln
Without men’s hands were rung,
And a’ the books o merry Lincoln
Were read without man’s tongue,
And neer was such a burial
Sin Adam’s days begun.
Were playing at the ba,
And by it came him sweet Sir Hugh,
And he playd oer them a’.
He kickd the ba with his right foot,
And catchd it wi his knee,
And throuch-and-thro the Jew’s window
He gard the bonny ba flee.
He’s doen him to the Jew’s castell,
And walkd it round about;
And there he saw the Jew’s daughter,
At the window looking out.
‘Throw down the ba, ye Jew’s daughter,
Throw down the ba to me!’
‘Never a bit,’ says the jew’s daughter,
‘Till up to me come ye.’
‘How will I come up? How can I come up?
How can I come to thee?
For as ye did to my auld father,
The same ye’ll do to me.’
She’s gane to her father’s garden,
And pu’d an apple red and green;
’Twas a’ to wyle him sweet Sir Hugh,
And to entice him in.
She’s led him in through ae dark door,
And sae has she thro nine;
She’s laid him on a dressing-table,
And stickit him like a swine.
And first came out the thick, thick blood,
And syne came out the thin,
And syne came out the bonny heart’s blood;
There was nae mair within.
She’s rowd him in a cake o lead,
Bade him lie still and sleep;
She’s thrown him in Our Lady’s draw-well,
Was fifty fathom deep.
When bells were rung, and mass was sung,
And a’ the bairns came hame,
When every lady gat hame her son,
The Lady Maisry gat nane.
She’s taen her mantle her about,
Her coffer by the hand,
And she’s gane out to seek her son,
And wanderd oer the land.
She’s doen her to the Jew’s castell,
Where a’ were fast asleep:
‘Gin ye be there, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
She’s doen her to the Jew’s garden,
Thought he had been gathering fruit:
‘Gin ye be there, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
She neard Our Lady’s deep draw-well,
Was fifty fathom deep:
‘Whareer ye be, my sweet Sir Hugh,
I pray you to me speak.’
‘Gae hame, gae hame, my mither dear,
Prepare my winding-sheet,
And at the back o merry Lincoln
The morn I will you meet.’
Now Lady Maisry is gane hame,
Made him a winding sheet,
And at the back o merry Lincoln
The dead corpse did her meet.
And a’ the bells of merry Lincoln
Without men’s hands were rung,
And a’ the books o merry Lincoln
Were read without man’s tongue,
And neer was such a burial
Sin Adam’s days begun.
Contributed by Riccardo Venturi - 2008/5/30 - 00:24
Language: Italian
Versione italiana di Riccardo Venturi
(ca. 1988)
(ca. 1988)
SIR HUGH, O LA FIGLIA DELL'EBREO
Ventiquattro bei ragazzi
Giocavano alla palla,
Giunse da loro Sir Hugh
Era il più bravo di tutti.
Calciava la palla di destro,
La prendeva col ginocchio;
E oltre la finestra dell'Ebreo
La bella palla fece volare.
Andò al castello dell'Ebreo
E vi camminò tutto attorno;
Là vide la figlia dell'Ebreo
Affacciata alla finestra.
"Butta la palla, figlia dell'Ebreo,
Buttami giù la palla!"
"Neanche per sogno", disse lei,
"Finché non salirai da me."
"E come faccio a venire su,
Come posso salire da te?
Quel che hai fatto al mio vecchio padre
Tu lo farai anche a me."
È andata nel giardino paterno,
Ha colto una mela rossa e verde;
Era per ingannare Sir Hugh,
Per convincerlo a entrare dentro.
Lo fece entrare per una porta scura,
Nove ne aveva fatti entrare;
Lo stese su un tavolo da cucire [1]
E lo sgozzò come un maiale.
Prima uscì il sangue, il sangue denso
E poi uscì quello fluente;
Infine il sangue del suo bel cuore
E non ne rimase più.
Lo infilò in una forma di piombo
E gli disse di star calmo e dormire;
Lo gettò nel Pozzo della Madonna
Che era profondo cinquanta tese.
A campane suonate, a Messa finita
Tutti i ragazzi tornarono a casa;
Tutte le donne ripresero i figli,
Ma Lady Maisry non lo riprese.
Allora andò al castello dell'Ebreo
Dove tutti erano a dormire:
"Se tu sei qui, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
Quindi prese la sua mantella
E il suo baule per la mano,
E andò a cercare suo figlio
Vagando per le campagne.
E andò al giardino dell'Ebreo
Pensando fosse a cogliere frutta;
"Se tu sei qui, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
S'avvicinò al Pozzo della Madonna
Che era profondo cinquanta tese;
"Ovunque tu sia, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
"Va' a casa, va' a casa, mia cara madre,
A prepararmi il sudario,
E sul crinale del bel monte Lincoln
Domattina m'incontrerai."
Lady Maisry è andata a casa,
E gli ha preparato un sudario;
E sul crinale del bel monte Lincoln
Incontrò il suo cadavere.
Tutte le campane del bel monte Lincoln
Suonarono senza che alcuno le toccasse,
E tutti i libri del bel monte Lincoln
Furon letti senza che alcuno parlasse;
E mai si vide un simile funerale
Dal giorno in cui era nato Adamo.
Ventiquattro bei ragazzi
Giocavano alla palla,
Giunse da loro Sir Hugh
Era il più bravo di tutti.
Calciava la palla di destro,
La prendeva col ginocchio;
E oltre la finestra dell'Ebreo
La bella palla fece volare.
Andò al castello dell'Ebreo
E vi camminò tutto attorno;
Là vide la figlia dell'Ebreo
Affacciata alla finestra.
"Butta la palla, figlia dell'Ebreo,
Buttami giù la palla!"
"Neanche per sogno", disse lei,
"Finché non salirai da me."
"E come faccio a venire su,
Come posso salire da te?
Quel che hai fatto al mio vecchio padre
Tu lo farai anche a me."
È andata nel giardino paterno,
Ha colto una mela rossa e verde;
Era per ingannare Sir Hugh,
Per convincerlo a entrare dentro.
Lo fece entrare per una porta scura,
Nove ne aveva fatti entrare;
Lo stese su un tavolo da cucire [1]
E lo sgozzò come un maiale.
Prima uscì il sangue, il sangue denso
E poi uscì quello fluente;
Infine il sangue del suo bel cuore
E non ne rimase più.
Lo infilò in una forma di piombo
E gli disse di star calmo e dormire;
Lo gettò nel Pozzo della Madonna
Che era profondo cinquanta tese.
A campane suonate, a Messa finita
Tutti i ragazzi tornarono a casa;
Tutte le donne ripresero i figli,
Ma Lady Maisry non lo riprese.
Allora andò al castello dell'Ebreo
Dove tutti erano a dormire:
"Se tu sei qui, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
Quindi prese la sua mantella
E il suo baule per la mano,
E andò a cercare suo figlio
Vagando per le campagne.
E andò al giardino dell'Ebreo
Pensando fosse a cogliere frutta;
"Se tu sei qui, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
S'avvicinò al Pozzo della Madonna
Che era profondo cinquanta tese;
"Ovunque tu sia, mio dolce Sir Hugh,
Io ti imploro di parlarmi."
"Va' a casa, va' a casa, mia cara madre,
A prepararmi il sudario,
E sul crinale del bel monte Lincoln
Domattina m'incontrerai."
Lady Maisry è andata a casa,
E gli ha preparato un sudario;
E sul crinale del bel monte Lincoln
Incontrò il suo cadavere.
Tutte le campane del bel monte Lincoln
Suonarono senza che alcuno le toccasse,
E tutti i libri del bel monte Lincoln
Furon letti senza che alcuno parlasse;
E mai si vide un simile funerale
Dal giorno in cui era nato Adamo.
[1] Si veda però la nota (5) alla traduzione di Cattia Salto di Little Sir Hugh.
SIR HUGH
di Cattia Salto
di Cattia Salto
“Little Sir Hugh”, “Fatal Flower Garden”, “Sir Hugh, or the Jew’s Daughter” è una antica ballata registrata al numero 155 dal professor Francis James Child, una murder ballad incentrata apparentemente su un “omicidio rituale“; siamo alle radici delle leggende metropolitane sui rapimenti dei bambini a sfondo religioso, così in Inghilterra la morte di Hugh di Lincoln nel 1255 riportata ne “The Annals of Waverly” scatena l’odio razziale contro gli Ebrei: il corpo del bambino viene ritrovato un mese dopo la sua scomparsa in un pozzo e la “vox populi” addita gli Ebrei; uno di loro sotto tortura confessa l’assassinio e per buona misura una ventina di ebrei sono impiccati con l’accusa di omicidio rituale (e ovviamente i loro beni sono incamerati dalla Corona). Manco a dirlo il bambino viene venerato e chiamato" il piccolo Ugo di Lincoln" (non proprio un santo ma nella Cattedrale viene approntato un piccolo santuario subito meta di pellegrinaggi).
ACCUSA DEL SANGUE
L’accusa del sangue così di moda nel mondo cristiano dell’Europa Medievale è basata sulla “dimenticanza” cristiana di un fondamento biblico condiviso dai primi Cristiani, dagli Ebrei e dai Musulmani e più in generale nel pensiero antico: il sangue è vita (anima della carne).
Anticamente per rinnovare la propria forza vitale si beveva sangue o si mangiava la carne delle vittime sacrificate agli dei; ma il Dio del credo monoteista orientale vietava ai suoi seguaci di cibarsi del sangue degli animali offerti in sacrificio; il sangue si appropria allora di un nuovo distintivo significato quello dell’alleanza tra Dio e l’uomo (o meglio il suo popolo): il sangue degli agnelli e la fuga degli Ebrei schivi dall’Egitto.
Senonchè il sangue di Gesù sulla croce è il simbolo del “nuovo” patto (nel Vangelo è detto “il sangue del patto” ) cioè è il sangue che purifica il cristiano da ogni peccato, da cui il nuovo binomio Cristo = Agnello di Dio che “toglie i peccati dal mondo”
PASQUA DI SANGUE
Nonostante il grande rispetto degli ebrei verso il sangue come fonte della vita, i Cristiani (originariamente una delle tante sette ebraiche) diffondevano a piene mani le calunnie verso gli Ebrei e la Pasqua ebraica arrivando ad affermare che gli Ebrei a Pasqua rapivano i loro bambini uccidendoli nei modi più atroci per utilizzarne il sangue a scopi rituali (cioè ci pucciavano il pane azzimo o ci facevano un energy-drink con il vino).
LA BALLATA
La leggenda metropolitana è ripresa un secolo più tardi da Geoffrey Chauces nei sui "Racconti di Cantebury" ( il racconto della Madre Priora) e la ballata "Sir Hugh or The Jew's Daughter" circolò in forma orale in Gran Bretagna e negli Stati Uniti non necessariamente come ballata antisemita. Il giardino che compare a volte nei titoli è il luogo del magico e del proibito e il giardino dell'Eden in cui il ragazzo viene tentato (tormentato) dal sesso e la morte è un passaggio metaforico che lo trasforma in uomo.
(continua in Terre Celtiche)
Cattia Salto - 2017/4/17 - 02:20
Language: English
LITTLE SIR HUGH - Steeleye Span
Steeleye Span in Commoners Crown, 1975 con il titolo di Little Sir Hugh preferiscono la versione americana della ballata senza riferimento diretto alla figlia dell’ebreo.
Steeleye Span in Commoners Crown, 1975 con il titolo di Little Sir Hugh preferiscono la versione americana della ballata senza riferimento diretto alla figlia dell’ebreo.
“Mother, mother, make my bed,
Make for me a winding sheet.
Wrap me up in a cloak of gold,
See if I can sleep.”
Make for me a winding sheet.
Wrap me up in a cloak of gold,
See if I can sleep.”
Four and twenty bonny, bonny boys playing at the ball.
Along came little Sir Hugh,
he played with them all.
He kicked the ball very high,
he kicked the ball so low,
He kicked it over a castle wall
where no one dared to go.
Out came a lady gay,
she was dressed in green.
“Come in, come in little Sir Hugh,
fetch your ball again.”
“I won’t come in, I can’t come in
without my playmates all;
For if I should I know
you would cause my blood to fall.”
She took him by the milk white hand,
led him to the hall
Till they came to a stone chamber
where no one could hear him call.
She sat him on a golden chair,
she gave him sugar sweet,
She lay him on a dressing board
and stabbed him like a sheep.
Out came the thick thick blood,
out came the thin.
Out came the bonny heart’s blood
till there was none within.
She took him by the yellow hair
and also by the feet
She threw him in the old draw well
fifty fathoms deep.
Contributed by Cattia Salto - 2017/4/17 - 02:25
Language: Italian
Little Sir Hugh
Traduzione italiana di Cattia Salto
Traduzione italiana di Cattia Salto
James Orchard Halliwell in Popular Rhymes and Nursery Tales of England (London, 1849) cita Child Roland and the King of Elfland come ballata antecedente: là i giovanetti giocano a palla nella città di Carlisle e con un tiro maldestro la gettano "o'er the kirk he gar'd it flee"; i bambini che la vanno a cercare finiscono uno per volta in una terra incantata; così guardando ancora alle fiabe troviamo "la Principessa e il Ranocchio" in cui la ragazzina giocando con la palla la getta maldestramente nello stagno. Ed ecco apparire il secondo elemento sempre tipico delle fiabe che raccontano di amore e di sesso (iniziazione sessuale): l'archetipo del "seduttore" o del "predatore sessuale", sia esso il Principe Ranocchio o il Cavaliere Elfo o la Sirena/Fata.
IL PICCOLO SIR UGO
Traduzione di Cattia Salto [*]
Ventiquattro bei ragazzi
giocavano a pallone (1)
giunse il piccolo sir Ugo
ed era il più bravo di tutti.
Calciava la palla verso l’alto
calciava la palla verso il basso
la calciò oltre il muro del castello
dove nessuno osava andare
Uscì una dama gaia,
vestita di verde (2)
“Entra, entra piccolo sir Ugo
per riprendere la palla”
“Non entro no;
non senza tutti gli altri calciatori
perchè se lo farò son certo che tu mi caverai il sangue”
Lo prese con la bianca mano
e lo portò in casa
fino alla segreta di pietra (3)
dove nessuno lo avrebbe sentito gridare
lo mise su una sedia dorata
e gli diede degli zuccherini (4)
lo stese su un asse da cucina (5)
e lo accoltellò come una pecora
Uscì il sangue, il sangue denso
e uscì quello fluente;
uscì il sangue del suo bel cuore
finchè non ne rimase più.
Lo prese dalla bionda testa
e anche dai piedi
e lo gettò nel vecchio pozzo
profondo cinquanta tese.
Traduzione di Cattia Salto [*]
“Madre o madre, fammi il letto
e preparami il sudario
avvolgimi in un manto dorato
che io possa riposare”
e preparami il sudario
avvolgimi in un manto dorato
che io possa riposare”
Ventiquattro bei ragazzi
giocavano a pallone (1)
giunse il piccolo sir Ugo
ed era il più bravo di tutti.
Calciava la palla verso l’alto
calciava la palla verso il basso
la calciò oltre il muro del castello
dove nessuno osava andare
Uscì una dama gaia,
vestita di verde (2)
“Entra, entra piccolo sir Ugo
per riprendere la palla”
“Non entro no;
non senza tutti gli altri calciatori
perchè se lo farò son certo che tu mi caverai il sangue”
Lo prese con la bianca mano
e lo portò in casa
fino alla segreta di pietra (3)
dove nessuno lo avrebbe sentito gridare
lo mise su una sedia dorata
e gli diede degli zuccherini (4)
lo stese su un asse da cucina (5)
e lo accoltellò come una pecora
Uscì il sangue, il sangue denso
e uscì quello fluente;
uscì il sangue del suo bel cuore
finchè non ne rimase più.
Lo prese dalla bionda testa
e anche dai piedi
e lo gettò nel vecchio pozzo
profondo cinquanta tese.
NOTE
[*] dalla traduzione di Riccardo Venturi
(1) Il gioco della palla è un tipico passatempo dei ragazzi e delle giovinette nelle ballate medievali e veniva praticato nelle vie cittadine o nei parchi dei castelli.
(2) La dama verde vestita potrebbe benissimo essere una Fata.
(3) Letteralmente una stanza di pietra, che suggerisce l'idea di una cantina.
(4) Essendo nel medioevo vien da pensare a dei canditi o a gelées di frutta: sono i dolcetti che la "fata" ha usato per tentare il ragazzo e convincerlo ad entrare.
(5) Riccardo Venturi traduce con "tavolo da cucire", è piuttosto un grande tagliere o ceppo di legno.
[*] dalla traduzione di Riccardo Venturi
(1) Il gioco della palla è un tipico passatempo dei ragazzi e delle giovinette nelle ballate medievali e veniva praticato nelle vie cittadine o nei parchi dei castelli.
(2) La dama verde vestita potrebbe benissimo essere una Fata.
(3) Letteralmente una stanza di pietra, che suggerisce l'idea di una cantina.
(4) Essendo nel medioevo vien da pensare a dei canditi o a gelées di frutta: sono i dolcetti che la "fata" ha usato per tentare il ragazzo e convincerlo ad entrare.
(5) Riccardo Venturi traduce con "tavolo da cucire", è piuttosto un grande tagliere o ceppo di legno.
Contributed by Cattia Salto - 2017/4/17 - 02:34
Non mi è sfuggito che Cattia abbia inserito il suo prezioso (come sempre) intervento, su questo macabro testo
proprio nel giorno di Pasqua........il brano non è stato molto eseguito nei dischi o almeno io non l'ho trovato spesso, a parte la versione americana scelta dagli S. Span.(Questi ultimi la cantavano anche dal vivo nel tour del 1982 e l'esecuzione alla Royal Opera Theatre in Adelaide, Australia la troviamo infatti nel loro Live "On tour"). Più recentemente è stata inserita da Eliza, figlia di Martin Carthy con the Kings of Calicutt (Andi Wells, Barnaby Stradling, Saul Rose and Maclaine Colston)nel loro omonimo disco del 1997. La versione reca il titolo "Sang Mother, Go Make My Bed" (ed è seguita da "Flower of Swiss Cottage"). Viene in seguito inserita nel 2003 anche nella raccolta The Definitive Collection. Non conoscevo invece l'interpretazione di Sam Lee e di questo ringrazio Cattia.
proprio nel giorno di Pasqua........il brano non è stato molto eseguito nei dischi o almeno io non l'ho trovato spesso, a parte la versione americana scelta dagli S. Span.(Questi ultimi la cantavano anche dal vivo nel tour del 1982 e l'esecuzione alla Royal Opera Theatre in Adelaide, Australia la troviamo infatti nel loro Live "On tour"). Più recentemente è stata inserita da Eliza, figlia di Martin Carthy con the Kings of Calicutt (Andi Wells, Barnaby Stradling, Saul Rose and Maclaine Colston)nel loro omonimo disco del 1997. La versione reca il titolo "Sang Mother, Go Make My Bed" (ed è seguita da "Flower of Swiss Cottage"). Viene in seguito inserita nel 2003 anche nella raccolta The Definitive Collection. Non conoscevo invece l'interpretazione di Sam Lee e di questo ringrazio Cattia.
Flavio Poltronieri - 2017/4/17 - 09:19
E io non conoscevo la versione di Eliza Carthy, grazie Flavio..
In effetti sulla ballata e i suoi addentellati mi sto documentando solo ora e quanto scritto è in via provvisoria, intanto continuo a far girare nelle mie orecchie la versione di Sam Lee con quello scacciapensieri che mi rimbomba nel cervello.. devo ancora venire a capo del testo non riuscendo a ricostruire la fonte da cui Sam l'ha preso, la versione del suo mentore Stanley Robertson è diversa oltre che cantata su una melodia diversa (su Ye Banks & Braes).
In effetti sulla ballata e i suoi addentellati mi sto documentando solo ora e quanto scritto è in via provvisoria, intanto continuo a far girare nelle mie orecchie la versione di Sam Lee con quello scacciapensieri che mi rimbomba nel cervello.. devo ancora venire a capo del testo non riuscendo a ricostruire la fonte da cui Sam l'ha preso, la versione del suo mentore Stanley Robertson è diversa oltre che cantata su una melodia diversa (su Ye Banks & Braes).
Cattia Salto - 2017/4/17 - 10:19
Allora è stato uno scambio "equo e solidale", a riguardo la versione di Eliza:
This is a note about the origins of this song which Malcolm Douglas kindly sent to the Mudcat Café thread Child and Waterson/Carthy:
This is a bit complicated. Versions of the song, all pretty similar, seem to have been quite common in the south of England; I don't know where Eliza got hers.
There was some discussion of the song's possible roots in The Journal of the Folk Song Society (vol. III, no. 11, 1907). H.E.D. Hammond thought it primarily derived from Child #65 (Lady Maisry) with some apparent input from #75 (Lord Lovel). Anne Gilchrist considered a Lady Maisry connection unlikely, and inclined toward the Lord Lovel group, though noting, “The elements of ballads are shifting, and no hard and fast line can be drawn between their various groups; at the same time it is well to remember that such an incident as an absent lover returning in haste to his lady does not always belong to the same story.”
Lucy Broadwood was in the Lord Lovel camp, while Cecil Sharp felt that it should be regarded as a fragment of Lady Maisry. I don't know what current thinking on the subject might be, but it's worth mentioning that all the elements of the song appear in a number of others, and are pretty much commonplaces of folk song; though there isn't really any great need to assign it to a “Child” group, Lady Maisry. does seem the closer match if one must be made.
This is a note about the origins of this song which Malcolm Douglas kindly sent to the Mudcat Café thread Child and Waterson/Carthy:
This is a bit complicated. Versions of the song, all pretty similar, seem to have been quite common in the south of England; I don't know where Eliza got hers.
There was some discussion of the song's possible roots in The Journal of the Folk Song Society (vol. III, no. 11, 1907). H.E.D. Hammond thought it primarily derived from Child #65 (Lady Maisry) with some apparent input from #75 (Lord Lovel). Anne Gilchrist considered a Lady Maisry connection unlikely, and inclined toward the Lord Lovel group, though noting, “The elements of ballads are shifting, and no hard and fast line can be drawn between their various groups; at the same time it is well to remember that such an incident as an absent lover returning in haste to his lady does not always belong to the same story.”
Lucy Broadwood was in the Lord Lovel camp, while Cecil Sharp felt that it should be regarded as a fragment of Lady Maisry. I don't know what current thinking on the subject might be, but it's worth mentioning that all the elements of the song appear in a number of others, and are pretty much commonplaces of folk song; though there isn't really any great need to assign it to a “Child” group, Lady Maisry. does seem the closer match if one must be made.
Flavio Poltronieri - 2017/4/17 - 11:07
Bentornata a Cattia Salto, anche da parte mia. Ho naturalmente rimesso un po' in ordine tutto il materiale inserito in questa pagina e apprezzato particolarmente l'osservazione sulla dressing-table: evidentemente, a suo tempo non avevo colto il significato di dress come "conciare il cibo" o addirittura "condire" (e dire che nei supermercati si vendono comunemente le salsine dette "salad dressing"...). Dovrei ripigliare tutte le traduzioni di Child Ballads e sottoporle a una revisione, mi sa: quelle più recenti (come questa) risalgono a una trentina di anni fa circa, e quelle più antiche vanno per i quarant'anni o quasi, ricordandomi delle acrobazie che facevo all'epoca per trovare qualcosa che mi aiutasse. Ad ogni modo, mi piacerebbe prima o poi fare un elenco ed un'analisi dei Ballad commonplaces, come quello del gioco della palla, o pallone; ho perso il conto delle ballate nelle quali ci sono i tipici ventiquattro bei ragazzi (sono sempre ventiquattro!) o le ventiquattro fanciulle che ci giocano. A pensarci bene, nel calcio moderno non ci si allontana di molto, dato che le due squadre fanno in tutto ventidue...
Riccardo Venturi - 2017/4/17 - 12:18
Ben contenta di aver dato un piccolo contributo, ho ripreso mano alle ballate cercando di ripulirle da errori e sviste; oggi è tutto più semplice con le traduzioni con tutto il supporto di internet..
In merito al gioco della palla anch'io l'ho archiviato nel cervello come un grosso punto interrogativo: suggestionata dalla mia esperienza sulla danza medievale, mi veniva da prenderlo come un passatempo delle giovinette e dei fanciulli che si esercitavano (un po' per divertimento e un po' come lezioni di galateo) appunto nelle danze di corte; poi quando invece ho trovato la descrizione più dettagliata al gioco della palla ho pensato che anche dove non veniva descritto il riferimento però fosse sempre quello, e come osservi tu di giochi con la palla ce n'erano di molti tipi nel medioevo... sono certa che adesso non ci dormirò più la notte per andare a spulciare in merito!!
In merito al gioco della palla anch'io l'ho archiviato nel cervello come un grosso punto interrogativo: suggestionata dalla mia esperienza sulla danza medievale, mi veniva da prenderlo come un passatempo delle giovinette e dei fanciulli che si esercitavano (un po' per divertimento e un po' come lezioni di galateo) appunto nelle danze di corte; poi quando invece ho trovato la descrizione più dettagliata al gioco della palla ho pensato che anche dove non veniva descritto il riferimento però fosse sempre quello, e come osservi tu di giochi con la palla ce n'erano di molti tipi nel medioevo... sono certa che adesso non ci dormirò più la notte per andare a spulciare in merito!!
Cattia Salto - 2017/4/18 - 12:11
Cara Cattia, a proposito di macabre canzoni su questo tema, nemmeno qui da noi si scherza, conosci "La barbara ostessa"? Anche la cara Dodi Moscati l'aveva interpretata col titolo "L'orrenda madre" nel suo primo disco del 1973 nella riscrittura di Giuseppe Bracali, dello stesso episodio esiste anche la versione del cantastorie Pietro Tenti di Pavia pubblicata su un foglio volante. Se Gabriel Yacoub avesse conosciuto questa canzone, ci scommetto che l'avrebbe inserita nel repertorio dei Malicorne dei tempi d'oro, che ne dici Riccardo? Il canto inizia così, Dodi sostituisce solamente la parola "somigliare" con "uguagliare":
"Se i cannibali sono feroci, una donna li può somigliare e una madre li può superare per l'infamia del barbaro cuor...."
Anche "Il 12 d’agosto un fatto s’è scoperto" descrive lo stesso episodio:
http://www.archiviosonoro.org/archivio...
"Se i cannibali sono feroci, una donna li può somigliare e una madre li può superare per l'infamia del barbaro cuor...."
Anche "Il 12 d’agosto un fatto s’è scoperto" descrive lo stesso episodio:
http://www.archiviosonoro.org/archivio...
Flavio Poltronieri - 2018/1/21 - 12:59
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Child #155
Tradizionale inglese [ca. XIII secolo]
English Traditional [ca. 13th Century]
Con l'antichissima ballata di Sir Hugh siamo alle vere e proprie radici dell'antisemitismo nell'Europa medievale. Accolta nella raccolta canonica di Francis James Child con il n° 155, mostra già, e ben formato, tutto il consueto ammennicolo di leggende sui diversi (ebrei e zingari in primis): qui il rapimento di bambini cristiani e il loro "omicidio rituale". Nel considerare ovviamente l'antichità della ballata, che qui viene presentato in una versione scozzese settecentesca, non bisogna scordare due fatti: che da leggende come questa sono nati i pogrom, e che se esse possono essere in qualche modo comprese alla luce dei tempi, davvero rimane incompresibile come le stesse cose si perpetuino ai giorni nostri, nell'epoca dei mass media, di internet e tutto il resto. Qualcuno potrebbe dire che la differenza tra il medioevo e i giorni nostri è davvero minima, con una leggera preferenza per il medioevo (e la definizione di "medioevo tecnologico" si adatta particolarmente bene ai nostri tempi); mi si dica la differenza che passa tra una leggenda tramandata oralmente con una ballata, e quella dei "rapimenti di bambini" strombazzata dai più moderni mezzi di comunicazione di massa. Passiamo quindi a presentare alle frequentatrici e ai frequentatori del nostro sito le vere "radici cristiane" dell'Europa. [RV]
Nel Medioevo, le comunità ebraiche erano regolarmente saccheggiate per vendicarsi di presunti rapimenti e assassinii di bambini cristiani, il cui sangue era necessario -così si diceva- per i riti del Pesach. Il piccolo cantore del Prioresse's Tale chauceriano è una di queste vittime; il Sir Hugh della nostra ballata scozzese (che riprende chiaramente la leggenda di Sir Hugh di Lincoln, una delle numerose storie di omicidi rituali attribuiti agli ebrei, sebbene possano esserci connessioni con un episodio reale accaduto nel 1255) ne è un'altra. Sebbene nel nostro testo (Jamieson, I, 151) l'omicidio sembri immotivato, numerose altre versioni, comprese alcune americane, descrivono la pulizia di una bacinella che servirebbe a raccogliere il sangue della vittima. Le indicazioni che Sir Hugh dà a sua madre per trovare il suo cadavere rappresentano il miracolo sul quale si incentra la ballata. La versione di Jamieson illustra lo svolgersi di questo fatto nella tradizione più antica. Versioni inglesi più tarde mantengono il cadavere parlante, ma la ballata si è ridotta al cinguettio di una filastrocca per bambini; sembra che tali meraviglie siano diventate credibili solo a livello infantile. Il testo americano ha una zingara (talvolta la figlia di un gioielliere o di un duca sostituisce l'ebrea originale), ed al posto di un cadavere miracolosamente dotato di voce abbiamo una scena razionalizzata, anche se illogica, dove il ragazzo morente discute del suo funerale con la sua assassina.
Sir Hugh è celebre anche per un motivo del tutto differente. Secondo alcuni, nelle strofe iniziali sarebbe riportata la più antica descrizione accurata del gioco del calcio mai registrata nelle isole Britanniche. Un segno forse inequivocabile che il calcio è davvero nato da quelle parti…