Ore 6 spaccate in punto - quota, no, no mi sovviene
I rincalzi già attestati, con la brina nelle vene.
Dentro a un treno pieno di pioggia sono giunti fin quassù,
Alle bocche della macina che dissolve gioventù.
Alto sulle nostre corna, alla guisa di zanzara,
Un velivolo ci prende le misure per la bara:
Ci ha vagliato quanto serve, poiché vira e cambia aria,
Ma non senza prima avere fatto la sua luminaria.
Ore 7, sempre in punto - quota: siamo ancora qua.
Dai crinali sovrastanti c’è qualcuno che dà il “La”
A un concerto alla viennese per medi calibri e tracciante
E già un fante si congeda, si, però… dalle sue gambe.
Viene da votarsi al cielo, anche al peggio miscredente:
Visto mai che esista un Santo che ti renda trasparente?
Ma è dal cielo che spiove il maglio che dissoda le trincee
E ristana pure i morti, giusto per schiarir le idee.
Dalla landa va affiorando la putredine mortale,
Aver tempo a farci caso è un memento mica male!
Ma ora sciama il loro assalto, con tempismo assai ben scelto.
Boia d’un filo spinato che in più punti… è già divelto!
Detto fatto: il crucco sfonda nel settore dei coscritti,
Sempre come da manuale, i pivelli sono fritti.
E pur dando ferro al ferro, l’imperizia li ha perduti,
Con l’Amico Fritz che, in slancio, se li beve in due minuti.
Scriveranno di un ripiego, ma è un fugone da conigli,
Con il Landsturmer alle calcagna, che il demonio se lo pigli!
Ma ad un tratto dalla nebbia spunta un’avanguardia Ardita
Che riaccorpa tutti i ranghi e riapre la partita.
Il nemico è troppo avanti: va perdendo copertura,
Tuttavia vuole sfruttare il vantaggio, finché dura.
Ma lo frega la baldanza di chi sente già nel sacco
Proprio quello stesso lupo che gli inventa un contrattacco!
Una nube di granate va a portar loro i rispetti
Dell’Ardito che, di certo, mai non lesina i “confetti”,
Il pugnale incalza ai fianchi, gli scompagina le righe:
Ora siamo noi la falce mentre loro… son le spighe.
Il vecchio cappellano cieco va tra la carneficina,
Tra le buche e tra i miasmi di cordite ed emoglobina.
Grigio-azzurro o grigio-verde: non indulge in distinzione
E impartisce agli uni e agli altri la mesta sua benedizione.
Alla fine siam passati con moneta ripagata,
Abbiam preso la montagna che ha inghiottito mezza armata!
Da stamane in ventimila han lasciato le ossa qua
Per tornare al punto esatto di quarantott’ore fa...
I rincalzi già attestati, con la brina nelle vene.
Dentro a un treno pieno di pioggia sono giunti fin quassù,
Alle bocche della macina che dissolve gioventù.
Alto sulle nostre corna, alla guisa di zanzara,
Un velivolo ci prende le misure per la bara:
Ci ha vagliato quanto serve, poiché vira e cambia aria,
Ma non senza prima avere fatto la sua luminaria.
Ore 7, sempre in punto - quota: siamo ancora qua.
Dai crinali sovrastanti c’è qualcuno che dà il “La”
A un concerto alla viennese per medi calibri e tracciante
E già un fante si congeda, si, però… dalle sue gambe.
Viene da votarsi al cielo, anche al peggio miscredente:
Visto mai che esista un Santo che ti renda trasparente?
Ma è dal cielo che spiove il maglio che dissoda le trincee
E ristana pure i morti, giusto per schiarir le idee.
Dalla landa va affiorando la putredine mortale,
Aver tempo a farci caso è un memento mica male!
Ma ora sciama il loro assalto, con tempismo assai ben scelto.
Boia d’un filo spinato che in più punti… è già divelto!
Detto fatto: il crucco sfonda nel settore dei coscritti,
Sempre come da manuale, i pivelli sono fritti.
E pur dando ferro al ferro, l’imperizia li ha perduti,
Con l’Amico Fritz che, in slancio, se li beve in due minuti.
Scriveranno di un ripiego, ma è un fugone da conigli,
Con il Landsturmer alle calcagna, che il demonio se lo pigli!
Ma ad un tratto dalla nebbia spunta un’avanguardia Ardita
Che riaccorpa tutti i ranghi e riapre la partita.
Il nemico è troppo avanti: va perdendo copertura,
Tuttavia vuole sfruttare il vantaggio, finché dura.
Ma lo frega la baldanza di chi sente già nel sacco
Proprio quello stesso lupo che gli inventa un contrattacco!
Una nube di granate va a portar loro i rispetti
Dell’Ardito che, di certo, mai non lesina i “confetti”,
Il pugnale incalza ai fianchi, gli scompagina le righe:
Ora siamo noi la falce mentre loro… son le spighe.
Il vecchio cappellano cieco va tra la carneficina,
Tra le buche e tra i miasmi di cordite ed emoglobina.
Grigio-azzurro o grigio-verde: non indulge in distinzione
E impartisce agli uni e agli altri la mesta sua benedizione.
Alla fine siam passati con moneta ripagata,
Abbiam preso la montagna che ha inghiottito mezza armata!
Da stamane in ventimila han lasciato le ossa qua
Per tornare al punto esatto di quarantott’ore fa...
envoyé par Alessandro - 8/5/2008 - 13:27
Langue: anglais
La canzone è in realtà una cover di "The Battle" del gruppo inglese "The Strawbs". Bisogna dire però che il testo è stato totalmente riscritto. Qui la canzone originale, che più che "contro la guerra", sembra una descrizione di una battaglia.
THE BATTLE
In the early dawn the Bishops' men
Shivered in the damp
But the shiver came not from the cold
And spread throughout the camp
The trembling horses sensed the fear
Of silent thoughtful men
Who prayed that wives and families
Might see them once again.
The bishops sent a dawn patrol
To investigate the weight
Of forces at the King's command
Ensconced behind the gate
The ground mist hid the patrol's approach
As they drew close enough to show
The sentries on the battlements
And an archer drew his bow.
From the topmost tower a sentry fell
As an arrow pierced his skull
And his headlong flight into the moat
Seemed that of a gull
The patrol reported little
There was nothing much to see
But the strong and silent castle
A symbol of the free.
The King's men took communion
As the first rays of the sun
Lit up the castle's gloomy walls
The fatal day begun
From the castle green the rooks took flight
To the high trees in the east
To their carrion minds the battlefield
Set a table for a feast.
A tide of black, the Bishops' men,
Equality their right
Swarmed like ants across the hill
Their aim at last in sight
The King's men dressed in purest white
Were driven back by force
And the fighting grew more violent
As the battle took its course.
The Bishops gave the order
No mercy to be shown
The sacrifice will reap rewards
When the King is overthrown
The sight of children lying dead
Made hardened soldiers weep
The outer walls began to fall
They moved towards the keep.
The rooks surveyed the battlefield
Their hungry beady eyes
Revelled in the sight of death
Showing no surprise
The pressure mounted steadily
As the Bishops neared the gate
And the desperate King called to his knights
"It's your lives or the State".
When the anxious King began to fail
As many thought he might
The Queen ran screaming round the walls
And urged the men to fight
The Bishops' men were tiring
As the afternoon drew late
And the King's men lowered the drawbridge
And poured out through the gate.
They fought their way across the bridge
The men like falling leaves
Or ears of corn that fall in swathes
The vicious sickle cleaves
The tide receded up the hill
The waste of reclaimed land
Once decaying swamp became
A shore of pure white sand.
A blinded priest was seen to bless
Both dying and the dead
As he stumbled around the battlefield
His cassock running red
If uniform were black or white
His eyes could never see
And death made no distinction
Whatever man he be.
As darkness fell both camps withdrew
Their soldiers slain like cattle
Leaving the rooks to feast alone
The victors of the battle
At evensong both camps reviewed
Their sad depleted ranks
As survivors of the battle
Gave God their grateful thanks.
In the early dawn the Bishops' men
Shivered in the damp
But the shiver came not from the cold
And spread throughout the camp
The trembling horses sensed the fear
Of silent thoughtful men
Who prayed that wives and families
Might see them once again.
The bishops sent a dawn patrol
To investigate the weight
Of forces at the King's command
Ensconced behind the gate
The ground mist hid the patrol's approach
As they drew close enough to show
The sentries on the battlements
And an archer drew his bow.
From the topmost tower a sentry fell
As an arrow pierced his skull
And his headlong flight into the moat
Seemed that of a gull
The patrol reported little
There was nothing much to see
But the strong and silent castle
A symbol of the free.
The King's men took communion
As the first rays of the sun
Lit up the castle's gloomy walls
The fatal day begun
From the castle green the rooks took flight
To the high trees in the east
To their carrion minds the battlefield
Set a table for a feast.
A tide of black, the Bishops' men,
Equality their right
Swarmed like ants across the hill
Their aim at last in sight
The King's men dressed in purest white
Were driven back by force
And the fighting grew more violent
As the battle took its course.
The Bishops gave the order
No mercy to be shown
The sacrifice will reap rewards
When the King is overthrown
The sight of children lying dead
Made hardened soldiers weep
The outer walls began to fall
They moved towards the keep.
The rooks surveyed the battlefield
Their hungry beady eyes
Revelled in the sight of death
Showing no surprise
The pressure mounted steadily
As the Bishops neared the gate
And the desperate King called to his knights
"It's your lives or the State".
When the anxious King began to fail
As many thought he might
The Queen ran screaming round the walls
And urged the men to fight
The Bishops' men were tiring
As the afternoon drew late
And the King's men lowered the drawbridge
And poured out through the gate.
They fought their way across the bridge
The men like falling leaves
Or ears of corn that fall in swathes
The vicious sickle cleaves
The tide receded up the hill
The waste of reclaimed land
Once decaying swamp became
A shore of pure white sand.
A blinded priest was seen to bless
Both dying and the dead
As he stumbled around the battlefield
His cassock running red
If uniform were black or white
His eyes could never see
And death made no distinction
Whatever man he be.
As darkness fell both camps withdrew
Their soldiers slain like cattle
Leaving the rooks to feast alone
The victors of the battle
At evensong both camps reviewed
Their sad depleted ranks
As survivors of the battle
Gave God their grateful thanks.
Segnalo che "Disobbedisco" è una citazione di D'Annunzio durante l'impresa di Fiume, non una berciata pacifista o pro diserzione.
Mettere gli Ianva, con le loro posizioni lucide e fuori dai facili schieramenti dualistici, tra gli autori di canzoni pacifiste o addirittura antifasciste e sintomo di poca sensibilità.
Mettere gli Ianva, con le loro posizioni lucide e fuori dai facili schieramenti dualistici, tra gli autori di canzoni pacifiste o addirittura antifasciste e sintomo di poca sensibilità.
Marco - 13/5/2016 - 23:53
Ma, infatti, almeno per me gli Ianva sono dei perfettissimi fascisti, senza togliere che alcune loro canzoni sono quantomeno interessanti e, a volte, singolari. Quanto alle dichiarate influenze di De André, Brel o Ciampi, beh magari bisognerebbe ricordare anche di quando quei merdosi di Casapound festeggiavano Rino Gaetano, oppure Morsello che scimmiottava palesemente i cantautori di sinistra o presunti tali. Poi ognuno la prenda come vuole, anche se in fondo sono d'accordo che canzoni come quelle di questi emeriti fascistoni abbiano poco a che fare col pacifismo o con la diserzione, al pari di quel buffone di Gabriele D'Annunzio (quello che Fernando Pessoa, non certo un comunista, chiamava con spregio "il Rapagnetta"). Però Marco ha fatto bene a specificare il vero significato del "Disobbedisco": questa è stata una disattenzione da parte di questo sito usualmente attentissimo. Saluti.
Egesippo Navelli - 14/5/2016 - 00:20
Dal momento che sono stato sorprendentemente pubblicato, e di questo ringrazio, aggiungo che ho la netta sensazione che talvolta cerchiate giustificazioni o fantasiose interpretazioni affinché il vostro superego possa accettare di apprezzare canzoni o artisti il cui messaggio ritenete "male assoluto".
Esegippo cita Casapound come esempio negativo di apertura degli steccati ideologici alla ricerca di nuove relazioni e punti di riferimento; io ritengo che in questo senso abbiate molto da imparare dalla loro capacità di vedere al di là dell'ortodossia, che poi è una gabbia in cui da soli ci imprigioniamo.
Sareste così liberi di apprezzare D'Annunzio, Pirandello, Ezra Pound, Celine, Mishima, i futuristi, i poeti ermetici, i metafisici, e tutti gli artisti nati da quell'esperienza senza per forza cercare di depotenziarli per digerirli.
Io per esempio adoro Sartre e l'esistenzialismo, e non mi sento in colpa per questo :D
Esegippo cita Casapound come esempio negativo di apertura degli steccati ideologici alla ricerca di nuove relazioni e punti di riferimento; io ritengo che in questo senso abbiate molto da imparare dalla loro capacità di vedere al di là dell'ortodossia, che poi è una gabbia in cui da soli ci imprigioniamo.
Sareste così liberi di apprezzare D'Annunzio, Pirandello, Ezra Pound, Celine, Mishima, i futuristi, i poeti ermetici, i metafisici, e tutti gli artisti nati da quell'esperienza senza per forza cercare di depotenziarli per digerirli.
Io per esempio adoro Sartre e l'esistenzialismo, e non mi sento in colpa per questo :D
Marco - 14/5/2016 - 00:49
E perché Marco, di grazia, ti sorprendi così tanto...? Abbiamo come il sospetto che (ancora) non conosci molto bene questo sito. Se tu lo conoscessi bene, ad esempio, sapresti di questo “percorso” (nel sito un “percorso” è una serie di canzoni e brani accomunati da un tema di fondo), che è stato -tra le altre cose- fortemente voluto anche se, chiaramente, si tratta di un percorso, come dirti, “sorvegliato”.
Quello di cui vorremmo pregarti, comunque, è di lasciare da parte le tue “nette sensazioni”, pure condite con bizzarre considerazioni “psicologiche” (addirittura il superego!) che proprio sono fuori luogo. Non sapendo neppure chi sia Egesippo che ha commentato su questa pagina, non possiamo ovviamente rispondere per suo conto e ci penserà lui stesso se lo vorrà; ti rispondiamo quindi come Staff degli amministratori di questo sito, in modo che tu possa farti -se lo desideri- un'idea un po' più esatta.
Il “male assoluto” non esiste, come di converso non esiste il “bene assoluto”. Esiste invece la chiarezza. La chiarezza impone due cose: a) di avere ben chiare le cose che si vogliono proporre e mandare avanti da quello/i che si ritiene/ritengono i nostri dichiarati punti di vista, non rendendoli mai fraintendibili; b) d'altro canto, la “chiarezza” senza andare a dare una decisa occhiata anche a quel che si intende confutare, combattere ecc., è una chiarezza zoppa. Da tale punto di vista non abbiamo neppure mancato di apprezzare certe canzoni, come ad esempio La Vandeana. Abbiamo avuto scambi con autori storici di “canzoni alternative” come Roberto Scocco e Leo Valeriano (praticamente il creatore della “canzone alternativa” di destra, una persona gentilissima, di cui peraltro sono presenti diverse canzoni nel sito), ed altre cose per le quali siamo stati sempre ben lungi dall'avere problemi proprio perché non creiamo confusioni e “mix”, chiamiamoli così.
Non creare confusioni non significa, come dici tu, “depotenziare”. Vuoi un po' di Céline, ad esempio? Guarda pure qui o qui. Essendo un sito di canzoni e comunque brani musicali, capirai che abbiamo un po' di difficoltà nel reperire canzoni di D'Annunzio, di Pirandello o di Yukio Mishima; magari, ce ne fosse qualcuna sul modo in cui fu trattato Ezra Pound durante la sua prigionia in Italia e negli Stati Uniti, dalla quale peraltro fu liberato grazie all'intervento anche dell'élite di sinistra americana. Se esistesse una canzone del genere, Marco, non esiteremmo a pubblicarla e a commentarla.
Non è questione di “digerire” dati autori; è questione di andare a vedere le loro testimonianze, se comunque hanno attinenza con questo sito e/o se possono essere inseriti in un dato contesto. In un certo senso, questo, pur partendo dalle canzoni o comunque da brani musicali, è un sito storico e di memoria. Non devi quindi, Marco, “sorprenderti” più di tanto; altrimenti, che so io, potresti “sorprenderti” dei “DDT” che dedicano una canzone a Gaetano Bresci o di Marcello De Angelis che scrive una canzone su una canzone su Rigoberto López Pérez.
Quanto a Casapound, lasciando naturalmente tutte le sue considerazioni a Egesippo Navelli se e quando vorrà, non riteniamo di avere poi così molto da “imparare”. Il suo agire è, giustappunto, una continua ricerca di quelle confusioni e di “mix” che qui rifiutiamo per principio; come dire, una sorta di “belletto” innestato su un fascismo in linea di massima piuttosto banale. Se mi permetti, Marco, un conto è parlare di Céline o di Ezra Pound, un conto di Iannone e dei ragazzotti che a Parma vanno ad affiggere gli striscioni con su scritto “La Resistenza è una cagata pazzesca”. Saremmo appunto tentati di definire Casapound alquanto “fantozziana”, se non fosse per certi episodi in cui l' “estetica” casapoundiana si è espressa andando ad ammazzare un paio di immigrati inermi in un mercatino rionale.
In definitiva, preferiamo rapportarci direttamente con chi ha fornito testimonianze dirette che possano essere inserite in un discorso storico, senza per questo (ovviamente) rinunciare ad una chiara impostazione. Le cose, comunque, non sono mai monolitiche. E, del resto, che “Niente è sacro e tutto si può dire” lo ha detto Raoul Vaneigem.
Saluti e torna a trovarci quando vuoi.
Quello di cui vorremmo pregarti, comunque, è di lasciare da parte le tue “nette sensazioni”, pure condite con bizzarre considerazioni “psicologiche” (addirittura il superego!) che proprio sono fuori luogo. Non sapendo neppure chi sia Egesippo che ha commentato su questa pagina, non possiamo ovviamente rispondere per suo conto e ci penserà lui stesso se lo vorrà; ti rispondiamo quindi come Staff degli amministratori di questo sito, in modo che tu possa farti -se lo desideri- un'idea un po' più esatta.
Il “male assoluto” non esiste, come di converso non esiste il “bene assoluto”. Esiste invece la chiarezza. La chiarezza impone due cose: a) di avere ben chiare le cose che si vogliono proporre e mandare avanti da quello/i che si ritiene/ritengono i nostri dichiarati punti di vista, non rendendoli mai fraintendibili; b) d'altro canto, la “chiarezza” senza andare a dare una decisa occhiata anche a quel che si intende confutare, combattere ecc., è una chiarezza zoppa. Da tale punto di vista non abbiamo neppure mancato di apprezzare certe canzoni, come ad esempio La Vandeana. Abbiamo avuto scambi con autori storici di “canzoni alternative” come Roberto Scocco e Leo Valeriano (praticamente il creatore della “canzone alternativa” di destra, una persona gentilissima, di cui peraltro sono presenti diverse canzoni nel sito), ed altre cose per le quali siamo stati sempre ben lungi dall'avere problemi proprio perché non creiamo confusioni e “mix”, chiamiamoli così.
Non creare confusioni non significa, come dici tu, “depotenziare”. Vuoi un po' di Céline, ad esempio? Guarda pure qui o qui. Essendo un sito di canzoni e comunque brani musicali, capirai che abbiamo un po' di difficoltà nel reperire canzoni di D'Annunzio, di Pirandello o di Yukio Mishima; magari, ce ne fosse qualcuna sul modo in cui fu trattato Ezra Pound durante la sua prigionia in Italia e negli Stati Uniti, dalla quale peraltro fu liberato grazie all'intervento anche dell'élite di sinistra americana. Se esistesse una canzone del genere, Marco, non esiteremmo a pubblicarla e a commentarla.
Non è questione di “digerire” dati autori; è questione di andare a vedere le loro testimonianze, se comunque hanno attinenza con questo sito e/o se possono essere inseriti in un dato contesto. In un certo senso, questo, pur partendo dalle canzoni o comunque da brani musicali, è un sito storico e di memoria. Non devi quindi, Marco, “sorprenderti” più di tanto; altrimenti, che so io, potresti “sorprenderti” dei “DDT” che dedicano una canzone a Gaetano Bresci o di Marcello De Angelis che scrive una canzone su una canzone su Rigoberto López Pérez.
Quanto a Casapound, lasciando naturalmente tutte le sue considerazioni a Egesippo Navelli se e quando vorrà, non riteniamo di avere poi così molto da “imparare”. Il suo agire è, giustappunto, una continua ricerca di quelle confusioni e di “mix” che qui rifiutiamo per principio; come dire, una sorta di “belletto” innestato su un fascismo in linea di massima piuttosto banale. Se mi permetti, Marco, un conto è parlare di Céline o di Ezra Pound, un conto di Iannone e dei ragazzotti che a Parma vanno ad affiggere gli striscioni con su scritto “La Resistenza è una cagata pazzesca”. Saremmo appunto tentati di definire Casapound alquanto “fantozziana”, se non fosse per certi episodi in cui l' “estetica” casapoundiana si è espressa andando ad ammazzare un paio di immigrati inermi in un mercatino rionale.
In definitiva, preferiamo rapportarci direttamente con chi ha fornito testimonianze dirette che possano essere inserite in un discorso storico, senza per questo (ovviamente) rinunciare ad una chiara impostazione. Le cose, comunque, non sono mai monolitiche. E, del resto, che “Niente è sacro e tutto si può dire” lo ha detto Raoul Vaneigem.
Saluti e torna a trovarci quando vuoi.
CCG/AWS Staff - 15/5/2016 - 08:40
Il sottoscritto ha sempre considerato Boutique Pound come un franchising di cappellini, magliette e musichette utili a puntellare ego traballanti. La relativa fortuna politica del franchising è un effetto collaterale di un marketing fortemente caratterizzato ed ha "bruciato" molte formazioni di un ambiente noto a chi si interessa di politica per la prodigiosa litigiosità dei suoi protagonisti, oltre che per il loro solitamente nullo spessore morale.
Anni or sono la "destra" peninsulare confluì quasi in blocco in una formazione chiamata "Popolo della Libertà", sostanzialmente in nome del denaro. La parabola di quella formazione ha bruciato rappresentanza politica ad ogni livello ed ha sostanzialmente ridotto in macerie l'areale di riferimento, liberando spazi di manovra per chi riuscisse ad inserirvisi. Boutique Pound pare esserci riuscita.
Boutique Pound ha un'offerta politica adatta ad adolescenti maneschi e incompetenti, e parla ad un mondo ghettizzato ed autoghettizzato; questo non sorprende, dal momento che la sua principale funzione è quella di consolidare una rosa piuttosto ristretta di signori alla disperata ricerca di un reddito qualsiasi e non certo quella di offrire alternative praticabili allo stato di cose presente. Di qui l'importante lavoro sostanzialmente pubblicitario e di immagine, e la poca o nulla elaborazione politica, mai al di là dello gnégno da pensionato magrolino e rancoroso che passa a visionare filmati pornografici tutto il tempo che non passa a mangiare maccheroni nello squallore del suo terratetto condonato e contrassegnato da roba come "Attenti al cane e al padrone".
Gente che avrebbe nell'uccisione di un ladruncolo a mezzo arma da fuoco l'istante supremo della propria spaghettevole e mandolinesca esistenza.
Una distopia di quartiere in cui Boutique Pound è parte dei problemi, non certo parte delle soluzioni.
Ora, il caso del signor Casseri merita alcune annotazioni sarcastiche. Passare dal nel dubbio mena a nel dubbio spara come deciso da questo signore indica una senz'altro lodevole propensione all'azione diretta ed al rifiuto della delega; tuttavia non sempre una coerenza tanto radicale porta ai frutti sperati.
In concreto il signor Casseri ha procurato all'erario del vostro "paese" un aggravio considerevole: non soltanto le vittime hanno ottenuto stradovuti risarcimenti, ma almeno uno dei superstiti si trova ospite di una curatissima struttura fiore all'occhiello dell'assistenza ai disabili nell'area fiorentina, con conseguenti e salate ripercussioni economiche.
In secondo luogo i tre cittadini della Repubblica del Senegal feriti da quel lettore di fumetti della montagna pistoiese hanno ottenuto la cittadinanza dello stato che occupa la penisola italiana e sicuramente (come no) passeranno davanti a un sacco di brambilla, di esposito e di altri frontebassa con la seconda media nell'assegnazione di una casa popolare.
Il fatto che Boutique Pound -al pari della Lega Nord e di quel buono a nulla divorziato e in sovrappeso incapace di laurearsi in dodici anni che ne è attualmente segretario- consideri le case popolari come una sorta di zen dei sensi, di empireo invidiabile, di sistemazione da riservare agli eletti la dice lunga come tutto il resto sull'areale di azione di questa versione inutile prima che molesta del Club delle Giovani Marmotte.
Anni or sono la "destra" peninsulare confluì quasi in blocco in una formazione chiamata "Popolo della Libertà", sostanzialmente in nome del denaro. La parabola di quella formazione ha bruciato rappresentanza politica ad ogni livello ed ha sostanzialmente ridotto in macerie l'areale di riferimento, liberando spazi di manovra per chi riuscisse ad inserirvisi. Boutique Pound pare esserci riuscita.
Boutique Pound ha un'offerta politica adatta ad adolescenti maneschi e incompetenti, e parla ad un mondo ghettizzato ed autoghettizzato; questo non sorprende, dal momento che la sua principale funzione è quella di consolidare una rosa piuttosto ristretta di signori alla disperata ricerca di un reddito qualsiasi e non certo quella di offrire alternative praticabili allo stato di cose presente. Di qui l'importante lavoro sostanzialmente pubblicitario e di immagine, e la poca o nulla elaborazione politica, mai al di là dello gnégno da pensionato magrolino e rancoroso che passa a visionare filmati pornografici tutto il tempo che non passa a mangiare maccheroni nello squallore del suo terratetto condonato e contrassegnato da roba come "Attenti al cane e al padrone".
Gente che avrebbe nell'uccisione di un ladruncolo a mezzo arma da fuoco l'istante supremo della propria spaghettevole e mandolinesca esistenza.
Una distopia di quartiere in cui Boutique Pound è parte dei problemi, non certo parte delle soluzioni.
Ora, il caso del signor Casseri merita alcune annotazioni sarcastiche. Passare dal nel dubbio mena a nel dubbio spara come deciso da questo signore indica una senz'altro lodevole propensione all'azione diretta ed al rifiuto della delega; tuttavia non sempre una coerenza tanto radicale porta ai frutti sperati.
In concreto il signor Casseri ha procurato all'erario del vostro "paese" un aggravio considerevole: non soltanto le vittime hanno ottenuto stradovuti risarcimenti, ma almeno uno dei superstiti si trova ospite di una curatissima struttura fiore all'occhiello dell'assistenza ai disabili nell'area fiorentina, con conseguenti e salate ripercussioni economiche.
In secondo luogo i tre cittadini della Repubblica del Senegal feriti da quel lettore di fumetti della montagna pistoiese hanno ottenuto la cittadinanza dello stato che occupa la penisola italiana e sicuramente (come no) passeranno davanti a un sacco di brambilla, di esposito e di altri frontebassa con la seconda media nell'assegnazione di una casa popolare.
Il fatto che Boutique Pound -al pari della Lega Nord e di quel buono a nulla divorziato e in sovrappeso incapace di laurearsi in dodici anni che ne è attualmente segretario- consideri le case popolari come una sorta di zen dei sensi, di empireo invidiabile, di sistemazione da riservare agli eletti la dice lunga come tutto il resto sull'areale di azione di questa versione inutile prima che molesta del Club delle Giovani Marmotte.
Io non sto con Oriana - 15/5/2016 - 10:41
Errata corrige.
Come ci è stato segnalato da un altro e benemerito admin del sito, una canzone sulla prigionia di Ezra Pound c'è, "Poeta in gabbia" scritta e cantata da Michele Gazich. Solo che l'autore è notoriamente tutt'altro che di destra. Ci scusiamo per l'imprecisione (anche con Michele Gazich, se legge), ma oramai avere il "pieno controllo" a memoria su un sito di oltre venticinquemila canzoni è parecchio arduo...
Come ci è stato segnalato da un altro e benemerito admin del sito, una canzone sulla prigionia di Ezra Pound c'è, "Poeta in gabbia" scritta e cantata da Michele Gazich. Solo che l'autore è notoriamente tutt'altro che di destra. Ci scusiamo per l'imprecisione (anche con Michele Gazich, se legge), ma oramai avere il "pieno controllo" a memoria su un sito di oltre venticinquemila canzoni è parecchio arduo...
CCG/AWS Staff - 15/5/2016 - 17:29
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"In battaglia è invece tratta dall'ultimo album, "L'Occidente" (2007).